La seconda giornata di questa salita lungo la valle di Albaredo ci conduce oltre il paese, fino al passo di San Marco.
Per riprendere la via Priula portiamoci nella sua parte alta: in prossimità dell'albergo "Il Cumpanadech" troveremo l'antico tracciato che si stacca, sulla sinistra, dalla strada asfaltata per san Marco e sale deciso, tagliano alcuni bei prati ed attraversando la val Viaga, che una leggenda vuole infestata da temibilissime streghe. Troviamo infatti, in corrispondenza di una cappelletta posta poco prima del ponte che attraversa la valle, un cartello che ci ricorda un breve passaggio della storia del pastore Sassello, raccolta negli anni Trenta da un sacerdote dalla viva voce degli anziani del luogo. A questa storia è legato il famoso Sentiero dei Misteri, di cui parleremo più oltre.

Per ora continuiamo a salire, fino ad attraversare la strada per san Marco in corrispondenza del bar-ristoro "Via dei Monti", immettendoci in una stradina sterrata che, in breve, ci porta alla bella chiesetta della Madonna della Grazie (m. 1157, vedi foto sopra, a sinistra).
E' questo uno dei punti panoramicamente più suggestivi dell'intero percorso (vedi foto a destra): alla nostra destra si sviluppa l'ampio dosso di Bema, che separa, con i suoi begli alpeggi di mezza costa, la valle del Bitto di Albaredo da quella di Gerola; più a sinistra un altro ardito dosso, il Dosso Chierico, si incunea profondamente nella forra del Bitto; davanti a noi il solco boscoso della val Pedena si snoda misterioso e bellissimo.
Oltre la chiesetta, la via Priula scende per diverse decine di metri, con diversi tornanti sostenuto da muretti pregevoli, ad un primo ponte, sulla valle di Lago, superato il quale ne raggiungiamo ben presto un secondo, che permette di attraversare la forra della val Pedena. Proprio prima del ponte parte, segnalato, il Sentiero dei Misteri, di cui diremo.
Per ora continuiamo sulla strada che, attraversato un bellissimo boschetto, dopo un bivio posto in corrispondenza delle prime case del Dosso Chierico (m. 1097; ignoriamo la deviazione a destra, e meno che vogliamo andare a vedere il famoso Abete di Vesenda, di cui ho parlato anche nella descrizione della prima giornata, ma questa diversione ci costerebbe un paio d'ore circa di cammino), sale alle case superiori (m. 1214), collocate proprio sul filo di un bellissimo dosso erboso, prima dell'inizio di una fitta abetaia.
Prima delle case troviamo una graziosa cappelletta, dedicata a santa Clara.
Alle poche case, poi, troveremo  sempre, d'estate, qualcuno disposto a regalarci qualche suggerimento o a raccontarci qualcosa dei luoghi e della loro storia.
La via Priula lascia quindi alla propria sinistra le case per addentrarsi nel bosco (vedi foto sotto, a sinistra): inizia ora una lunga e un po' monotona diagonale che ci permette di risalire gradualmente il fianco occidentale della valle d'Orta.
In questo tratto la via diventa sentiero, che percorre i fianchi scoscesi della valle, in un bosco fitto; in un punto intercetta una strada sterrata di recente costruzione, per poi riprendere il suo tracciato storico.
Per molto tempo non incontriamo alcun segno delle civiltà, eccezion fatta per due case poste curiosamente nel cuore del bosco.
Poi il rombo di qualche motocicletta (la via per san Marco è una classica per gli amanti delle due ruote) ci avverte che la strada asfaltata è poche decine di metri sopra di noi, anche se il bosco ci impedisce di vederla.

Ma ben presto la vegetazione si apre e ci ritroviamo in un'ampia radura: il sentiero ora punta decisamente al torrente della valle d'Orta e lo attraversa sfruttando alcuni sassi (qui la portata è così modesta che ce lo consente).
Siamo proprio al centro della valle d'Orta, poco al di sotto dei 1700 metri: davanti ai nostri occhi si apre di nuovo il panorama della testata della valle.
Risalito per un tratto il fianco opposto (sinistro idrografico) della valle, ci ritroviamo a poca distanza dalla Casera di Orta Vaga (m. 1694); non ci avviciniamo però alla casera, ma, seguendo le segnalazioni di un cartello (che ci indicano che siamo ora sulla Gran Via delle Orobie), prendiamo a destra, risalendo, con diversi tornanti, il dosso che separa la valle d'Orta dal segmento terminale della valle del Bitto.
La salita ci porta sul fianco opposto del dosso, dove la via Priula si snoda, con diversi tornanti, in un bellissimo bosco di radi larici, un luogo di rara bellezza.
Lasciato il bosco alle spalle, la via attraversa alcune roccette: siamo ormai in vista del passo, annunciato dai grandi tralicci che lo valicano.

 

 

 

 

 

Raggiunta l'ampia sella del passo, a 1992 metri, troveremo sicuramente, se la giornata è bella, qualche automobile o motocicletta che ha portato fin qui, soprattutto dalla bergamasca, turisti desiderosi di godere della bellezza di questi luoghi.

 

 

 

Possiamo gettare uno sguardo sull'alta val Brembana: il panorama, se la giornata è limpida, è molto bello.

 

 

 

 

 

Il panorama è particolarmente suggestivo soprattutto in direzione est: l'occhio esperto riconoscerà, da destra, i passi di Porcile, Tartano e Lemma, che permettono di scendere dall'alta val Brembana in val di Tartano.


Ma anche verso nord lo scenario merita di essere osservato con attenzione e ci propone un bel colpo d'occhio sulle cime del gruppo Masino-Bregaglia: riconosciamo, da sinistra, i pizzi Badile, Cengalo e Gemelli, i pizzi del Ferro, la cima di Zocca ed il passo omonimo, la cima di Castello, la punta Rasica, i pizzi Torrone ed il monte Sissone.

 

 

Possiamo anche scendere lungo il tratto bergamasco della via Priula, fino alla casa Cantoniera, ora rifugio Ca' San Marco (vedi foto a destra), dove ci possiamo fermare, dopo circa tre ore di cammino ed un dislivello in salita di 1000 metri.
Se invece scendiamo per la strada asfaltata (che, nel primo tratto, è molto panoramica), giungeremo al nuovo rifugio San Marco 2000.

 


Ora dobbiamo decidere come tornare.
Potremmo effettuare, dal rifugio Ca' san Marco, una facile traversata, su una bella mulattiera (vedi foto a sinistra), al passo di Verrobbio e di qui a quello del Forcellino, scendendo poi, per il lago di Pescegallo, al Villaggio Pescegallo, dove un servizio di autotrasporto ci riporterebbe a Morbegno.
Oppure potremmo scendere per un lungo tratto lungo la strada asfaltata, fino alla Casera di Pedena (m. 1560), ed imboccare qui, sulla sinistra della strada, poche decine di metri sotto la casera, il Sentiero dei Misteri, che ci riporterebbe, scendendo in buona parte nel bosco, al secondo ponte fra la Madonna delle Grazie ed il dosso Chierico, dopo aver superato anche il cosiddetto ponte del diavolo.
Questo sentiero è famoso per la leggenda del pastore Sassello che, salendolo di notte per andare a prendere una forma di Bitto, vide apparizioni terribili, fra le quali quella del Diavolo, che tentò la sua anima; egli superò vincitore la prova, ma raggiunse la casera di Pedena cieco e vecchio per le cose tremende che aveva visto, e dopo poco morì.
D'estate viene organizzata ad Albaredo una risalita notturna del sentiero, che rievoca suggestivamente, anche con l'aiuto di qualche attore, questi fatti prodigiosi. Noi lo scendiamo invece di giorno (di notte sarebbe imprudente, porché rischieremmo di perderci), facendo attenzione a ritrovarlo sul limite inferiore destro di due radure.

La discesa da Albaredo a Morbegno può, infine, essere comodamente effettuata mediante servizio di autotrasporto.

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