Villa di Chiavenna

VIA BREGAGLIA: CHIAVENNA-VILLA DI CHIAVENNA-CHIAVENNA

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà /t=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Castello Balbiani a Chiavenna-Prosto-S. Abbondio-S. Croce-S. Martino in Aurogo-Villa di Chiavenna-S. Barnaba-Canete-Giavera-S. Croce-S. Abbondio-Prosto-Chiavenna
4-5 h
460
T

L'antica via di Bregaglia risaliva la Bregaglia italiana, da Chiavenna a Villa di Chiavenna e proseguiva in territorio elvetico, fino al passo del Maloja. Via di commerci floridi, legati alla ricchissima Piuro, strada che congiungeva i territorio delle Tre Leghe Grigie, dal 1512 al 1797 signore di Valtellina e Valchiavenna, con l'amica contea di Chiavenna. E' ancora oggi possibile percorrerla per una camminata ricca di elementi di interesse storico e paesaggistico. Una serie di cartelli posizionati nei punti essenziali aiuta a districarsi nel piccolo dedalo di sentieri e stradette che in buona parte si sono sostituiti al traccito originario, che però è ancora in parte ben conservato.


La chiesa della B. V. Assunta a Prosto

Se vogliamo percorrerla raggiungiamo Chiavenna, portiamoci alla seconda rotonda e qui prendiamo a destra, per il passo del Maloja. Prima di uscire da Chiavenna però prendiamo a destra, imboccando la strada che scavalca con un ponte il fiume Mera e si porta nella zona del Castello Balbiani (m. 333). Qui parcheggiamo e ci incamminiamo sulla strada a senso unico (semaforo). Superata una strettoia, proseguiamo per un centinaio di metri fino al cancello di una fabbica dismessa. Percorriamo la stradina che va a destra e porta al piazzale dei Crotti di Poiatengo. Sul limite opposto dello spiazzo inizia il sentiero B8 che sale con qualche svolta ad un prato e passa accanto ad una stalla. Ad un bivio cominciamo a scendere, passando sotto un roccione strapiombante. La successiva graduale discesa ci porta ai Crotti di Prosto, dove mbocchiamo una stradina che segue la riva del fiume Mera e termina alla bella chiesa della B. V. Assunta di Prosto, fondata nel 1605, una delle più importante espressioni del Barocco in Valchiavenna. Prima di giungere alla chiesa passiamo accanto all'elegante porticato dell'Ospitaletto, edificato a partire dal 1684 per sostituire il precedente sepolto dalla tristemente nota frana di Piuro.


La chiesa della B. V. Assunta di Prosto

Dalla chiesa procediamo verso il fiume Mera (la Maira dei Bregagliotti), sulla stradina che porta al secentesco ponte a schiena d’asino. Raggiunta la riva settentrionale del fiume, attraversiamo la strada statale del Maloja e ci portiamo alle case della contrada del Cenni a Prosto, uno dei tre nucleo che, insieme a Borgonuovo e Santa Croce, costituiscono il comune di Piuro.
Salendo verso destra passiamo davanti alla settecentesca cappelletta del SS. Sacramento e poi volgiamo a sinistra raggiungiamo le case di Ca’ Bassani. Qui imbocchiamo una stradella che corre fra muri a secco che delimitano alcuni vigneti e saliamo verso est ad intercettare la nuova strada che porta al famoso Palazzo Vertemate-Franchi in località Cortinaccio, uno degli elementi di maggiore attrattiva turistica di Piuro, muto testimone dello sfarzo dell’antica Piuro, il più ricco borgo della Contea di Chiavenna prima che l’apocalittica frana del 1618 la seppellisse. Il palazzo resta un po’ più in alto, alla nostra sinistra.


Palazzo Vertemate-Franchi

Non procediamo nella sua direzione, ma prestiamo attenzione al cartello della Via Bregaglia che indica, sul lato opposto della strada, la partenza di una stradella delimitata da muri a secco (strécia o stréccia) che procede quasi in piano verso est, fra vigneti e selve, verso il solco della Valledrana, passando per i rustici di Sorganda e la zona di S’ciatin. Dopo una breve discesa nella boscaglia, ci portiamo sul lato opposto e scendiamo per un tratto verso destra, prima di volgere a sinistra e procedere, sempre nella boscaglia, verso nord-est.
Passiamo così a lato della splendida radura che ospita un campanile pendente che sembra sbucare, in modo surreale, dal prato. È ciò che resta dell’antica chiesa di S. Abbondio, più volte danneggiata dalle piene del torrente Valledrana e definitivamente distrutto nel 1755. Il campanile ha resistito e diffonde ancora la voce delle sue due campane ad ogni angelus domenicale. Di fronte, sul prato, un violoncello arricchisce il fascino arcato di questo luogo.


Campanile di S. Abbondio

Proseguendo sulla stradella verso nord-est usciamo dalla selva in vista della nuova chiesa di S. Abbondio, alla frazione omonima (m. 431), un nucleo di baite che ancora conservano l’antico aspetto e se ne stanno quasi arroccate e mimetizzate fra i grandi massi a ridosso del selvaggio versante settentrionale della bassa Val Bregaglia. Nella sagrestia della chiesetta è ospitato un piccolo museo degli scavi della Frana di Piuro, con un pannello illustrativo che rende l’idea delle proporzioni dell’evento.


Campanile di S. Abbondio

Ecco il testo che descrive l ’accaduto:
“Appare difficile immaginare quanto sia potuto accadere la sera del 4 settembre del 1618, quando una frana staccatasi dal versante settentrionale de "il Mottaccio" distrusse l'intero paese di Piuro, seppellendo tutti i suoi abitanti. Non appaiono chiari elementi che ci aiutino a ricostruire un fenomeno così rapido e disastroso; il fondovalle degrada infatti dolcemente verso il fiume Mera.
L'evento è stato perciò ricostruito sulla base dell'analisi della ricca documentazione bibliografica e di indagini e rilievi condotti sul terreno.
La settimana che precedette la frana fu caratterizzata da prolungate ed intense precipitazioni che ingrossarono sia la Mera che i torrentidelle valli laterali. Le acque dei torrenti che scendevano erano torbidee fangose. Nei giorni precedenti la frana era stata osservatal'apertura di fessure nel terreno, in località "Prato del Conte". I contadini che lavoravano in questa zona sentirono tremare il terreno sotto i piedi con intensi rumori. Un uomo che era intento a tagliare un albero notò con grande stupore il rapido aprirsi di una profonda frattura; corse ad avvertire gli abitanti che, riluttanti ad abbandonare la propria terra, non fecero caso alla notizia.


S. Abbondio

La sera del 4 settembre del 1618 (corrispondente al 25 agosto dell'antico calendario) si verificò la frana. Nel giro di qualche minuto l'abitato di Piuro fu investito da una valanga costituita da massi, blocchi e terriccio che distrusse e seppellì il fiorente abitato.
La nicchia di distacco è stata localizzata sul versante idrograficosinistro della Val Bregaglia, in corrispondenza del versantesettentrionale de "il Mottaccio" (1925.2 m slm), poco ad est della località "Prato del Conte" (1436.8 m slm). I crolli successivi all'evento principale hanno determinato l'arretramento verso l'alto della nicchia, sino al raggiungimento del crinale del versante, in accumuli ancor oggi individuabili morfologicamente a partire da metà versante sino a sotto la nicchia stessa. Il volume totale franato è stato stimato nell'ordine di 6 milioni di metri cubi.
La tipologia del fenomeno franoso è riconducibile ad una valanga di roccia, ovvero ad un movimento in massa di tipologia complessa, nel quale si distinguono almeno due stadi: in una prima fase si ha il distacco e/o lo scivolamento del volume di roccia; 'successivamente il detrito prodotto si muove rapidamente lungo il versante, nel caso specifico su un dislivello di 1000-1200 metri, in un movimento simile a quello di un fluido. La massa in movimento ha coinvolto più o meno direttamente una fascia di versante diretta nord-sud ed estesa lateralmente 200-300 metri che presenta una pendenza media del 55-65%, ed è costituita da diversi gradini (salti) in roccia.


Cascate dell'Acquafraggia

Lo spostamento d'aria provocato dalla massa in rapida discesa ha raggiunto il versante opposto, arrecando danni e distruzione anche in quell'area. L'accumulo di frana ha sbarrato le acque del fiume Mera. Il livello dell'acqua ha iniziato così a salire ed ha invaso la piana retrostante lo sbarramento,creando un lago (estensione 4-6 ettari) di aspetto simile a quello formatosi in Valtellina a seguito della frana di Val Pola del 1987. Nel giro di un paio d'ore è stata raggiunta la quota di massimo invaso ed è iniziata una lenta, naturale tracimazione delle acque.
Se si osserva oggi l'accumulo di frana, presente in fondovalle, si può valutare come la sua estensione verso nord raggiunga la strada statale e la parte di "Borgonuovo" posta in destra al fiume Mera (420-430 m slm). L'estensione massima in direzione sia nord-sud che est-ovest raggiunge i 700-800 metri.
A tutt'oggi dell'antica Piuro è visibile una piccola parte emersa con gli scavi del '63: un tratto di strada ed i resti di un'officina di tornitura testimoniano il borgo sepolto dalla montagna.
Fra le attuali frazioni, S. Croce conserva un antico impianto urbanistico con due chiese del XII secolo, il palazzo del pretorio o "Ca de la giustizia", costruito dopo la frana ed un grande torchio da vino settecentesco; S. Abbondio, significativo nucleo di architettura rurale, è poco discosto dal campanile isolato nella Valle Drana privato della chiesa nel 1755 in seguito ad un'alluvione (ospita, presso la chiesa costruita successivamente, il Museo degli scavi); Prosto, sede comunale, conserva antichi edifici ed il sontuoso palazzo Vertemate, oggi Museo, ricco di affreschi ed arredi cinquecenteschi, dove è custodito il dipinto che raffigura Piuro prima della rovina."


Cascate dell'Acquafraggia

Proseguiamo sulla strada che scende verso destra (sud), piegando poi a sinistra per imboccare la stradella che traversa verso est, in direzione di Borgonuovo, passando a sinistra della nuova chiesa dedicata ai santi Abbondio e Luigi Guanella. Passiamo così vicino alle monumentali cascate dell’Acquafraggia, di cui superiamo su un ponte il torrente.
Si tratta di uno dei monumenti naurali più belli della Provincia di Sondrio. J. J. Scheuchzer, grande naturalista svizzero del secolo XVIII, nella sua opera Helveticus sive itinera per Helvetiae Alpinas Regiones, (Lugduni Batavorum, 1723), scrive: “Nei pressi di Piuro, al posto del quale ora vi sono campi e prati e scorre il fiume Mera, impetuosa precipita dal monte di Savogno una cascata notevole per larghezza e altezza (ho calcolato circa di 100 piedi). Non ho visto sinora una cascata più bella di questa. È del genere di quelle di cui Isacco Vossius osserva: "Dove c'è un notevole precipizio là tutt'intorno c'è una notevole aspersione di acqua, che si estende sino per alcuni stadi. Ciò lo sperimentiamo in Elvezia ed altrove.” Le terre circostanti vengono continuamente bagnate dagli spruzzi di questa cascata e gli uomini che rimangono lì vicino si bagnano in poco tempo dell'acqua dispersa in goccioline. Ma ogni disagio che patisce il curioso spettatore bagnato dall'acqua viene eliminato dalla vista ora della stessa cascata, ora del bellissimo arcobaleno, la parte più esterna del quale lo stesso visitatore riesce a calcare coi piedi.”


Aurogo

G. B Crollalanza, nella sua monumentale “Storia del Contado di Chiavenna” (Milano, 1867), a sua volta, scrive:
"Rimettendosi quindi il viaggiatore sulla strada corriera, a breve tratto di cammino da Prosto, sulla sinistra, e non molto lungi dalla strada, scorgerà il devastato paesello di   Roncaglia o di Sant'Abbondio, e il campanile dell'antica chiesa esser solo rimasto in piedi sepolto quasi per metà dalla ghiaja e dai macigni quivi rotolati e sparsi dal vicino torrente; e poco dopo alla stessa direzione gli si presenterà allo sguardo la graziosissima cascata dell'Acqua Fregia (acqua fracia). Trae essa origine dal piccolo lago che sia   quasi alla cima del monte sulla strada che conduce alla valle di Lei, e precipitando lungo le nude pareti di puro scoglio, veduta da lungi, presenta due distinte cascate superiore l'una all'altra, che nella scesa biancheggiano, e si spandono così che l'acqua ti rappresenta bianchissima neve. Nello scoglio che la raccoglie a guisa di bacino rompe ella scendendo con tal fragore che standovi dappresso il vicino non può intendere l'altro. Allorquando è meno ricca dì acque, queste si dividono, precipitandosi dall'alto perpendicolarmente, in tre e alcuna volta anche in quattro colonne che vanno ad infrangersi tra le prominenze degli scogli, o che ripercosse dalla sottoposta roccia sollevano tale una fitta nebbia all'intorno, che quando è percossa dai raggi del sole pomposamente si veste dei colori dell'iride.”


S. Martino in Aurogo

Imbocchiamo ora la strada asfaltata (che ha sostituito l’antica strada per S. Abbondio e Crana) in direzione sud, cioè scendendo verso la strada statale del Maloja, che raggiungiamo per la seconda volta, in corrispondenza di una fontanella.
La attraversiamo e proseguiamo su una stradetta che piega a sinistra e, proseguendo a sinistra del fiume Mera, passa per la cappelletta costruita nel 1856 per commemorare i defunti della frana di Piuro. In breve siamo al ponte che ci riporta a destra della Mera. La stradina piega subito a sinistra e procede per un tratto verso est. Troviamo sulla destra l’indicazione del sito degli scavi sulla frana di Piuro e procediamo fra le case sulla riva della Mera, passando fra i rustici dei “Capèli” (chiamati così per la presenza di una cappella anch’essa in memoria dei morti nella frana di Piuro, iniziata nel 1662 e mai terminata).
Volgiamo ora a destra (sud) e ci allontaniamo dalla Mera, percorrendo la strada che attraversa i prati di Ruina, in direzione di Scilano. Qui i segni dell’immane frana sono evidenti, nei grandi massi disseminati qua e là e nelle semisepolte baite del Carro. Prima di raggiungere Scilano, pieghiamo a sinistra e proseguiamo verso est, attraversando la Val Scilano. La strada asfaltata al piano di Boate lascia il posto ad una splendida mulattiera, lo “Strecion”, il tratto forse meglio conservato dell’antica Via Bregaglia, lastricato con paziente sapienza nel 1387, probabilmente sul tracciato di una più antica strada di origine romana.


S. Martino in Aurogo

Procediamo in una splendida selva, con qualche svolta, fino alla Pòsa di Moort della Salavra, dove ci immettiamo in una stradina asfaltata. Superate le selve del Marronaio, usciamo in vista della frazione di Aurogo (l’antica Draöch), allo sbocco della misteriosa valle Aurosina, che da qui mostra il volto ombroso e repulsivo della forra terminale, dal quale esce rabbioso il torrente Orgina (Aurosina). Già vediamo il suggestivo campanile della chiesa di S. Martino in Aurogo, una nuova perla che la Via Bregaglia regala.
Arroccata sui roccioni che si affacciano sulla Mera, la chiesa venne edificata nel secolo XII su una delle due vie storiche che da Piuro procedevano verso il passo del Maloja e che poco oltre la chiesa si ricongiungevano. L’aspetto originario restò intatto fino ai lavori di ristrutturazione ed ampliamento di inizio Settecento. Per fortuna sono stati recuperati affreschi che risalgono al periodo medievale e che costituiscono uno dei più interessanti cicli pittorici in area lombarda.


S. Martino in Aurogo

Poco oltre la chiesa seguiamo la strada che volge a sinistra e scavalca la Mera su un ponte, riportandosi alla strada statale del Maloja. La attraversiamo portandoci al parcheggio che si trova proprio sotto la splendida chiesa rotonda di Santa Croce (m. 528), alla frazione omonima di Piuro. Si tratta della chiesa dedicata all’Invenzione della Croce, la cui esistenza è attestata fin dal 1178.. La sua denominazione deriva dalla pianta originaria, semicircolare, poi modificata per l’aggiunta di due cappelle. Vi si conserva una preziosa ancora lignea scolpita e dipinta dal tedesco Yvo Strigel di Memmingen.


Santa Croce

Appena alle spalle della chiesa, in una stretta viuzza che attraversa il borgo, si trovavano i cartelli che segnalano un antico torchio ed il palazzo pretorio chiamato “Ca’ de la Giüstizia”, che venne costruito per sostituire il precedente edificio distrutto per lo spostamento d’aria dalla frana del 1618. Qui i podestà delle Tre Leghe Grigie amministrarono la giustizia nei tre secoli di signoria sulla Contea di Chiavenna. L’amministrazione della giustizia contemplava anche i processi contro le sventurate accusate di stregoneria. Non poche furono le condanne a morte, eseguire nella vicina piana che ancora conserva il sinistro nome di “Pra’ della Giustizia”. Lo stesso anno dell’apertura della Ca’, il 1642, si celebrò, infatti, il primo processo ad una strega, che fu condannata ad essere arsa viva. Altri ne seguirono, nella seconda metà del Seicento. Nell’intera Val Bregaglia furono condannati a morte, in quel periodo, più di venti fra streghe e stregoni, persone disgraziate che, sotto tortura, confessavano di aver partecipano ai “barioni” (così si chiamavano, qui, i sabba, o convegni con il diavolo) e di aver operato malefici, con pozioni o con unguenti neri e maleodoranti, ai danni di campi, animali e persone. A Vicosoprano, in territorio svizzero, si possono ancora osservare gli strumenti di tortura applicati a quegli sventurati.


Chiesa di Santa Croce

Seguendo verso destra la stretta via che attraversa il paese alle spalle della chiesa proseguiamo tornando sulla strada statale, che però, seguendo il cartello della Via Bregaglia, lasciamo subito sulla sinistra imboccando, al cartello della Via Bregaglia, una nuova “strécia”, detta del Molinarolo, che traversa in direzione nord-nord-est. Svoltando a sinistra, imbocchiamo la mulattiera che sale fra vigne in abbandono, salendo fino ad un enorme masso. Ci portiamo poi alle baite abbandonate di Bregalone e saliamo ad attraversare la Val Masnéra, detta anche “Acquamorta” perché quasi sempre in secca, salvo poi scatenare la furia rovinosa delle sue acque in periodi di abbondanti precipitazioni. Sul lato opposto della valle troviamo la Strécia di Brigola, che propone alcuni tratti scalinati nella viva roccia, e la seguiamo fino ad intercettare la strada asfaltata che da Villa di Chiavenna sale fin quasi a Savogno.


Villa di Chiavenna

La percorriamo verso destra, superando il torrente e le stalle del Vallate. Passiamo poi per una cappelletta, una moderna fattoria ed i Crotti di Motta, prima che la selva si apra e ci regali uno splendido scorcio su Villa di Chiavenna e la bassa Val Bregaglia in direzione del Maloja. La strada termina alla frazione Motta di Villa di Chiavenna (m. 600).
Qui riattraversiamo la ss 37 del Maloja e sfruttando la strada che corre in parallelo poco più in basso ci portiamo al nucleo centrale di Villa di Chiavenna. Qui lasciamo la strada comunale prendendo a sinistra per attraversare i viottoli fra le antiche case, passando per una singolare costruzione in càrden (pareti in legno con incastro ad angolo) che poggia su pilastri e portandoci ad una fontana-lavatoio. Risaliti alla strada statale, la riattraversiamo subito salendo al sagrato della cinquecentesca chiesa di San Sebastiano.


Villa di Chiavenna

Dal sagrato panoramico, nei pressi del cimitero del paese, si gode di una bella visuale sulla bassa Val Bregaglia che abbiamo percorso salendo. Proseguendo oltre la chiesa percorriamo una stretta via fra le case del paese e scendiamo di nuovo alla strada statale, che attraversiamo e, oltrepassata la Cappelletta, seguiamo per un breve tratto sul marciapiede quasi a picco sul torrente Mera. Lasciamo ora la statale scendendo a destra. Dopo un tratto coperto ed un doppio sottopasso, proseguiamo più bassi, quasi in parallelo con la strada statale, passando per la contrada di Ca’ Scattoni di Villa di Chiavenna.  
Tornati sulla strada statale, lasciamo alla nostra destra la deviazione per la diga che costituisce il lago di Villa e proseguiamo diritti, verso est, superando il torrente Zernone ed il Pian della Ca’, fino ad imboccare la rampa che si stacca dalla statale sulla destra e scende verso il limite orientale del lago di Villa (il làach, realizzato a scopi idroelettrici dalla società Edison).


Lago di Villa di Chiavenna

Qui la Via Bregaglia prosegue verso sinistra, in direzione del vicino confine italo-elvetico.
Invece di seguirla possiamo però disegnare un breve anello seguendo la variante che passa per le frazioni di Villa di Chiavenna poste a sud della Mera. Per farlo proseguiamo diritti, percorrendo la strada che segue il bordo orientale del lago artificiale e si porta sul lato opposto della Val Bregaglia, quello meridionale. Qui comincia a salire, fino ad un bivio.
Alla nostra sinistra una stradina porta in breve a Chete (chéet), che vale la pena di visitare. Torniamo poi al bivio e prendiamo in direzione opposta, toccando la bella chiesetta quattrocentesca (rifacimento di una più antica chiesetta del secolo XII) di San Barnaba, nella contrada omonima (un tempo chiamata “sciamartìn” e dedicata a San Martino di Tours, come la chiesetta di San Martino in Aurogo che abbiamo incontrato salendo).


Canete

Proseguendo nella salita, siamo in breve al nucleo di Canete (canéet, caratterizzato da interessanti esempi di architettura rurale quattro-cinquecentesca), con la bella chiesetta della Madonna Addolorata, localmente chiamata “la madòna de canéet”. Dopo una svolta a sinistra, troviamo un parcheggio con un pannello che illustra le bellezze della Bregaglia italiana ed offre una mappa dei percorsi sul versante montuoso (m. 720). Da qui parte la carrozzabile che sale ai maggenghi di Tabiadascio e Foppate.
Noi però cerchiamo alle spalle della chiesetta dell’Addolorata le cappellette della Via Crucis disposte lungo una gradinata che sfruttiamo per ridiscendere verso il fondovalle, in direzione nord-nord-ovest. Una stradella si porta verso lo sbarramento del lago di Villa per risalire sul lato opposto alla strada statale del Maloja.


Chiesa di San Barnaba

Noi prediamo però a sinistra, seguendo per un tratto verso ovest la nuova pista ciclabile e salendo poi su una stradina verso sinistra al poggio di Campedello. Scendiamo poi con qualche tornante al piano di Lazzuolo, passando sotto una finestra della galleria che porta l’acqua del lago di Villa alla centrale di Tanno. Passiamo poi ai piedi della rupe denominata Castello di Giavera e ci immettiamo nella piana dei crotti di Palù e Laagh, raggiungendo in breve la chiesetta di Giavera, dedicata alla B. V. Immacolata (m. 650).
Sulla facciata possiamo osservare un dipinto che rappresenta la Madonna coronata di stelle e circondata da cinque angioletti. A monte della chiesetta e della strada si trova, invece, un prato, nel quale, circondato da alcune piante, riposa ancora il grande masso legato ad una leggenda. Si dice che le streghe che popolavano lo scosceso versante a monte della chiesetta vi scagliarono contro un enorme masso, per far morire prete e fedeli durante la celebrazione della S. Messa. Ma l’intervento provvidenziale della Madonna fermò il masso, appunto, poco a monte della chiesetta.


Giavera

Ora passiamo per òe case di Giavera e seguiamo in discesa la carrozzabile che attraversa la Mera su un ponte e risale sul lato opposto ad intercettare la strada statale 37. Ci riportiamo così sul tracciato seguito nella salita: sul lato opposto della statale, infatti, imbocchiamo la strada che dopo breve tratto ci riporta alla frazione Motta di Villa di Tirano. Qui prendiamo a sinistra, ripercorrendo per buon tratto in salita la carrozzabile per Savogno, per poi lasciarla sulla sinistra quando troviamo il cartello della Via Bregaglia che segnala la partenza della mulattiera che scende fino a Santa Croce. Qui riattraversiamo la Mera, prendiamo a destra passando a sinistra di S. Martino in Aurogo, oltrepassiamo la Val Aurosina e per lo Strecion ci riportiamo alla chiesa dell’Assunta a Prosto e di qui a Chiavenna.

i
Prosto


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CARTE DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la mappa on-line

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