CARTE DEL PERCORSO - GALLERIA DI IMMAGINI


La Val Lesina
orientale vista dall'alpe Piazza

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Andalo-Revolido-Ponte delle Guardie-Baita del Dosso-Biv. Alpe del Dosso-Casera di Stavello-Casera di Mezzana-Andalo
8 h
1380
E
SINTESI. Lasciamo la ss 38 alla rotonda dove il nuovo tracciato si innesta nell'antico, e seguiamo le indicazioni per Rogolo e Delebio, procedendo dunque verso ovest (Colico). Appena dopo lo svincolo per Rogolo, alla semicurva a destra in corrispondenza di un Ipermercato, lasciamo la strada prendendo a sinistra. Dopo un breve tratto diritti prendiamo a destra, imboccando una stretta e breve via fra le case di Andalo, poi subito a sinistra e di nuovo a destra. Giungiamo così al parcheggio ai piedi della chiesa parrocchiale, presso l'auditorium comunale (m. 282). Ci incamminiamo salendo alla piazza Beato Giovan Battista Scalabrini, dove troviamo il municipio ed il monumento ai caduti. Vicino al sagrato della chiesa di S. Abbondio parte un viottolo scalinato, che piega a destra e passando presso alcune abitazioni si immette poco sopra nella carrozzabile che parte dal limite occidentale del paese. Dopo un paio di tornanti ad un tornante dx troviamo il cartello di divieto di accesso ai veicoli non autorizzati ed un carrello che indica il Tempietto degli Alpini. Qui ignoriamo la mulattiera che se ne stacca sulla sinistra e proseguiamo sulla carozzabile. Poco più avanti a sinistra della stradina asfaltata si stacca una mulattiera che per un tratto sale in parallelo. Si tratta della storica mulattiera della Val Lesina, che sale diretta con tratti anche molto ripidi ed ha la tipica forma concava che facilita lo strascico del legname. La seguiamo interamente. Per diversi tornanti la carrozzabile la intercetta, fino ad un bivio con un pannello che illustra le principali possibilità escursionistiche della Val Lesina e due vecchi cartelli gialli della Comunità Montana di Morbegno (m. 620). Andiamo a destra seguendo sempre la mulattiera che sale per lungo tratto ripidave diritta. Dopo un ultimo tratto in piano siamo a Revolido (m. 883). Proseguiamo sul sentiero protetto e a tratti scavato nella roccia e giungiamo quasi in piano al ponte delle Guardie (m. 889). Ci portiamo sul lato opposto della Val Lesina e proseguiamo per breve tratto sulla mulattiera che sale all'alpe Mezzana, lasciandola però quasi subito per imboccare il sentierino segnalato sulla destra per la Baita del Dosso, che raggiungiamo dopo un lungo traverso in pecceta, con qualche saliscendi. Dalla Baita del Dosso (m. 1023) prendiamo il sentierino che sale sul prato a sinistra ed intercetta un più largo sentiero, che seguiamo verso sinistra. Cominciamo così a salire con diversi tornanti fino alla radura della Baita di Mezzo (m. 1231). A monte della baita la mulattiera riprende, tornando nella pecceta ed inanellando numerosi tornanti fino ad uscire al limite dell'Alpe del Dosso. Ci troviamo così di fronte alla casera dell'alpe, nella quale è stato ricavato il bivacco Alpe del Dosso (m. 1513), sempe aperto. Dal bivacco saliamo diritti fino al limite alto dei prati dove troviamo il cartello del sentiero della Gran Via delle Orobie. Ci immettiamo su questo sentiero andando a sinistra. Dopo uno strappo nel bosco scendiamo ad un avvallamento e saliamo sul lato opposto alla Casera di Stavello (m. 1551). Poco prima delle due baite e della croce in legno presso un rudere di baita, siamo ad un bivio e dobbiamo ignorare le indicazioni del sentiero che scende a sinistra all'alpe Stavello, salendo invece a destra (indicazioni della GVO). Il sentiero di destra sale verso est fino al filo di un dosso a monte della Casera di Stavello, poi disegna una lunga diagonale, in graduale discesa, verso sud-est, fino ad uscire dalla pineta sul fondovalle, alla Casera di Mezzana (m. 1430). Qui siamo ad un nuovo bivio, e lasciamo alla nostra destra il sentiero segnalato della GVO, che passa sul lato opposto del torrente Lesina (da sinistra a destra) e sale verso l'alpe Piazza. Restiamo dunque sul lato sinistro ed imbocchiamo il largo sentiero che scende sul lato sinistro per noi, cioè occidentale) della Val Lesina orientale, entrando presto in pecceta. Nella discesa ci raggiungono da sinistra il sentiero che scende dall'alpe Stavello e quello (da noi percorso all'andata) che traversa dalla Baita del Dosso. Poco sotto siamo di nuovo al Ponte delle Guardie o di Stavello e passiamo sul lato destro (per noi) della valle. Ripercorriamo ora interamente l'itinerario di salita, ripassando da Revolido ed imboccando la ripida mulattiera-pista che ci fa quasi precipitare verso il fondovalle. Imtercettata la carozzabile, possiamo scegliere se restare sula mulattiera o seguire quest'ultima. In entrambi i casi ci ritroviamo appena sopra la chiesa di Andalo e ridiscendiamo all'automobile.


Val Lesina Orientale

Della Val Lesina ti innamori, delle sue solitudini, dei suoi scenari che ancora conservano il volto di un passato che non ha subito sfregi, delle sue suggestioni, dei suoi chiaroscuri, di quegli angoli dove hanno vissuto gli ultimi orsi di Valtellina e dove, è facile profezia (2016), torneranno ad affacciarsi.
Fra le diverse possibilità escursionistiche quella qui proposta disegna un lungo anello che tocca gli alpeggi del ramo orientale della valle.


Andalo Valtellino

Punto di partenza è il parcheggio appena sotto la chiesa parrocchiale di Andalo Valtellino. Per raggiungerlo lasciamo la ss 38 alla rotonda dove il nuovo tracciato si innesta nell'antico, e seguiamo le indicazioni per Rogolo e Delebio, procedendo dunque verso ovest (Colico). Appena dopo lo svincolo per Rogolo, alla semicurva a destra in corrispondenza di un Ipermercato, lasciamo la strada prendendo a sinistra. Dopo un breve tratto diritti prendiamo a destra, imboccando una stretta e breve via fra le case di Andalo, poi subito a sinistra e di nuovo a destra. Giungiamo così al parcheggio ai piedi della chiesa parrocchiale, presso l'auditorium comunale (m. 282).
Ci incamminiamo salendo alla piazza Beato Giovan Battista Scalabrini, dove troviamo il municipio ed il monumento ai caduti. Vicino al sagrato della chiesa di S. Abbondio parte un viottolo scalinato, che piega a destra e passando presso alcune abitazioni si immette poco sopra nella carrozzabile che parte dal limite occidentale del paese.


Mulattiera Andalo-Revolido

Dopo un paio di tornanti ad un tornante dx troviamo il cartello di divieto di accesso ai veicoli non autorizzati ed un carrello che indica il Tempietto degli Alpini. Qui proseguiamo sulla carrozzabile, ignorando la mulattiera che se ne stacca sulla sinistra. Poco più avanti a sinistra della stradina asfaltata si stacca una mulattiera che per un tratto sale in parallelo. Si tratta della storica mulattiera della Val Lesina, che sale diretta con tratti anche molto ripidi ed ha la tipica forma concava che facilita lo strascico del legname (localmente viene chiamata “vöga” o anche "ogàl"). La seguiamo interamente. Per diversi tornanti la carrozzabile la intercetta. Troviamo più in alto un pannello del Parco delle Orobie Valtellinesi, nel punto in cui la mulattiera lascia di nuovo la stradina, segnalata dai cartelli del sentiero 121 (per l'Avert, dato ad un'ora, la Cascina di Mezzana, data a 3 ore e 30 minuti e la baita del Sugherone, data a 4 ore e 40 minuti) e del sentiero 122 (per Masonaccia-Erdona, date a 2 ore, l'alpe Tagliata, data a 3 ore e l'alpe Piazza data a 3 ore e 40 minuti).
Intercettata di nuovo la stradina, siamo subito ad un bivio (m. 620). Vi troviamo un pannello che illustra le principali possibilità escursionistiche della Val Lesina e due vecchi cartelli gialli della Comunità Montana di Morbegno. Uno segnala che restando sulla destra, cioè sulla mulattiera, saliamo in 2 ore alla casera Mezzana ed in 3 ore e 30 minuti all'alpe Piazza. L'altro indica che restando invece sulla stradina, che va a sinistra, saliamo alle Masonacce in un'ora e 20 minuti e ad Erdona in un'ora e 30 minuti.
Lasciamo la stradina alla nostra sinistra ed imbocchiamo la ripida mulattiera sulla destra.


Revolido

Inizia ora una lunga salita, con andamento sempre ripido, sulla mulattiera che in realtà è un ogàl, cioè una pista con fondo concavo usata per lo strascico del legname fino al fondovalle, percorsa oggi da motocicli ed anche pixxoli fuoristrada che salgono fino a Ravolido. La seguiamo nell'ultimo tratto di salita, cui segue un tratto in piano.
Le piante si diradano e ci accolgono le baite di Revolido (revulìì, m. 880), abbarbicate sul ripido versante che precipita sul fondo della Val Lesina. Un tempo questo era un maggengo, o maggese, ma ora i ripidi prati se li è ripresi il bosco. Con tre quarti d'ora supplementari possiamo percorrere lo straordinario sentiero, con tratti scavati nella roccia, che prosegue verso l'interno della valle e porta al ponte delle Guardie o della Rasega (m. 889), procedendo sostanzialmente in piano, protetto da corrimano.


Sentiero Revolido-Ponte delle Guardie

Proprio questo sentiero fu lo scenario di un epico scontro fra le incarnazioni delle due anima della valle, quella dell'alpeggio e quella della natura selvaggia. Un toro ed un orso si trovarono muso a muso sul sentiero, che era troppo stretto perché passassero entrambi. Fu scontro per la vita e per la morte. L'orso si rizzò in piedi avventandosi sul toro, ma non aveva previsto che questi abbassasse il muso e da sotto gli infilasse le corna nel ventre. L'orso urlò forte e cercò di ferire con gli artigli il toro, ma questi, per quanto ferito, non lasciò la presa, anzi puntò le zampe per tenere inchiodato l'orso contro la roccia. Così l'orso perse gradualmente forza e morì dissanguato, ma neppure il toro si mosse, ed in questa posizione finì i suoi giorni. Chissà se questa storia ha una morale.


Ponte delle Guardie o di Stavello

Presi da questi pensieri, ci portiamo al punto in cui il sentiero corre a ridosso della roccia. È il tratto più emozionante: sembra che il freddo alito del torrente salga dall'abisso che intuiamo aprirsi alla nostra destra. In breve ci portiamo al ponte in pietra di Stavello o Ponte delle Guardie (Punt de Stavél, Punt di Guardi, Punt de la Ràsega o Punt de la Ràsig, m. 889), un piccolo capolavoro di ingegneria alpina. Qui anticamente esisteva una segheria che sfruttava la forza delle acque del torrente, che da una cascatella. Sul lato opposto il sentiero prosegue, dividendosi in tre rami, che portano alla Baita del Dosso, all'alpe Stavello ed all'alpe Mezzana.
Ci portiamo sul lato opposto della Val Lesina e proseguiamo per breve tratto sulla mulattiera che sale all'alpe Mezzana, lasciandola però quasi subito per imboccare il sentierino segnalato sulla destra per la Baita del Dosso, che raggiungiamo dopo un lungo traverso in pecceta, con qualche saliscendi. Ilo sentiero è piuttosto stretto e in alcuni tratti esdposto su un ripido versante, per cui richiede attenzione. Superati alcuni valloncelli minori, taglia un marcato vallone e propone un ripido strappo prima di giungere alla panoramica radura della Baita del Dosso.


La Baita del Dosso

Un cartello del Consorzio Montagna Viva la indica Rifugio Baita del Dosso. Si tratta in realtà di un bivacco, cioè di una struttura sempre aperta ricavata dalla Baita del Dosso (cioè dalla stalla semidiroccata chiamata "Bàrach del Dos", m. 1023, che faceva parte del sistema degli alpeggi del Dosso chiamato nel suo insieme "Munt del Dòs"). Appena oltre la baita, prendiamo a sinistra, tragliando in salita il panoramico prato ed intercettando quasi subito il sentiero principale che sale fin qui dal ponte sul ramo occidentale del torrente Lesina. Lo seguiamo verso sinistra, cioè proseguendo nella salita.


Alpe del Dosso

Saliamo per un bel tratto diritti, verso sud-est. Qualche raro segnavia bianco-rosso si fa vedere, per onore di firma, ma non c'è problema: il sentiero è sempre molto marcato e salendo diventa una vera e propria mulattiera. Dopo un lungo traverso troviamo il primo tornante a destra, primo di una lunga serie. Ricompare anche il cartello che conforta l'escursionista, e qui sembra scritto a quattro mani, perché propone due testi, un estratto della famosa canzone di Fiorella Mannoia “Quello che le donne non dicono” (inno alla femminilità) ed una barzelletta velatamente maschilista: un tale comunica ad un amico che alla moglie hanno rubato la carta di credito, ed alla domanda “Hai denunciato il furto?” risponde che non ce n'è bisogno, perché il ladro spenderà sicuramente meno della moglie.


Il bivacco Alpe del Dosso

Dopo diversi tornanti la pecceta si illumina ed usciamo alla radura della Baita di Mezzo ("Baita de Mèz", m. 1231; fa parte del sistema degli alpeggi del Dosso chiamato nel suo insieme "Munt del Dòs"). Guardando a nord l'orizzonte comincia ad allargarsi: non più solo la Costiera dei Cech, ma cominciano a far capolino alcune cime della Val dei Ratti e della Val Codera, cioè, da sinistra, la punta di lancia del Sasso Manduino, il monte Gruf ed il pizzo di Prata. A monte della baita la mulattiera riprende, in molti tratti ben lastricata, e riprende anche l'inesorabile sequenza dei tornanti nella quiete della pecceta. Altri due cartelli che propongono un gioco di parole ed una serie di proverbi da culture diverse è un ottimo pretesto per tirare il fiato. Di nuovo più luce si fa strada nella pecceta, in alto si intravede la radura, il sentiero diventa un piccolo capolavoro di ordine e grazia ed alla fine siamo alla soglia dell'Alpe del Dosso (m. 1513; fa parte del sistema degli alpeggi del Dosso chiamato nel suo insieme "Munt del Dòs" già citato in documenti del Cinquecento come monte di Arzago), una splendida e luminosa fascia di prati nella parte alta di quel Dosso Lungo (localmente , il “Dos”) che, degradando a nord del pizzo Stavello ("Piz Stavèl", m. 2269, sulla cui vetta si congiungono i confini dei comuni di Delebio, Rogolo ed Andalo), divide la valle in due rami, occidentale ed orientale ("Lésna de Lüserna" e "Lésna de Mezzana"). L'alpe è, dunque, punto mediano di un dosso mediano, una sorta di baricentro della valle.


Alpe del Dosso

Ci salutano con un benvenuto il Consorzio Montagna Viva e l'Ersaf. Davanti a noi ecco subito l'edificio della casera dell'alpe (Casera o Caseri del Dos), nel quale è stato ricavato il bivacco Alpe del Dosso, che dispone di sei posti letto, oltre che di una cucina con due tavoli, stoviglie, stufa con piastra per cucinare e servizio igienico. La struttura dispone di energia elettrica da pannelli fotovoltaici. Una vicina fontana permette di rifornirsi d'acqua. Ma la cosa che più stupisce è l'accoglienza dei membri del consorzio, gentilissimi e disposti a condividere un bel momento di convivialità. Una targa all'esterno recita: “Alpe Dosso. Sempre uniti nell'amore della montagna a ricordo del caro amico Enrico Ceciliani”. Vicino al rifugio c'è anche una struttura coperta ed una rete elastica per il divertimento dei bambini. Insomma, soprattutto nei finesettimana estivi la gente qui sale, e non soffre di malinconia.
Ottimo il panorama soprattutto sulle Lepontine (pizzo Ledù, monte Berlinghera e, sul fondo della Valle Spluga, pizzo Tambò) e sulle Alpi Retiche della Valchiavenna (pizzo Groppera, pizzo di Prata e Sasso Manduino). A monte del bivacco, oltre il limite dei prati, una piccola macchia di radi larici aggiunge un tocco bucolico all'armonia dell'insieme. Due ore e tre quarti (se siamo partiti da Osiccio di Sopra) o 4 ore e mezza (se siamo partiti da Delebio) di cammino ben spese. Nel primo caso il dislivello approssimativo in altezza è di 670 metri, nel secondo di 1370 metri.


Sentiero Alpe del Dosso-Casera di Stavello

Per proseguire l'anello, saliamo diritti nella macchia di larici, fino ad incrociare, a quota 1560 metri, la Gran Via delle Orobie (Sentiero Andrea Paniga), segnalata da cartelli escursionistici. Seguiamo il cartello della G.V.O. che ci manda a sinistra (nord) e dà la Casera di Stavello a 20 minuti, la Casera di Mezzana a 50 minuti e l'Alpe Piazza a 2 ore e 10 minuti.
Ci incamminiamo su un sentierino che corre fra radi larici, segnalato da segnavia bianco-rossi. Dopo un tratto protetto da corrimano, saliamo ad una portina e traversiamo fra alti abeti (qualche passaggio esposto richiede attenzione). Dopo uno strappo, il sentiero si porta in vista della Casera di Stavello, e comincia a scendere al centro di un avvallamento con un modesto corso d'acqua (per il quale passa il confine fra territorio del comune di Delebio, che lasciamo, e di Andalo, nel quale rientriamo).


Casera di Stavello

Lo superiamo e pieghiamo a sinistra, salendo alle vicine baite dell'alpeggio, la Casera e la Baita vicina (m. 1551). L'alpeggio si stende in una sorta di conca ai piedi del circo glaciale del monte Stavello. Localmente viene chiamato “Munt de alt”, con la “Caséra dé Stavél”. Stavello è un toponimo diffuso nelle Orobie occidentali. Deriva dal latino “stabulum”, “baita”. Lo si ritrova anche nella vicina Val Gerola occidentale, con l'importante bocchetta di Stavello e l'alpe Stavello. L'alpe (2016) è ancora caricata e lo scampanio delle mucche al pascolo lo annuncia da una certa distanza. Certo difficilmente vi troveremo gli 80 capi censiti sul finire dell'Ottocento (quando se ne contavano anche 55 all'alpe del Dosso che abbiamo lasciato alle spalle.


Casera di Stavello

Sentiero Stavello-Mezzana

La Val Lesina fu in passato (ma ancora questo vale anche per il presente) famosa soprattutto per i suoi pascoli. Nella “Guida alla Valtellina” del 1885 (II edizione, curata da Fabio Besta ed edita dal CAI di Sondrio) leggiamo, infatti: “La valle della Lesina, allo sbocco della quale sta Delebio, è ricca di foreste e di ottimi pascoli. I formaggi che ivi si ottengono nella stagione estiva rivaleggiano con quelli della vicina valle del Bitto”. Ercole Bassi, nella sua opera di statistica dedicata alla Valtellina, scrive, sempre in riferimento alla fine dell'Ottocento: “In quasi tutti gli alpeggi delle valli di Tartano, del Bitto e del Lesina il latte viene lavorato in comune. I privati o sono di diversi proprietari o dati in affitto generalmente a consorzi”.


Casera di Mezzana

Oggi, come in passato, la stagione della monticazione dura dai primi di giugno al 24 agosto ed anche oltre (a seconda delle condizioni dell'alpeggio e del tempo). Il diffuso proverbio ”San Burtulaméé montagna bèla ta laghi 'ndréé” dice appunto che il 24 agosto, San Bartolomeo, è una data di riferimento per tutti. Quel che oggi si è perso è il rito della “pesa”, che avveniva dopo 28 giorni dall'inizio della monticazione: alla presenza dei proprietari dei capi ogni mucca veniva munta. Se il latte prodotto non superava i 2 kg la mucca era dichiarata “sterla” ed il proprietario doveva sostenere la spesa dell'erba consumata.


Apri qui una fotomappa della Val Lesina Orientale

Poco prima delle due baite e della croce in legno presso un rudere di baita, siamo ad un bivio e dobbiamo ignorare le indicazioni del sentiero che scende a sinistra all'alpe Stavello, salendo invece a destra (indicazioni della GVO). Il sentiero di destra sale verso est fino al filo di un dosso a monte della Casera di Stavello, poi disegna una lunga diagonale, in graduale discesa, verso sud-est, fino ad uscire dalla pineta sul fondovalle, alla Casera di Mezzana (m. 1430).


Alpe Mezzana

Qui siamo ad un nuovo bivio, e lasciamo alla nostra destra il sentiero segnalato della GVO, che passa sul lato opposto del torrente Lesina (da sinistra a destra) e sale verso l'alpe Piazza. Restiamo dunque sul lato sinistro ed imbocchiamo il largo sentiero che scende sul lato sinistro per noi, cioè occidentale) della Val Lesina orientale, entrando presto in pecceta. Nella discesa ci raggiungono da sinistra il sentiero che scende dall'alpe Stavello e quello (da noi percorso all'andata) che traversa dalla Baita del Dosso. Poco sotto siamo di nuovo al Ponte delle Guardie o di Stavello e passiamo sul lato destro (per noi) della valle.


Torrente Lesina di Mezzana presso il ponte di Stavello

Ripercorriamo ora interamente l'itinerario di salita, ripassando da Revolido ed imboccando la ripida mulattiera-pista che ci fa quasi precipitare verso il fondovalle. Imtercettata la carozzabile, possiamo scegliere se restare sula mulattiera o seguire quest'ultima. In entrambi i casi ci ritroviamo appena sopra la chiesa di Andalo e ridiscendiamo all'automobile, chiudendo il lungo e bellissimo anello dopo circa 8 ore di cammino (il dislivello approssimativo in altezza è di 1380 metri).


La Val Lesina orientale

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