Il baricentro delle orobie valtellinesi
Le
valli di Scais e di Caronno rappresentano, nel periodo estivo, una delle
mete escursionistiche più frequentate sul versante orobico valtellinese,
per la presenza del più importante rifugio (dal punto di vista alpinistico)
di tale versante, la capanna Mambretti.
Tale primato viene però conservato anche nella stagione invernale, quando
gli scarponi da trekking lasciano il posto agli sci. Vi si possono effettuare,
infatti, escursioni sci-alpinistiche fra le più note, lunghe e belle.
Il punto di partenza ideale sono le case di Vedello (m. 1032), poste
proprio all’imbocco della valle di Scais (che, in corrispondenza dell’omonima
diga, si divide nel ramo orientale della val Caronno ed in quello occidentale
della val Vedello, o valle della Vedretta). La località si raggiunge
salendo da Piateda: stacchiamoci sulla destra dalla ss. 38 dello Stelvio
sulla tangenziale di Sondrio, appena prima (procedendo in direzione
di Tirano) del passaggio a livello che ne segna il limite orientale;
prima di raggiungere Piateda, troveremo, in località Boffetto, una deviazione
a destra che sale fino ad intercettare la strada che da Piateda porta
a Piateda alta.
In
corrispondenza di un tornante sinistrorso, noteremo, a quota 620 (località
Dosso), una stradina asfaltata che si stacca sulla destra dalla strada
principale. I cartelli che segnalano il rifugio Mambretti ci indicano
che dobbiamo seguirla. Il lungo tratto (9 chilometri circa) che porta
alle case di Vedello va percorso con prudenza, perché la carreggiata
rimane stretta e, soprattutto nella prima parte, ci sono numerose curve
cieche; il fondo stradale, infine, è spesso reso insidioso dalla neve
gelata o dal ghiaccio.
La salita da Vedello al paesino di Ambra (m. 1228) avviene senza difficoltà.
Il centro è posto all’imbocco di un’ampia e bella piana, attraversata
dal torrente Caronno. Al termine della piana dobbiamo salire utilizzando
la strada con fondo in cemento, che, con qualche tratto ripido, conduce
direttamente alla casa dei guardiani della diga di Scais (m. 1494).
Prima di raggiungerla, però, incontriamo il bivio: la stradina di destra
porta in val Vedello, mentre quella di sinistra supera il torrente su
un ponticello (vale la pena di soffermarsi ad ammirare, proprio sotto
il ponte, una bella marmitta
dei giganti, scavata nella roccia dall’acqua, nella sua azione millenaria).
Superata la casa dei guardiani, costeggiamo l’ampio bacino sul lato
sud-orientale, fino alle case di Scais, presso le quali è segnalata
una seconda deviazione, che permette anch’essa di raggiungere la val
Vedello. Ignoriamola e ricominciamo a salire fino al bel pianoro delle
baite di Caronno (m. 1612), che percorriamo lasciandole alla nostra
destra, fino all’evidente dosso di larici posto sul suo limite sud-orientale.
Durante un'escursione estiva non fatichiamo a seguire il tracciato del
sentiero, seguendo anche i segnavia, sentiero che si porta si inerpica
sul filo di un ripido dosso, fino al pianoro del rifugio. D'inverno
è meno facile trovare la via di salita.
Superato un piccolo corso d’acqua, inizia l’ultimo tratto della salita
al rifugio, che avviene sfrutta dapprima una valletta, segue poi il
limite del bosco e guadagna l’ampio dosso che porta in prossimità della
capanna (m. 2003). Sono passate circa quattro ore dalla partenza, e
da qui può cominciare,
dopo una necessaria sosta, la bella scivolata del ritorno.
Se però abbiamo alle spalle una notevole esperienza nella pratica dello
sci-alpinismo e se le condizioni della neve sono ideali, possiamo utilizzare
il rifugio come base per il pernottamento, effettuando, nella giornata
successiva, la salita al pizzo Redorta (m. 3038). Addentriamoci, quindi,
con un tracciato che sale molto gradualmente, verso sud-est, in direzione
del vallone morenico posto ai piedi della vedretta di Porola (attenzione:
la zona, soprattutto dopo abbondanti nevicate, presenta un elevato pericolo
di valanghe).
Superiamo quindi il torrente Porola e pieghiamo verso destra, in direzione
del massiccio avamposto roccioso che scende dalla cresta nord-occidentale
della punta di Scais. Superata una morena, entriamo nel vallone di Scais,
che cominciamo a risalire, fino all’ultimo tratto, assai ripido. Guadagnamo
così il ripiano posto fra la punta di Scais (a sinistra) ed il pizzo
Redorta (a destra): si tratta della bocchetta di Scais, posta a 2900
metri. La salita alla vetta del pizzo avviene sfruttando la sua cresta
settentrionale, su rocce non difficili.
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