Sulle orme degli sky-runners - Prima giornata: da Gerola al rifugio Benigni
Il
21 luglio del 2002 si è corso il "Giro dei laghi del Bitto",
competizione di corsa in montagna che si sta imponendo fra le classiche
del genere. Il suo percorso si snoda per 32,5 chilometri, toccando il
luoghi più belli dell'alta Val Gerola ed effettuando il giro
dei suoi famosi laghi. Quello previsto per la manifestazione è
però anche un ottimo itinerario escursionistico: se gli sky-runners
hanno a diposizione un tempo massimo di sette ore, noi comuni mortali
escursionisti ci prenderemo due giornate, da dedicare alla scoperta
della più ampia fra le valli del versante orobico valtellinese.
Raggiungiamo dunque Gerola Alta (m. 1050), percorrendo la strada provinciale
della Val Gerola (per imboccarla, stacchiamoci a destra dalla SS 38
dello Stelvio alla prima rotonda - per chi viene da Milano -, prndendo a destra).
Il primo segmento dell'itinerario ci porta a risalire l'intera valle
di Bomino, la più orientale delle quattro valli nelle quali l'alta
Val Gerola si divide (le altre sono, da est ad ovest, la valle di Pescegallo,
la val Tronella e la valle della Pietra ("val de la Préda"). Per farlo dobbiamo imboccare
la strada asfaltata che si stacca da Gerola in direzione sud, raggiungendo,
dopo Valle, la frazione di Nasoncio (m. 1080), collocata sulle propaggini
dell'ampio dosso che scende dal monte Motta. Qui la strada diventa una
carrozzabile sterrata che, ignorata la deviazione a sinistra che conduce
al fianco occidentale del lungo dosso di Bema, si addentra nella valle,
fino alla prima baita dell'alpe Bomino Vago (m. 1524).
Qui passiamo
dal lato sinistro a quello destro idrografico della valle, seguiamo
il sentiero che supera la baita inferiore del Solivo (m. 1601) e, superate
due vallecole laterali, saliamo decisamente verso la ben visibile depressione
del passo di Verrobbio (m. 2026). Il
passo merita una sosta prolungata, perchè presenta diversi motivi
di interesse storico, naturalistico ed escursionistico. Innanzitutto
qui troviamo numerosi segni delle opere di fortificazione costruite
durante la Prima Guerra Mondiale, quando si temeva che un eventuale
sfondamento degli Austriaci sul fronte dello Stelvio avrebbe fatto del
crinale orobico un fronte di importanza strategica. Perlustrando l'ampia
sella del passo, troveremo i resti dei camminamenti, degli edifici fortificati
ed anche di una vera e propria grotta scavata nella roccia (lato est
del passo), con feritoie per scrutare la valle di Bomino. Troviamo poi
nei pressi del passo un grazioso microlaghetto.
Intercettiamo, infine,
il sentiero che proviene dal passo del Forcellino e prosegue verso est,
alla volta del passo di San Marco e dell'omonimo rifugio (siamo sulla
Gran Via delle Orobie). Ora dobbiamo tagliare tutta l'alta val Bomino,
percorrendo proprio questo sentiero, ma verso ovest: perdiamo così
quota per un centinaio di metri, per poi riguadagnarla e, superato un
tratto assistito da corde fisse (ma non pericoloso), raggiungiamo il
passo del Forcellino (m. 2050), stretta porta scavata nel crinale roccioso
che separa la valle di Bomino da quella di Pescegallo: qui una targa
ci conferma che siamo sul sentiero Andrea Paniga, che costituisce la
parte occidentale della Gran Via delle Orobie.
Per ripide balze scendiamo quindi nella conca di Pescegallo, dominata dal grande
lago artificiale e dalla cima di Ponteranica, con il suo profilo sommitale
curiosamente inclinato verso est. Superiamo quindi la diga di Pescegallo (m. 1865),
percorrendone lo sbarramento e proseguiamo la discesa tagliando un bel
prato. Lasciamo alla nostra destra la traccia che scende direttamente
al Villaggio Pescegallo e ci ritroviamo su una comoda strada sterrata,
costruita di recente, che però ben presto abbandoniamo per imboccare
un sentiero che attraversa un bellissimo bosco di radi larici e, puntando
verso sud-ovest, termina proprio nei pressi del rifugio Salmurano (m.
1848), collocato al termine della seggiovia che parte da Pescegallo.
Ora dobbiamo risalire l'alpe, per raggiungere il passo di Salmurano (m. 2017), il cui incavo è già ben visibile sulla parte
occidentale (destra) dell'alpia conca. Per farlo abbiamo due possibilità:
seguire il percorso degli sky-runner su una traccia che sale nel centro
della conca fino al punto di arrivo della sciovia, per poi piegare a
destra e guadagnare il passo, oppure seguire un sentiero che corre lungo
il fianco occidentale della conca, congiungendosi al primo in prossimità
del valico. In
ogni caso ci ritroveremo di fronte alla graziosa statua della Madonnina,
sul cui sfondo si disegnano verso nord, se la giornata è limpida,
le più famose cime del gruppo del Masino-Disgrazia.
Si apre di fronte ai nostri occhi la conca terminale dell'alta valle
Salmurano, che, insieme alla valle dell'Inferno, confluisce nella valle
di Ornica (val Brembana, provincia di Bergamo). Dobbiamo ora dirigerci
verso destra (ovest), seguendo il sentiero che, perdendo leggermente
quota, punta al piede di un grande intaglio nella parete rocciosa, il
canalino del canalone dei Piazzotti ("canalìgn di piazzòc'"), percorso da un ruscello e piuttosto ripido. La risalita
del canalino richiede qualche semplice passo di arrampicata e va fatta
seguendo il percorso dettato dai segnavia rosso-bianco-rossi.
Foto-mappa del percorso dal passo di Salmurano alla cima occidentale dei Piazzotti
Giunti
alla sommità del canalino, ci ritroviamo in un piccolo pianoro
e, seguendo il sentiero, affrontiamo un ulteriore strappo, prima di
guadagnare un secondo e più ampio pianoro, sul quale sono collocati
il rifugio Benigni (m. 2282) ed il lago dei Piazzotti. L'ampio
pianoro è un piccolo gioello nascosto nel cuore delle Orobie
occidentali. Innanzitutto rappresenta un osservatorio suggestivo sul
versante retico, soprattutto sulle cime del gruppo Masino-Disgrazia.
Poi, accanto al bel lago dei Piazzotti (che spesso diventa, d'estate,
una sorta di succursale di una spiaggia marina, dato l'affollamento
delle persone intente a prendere il sole), ce ne sono altri due, più
piccolo e posto più a monte: vale la pena di visitarli, sono
due piccoli gioielli. In terzo luogo, con un piccolo sforzo supplementare,
possiamo facilmente salire dal pianoro alla Cima Occidentale di Piazzotti,
dirigendoci, verso sud-ovest, alla volta della ben visibile croce della
cima (m. 2349).
Infine
vale la pena di ricordare che a nord ed a poca distanza dal rifugio
termina un canalino che immette nella bellissima val Tronella (è
possibile scendervi, ma con molta cautela; in tal caso possiamo raggiungere,
per questa via, Pescegallo).
E' giunto però il momento del meritato
riposo, anche perchè siamo in cammino da circa 6-7 ore ed abbiamo
superato un dislivello complessivo in salita di circa 1400 metri. Per
sapere cosa ci attende la seconda giornata,
apri la relativa presentazione.
![]() |
![]() |
|||
![]() |
||||
Copyright © 2003 - 2023 Massimo Dei Cas La riproduzione della pagina o di sue parti è consentita previa indicazione della fonte e dell'autore (Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it)
Escursioni e camminate (consigli ed indicazioni; I miei canali su YouTube: paesi e campane, rifugi e vette, passi e poesie, poesie, musica) |
|||||||
Storia, tradizioni e leggende |
|||||||
Immagini, suoni e parole |
|||||||
Copyright © 2003 - 2023 Massimo Dei Cas Designed by David Kohout