L'altra Val di Mello: nei recessi nascosti del suo versante meridionale
CARTA DEL PERCORSO ; ALTRI PERCORSI IN VAL MASINO
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
San Martino-Arcanzolo |
2 h e 30 min. |
840 |
EE |
AGGIORNAMENTO: da alcuni anni le baite d Arcanzolo rientrano nella Riserva Integrale della Val di Mello e pertanto l’accesso è interdetto. Conservo la scheda per il suo valore documentario.
Il
primo paese che si incontra, salendo in Val Masino, è Cataeggio
(cata(i)öc’, 787 m). L’abitato termina con la frazione di Filorera (felorèra, 841 m),
dove, oltrepassata la strettoia sulla cui destra si trova la chiesa
di san Gaetano, si incontra anche, sulla destra della ex ss. 404, ora strada provinciale, la deviazione
per la valle di Sasso Bisolo (val de sas besö).
Se, ignorata questa deviazione, si prosegue, si raggiunge il piano della
Zocca, dove campeggia la Preda di Remenno, o Sasso Remenno (943 m),
che, insieme ad altri monoliti di dimensioni impressionanti, sembra
essere stata scagliata in un tempo immemorabile, dalla valle di Preda,
sulla piana in una lotta fra titani, forse antichi signori di queste
montagne. Si tratta del più grande monolito d'Europa, costituito
di granito ghiandone ed attrezzato come palestra di arrampicata, molto
nota e frequentata.
Proseguendo verso San Martino, possiamo ammirare lo scenario, veramente
unico, del massiccio che separa la Val di Mello da quella dei Bagni,
e che, visivamente, culmina nell'affilata cima del Cavalcorto, simbolo
della verticalità della Val Masino. In questo scenario aspro
e severo, una cappelletta che si trova a lato della strada introduce
una nota gentile, che rimanda ad una religiosità antica.
A 3,6 km da Cataeggio, ed a 13,6 km circa dall'inizio della ex ss. 404, ora strada provinciale,
della Val Masino, raggiungiamo San Martino (m. 923), posta all'imbocco
della Val di Mello, che
mostra, da qui, due delle sue perle più preziose, i pizzi Torrone
centrale ed orientale.
La Val di Mello offre numerosissime e conosciutissime possibilità
escursionistiche, tutte legate alle valli laterali del suo versante
settentrionale, percorse dal Sentiero Roma (senté róma). Il versante meridionale,
più aspro ed ombroso, è, invece, quasi sconosciuto, ma
riserva anch'esso possibilità escursionistiche che richiedono
cautela, ma hanno uno straordinario interesse panororamico. Fra queste,
una delle meno difficili è la salita all'alpeggio di Arcanzolo.
Non è facile, però, trovare la partenza della mulattiera
che porta all'alpe. Per raggiungerlo ci si deve portare sul lato opposto
(meridionale, o destro, per chi entra) della valle, sfruttando un ponte
dell’Enel posto sopra la presa del torrente, prima della località
Ca’ dei Rogni. Oltrepassato
il ponte, si segue verso l’interno della valle (sinistra) un sentierino,
che ben presto raggiunge alcuni prati, alla sommità dei quali
parte, poco evidente all’inizio, il sentiero per l’alpe.
Gettiamo, quindi, un ultimo sguardo, dai prati, alla località
Ca' dei Rogni (ca de rogn), alla bassa valle del Ferro e, sulla sinistra, alla valle
della Merdarola ed al pizzo Ligoncio (ligùnc'), prima di iniziare la salita, che
ci regala scorci panoramici sempre più suggestivi sulla valle
del Ferro.
Stiamo risalendo un versante che impressiona per il suo aspetto selvaggio,
ma la mulattiera è larga e ben tracciata, a testimonianza dell'antica
importanza dell'alpeggio nell'economia contadina. Non ci sono segnavia,
solo qualche raro segnale, come la lettera "A", in rosso,
segnata su alcuni massi. La
salita non concede respiro; qualche sosta, però, ci permette
di gustare, sulla destra, interessanti scorci sulla val Torrone e, di
nuovo, di fronte a noi, sulla valle del Ferro e sulla costiera che la
separa dalla val Qualido.
Dopo aver superato alcuni tratti che si affacciano su paurosi strapiombi,
raggiungiamo luoghi più tranquilli, mentre il panorama, alle
nostre spalle, si va facendo più grandioso. Giungiamo, così,
ad una radura posta ai piedi di una grande placca rocciosa; il
sentiero la aggira sulla destra e raggiunge, in breve, una baita isolata a quota 1613. Come
indicano due frecce rosse sul muro della baita, il sentiero riprende,
sulla destra, attraversando una fitta pineta, prima di raggiungere una
zona dove la vegetazione torna a diradarsi. La traccia si fa sempre
più incerta, e non è facile trovare, dopo alcuni zig-zag
del sentierino, il punto in cui piega a destra per raggiungere la parte
bassa di Arcanzolo (narcanzö, a 1770 metri), piccola oasi aperta immersa in una
mare di aspri dirupi. Un tempo, però, si trattava di un alpeggio di dimensioni modeste ma significative: di proprietà di privati di S. Martino e Mello, permetteva di caricare 30 capi di bestiame.
Se, invece di deviare a destra, proseguiamo nella salita, risaliamo
un canalino erboso, che ci permette di superare una fascia di roccette,
fino a giungere alla parte più alta del versante, dominata dalla
rocciosa parete settentrionale della cima di Arcanzo (sciöma dè narchènz, o l'omèt, chiamata Cima di Prato Baro nella guida alla Valtellina del CAI di Sondrio del 1884, m. 2715).
Sempre
seguendo la labile traccia, raggiungiamo una pianetta estremamente panoramica
e, proseguendo, ignoriamo una deviazione segnalata a sinistra per l'alpeggio
di Mezzola (seguiamo, invece, l'indicazione per Arcanzo). Ci portiamo,
così, nei pressi di quota 2000, guidati da qualche segnavia verde,
per gustare il superbo panorama sui pizzi Torrone e sul monte Disgrazia.
A sinistra dei pizzi Torrone, appaiono la punta Rasica, la cima di Castello
e la cima di Zocca. Più a sinistra ancora si mostrano i pizzi
del Ferro.
La
zona è, dal punto di vista panoramico, davvero splendida, ma
non è priva di insidie: la traccia finisce per perdersi, e se
non abbiamo memorizzato con estrema attenzione la via percorsa per salire,
rischiamo di perderci, scendendo, cosa assai pericolosa in luoghi così
dirupati. E' del tutto consigliabile, quindi, se non si conoscono questi
luoghi,
farsi accompagnare da persone esperte.
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo (CNS), che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line.
CARTA DEL TERRITORIO COMUNALE sulla base della Swisstopo (CNS), che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri).
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