Dopo
un pernottamento in una località del fondovalle a nostra scelta,
inizia la terza giornata, e con questa per la terza volta siamo a Dazio,
dove lasciamo l'automobile. Salutiamola, perché torneremo a riprenderla
solo alla fine della settimana.
Anche oggi restiamo nel settore orientale della costiera, per visitarne
alcuni interessanti alpeggi, posti in una posizione di confine fra la
costiera stessa ed il versante occidentale della Val Màsino. In
particolare, l'alpeggio
di Fontanili (Funtanìn), sopra Caspano, rappresenta, insieme ai
due alpeggi inferiori dei Prati di mezzo e di Gonchi (Gone) uno splendido
belvedere su una sezione importante del gruppo del Masino, che comprende
la cima di Castello, la punta Rasica, i pizzi Torrone, il monte Disgrazia
ed i Corni Bruciati. Ottimo è anche il panorama sulla media Valtellina,
incorniciata dal massiccio dell'Adamello. Oltre che per il suo valore
panoramico, Funtanìn si fa raccomandare come meta per una gradevole
escursione anche per la bellezza intrinseca e la tranquillità dei
luoghi.
Ad aggiungere fascino ai luoghi contribuisce la posizione singolare: siamo
in una sorta di terra di mezzo, o di confine, fra l'estremo lembo orientale
della Costiera dei Cech e le porte occidentali della Val Masino. E, last
but not least: fino a Gonchi possiamo salire facilmente con la mountain-bike,
sfruttando una pista sterrata che sale dalla località Gioch, sopra
Caspano.
Partendo da Dazio, dunque, saliamo, per la strada asfaltata, fino a Caspano,
passando di nuovo per Cadelsasso e Cadelpicco. Alla fine ci ritroviamo
sotto la bella chiesa di Caspano (m. 875), che sembra troneggiare sulla
sommità del poderoso muraglione sulla quale è posta.
Invece
di entrare in paese, però, ci dirigiamo verso destra e, parcheggiata
l'automobile, proseguiamo a piedi, salendo al cimitero (nei cui pressi
sorge la bella chiesetta di S. Martino) ed imboccando una strada sterrata
che varca l'alta valle di S. Martino e porta ad un bivio. La stradina
che scende verso destra conduce a Rigorso (Regurs), gruppo di baite nel
cuore del bosco.
Quella che sale a sinistra, invece, raggiunge i prati di Gonchi, ed è
proprio questa che dobbiamo percorrere. Fino a qualche anno fa la strada
terminava in corrispondenza di una piazzola, dalla quale partiva un sentiero
che saliva, abbastanza ripido, nel bosco, fino a sbucare a Gonchi (m.
1178). La pista è stata, poi, prolungata, ed ora raggiunge direttamente
Gonchi.
Qui lo scenario bucolico sembra invitare ad un sosta, non solo per riprendere
le forze e ristorare il corpo, ma anche per meditare. I prati sono posti
sull'ampio dosso con il quale il versante montuoso piega in direzione
nord-est, per seguire il solco della bassa Val Masino. Questa particolarità
fa della località un osservatorio privilegiato non solo sulla bassa
e media Valtellina, ma anche sulla Val Masino.
Infatti da qui possiamo scorgere, se la giornata è limpida, la
cima di Castello, i pizzi Torrone, la costiera Remoluzza-Arcanzo ed il
monte Disgrazia, ma vediamo bene anche parte del fondovalle della Val
Masino ed il paese di Cataeggio.
Da Gonchi un sentiero sale ai prati collocati più in alto, i Prati
di Mezzo, e prosegue fino a Fontanili, alpeggio che, nella sua parte terminale,
raggiunge i 1418 metri di quota ed è collocato in una posizione
ancora più panoramica. Da qui si possono infatti
osservare non solo la media Valtellina e la Valle di Preda Rossa, ma anche
aspetti meno noti della Val Masino, come la Val Terzana (chiamata anche Valle di Scermendone: così, per esempio, nella carta della Val Masino curata dal conte Lurani, nel 1881-1882), che confluisce, da nord-est, nella Valle di Sasso Bisòlo, la più orientale delle valli che costituiscono la Val Masino. Si distinguono chiaramente
il monte Disgrazia ed i Corni Bruciati, che chiudono la valle di Preda
Rossa, ma anche il passo di Scermendone ed il pizzo Bello, che chiudono
la Val Terzana.
La salita da Caspano a Funtanìn richiede approssimativamente un'ora
e tre quarti di cammino, necessaria per superare un dislivello di circa
540 metri.
Dopo aver goduto di questo raro panorama, risaliamo, un po' a vista, un
po' su traccia di sentiero, i boschi a nord dei prati, per gustarne l'atmosfera
magica ed il silenzio irreale. Facciamo però attenzione a no allontanarci
dalla verticale dei prati, per non avere problemi nella discesa.
Se ci piace passeggiare nei boschi, possiamo anche addentrarci nella splendida
pineta che si trova a destra (nord-est) della parte più alta di
destra dei prati. Possiamo per un buon tratto proseguire con andamento
quasi pianeggiante in uno scenario di rara bellezza.
Presentiamo, ora, due alternative per concludere questa terza giornata
a Poira di Civo, dove la tappa termina. la prima e più semplice
prevede una traversata diretta da Funtanin a Poira, passando per Busnardi
e Ledino, mentre la seconda prevede un ritorno a Caspano.
Ecco la prima. Dobbiamo trovare un sentierino che parte in prossimità
della più alta delle baite occidentali dell'alpe (alla nostra sinistra,
presso il rudere di una baita), attraversa un vallone (si tratta, di nuovo,
dell'alta valle di S. Martino), sale leggermente fino
ai prati di Posci (m. 1445; dai Fintanili ai Posci giunge oggi un ramo della recente pista tagliafuoco, quello più basso), entra nel bosco e torna a scendere per raggiungere
Busnardi (m. 1333); se, ora, proseguiamo sul sentiero, attraversiamo la
val Toate e scendiamo a Ledino (m. 1232), dove una carrozzabile ci permette
di raggiungere Poira (m. 1077), dove possiamo pernottare.
Se vogliamo raggiungere Poira con un giro più lungo, che passa
di nuovo per Caspano, ai prati di Busnardi, invece di proseguire verso
ovest, scendiamo, in diagonale, verso sinistra, tagliando i prati sottostanti.
In questo caso, però, dobbiamo prestare attenzione ai bolli rossi,
perché il sentiero non è sempre evidente e si sta sempre più inselvatichendo. Dal gruppo di
baite dei prati sottostanti si scende ancora verso sinistra, fino a raggiungere
una baita posta sul limite di una radura a forma di conca, e poi si piega
a destra, rientrando nel bosco, per uscirne, dopo una nuova svolta a sinistra,
alla parte alta dei prati di Criagno (m. 1174).
Scesi di qui alla baita che si trova leggermente alla nostra destra, si
prosegue verso sinistra, tornando a scendere nel bosco, con diversi tornanti,
fino a due baite solitarie. Qui si trova un bivio, al quale dobbiamo prendere
a sinistra (oltrepassando un cancelletto
in legno). L’ultimo tratto del sentiero si snoda nella cornice di
un bosco di castagni, attraversando anche una fascia di muretti a secco
che testimoniano come anche il bosco fosse una componente essenziale nell’economia
contadina del passato. Anche qui l’attenzione ai bolli si impone,
per evitare inutili e faticose diversioni. Alla fine ci ritroviamo nella
parte alta di Caspano (m. 875), in una zona che ci regala un bel colpo
d’occhio panoramico su uno dei più nobili ed antichi borghi
dell’arcipelago rurale di Civo.
La seconda possibilità per tornare a Caspano prevede di proseguire
da Funtanin descrivendo un arco verso sud-est (destra). Torniamo, dunque,
da Funtanin sui nostri passi, scendendo alle baite di quota 1375, dalle
quali proseguiamo la discesa fino alle baite di Pra’ Mezzo. Poco
sotto una cappelletta con una simpatica campanella, troviamo, a quota
1240 metri circa, presso una baita, un cartello, che indica la partenza,
verso sinistra, del sentiero per Rigorso (Regurs).
Imbocchiamo questo sentiero che, dopo un primo tratto tranquillo, nel
cuore di un bel bosco, il sentiero, segnalato da bolli rossi, si affaccia
sul solco della val Pòrtola. In questo tratto ci vuole un po’
di prudenza, soprattutto se c’è neve o ghiaccio. Guadato
il torrentello del vallone, percorriamo un tratto sul versante opposto,
prima di raggiungere il limite inferiore dei prati di Felegücc. Portiamoci
ora, con una traversata in piano, alle due baite più basse di quota
1229, che vediamo davanti a noi, sul lato opposto dei prati e sul limite
del bosco.
Qui, seguendo le indicazioni, imbocchiamo il sentiero (che nel primo tratto
richiede un po’ di attenzione per essere individuato, mentre poi
diventa ben visibile e marcato) che scende in un bel bosco, raggiungendo
i prati alti del maggengo di Rigorso. Bel maggengo, davvero, non solo
per la posizione panoramica, ma anche per la suggestiva presenza di un
enorme masso erratico
(il balùn, m. 1035), che non si sa davvero come sia potuto finire qui.
Dalla baita più bassa di Rigorso, la Müiaca, imbocchiamo la
pista sterrata e, percorrendola in discesa, riattraversiamo l’impressionante
solco della val Portola, prima di intercettare la già citata pista
sterrata che scende dai Gonchi e porta al cimitero di Caspano.
Esiste anche una variante alta di questo anello, che richiede un po' di
esperienza e senso dell'orientamento. Dalla parte più alta dei
prati di Funtanin scendiamo su un dosso piuttosto ripido, fino ad incontrare,
sulla sinistra, un grande faggio solitario. Guardando alla sua sinistra,
troviamo una traccia di sentiero che taglia una selva e scende ai prati
di Felegücc (m. 1300). Scendiamo, ora, alla baita sul limite inferiore
di sinistra dei prati: qui inizia un nuovo sentiero che scende, nel bosco,
fino a sbucare ai prati del maggengo Rigorso, dal quale raggiungiamo la
già citata pista sterrata che si congiunge con la pista che sale
dal cimitero di Caspano.
Variante: chi volesse salire a Regurs per una via diversa, di maggiore
interesse storico, può partire non da Caspano, ma dalla strada
di Val Pòrtola, poco oltre, in direzione di Cevo, rispetto alle
case di Bedoglio (dal dialettale “bedoia”, betulla).
Ma spieghiamo, prima, che cos’è Bedoglio. Si tratta di una
piccola frazione che si trova ad est di Caspano, sulla strada che da Caspano
porta a Cevo (la strada di Val Portola, appunto). Un tempo questa modesta
frazione aveva un’importanza assai maggiore di oggi, tanto che il
diplomatico e uomo d’armi Giovanni Guler von Weineck, governatore
per la Lega Grigia della Valtellina nel 1587-88, ne parla nella sua opera
“Rhaetia” (Zurigo, 1616), in questi termini: “Dopo un
miglio di strada da S. Martino
si giunge a Bedoglio, paese che sorge elevato sulla montagna, lungo la
via del Masino; deriva il suo nome dalle betulle, che si chiamano in dialetto
bedòle ovvero bedogli, e che crescono numerose in questi posti.
A Bedoglio e sulla montagna di Caspano, nel territorio compreso fra i
due torrenti, Masino e Tovate, si trovano qua e là alcune cave
di bella pietra color verde-mare, che viene impiegata per davanzali di
finestre e stipiti di porta nelle chiese e nei palazzi: la sua varietà
più bella e pregiata si trova al di sotto di Bedoglio, presso la
Ca’ del Sasso; né si trova nelle nostre regioni una pietra
più pregevole di questa. A Bedoglio abitano alcuni rami della nobile
casa Paravicini, ornamento e lustro del paese.”
Poco oltre Bedoglio, la strada per Cevo attraversa un bel corridoio pianeggiante,
chiudo a sinistra dal versante montuoso, a destra dal modesto rialzo boscoso
della quota 878. Percorrendola, troviamo, sulla nostra destra, una cappelletta
e, sulla sinistra, la partenza dell’antica mulattiera per Regurs.
Parcheggiamo, quindi, qui l’automobile e cominciamo a salire. Questa
mulattiera passa nei pressi delle baite della Coda di S. Agostino (m.
865), incontrando, nel primo tratto, anche una seconda cappelletta. Dopo
un lungo traverso sul fianco montuoso, intercetta, ad una quota approssimativa
di 950 metri, la pista sterrata per Regurs.
Vediamo infine come salire da Caspano a Poira, dove possiamo
pernottare prima della quarta tappa. La via più comoda, ma anche
un po' noiosa, è quella che segue la strada asfaltata che scende
a Dazio, che lasciamo per imboccare, sulla destra, la segnalata strada
per Poira. In alternativa, possiamo lasciare questa seconda strada per
salire alla chiesa di Roncaglia ed alle case di Roncaglia di Sopra. Alle
spalle delle case più alte di Roncaglia di Sopra, parte
un sentiero che porta alla pineta di Poira.