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Eccoci giunti alla terza ed ultima tappa di questo quarto settore del Sentiero Italia Lombardia nord: dobbiamo raggiungere, completando la traversata retica, Tirano, partendo da Prato Valentino, salendo verso il passo del Méden e cominciando una lunghissima discesa, che passa per le alpi Frantelone e Lughina.
Lasciamo la Casa del Sole ed incamminiamoci, prendendo a destra, sulla strada sterrata che sale sul lungo dosso dove, d’inverno, sono tracciate le piste
discesistiche.
 La salita è un po' monotona, ma la fatica è ripagata dall'estrema panoramicità dei luoghi.Sostiamo, allora, un attimo per passare in rassegna le cime che lo sguardo può raggiungere. Alla nostra sinistra (est) possiamo ammirare la lunga dorsale a nord-est del passo dell’Aprica, con il monte Padrio ed il passo del Mortirolo, e sullo sfondo del gruppo dell’Adamello; di fronte a noi, a sud, la catena orobica, sulla quale si individuano, da sinistra, il monte Torena, in val Belviso, le cime di Caronella, nella valle omonima, il pizzo del Diavolo di Malgina, in val Malgina, le cime del Druet ed il pizzo di Coca, in valle d’Arigna, e la punta di Scais, in val Caronno; alla nostra destra (ovest), individuiamo facilmente la forma arrotondata del Culmine di Dazio, che separa la media dalla bassa Valtellina, e, proseguendo verso destra, cioè verso nord-ovest, la cima del Desenigo (o monte Spluga) ed alcune cime del gruppo del Màsino, fra cui il pizzo Badile ed il monte Disgrazia, fino alle cime del gruppo dello Scalino, che abbiamo imparato a riconoscere nelle precedenti tappe;
in direzione nord, infine, l’arrotondata forma del monte Brione, diritta sopra di noi, ed alle sue spalle, verso destra, il monte Calighè ed il pizzo Combolo.
Dopo esserci fatta una cultura su queste cime orobiche e retiche, proseguiamo, in direzione del dosso Lau (m. 2034).
Ignorata, sulla sinistra, la deviazione (m. 2133) che porta al sentiero che percorre il Viale della Formica, in direzione della Costa di San Gaetano (dalla quale si scende all’ultima baita di Dàlico), ed oltrepassata la prima cabina dell’impianto di risalita, saliamo ancora, fino ad incontrare, nei pressi di una rete di contenimento, una deviazione segnalata, sulla nostra destra: qui (siamo a 2291 metri) il Sentiero Italia si stacca dalla pista, che prosegue fino alla seconda cabina dell’impianto di risalita, e comincia una bella traversata sul versante più alto della valle di Boalzo, in direzione del passo del Méden.
Siamo, anche qui, su una mulattiera molto frequentata, in passato, dai contrabbandieri. Il sentiero, con fondo buono, sale gradualmente,
aggira un dosso che scende verso sud-est dal monte Calighè, passa ai piedi del largo vallone che scende dalla bocchetta della Combolina (m. 2568), attraversa il versante che scende dal pizzo Combolo e raggiunge il piede di un'ampia sella:
qui (2405 metri), dal Sentiero Italia, si stacca, segnalata, una deviazione, sulla sinistra, che sale alla sella, dove è posto il passo del Méden, sul confine italo-svizzero (m. 2438), dal quale si può scendere all’alpe di Pescia alta ed al rifugio Anzana (m. 2050), in val Saiento, laterale della Valle di Poschiavo.
Noi, invece, proseguiamo sul sentiero che taglia il dosso Giuvel, aggirando, a 2315 metri, il versante meridionale del pizzo Cancano (m. 2435; se abbiamo un po’ di tempo, possiamo facilmente salire alla cima del pizzo sfruttando la sella del passo del Méden e percorrendo il largo crinale di confine in direzione della sua ben visibile cima erbosa). Perdiamo, poi, circa 150 metri, scendendo sul versant denominato Costone, e raggiungendo, a quota 2177 metri,
il punto in cui dal Sentiero Italia si stacca, sulla destra, il sentiero che, scendendo verso sud, conduce ai begli alpeggi di Nemina alta (m. 1745), Nemina di mezzo (m. 1571) e Nemina bassa (m. 1338), dai quali si può proseguire la discesa verso Piazzeda, bel paesino sopra Bianzone. Proseguendo per un breve tratto, ci troviamo proprio sotto l’evidente e larga depressione del passo denominato Colle o Collo d’Anzana.
Possiamo concederci, come breve fuoriprogramma di una ventina di minuti, la salita al passo (m. 2224), che, presidiato da una Madonnina, permette di accedere alla già menzionata Val Saiento. Un cartello ci informa che in una ventina di minuti possiamo, da qui, raggiungere il rifugio Anzana.
Torniamo sui nostri passi e riprendiamo la traversata in direzione est-nord-est: ci attende qualche breve salita, per aggirare alcune modeste formazioni rocciose, prima di guadagnare il bel versante che si stende ai piedi della Vetta o Dosso Salarsa (m. 2254).
Anche qui, spendendo un’ora supplementare di tempo, possiamo effettuare un bel fuori-programma, salendo a vista, facilmente, sul crinale di confine e raggiungendo, altrettanto facilmente, l’arrotondata cima del Dosso, alla nostra destra: saremo ripagati dalla sua estrema panoramicità.
Torniamo al Sentiero Italia, che, proprio sotto la verticale del Dosso,
comincia, dalla quota approssimativa di 2000 metri, a scendere con più decisione, verso l'alpe Frantelone (m. 1831), passando a destra delle sue baite, nel cuore di un bel bosco di abeti.
 Incontriamo, quindi, a quota 1720 metri, alcuni cartelli e,
poco oltre,
una piccola croce di legno, che precede la ripida discesa,  
con serrati tornantini,
in direzione est-nord-est,
verso l’alpe Lughina.
Il sentiero, alla fine della discesa, intercetta una pista che, percorsa verso destra, porta ai prati della località Sasso Lughina (m. 1418). Noi, invece, ci dirigiamo a sinistra, scendendo ad un bivio: dalla pista principale si stacca, sulla sinistra, una breve pista che passa sotto il rudere di un’ex-caserma di finanza e termina sul limite orientale dei prati dell’alpe Lughina.
Non manchiamo di visitare quest’amena oasi, dove i prati sembrano incuranti del fatto di essere attraversati dal confine italo-svizzero. L’ultima casa che troviamo, al termine della pista, è, infatti, già in territorio svizzero, e da qui parte, segnalato, un bel sentiero che attraversa il bosco del versante est della Salarsa e raggiunge una pista che sale da Campocologno, in Valle di Poschiavo, ai prati della Piana.
Torniamo al bivio e cominciamo a scendere, su una strada tracciata per scopi militari, con pendenza assai regolare. Al un tornante sinistrorso di quota 1260 intercettiamo, di nuovo, il Sentiero del Sole, che giunge fin qui da Stavello, attraversando i boschi sopra Villa di Tirano: per l’intera discesa rimanente ci farà compagnia. Dopo un breve tratto, eccoci al maggengo di Piatta (m. 1223).
Più in basso, incontriamo le baite di Romaione (m. 1109) e la bellissima piana di Novaglia (m. 980), dove ci sono diverse cose da osservare: innanzitutto la meridiana che si mostra sulla parete della prima baita che incontriamo;
in secondo luogo il bel panorama che di cui possiamo da qui godere;
 infine l'evidente croce che, illuminata di notte, è ben visibile da Tirano.
A quota 735 ecco poi, a destra della strada, la bella chiesetta di san Sebastiano.
L'ultimo tratto della discesa avviene all'ombra di un bel bosco di ontani neri, betulle e castagni.
Lasciato il bosco, raggiungiamo le case più alte della frazione,
dove parte, sulla sinistra, un tratturo che sale allo xenodochio di Santa Perpetua, chiesetta che merita un'attenta visita
e che rappresenta un ottimo balcone panoramico su Tirano,
ed in particolare sul Santuario della Madonna di Tirano.
Ed è proprio al santuario che termina questa sezione del Sentiero Italia. Siamo in cammino da 6 ore ed abbiamo superato un dislivello, in salita, di circa 680 metri.

  

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