Apri qui una galleria di immagini - Carta dei percorsi - Varianti: al rifugio Volta - Al bivacco Primalpia

La terza tappa del Sentiero Italia resta in Valle dei Ratti, e prevede due varianti: la salita da Frasnedo al rifugio Volta o al bivacco Primalpia. Le raccontiamo entrambe, anche se la seconda ha il vantaggio di poter fruire di una struttura sempre aperta.


Apri qui una panoramica della Val dei Ratti vista dalla Croce GAM di quota 2585

Prima però di vedere come procedere, vale la pena di approfondire la conoscenza di questa singolare ed affascinante valle.


Il rifugio Frasnedo

La Val dei Ratti (o Valle dei Ratti), in rapporto alla sua ampiezza ed alle possibilità escursionistiche offerte, è molto probabilmente la meno nota ed apprezzata fra le valli non solo della Valchiavenna, ma dell’intera provincia. Non senza motivo. È, insieme alla Val Codera (che però gode di una ben maggiore notorietà, anche per essere attraversata dalla prima tappa del celeberrimo Sentiero Roma), l’ultima valle di una certa ampiezza (il torrente Ratti la percorre per 11 km) che non è servita da una carrozzabile e che quindi si lascia visitare solo con grande fatica e dispendio di sudore. La valle, che si apre alle spalle di Verceia (anche se appartiene nella sua quasi totalità amministrativamente, al comune di Novate Mezzola), resta quindi, per i più, un enigma, emblema di una montagna che, pur non avendo nulla da invidiare alle mete più frequentate, è stata risparmiata dalle peregrinazioni di massa delle frotte di turisti alla ricerca di frescure a portata di motore. Resta là, nascosta, alle spalle della solare Costiera dei Cech, resta il regno degli abitanti di Verceia che, d’estate, animano il nucleo di Frasnedo, il suo baricentro, guardando gli sporadici turisti “forestieri” senza diffidenza, ma con l’orgoglio di chi si sente sovrano di un lembo alpino non privo di storia e di importanza anche economica (i suoi pregiati alpeggi furono, un tempo, in gran parte posseduti dalla nobile famiglia comasca dei Ratti, che hanno donato alla valle il nome).


La Val dei Ratti orientale

La valle, prima laterale orientale per chi entra da sud in Valchiavenna, scende ripida, con andamento ovest, fino alle rive del lago di Mezzola, dalle belle vette granitiche del cosiddetto nodo del Ligoncio, che ha come vetta principale il pizzo omonimo (m. 3038), sul quale si incontrano Val Spazza o Arnasca (Val Codera), Valle dell’Oro (val Masino) e Valle dei Ratti. Sul suo versante orientale, dal monte Bassetta, a sud (m. 2143) al monte Spluga, o cima del Calvo (m. 2967), sull’angolo di nord-est della valle, passando per il monte Sciesa (m. 2487), la cima di Malvedello (m. 2640) e la cima del Desenigo (m. 2845), domina la qualità di granito denominata serizzo.


Valle dei Ratti vista dal pizzo Ligoncio

Su quest’ampia dorsale si trovano alcuni importanti passi, da quelli della Piana (m. 2052), di Visogno (m. 2574) e del Colino (m. 2630), che congiungono la Costiera dei Cech alla Valle dei Ratti, ai passi gemelli di Primalpia (m. 2476) e bocchetta di Spluga (o Talamucca, m. 2526), che congiungono l’alta Valle dei Ratti alla Valle di Spluga (Val Masino). Il resto della testata della valle, che propone, da est ad ovest, il pizzo Ratti (m. 2907), il pizzo della Vedretta (m. 2925), il pizzo Ligoncio (m. 3038), le cime di Gavazzo (m. 2920), la punta Magnaghi (m. 2871) ed il Sasso Manduino (m. 2888) sono, invece, il regno della qualità di granito denominata ghiandone. Qui troviamo il passo della Vedretta Meridionale (m. 2840), che consente di traversare in Valle dell’Oro (Val Masino) ed il più difficile passo della Porta o bocchetta di Spassato (m. 2820), che permette di traversare in alta Val Ladrogno (Val Codera).


Apri qui una videomappa del versante orientale dell'alta Val dei Ratti

Questa sintetica presentazione giustifica la presenza nella valle di due strutture importanti, il rifugio Volta, dedicato all’illustre scienziato comasco (m. 2212) ed il bivacco Primalpia (m. 1980). Sintesi delle possibilità escursionistiche della valle è offerta anche da Ercole Bassi ne “La Valtellina – Guida illustrata”, del 1928 (V edizione): “Sbocca a Vercéja la scoscesa Valle dei Ratti o del Ratto, che sale a mattina. In alto vi sono alcuni alpeggi, goduti in comunione dai proprietari, che vi confezionano d'estate ottimi formaggi grassi, simili a quelli molto apprezzati di Val del Bitto e di Val di Lesina. Rimontando la Val dei Ratti si giunge alla capanna Volta del C.A.I. sez. di Como, e pel passo Primàggia (m. 2457) si scende in Valle Spluga, dalla quale per diversi sentieri si può calare in Val del Masino. La capanna Volta agevola le ascensioni al pizzo Ligoncio (m  3033), alla cima del Calvo (m. 2955), al monte Spluga (rn. 2845) che offre un panorama estesissimo; alla punta Como (m. 2900), al Colle Magnaghi (m. 2700) e ad altre vette interessanti.”
Dall’opera “La Valtellina (Provincia di Sondrio)”, di Ercole Bassi (Milano, Tipografia degli Operai, 1890), ricaviamo, poi, interessanti notizie sugli alpeggi (tutti di proprietà privata) di Val Codera e Valle dei Ratti, la prima interamente, la seconda in gran parte territorio del comune di Novate Mezzola  (i dati si riferiscono rispettivamente al numero di vacche sostenute ed al reddito in lire per ciascun capo):


FRASNEDO-RIFUGIO VOLTA

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Frasnedo-Corveggia-Tabiate-Camera-Talamucca-Rif. Volta
3 h e 30 min.
920
E
SINTESI. Lasciamo Frasnedo ed il rifugio, in direzione dell’alta valle, sfruttando prima un tratturo in leggera discesa, poi un sentiero che, rimanendo sulla sinistra (per chi sale), scende ai prati di Corveggia (m. 1221). d un bivio prendiamo a sinistra e, superata una cappelletta, usciamo ai prati di Tabiate (m. 1253). Entriamo in pineta e al bivio di quota 1400 ignoriamo il sentiero che scende a destra (itinerario per il bivacco Primalpia) e prosegiamo diritti, fino alla baita posta a m. 1475. Ci attende, poi, una lunga serie di ripidi tornanti, che ci consente di superare il primo impegnativo gradino della valle, raggiungendo il ripiano sul quale è posta l'alpe Camera, a m. 1792. Poco oltre troviamo un bivio. Entrambi i sentieri salgono al rifugio Volta. Il primo, non segnalato, più breve ma più faticoso, si stacca, in corrispondenza di un evidente dosso sulla sinistra, da quello segnalato, e sale ripido, sfruttando anche un vallone, all'alpe Talamucca, raggiungendo il rifugio Volta da sud-ovest. Il secondo, che fa parte del Sentiero Italia Lombardia Nord 3, prosegue verso il centro della valle, ne attraversa il torrente (attraversamento che, dopo abbondanti piogge o nella prima parte di giugno può comportare qualche problema per la sua portata) e risale gradualmente sul versante opposto. Intercettiamo così un sentiero che sale da destra e lo seguiamo verso sinistra (nord ovest), risalendo l'ampio dosso del Mot, fino a tornare nella piccola gola della valletta del Sereno, dalla quale usciamo più in alto, guadagnando la sommità dell’ampio dosso del Mot. Pieghiamo, ora, verso sinistra e si raggiungiamo il limite orientale dell'alpe Talamucca (IGM il Mot, m. 2074). Alcune tracce, che poi diventano sentiero sempre più marcato, risalgono il dosso prativo, verso nord, dapprima leggermente verso sinistra, poi sulla verticale, fino ad attraversare il primo e più grosso torrente, quasi un centinaio di metri a monte dell’alpe. Subito dopo il largo sentiero cessa. Raggiunte le baite dell’alpe quotate 2176 metri, continuiamo in leggera salita trasversale verso sinistra (direzione nord-ovest), su magri pascoli, oltrepassando quattro ruscelli e giungendo alla base del dosso erboso sul quale è posto il rifugio Volta. Passiamo, così, poco sotto un grande baitone; poco prima del rifugio, riconoscibile per le finestre bianco-rosse, vediamo due baite minori. In breve siamo al rifugio Volta (m. 2212).


Rifugio Volta

Il rifugio Volta è stato costruito dal CAI di Como (tel.: 031 264177) per celebrare la memoria dell’illustre scienziato comasco Alessandro Volta, inventore della pila, figura ebbe anche un qualche rilievo nella storia della Valtellina, in quanto nel 1777, rientrato da un viaggio in Svizzera ed Alsazia, introdusse nella zona del Lario e nella bassa Valchiavenna e Valtellina la coltura della patata, che costituì un’importante integrazione nell’alimentazione contadina, notoriamente esposta al rischio della sottonutrizione nei periodi di carestia. È posto a 2212 metri, nel grande anfiteatro che si apre nella parte terminale della Valle dei Ratti, come punto di appoggio per le ascensioni che interessano le cime del gruppo. Si tratta di uno dei rifugi più faticosi da raggiungere, in quanto dobbiamo salire dal parcheggio sopra Vico di Verceia e quindi superare un dislivello di oltre 1600 metri in altezza, cosa che richiede 4-5 ore di cammino. Teniamo, poi, presente che non è aperto né gestito nella stagione estiva, per cui se vogliamo sfruttarlo dobbiamo chiedere le chiavi a Verceia (famiglia Oregioni, Via S. Francesco 8, Verceia, 0343 39690) o a Frasnedo.


Testata della Val dei Ratti

Abbiamo già visto come giungere a Frasnedo; vediamo, ora, come procedere verso il rifugio. Lasciamo, dunque, Frasnedo, in direzione dell’alta valle, sfruttando prima un tratturo in leggera discesa, poi un sentiero che, rimanendo sulla destra orografica della valle (sinistra, per chi sale), scende ai prati di Corveggia (m. 1221), dai quali si gode di un buon colpo d’occhio sull’alto Lario, ed ai quali giunge anche un sentiero più basso, che passa per Moledana. Addentrandoci ancor più nella valle, raggiungiamo, in breve, un bivio (anzi, trivio, considerando la direzione dalla quale veniamo: questo giustifica le tre frecce bianco-rosse in evidenza su un masso) con alcuni cartelli della Comunità Montana Val Chiavenna, che indicano sulla destra il sentiero A1, per l’alpeggio Nave (dato a 45 minuti), l’alpeggio Lavazzo (dato ad un’ora e 30 minuti) ed il passo del Culmine (dato a 2 ore e 15 minuti). I cartelli segnalano anche che il medesimo sentiero porta, in 2 ore e 25 minuti, al monte Bassetta (sul crinale fra Valle dei Ratti e Costiera dei Cech), dal quale si scende al maggengo di Foppaccia (dato a 3 ore e 25 minuti), per poi tornare, alla fine, a S. Fedele di Verceia (tempo complessivo: 4 ore e 30 minuti). Un ottimo circuito escursionistico, per chi parta da Verceia e sia ottimo camminatore.


Sentiero per la media Val dei Ratti

Ma a noi, per ora, interessa l’altro sentiero, quello di sinistra, che porta, in 3 ore, al rifugio Volta. Troviamo, a questo bivio, un cartello dell'Associazione Nazionale Partigiani Italiani, che riassume l'itinerario percorso dalla già citata 55sima brigata Fratelli Rosselli nell'inverno del 1944 per passare da Introbio in Valsassina a Bondo in Svizzera, passando in alta Val Codera per la bocchetta della Teggiola. Essi passarono in Val Gerola, scesero a guadare l'Adda, risalirono per la Costiera dei Cech e passarono in Val dei Ratti e da qui in Val Codera. Un cartello con la scritta cancellata, sempre a questo bivio, sta ad indicare la direzione per la capanna Volta che coincide ancora con quella per il bivacco Primalpia. Di nuovo in cammino, dunque, prendendo a sinistra. Dopo aver superato una cappelletta, eccoci ai prati di Tabiate (m. 1253), dove, su una baita, troviamo una targhetta azzurra con il logo “Life” (stiamo, infatti, percorrendo un tratto della terza tappa, da Codera al bivacco Primalpia o al rifugio Volta, del Sentiero Life delle Alpi Retiche, recentemente ideato e segnalato; stiamo percorrendo anche un tratto del Sentiero Italia).


Prato Tabiate

La valle comincia ora a mostrare un aspetto più marcatamente alpino: ecco le prime conifere solitarie, i primi fischi improvvisi ed acuti delle marmotte, che hanno imparato a riconoscere nell’uomo una possibile minaccia (la caccia alla marmotta fu, in passato, un elemento importante nell’integrazione alimentare dei pastori che dovevano trascorrere molti mesi dell’anno sugli alpeggi), il volo delle coturnici, l’incessante peregrinazione delle capre, che qui sono di casa. Purtroppo, data l’esposizione all’aria umida del lago, questo è, spesso, anche il regno delle nebbie e delle foschie, che sottraggono molto allo splendore selvaggio del paesaggio. Ci colpisce, proprio davanti a noi, il singolarissimo profilo del Sasso Zucco, modesta elevazione a forma di corno sul versante meridionale della valle (alla nostra destra), sul limite settentrionale dell'alpe Primalpia.


Media Val dei Ratti

Addentrandoci ancor più nella media valle, incontriamo la prima pineta e giungiamo, intorno ai 1400 metri, ad un nuovo bivio, al quale bisogna prestare un po’ di attenzione. Dal sentiero si stacca, infatti, sulla destra, un secondo sentiero che scende ad un ponte sul torrente della valle. Su un masso una freccia indica il bivio; in direzione del sentiero principale è aggiunta la scritta, difficilmente leggibile, “Volta”: l’indicazione va intesa nel senso che proseguendo diritti su questo sentiero, cioè rimanendo ancora per un lungo tratto sul lato sinistro (per noi) della valle, saliamo verso il rifugio Volta del CAI di Como, posto, a 2212 metri, sul limite dell’alpe Talamucca, nella parte centrale dell’alta valle. Il sentiero che scende a destra, invece, porta al bivacco Primalpia, sul lato opposto della valle. Ignorata, dunque, la deviazione a destra, saliamo ad una prima baita posta a m. 1475.


Apri qui una fotomappa della media Val dei Ratti

Ci attende, poi, una lunga serie di ripidi tornanti, che ci consente di superare il primo impegnativo gradino della valle, raggiungendo il ripiano sul quale è posta l'alpe Camera (o Camerà, chiamata anche alpe Montini), a m. 1792. Il nome deriva dal toponimo “camer”, molto diffuso nel gruppo del Masino (i frequentori del Sentiero Roma ricorderanno i passi del Camerozzo e del Cameraccio), che indica un ricovero, in genere un grande masso. Qui la presenza di un romiceto segnala un punto nel quale le mandrie, prima di salire agli alpeggi più alti, sostavano per un certo periodo. Siamo ormai di fronte ai gradini rocciosi che introducono al circo terminale della valle, che, nella sua parte centrale, mostra imponenti ed impraticabili pareti, che precipitano con grandi salti, percorse da alcune cascatelle. Gli alpeggi del circo più alto vanno, dunque, raggiunti aggirandole sulla sinistra e sulla destra. Si offrono, dunque, due possibili percorsi. Il primo, non segnalato e più breve, si stacca, in corrispondenza di un evidente dosso sulla sinistra, da quello segnalato, e sale ripido, sfruttando anche un vallone, all'alpe Talamucca, raggiungendo il rifugio Volta da sud-ovest. Il secondo, che fa parte del Sentiero Italia Lombardia Nord 3, prosegue verso il centro della valle, ne attraversa il torrente (attraversamento che, dopo abbondanti piogge o nella prima parte di giugno può comportare qualche problema per la sua portata) e risale gradualmente sul versante opposto, fino ad intercettare il sentiero che dal dosso del Mot scende all’ampio vallone che si apre sotto la bocchetta del Sereno, per poi risalire in direzione dell’ancor più ampio vallone che culmina nel passo di Primalpia, porta all’alta Valle di Spluga (Val Masino). Non si può sbagliare: seguendo questo secondo sentiero verso sinistra (nord ovest), si risale l'ampio dosso del Mot, fino a tornare nella piccola gola della valletta del Sereno (che la carta IGM non menziona), dalla quale si esce più in alto, guadagnando la sommità dell’ampio dosso del Mot. Si piega, ora, verso sinistra e si raggiunge il limite orientale dell'alpe Talamucca (IGM il Mot, m. 2074). Il curioso nome ha probabilmente la medesima origine di “Talamona”, ligure, etrusca o celtica: forse è da “tala”, cioè “terreno alluvionale”, da “talamo”, “monte” o “costa dirupata” o ancora dal celtico “talos”, “stella”. Di fronte a noi il Sasso Manduino (m. 2888), la più ambita delle vette del gruppo, che chiude ad ovest la testata dell’alta valle, si mostra come compatto blocco granitico; alla sua destra, la punta Magnaghi mostra un profilo decisamente più slanciato. Da qui inizia la traversata terminale verso il rifugio, in direzione nord e nord-ovest. Se la visibilità è buona, non ci sono problemi, ma in caso di foschia non è facile arrivarci, perché il terreno è uniforme, e si rischia di vagare alquanto senza raggiungere la meta. D’estate, peraltro, troveremo sempre qualcuno che ci offre preziose indicazioni. Alcune tracce, che poi diventano sentiero sempre più marcato, risalgono il dosso prativo, verso nord, dapprima leggermente verso sinistra, poi sulla verticale, fino ad attraversare il primo e più grosso torrente, quasi un centinaio di metri a monte dell’alpe. Subito dopo il largo sentiero cessa. Raggiunte le baite dell’alpe quotate 2176 metri, continuiamo in leggera salita trasversale verso sinistra (direzione nord-ovest), su greppi erbosi, oltrepassando quattro ruscelli e giungendo alla base del dosso erboso sul quale è posto il rifugio Volta. Passiamo, così, poco sotto un grande baitone; poco prima del rifugio, riconoscibile per le finestre bianco-rosse, vediamo, infine, due baite minori. Siamo a 2212 metri, il punto più alto raggiungo, finora, dal sentiero. Di qui si scorgono le cime della testata della valle, a partire dal Sasso Manduino, a sud ovest (m. 2888), seguito dalla punta Magnaghi (m. 2871), dalle Cime della Porta, a nord ovest, dal pizzo Ligoncio (m.3038), dal pizzo della Vedretta (m. 2907), alla cui sinistra è collocato il passo che congiunge la nostra valle a quella dell'Oro, dal monte Spluga o Cima del Calvo (m. 2967), verso nord est e, infine, dalla Cima del Desenigo (m. 2845). A sinistra del pizzo Ligoncio si può scorgere, in corrispondenza di una sorta di W, il passo della Porta, che permette di scendere in val Spassato e, di qui, in val Codera, al rifugio Brasca.
Tenete conto che da Frasnedo al rifugio Volta esiste un dislivello di circa 920 metri e che in circa tre ore il rifugio può essere raggiunto.

FRASNEDO-BIVACCO PRIMALPIA

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Frasnedo-Corveggia-Tabiate-Alpe Primalpia-Bivacco Primalpia
3 h
730
E
SINTESI. Lasciamo Frasnedo, in direzione dell’alta valle, sfruttando prima un tratturo, poi un sentiero che, rimanendo sulla destra orografica della valle (sinistra, per chi sale), scende ai prati di Corveggia (m. 1221). Ad un successivo bivio prendiamo a sinistra (indicazioni per il rifugio Volta). Dopo aver superato una cappelletta, usciamo ai prati di Tabiate (m. 1253), dove, su una baita, troviamo una targhetta azzurra con il logo “Life”. Addentrandoci ancor più nella media valle, intorno ai 1400 metri incontriamo un nuovo bivio, al quale prendiamo a destra, imboccando un sentiero che scende ad un ponte sul torrente della valle. Sul lato opposto della valle troviamo una fascia di prati con alcune baite. Raggiunti i prati, dobbiamo salire verso il limite superiore, più o meno sulla verticale rispetto al ponte, dove parte, segnalato dal cartello giallo del Sentiero Life posto su un masso, il sentiero segnalato che, dopo un primo traverso verso destra, piega a sinistra, superando alcuni torrentelli, nella cornice di un bel bosco di larici, e raggiunge l'alpe di Primalpia bassa, a m. 1678, caratterizzata da un grande larice solitario al centro del prato. Approssimativamente sopra la verticale del larice, leggermente a sinistra, il sentiero riparte, e, dopo un breve tratto a destra, riprende la direttrice verso sinistra (est), sempre nella cornice del bosco di larici. Attraversate alcune radure, incontriamo i primi ruderi delle baite dell’alpe di Primalpia (etimologicamente, la prima fra le alpi, l'alpe per eccellenza) alta. Incontriamo, quindi, un cartello che indica la deviazione per l’alpe Nave e l’alpe Piempo, deviazione che ignoriamo. Superato un ultimo torrentello, eccoci, infine, al simpatico edificio del bivacco Primalpia, a 1980 metri.


Apri qui una videomappa del versante orientale dell'alta Val dei Ratti

Il bivacco Primalpia, posto a 1980 all’alpe omonima, è una simpatica struttura in muratura sempre aperta, che costituisce, dunque, un importante punto di riferimento per escursioni ed ascensioni nella zona. Vediamo come raggiungerla da Frasnedo.
Lasciamo, dunque, Frasnedo, in direzione dell’alta valle, passando accanto al rifugio Frasnedo e percorrendo in leggera discesa un trattuto, che lascia il posto ad un sentiero. Procediamo rimanendo sulla destra orografica della valle (sinistra, per chi sale), scende ai prati di Corveggia (m. 1221), dai quali si gode di un buon colpo d’occhio sull’alto Lario, ed ai quali giunge anche un sentiero più basso, che passa per Moledana (dalla voce milanese "moeula", mola). Addentrandoci ancor più nella valle, raggiungiamo, in breve, un bivio (anzi, trivio, considerando la direzione dalla quale veniamo: questo giustifica le tre frecce bianco-rosse in evidenza su un masso) con alcuni cartelli della Comunità Montana Val Chiavenna, che indicano sulla destra il sentiero A1, per l’alpeggio Nave (dato a 45 minuti), l’alpeggio Lavazzo (dato ad un’ora e 30 minuti) ed il passo del Culmine (dato a 2 ore e 15 minuti). I cartelli segnalano anche che il medesimo sentiero porta, in 2 ore e 25 minuti, al monte Bassetta (sul crinale fra Valle dei Ratti e Costiera dei Cech), dal quale si scende al maggengo di Foppaccia (dato a 3 ore e 25 minuti), per poi tornare, alla fine, a S. Fedele di Verceia (tempo complessivo: 4 ore e 30 minuti). Un ottimo circuito escursionistico, per chi parta da Verceia e sia ottimo camminatore.


Frasnedo

Ma a noi, per ora, interessa l’altro sentiero, quello di sinistra, che porta, in 3 ore, al rifugio Volta. Un cartello con la scritta cancellata, sempre a questo bivio, sta ad indicare che la direzione per la capanna Volta è, per ora, anche quella per il bivacco Primalpia (etimologicamente, la prima fra le alpi, l'alpe per eccellenza).
Di nuovo in cammino, dunque, prendendo a sinistra. Dopo aver superato una cappelletta, eccoci ai prati di Tabiate (m. 1253), dove, su una baita, troviamo una targhetta azzurra con il logo “Life”. Addentrandoci ancor più nella media valle, intorno ai 1400 metri incontriamo un nuovo bivio, al quale bisogna prestare un po’ di attenzione. Dal sentiero si stacca, sulla destra, un secondo sentiero che scende ad un ponte sul torrente della valle. Su un masso una freccia indica il bivio; in direzione del sentiero principale è aggiunta la scritta, difficilmente leggibile, “Volta”: l’indicazione va intesa nel senso che proseguendo diritti su questo sentiero, cioè rimanendo ancora per un lungo tratto sul lato sinistro (per noi) della valle, saliamo verso il rifugio Volta del CAI di Como, posto, a 2212 metri, sul limite dell’alpe Talamucca, nella parte centrale dell’alta valle.


Media Val dei Ratti

Noi, invece, dobbiamo scendere al ponte alla nostra destra, che ci porta sul lato opposto della valle, dove troviamo una fascia di prati con alcune baite. Un cartello che punta in direzione del ponte ha la scritta cancellata (vi si leggeva l’indicazione per il bivacco Primalpia (etimologicamente, la prima fra le alpi, l'alpe per eccellenza). Probabilmente in futuro le indicazioni saranno più chiare. Intanto, raggiunti i prati, dobbiamo salire verso il limite superiore, più o meno sulla verticale rispetto al ponte, dove parte, segnalato dal cartello giallo del Sentiero Life posto su un masso, il sentiero segnalato che, dopo un primo traverso verso destra, piega a sinistra, superando alcuni torrentelli, nella cornice di un bel bosco di larici, e raggiunge l'alpe di Primalpia (etimologicamente, la prima fra le alpi, l'alpe per eccellenza) bassa, a m. 1678, caratterizzata da un grande larice solitario al centro del prato. Un cartello che reca scritto "Forza veci" ci esorta a chiamare a raccolta le ultime forze; mentre tiriamo il fiato, guardiamo al versante opposto della valle, dove la cima del Cavrè si mostra come un'imponente ed elegante piramide regolare. Approssimativamente sopra la verticale del larice, leggermente a sinistra, il sentiero riparte, e, dopo un breve tratto a destra, riprende la direttrice verso sinistra (est), sempre nella cornice del bosco di larici.
Attraversate alcune radure, incontriamo i primi ruderi delle baite dell’alpe di Primalpia (etimologicamente, la prima fra le alpi, l'alpe per eccellenza) alta. Incontriamo, quindi, un cartello che indica la deviazione per l’alpe Nave e l’alpe Piempo, deviazione che ignoriamo. Superato un ultimo torrentello, eccoci, infine, al simpatico edificio del bivacco Primalpia (etimologicamente, la prima fra le alpi, l'alpe per eccellenza), recentemente edificato, a 1980 metri.
L’interno è accogliente: ci sono 18 brandine, disposte in letti a castello, c’è l’acqua corrente, c’è una stufa a gas ed un focolare, c’è la corrente generata da un pannello fotovoltaico. C’è anche un simpatico cartello, con una scritta che recita così: “Il pattume se si scende a valle portarlo con sé, perché il camion non passa! Grazie!” Qualora fossimo nella necessità di fermarci qui, ripaghiamo la generosa iniziativa di chi ha voluto questo prezioso punto di appoggio con il massimo rispetto per la struttura e magari con un contributo riconoscente.


Bivacco Primalpia

Questo luogo così ampio e luminoso ha visto per secoli alternarsi vicende di uomini ed animali. Non ci poteva però, non mettere il suo zampino anche il diavolo. Eccolo, quindi, protagonista di una delle tante leggende che fino ad un paio di generazioni fa si raccontavano con aria serissima la sera per incutere in tutti, soprattutto nei più piccoli, un sano timore. Una volta, in autunno, un ragazzo, un aiutante dei contadini che caricavano l’alpe di Primalpia (un “bocia”), mentre risaliva l’alpe per cercare alcune capre che si erano perse, fu improvvisamente circondato da una nebbia misteriosa, dalla quale emerse un distinto signore (parente stretto, forse, di quello che abbiamo già visto nella leggenda di Frasnedo). Alla domanda se avesse visto delle capre, egli risposte che da trecento anni viveva nella valle, senza aver mai visto alcuna capra. Anche in questo caso il ragazzo intuì di chi si trattava, e tornò di corsa, spaventato, alle baite dei pastori.


Bivacco Primalpia

Dove si trovano diavoli, si trovano anche anime dannate, e l’alpe Primalpia non fa eccezione. Si racconta, infatti, che qui fu relegata l’anima di un tal Scigulìn, che spesso passava il tempo a fischiare. Questo diede noia ad un pastore, che, un giorno, gli chiese in tono minaccioso di smettere. Quando questi, però, sceso a Verceia, fu di ritorno all’alpe, ebbe una sgradita sorpresa: Scigulin, che non aveva affatto preso bene la sgarbata richiesta, cominciò a fischiare sempre più forte, impedendogli di proseguire. Calarono così le tenebre, ed il pastore non fu più in grado di trovare la strada per la propria baita. Fu cosìcostretto a vagare fino al sorgere dell’alba, quando la luce gli permise di riconoscere il sentiero per l’alpe. Questo ed altro può succedere quando non si rispettano le anime che già hanno la triste sorte di dimorare eternamente nelle solitudini montane.
Queste ed altre leggende si trovano raccolte nel bel volume di AA. VV. intitolato "C'era una volta", edito, a cura del Comune di Prata Camportaccio, nel 1992.


Testata orientale della Val dei Ratti

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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