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CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la mappa on-line

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Fra le varie opportunità offerte dalla pratica dell’escursionismo, c’è anche quella di utilizzare le strutture di un rifugio alpino e contemporaneamente contribuire ad una causa umanitaria. Accade con il nuovo rifugio Schiazzera, ricavato da un’ex-caserma della guardia di finanza posta all’alpe Schiazzéra, in val Saiento, e gestito da volontari tiranesi che aderiscono alla cosiddetta “Operazione Mato Grosso”, finalizzata all’aiuto delle popolazioni di un’area fra le più povere del Brasile. I proventi della gestione del rifugio vengono, appunto, destinati ad interventi umanitari in quest’area. Un buon motivo per plaudere alla sua apertura. Aggiungiamone un altro: si tratta di un punto di appoggio indispensabile per chi intendesse percorrere il Sentiero Italia nel tratto che da Tirano porta nel cuore della Val Grosina.
Il rifugio, il cui edificio è proprietà del comune di Vervio, è facilmente raggiungibile seguendo due itinerari. Il più comodo ha come punto di partenza l’amena località di Sùsen, posta a 1508 metri, sul versante montuoso che si stende ai piedi della parete di sud-est del monte Masuccio e sovrasta Vervio. Il secondo, invece, parte da Pra’ Baruzzo, alpeggio posto a 1389 metri, sopra Baruffini, cui si sale facilmente da Tirano.
La salita a Susen ha come punto di partenza Vervio (m. 549),
piccolo comune a nord-est di Tirano, sul versante sinistro della Valtellina (per chi la percorra da Tirano in direzione di Bormio). Lo si raggiunge staccandosi dalla ss. 38 dello Stelvio, pochi chilometri oltre Tirano (salendo verso Bormio), allo svincolo segnalato. Giunti alle porte del paese, ci troviamo di fronte ad un bivio: la strada di destra porta alla casa municipale, mentre quella di sinistra inizia una lunga salita che tocca le numerose belle frazioni di mezza montagna del comune di Vervio.
E’ quest’ultima la strada che dobbiamo imboccare, come segnala anche un cartello, che indica se il rifugio è aperto o chiuso, ci informa sulla sua distanza (15 km) ed altitudine (2080 metri) e riporta il numero telefonico utile per chi volesse ulteriori informazioni (3472608250).
 
L'inizio della salita avviene nei pressi di una casa che presenta un bel dipinto sulla facciata.

La strada è, in diversi punti, un po’ stretta, ma, fino a Susen, asfaltata.
Dopo circa 3,8 chilometri raggiungiamo, salendo, la frazione Bèrtoli (m. 750), dove si trova la chiesa parrocchiale dei santi Sebastiano e Fabiano (il cui nucleo originario è trecentesco), che mostra, sulla facciata, un dipinto raffigurante il martirio di San Sebastiano. La strada prosegue per la frazione di Ca’ Giacomo (m. 829); poco prima di tale frazione, si stacca da essa, sulla destra, la strada, segnalata, per Susen (è segnalato ancora il rifugio Schiazzera).
Si tratta di una strada piuttosto ripida, che si inerpica decisamente sul fianco montuoso con molti tornanti a distanza ravvicinata, toccando le località di Ca’ Giacomelli (m. 958), Solt (m. 1050), Quattro Rui (m. 1081), Pestai (m. 1300) e Piani (m. 1427). Una sosta in una di queste località permette di osservare le tipiche dimore rurali, edificate in sasso e coperte da grosse tegole, che fungevano insieme da stalla e, al piano rialzato, da fienile, cucina e dormitorio.

Oltrepassati i Piani,
raggiungiamo, infine, le baite di Susen (m. 1508),
a poco più di 11 km dal punto di partenza.
La località è davvero amena, e si stende su una panoramicissima fascia di prati, dalla quale ottima è la visuale verso sud-est, dove, sul crinale che separa le province di Sondrio e Brescia, si riconosce l’ampia piana del passo del Mortirolo.
Una piccola chiesetta, costruita nel 1948 e dedicata alla Madonna delle Grazie, completa il delizioso quadretto alpino.
Qui convengono, la prima domenica di agosto, abitanti da tutte le frazioni di Vervio, per celebrare la festa in onore della Madonna.
 
La strada prosegue, in direzione della soglia d’ingresso all’alta val Saiento, ma all’asfalto si sostituisce il fondo sterrato, per cui conviene iniziare da qui una piacevole camminata che, in un’ora e mezza circa, ci permette di raggiungere il rifugio. Camminando, oltretutto, abbiamo modo di gustare le belle pinete che ricoprono questa fascia del versante montuoso. Dopo circa venti minuti di cammino, raggiungiamo il bel terrazzo dell’alpe Campasceul (m. 1575),
seguito, a poca distanza, da quello dell’alpe Pramarnone (m. 1635). Alzando gli occhi verso nord-ovest, possiamo ammirare il versante sud-orientale del monte Masuccio (m. 2816), il monte che domina la val Saiento e che sovrasta Tirano.
 
Ad un certo punto la pista inizia una lunga diagonale che taglia il fianco sud-occidentale del dosso che scende dalla cima quotata m. 2591, a sud-est del monte Campiano (m. 2768). Giungiamo, così, in vista dell’aspro salto roccioso che introduce all’alta val Saiento. A proposito di questa valle vale la pena di ricordare che ne esiste un’altra, più grande, che ha il medesimo nome: si tratta della prima laterale che si incontra, sulla sinistra, risalendo la Valle di Poschiavo, in Svizzera.
Dopo qualche tornante, eccoci ad una piazzola dove chi non ha problemi di sospensioni può parcheggiare l’automobile. Vicino ad essa cade, con un salto non molto alto, ma con un effetto interessante, la cascata del torrente Saiento, che esce dall’alta valle e si precipita, con un corso assai ripido, verso il fondovalle.
Manca ormai poco al rifugio: si tratta solo si salire lungo l’ultimo tratto della strada,

che ora diventa una ripida mulattiera (chiusa ai motoveicoli).
Terminata la salita,
troviamo il rifugio proprio davanti a noi, a 2080 metri, dopo circa un’ora e mezza di cammino, necessaria per superare circa 580 metri di dislivello.
Il rifugio è posto nella parte più bassa dell’ampia conca dell’alpe Schiazzera: poco più a monte, vediamo, infatti, le sue baite.
Molto suggestivo è lo scenario che si apre, improvviso, davanti ai nostri occhi: l’alta val Saiento mostra tutto il fascino delle ampie e solitarie distese di pascoli del solare versante retico. Singolare, poi, è la forma di tale valle, che assomiglia ad un uncino: dall’alpe, infatti, essa volge verso sinistra (ovest), descrivendo un ampio arco che la porta, infine, a piegare a sud. Questa giravolta ha come muto e severo testimone il monte Masuccio, che ne costituisce, in un certo senso, il perno.
 
Un po’ più lungo è l’itinerario di salita al rifugio che parte da Pra’ Baruzzo. Se scegliamo questa seconda possibilità dobbiamo staccarci da viale Garibaldi, a Tirano, nei pressi di piazza Marinoni, ed imboccare la strada per Roncaiola e Baruffini. Essa risale il versante sud-occidentale che scende dal monte Masuccio. Ad un bivio, troviamo le indicazioni per Roncaiola (m. 800, sinistra) e Baruffini (m. 792, destra). Noi dobbiamo prendere a destra, raggiungendo, a 4,1 km da Tirano, la frazione di Baruffini, dove troviamo la cinquecentesca chiesa di S. Pietro Martire.
Da Baruffini proseguiamo sulla carozzabile che sale verso Pra’ Campo (m. 1761, a 10,5 km da Tirano), ma, raggiunto Pra’ Baruzzo (m. 1389), parcheggiamo l’automobile, per iniziare la salita al rifugio. Il percorso che seguiremo è parte del Sentiero Italia (segnavia bianco-rossi), nella sezione che da Tirano, passando per la val Saiento, raggiunge la Val Grosina occidentale. Su questo tratto troviamo, come punti di appoggio, il rifugio Schiazzera e, in Val Grosina, il rifugio Malghera.
Da Pra’ Baruzzo parte una sterrata che si dirige verso nord-est, fino a raggiungere l’alpe Ghiaccia (m. 1586), proseguendo, poi, fino ai prati di Sovo (m. 1727). Qui comincia la mulattiera costruita per fini militari, che sale a Pra’ Sovo (m. 1900), volge per un buon tratto a sinistra, per poi riprendere la direzione nord, aggirando il fianco sud-orientale del monte Masuccio, con un percorso che supera alcune vallecole. La mulattiera raggiunge la quota di 2211 metri: dopo l’ultima traversata, ci ritroviamo, così, a monte dell’ampia piana dell’alpe. Per raggiungere il rifugio, dobbiamo lasciare il Sentiero Italia, staccandocene sulla destra e scendendo fino a quota 2080 metri. Questa seconda possibilità richiede circa 3 ore di cammino, necessarie per superare 830 metri di dislivello.
Il rifugio può essere base di partenza per alcune belle escursioni. La più facile ha come meta il lago di Schiazzera, che si raggiunge in circa un'ora di cammino. Il percorso è molto semplice: basta seguire il Sentiero Italia, che propone sempre l’ampio tracciato di una ben marcata mulattiera. Se siamo saliti al rifugio da Susen, cerchiamo, nei suoi pressi, a sinistra (ovest) il cartello che indica la mulattiera che sale ad intercettare il Sentiero Italia.
 
Il tracciato aggira un ampio dosso e passa poco a monte
della bella conca del Pian Fusino,
dominata dalla severa parete settentrionale del monte Masuccio:
sulla nostra destra vediamo l’omonimo laghetto,
posto a quota 2261.
Proseguendo nella salita,
ci affacciamo,
alla fine,
all’ampia conca che ospita il lago, posto a 2392 metri, ad ovest del monte Pometto (o monte Banderola, m. 2796).
E' possibile effettuare anche un'elegante traversata al rifugio Malghera, in Val Grosina, per il passo di Zuchet. Questa traversata ci permette di seguire un buon tratto del Sentiero Italia. Raggiunto il lago di Schiazzera, dal quale il monte Masuccio si mostra in tutta la sua imponenza, proseguiamo sul tracciato, sempre ben marcato, piegando a destra e tornando quindi verso Pian Fusino. Il sentiero, però, passa ora a nord del piano, mantenendosi più alto. Raggiunto il piede dell’evidente sella erbosa del passo, dobbiamo staccarci dalla traccia marcata, e prendere un sentiero che sale ad essa e ci permette di affacciarci all’alta valle Piana, laterale meridionale della Val Grosina Occidentale. La successiva discesa, che atraversa, nella prima parte, la zona denominata “Gandi Rossi”, tiene il lato sinistro della valle (lato occidentale), fino all’alpe Piana (m. 1883). Qui, invece di proseguire a destra sulla carozzabile, dobbiamo prendere a sinistra, descrivendo un ampio arco sul dosso che scende dalla punta Confinale (m. 2399). Dopo un tratto in salita in direzione sud attraversiamo, poi, la val Guinzana, prima, e la val Pedruna, poi. Il sentiero piega, infine, a destra, dalla direzione ovest alla direzione nord, scendendo alla località Malghera (m. 1937), dove si trova l’omonimo rifugio. La traversata richiede circa tre ore. Il dislivello superato in salita è di circa 700 metri.

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