CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la mappa on-line
S. Fedele
fu una delle figure decisive nell'evangelizzazione delle terre di
Valchiavenna e Valtellina. Subì il martirio per decapitazione nel
286, sotto l'imperatore Massimiano. Le sue ossa furono rinvenute in
una landa dell'alto lago di Como, nel 964, e qui sorse un tempietto
a lui dedicato, poco prima dell'anno 1000, in stile romanico: uno
dei più antichi centri di culto della diocesi comasca. Molti,
quindi, sono i motivi che ci possono indurre ad eleggerlo come meta
di una facile e suggestiva passeggiata. Per effettuarla,
stacchiamoci dalla ss. 36 dello Spluga, sulla sinistra, all'altezza
di un sottopassaggio della ferrovia |
|
(indicazioni per Samolaco, Gordona e Mese), per imboccare la via
Trivulzia, che corre quasi parallela alla statale sul lato opposto
della piana della Mera. La strada provinciale prende il nome dal
capitano Gian Giacomo Trivulzio, gran maresciallo di Francia, che
promosse, all'inizio del Cinquecento, la bonifica di molti terreni
in questa zona, fra Era e San Pietro. La strada provinciale conduce
al ponte della Nave, sul fiume Mera, superato il
quale ci si stacca da essa a sinistra, seguendo le indicazioni per
san Fedelino, le stesse che ci fanno lasciare la nuova strada,
per imboccarne una sterrata, che in breve porta a san Giovanni
all’archetto, |
|
chiesa medievale (ricostruita nel
Seicento) che era collocata nei pressi del punto al quale giungeva
allora il lago di Como (siamo in comune di Samolaco, dal latino Summum
lacum, cioè il punto più alto del lago). |
|
La chiesa
era anticamente dedicata a San Martino, e fu abbandonata nel
Novecento in seguito a disastrose alluvioni dei fiumi Mera,
Meriggiana e Casenda. |
|
Valichiamo, poi, una roggia
su un ponticello e seguiamo, |
|
costeggiando la la roggia
stessa, |
|
un sentiero segnalato, |
|
che percorre un lungo tratto
quasi pianeggiante. |
|
Il percorso non è
però monotono, perché regala scorci suggestivi sulla
piana del Mera |
|
e sugli aspri disegni del
versante retico della valle, |
|
nel quale spicca il monte Matra. |
|
Non meno aspro è il versante
delle Alpi Lepontine, che mostra in primo piano la selvaggia valle
della Porta, |
|
i cui depositi alluvionali
interrompono per un tratto la traccia del sentiero. |
|
Non è però difficile
ritrovarla, proseguendo a poca distanza dal fiume Mera. |
|
Ci ritroviamo, quindi, |
|
ad
un bivio, che ci propone due possibilità: la più comoda
e tranquilla prosecuzione del percorso in piano, oppure una salita
che segue il tracciato della via Francisca. |
|
In entrambi i casi possiamo
raggiungere la meta. Scegliamo dunque la seconda soluzione,
alzandoci di oltre un centinaio di metri, con alcuni scorci
panoramici sulla frazione di Casenda, |
|
fino a staccarci dalla via Francisca,
sempre seguendo i cartelli, per raggiungere un bellissimo poggio roccioso |
|
che si affaccia, esposto, |
|
sul lago di Novate Mezzola: |
|
si tratta
del cosiddetto |
|
salto
delle Capre, osservatorio di straordinaria suggestione panoramica. |
|
Di fronte a noi, ottimo è il
colpo d'occhio su Novate Mezzola e sull'imbocco della Val Codera. |
|
A questo punto il sentiero
scende, ripido. Scendiamo, con cautela, superando, nell’ultimo
tratto, un corpo franoso |
|
e tornando ai circa 200
metri di partenza, in una bella radura sulle rive del fiume Mera. |
|
Ed eccoci,
sotto lo sguardo severo del Sasso Manduino, sul versante opposto
della valle, |
|
al
tempietto, che sembra riposare, incurante del tempo, |
|
in
un'incantevole radura, presso la riva della Mera. |
|
Per tornare,
scegliamo la via alternativa, che ci propone anche due belle scale
in legno per superare altrettanti salti rocciosi. |
|
|