Il Pizzo Alto visto dal Monte Rotondo

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Piazza Calda-Pansùn-Alpe Cappello-Alpe Luserna-Pizzo Alto
4 h
1360
EE/F
SINTESI. Lasciamo la ss. 38 dello Stelvio alla prima rotonda all’ingresso di Delebio (per chi proviene da Colico): acquistato il pass giornaliero presso il Bar Cioca (via Roma 57), il Bar Milvia (via Stelvio, 123), il bar Zero8 (piazza S. Domenica, 20), il Blu Bar (via Stelvio, 19) o il Ristorante Domingo (via Carcano, 3), dalla chiesa parrocchiale saliamo con l'automobile in direzione del versante orobico, prendendo a destra e raggiungendo la località Tavani (indicazioni del percorso vita), imboccando la pista con fondo sterrato e in cemento che con poche lunghe diagonali risale i versante a monte del paese e porta al parcheggio di Osiccio di Sopra (m. 922). Proseguiamo per breve tratto e lasciamo l'automobile al parcheggio della località Piazza Calda (m. 1165). Qui ci mettiamo in cammino seguendo le indicazioni per Pansùn (località indicata erroneamente sulle carte come Corte della Galida). Imbocchiamo così una carrareccia che procede per un buon tratto in piano, per poi iniziare a salire con andamento deciso verso sud-ovest, tagliando il boscoco fianco occidentale della Val Lesina, all'ombra del suo indiscusso signore, sua maestà il Legnone. Dopo circa 20 minuti raggiungiamo il punto terminale della pista, cioè la località Pansùn (Pansone), sul limite inferiore dell'ampio bacino dell'alpe Cappello. Un cartello infatti ci indica la direzione per imboccare il comodo sentiero, segnalato, che procede diritto e sale a quest'alpe (mentre dobbiamo ignorare il sentiero segnalato che sale a destra verso l'alpe Legnone). Procedendo verso sud scavalchiamo il ramo del torrente Lesina che scende dal versante occidentale del monte Legnone e saliamo a tagliare un dosso, procedendo in una bella pecceta, dalla quale usciamo in vista della casera dell'alpe Cappello di sotto (m. 1526). Proseguendo verso sud superiamo il ramo di Cappello del Torrente Lesina (Lèsna de Capèl) e ci immettiamo nella ben segnalata Gran Via delle Orobie (G.V.O.), o Sentiero Andrea Paniga, che ci raggiunge traversando fin qui dall'alpe Legnone. Seguendola, in breve siamo al baitone dell'alpe Cappello di Sopra (m. 1640), sorvegliato da un caratteristico doppio muraglione a secco, disposto a "V" rovesciata, che poche decine di metri più in alto è stato costruito per preservarlo dalle valanghe. Seguiamo sempre le indicazioni della GVO e proseguiamo diritti verso est, in direzione del dosso boscoso che scende dal Pizzo Val Torta (m. 1898). Qui il sentiero della Gran Via delle Orobie inizia a salire con pendenza media ed andamento regolare (attenzione anche qui ad alcuni passaggi esposti, ma la traccia è sempre marcata), e ci porta, dopo una elegante scalinata, ad una quota che si aggira intorno ai 1730 metri, su filo del dosso, per poi affacciarsi all'ampio anfiteatro dell'alpe Luserna. Non scendiamo però fino alla casera di Luserna, ma prendiamo un sentiero che se ne stacca sulla destra, iniziando a salire diritti, verso sud, e raggiungendo dopo circa un quarto d'ora le baite diroccate della località Castèl (m. 1800). Qui pieghiamo decisamente a sinistra e proseguiamo verso est, su traccia che si fa più debole, attraversando il pascolo e, sempre procedendo in piano, passando ai piedi del crestone che scende verso nord dalla cima del Cortese. Il sentiero qui si perde fra ontani e rododendri. Raggiungiamo così l'imbocco di un ampio canalone, che termina ad un intaglio del crinale che separa la cima del Cortese, alla nostra destra, dal Pizzo Alto, a sinistra. Volgendo a destra cominciamo a salire diritti, più o meno al centro del canalone, fra magri pascoli, pietraie e nevai che si trovano fino a stagione avanzata, puntando all'intaglio e zigzagando fra alcune roccette con qualche semplice passaggio, da affrontare comunque con attenzione. Non è però l'intaglio la nostra meta: raggiunta la parte alta del canalone e giunti ai piedi dell’imponente parete nord del Pizzo Alto, vediamo, infatti, alla nostra sinistra una sella che si apre fra la cresta nord-orientale del Pizzo Alto, a destra, ed un cocuzzolo roccioso, a sinistra. Ci dirigiamo in quella direzione, salendo verso est e, superate alcune facili roccette con semplici passi di arrampicata, ci affacciamo all’ampio anfiteatro dell’alto bacino di Mezzana, cioè alla parte orientale della Val Lesina. Non scendiamo verso il circo dell’alta valle, ma pieghiamo subito a destra ed iniziamo la salita della breve cresta nord-orientale del Pizzo Alto, seguendo una debole traccia, fra roccette non difficili ma insidiose se bagnate ed a tratti esposte. Dopo una manciata di minuti, eccoci alla sospirata grande croce della vetta del Pizzo Alto (m. 2512).


Apri qui una foto-mappa dell'itinerario di salita al Pizzo Alto

Dopo il monte Legnone, il Pizzo Alto (Piz Volt), con i suoi 2512 metri, è la seconda elevazione, in ordine di altezza, della testata della Val Lesina, la più misteriosa fra le valli del versante orobico della bassa Valtellina. È posto quasi al centro di questa testata, appena ad est della gemella cima del Cortese (m. 2495), e la dorsale che dalla sua cima scende verso nord-est (con il pizzo Pim Pum, m. 2353, ed il pizzo Stavello, m. 2258) divide la Val Lesina nelle due grandi sezioni occidentale ed orientale, vale a dire nel bacino di Cappello-Luserna ed in quello di Mezzana. Sulla sua cima si incontrano i confini dei comuni di Delebio, Andalo Valtellino e Premana.


Apri qui una panoramica sulla Val Lesina con il Pizzo Alto (a sinistra) ed il Monte Legnone

La salita a questa cima è assai poco praticata dal versante valtellinese (un po' di più da quello della Val di Fraina, dato che gli abitanti di Premana considerano il pizzo un po' il loro monte), perché non semplice e soprattutto impegnativa nell'arco di una singola giornata (mentre se si dispone di due giornate, si può partire dal bivacco Alpe del Dosso). Punto di partenza della salita è il parcheggio della località Piazza Calda (o anche, con una gippabile, quello un po' più in alto del Pansùn (Pansone), ma in questo caso la pista da percorrere è assai problematica in caso di incrocio con altri veicoli).


Val Lesina orientale vista dalla cima del Pizzo Alto

Lasciamo la ss. 38 dello Stelvio alla prima rotonda all’ingresso di Delebio (per chi proviene da Colico): acquistato il pass giornaliero presso il Bar Cioca (via Roma 57), il Bar Milvia (via Stelvio, 123), il bar Zero8 (piazza S. Domenica, 20), il Blu Bar (via Stelvio, 19) o il Ristorante Domingo (via Carcano, 3), dalla chiesa parrocchiale saliamo con l'automobile in direzione del versante orobico, prendendo a destra e raggiungendo la località Tavani (indicazioni del percorso vita), imboccando la pista con fondo sterrato e in cemento che con poche lunghe diagonali risale i versante a monte del paese e porta al parcheggio di Osiccio di Sopra (m. 922). Proseguiamo per breve tratto e lasciamo l'automobile al parcheggio della località Piazza Calda (m. 1165).


Il Pizzo Alto al centro della Val Lesina

A questi luoghi appartiene il ricordo di una singolare figura, la cosiddetta "Castellana di Piazza Calda". Ercole Bassi ce ne dà notizia: "Ho conosciuto anche una giovane avvenente figlia di intelligenti artieri, che passava la maggior parte dell'anno sola, a 1100 metri, in una località della "Piazza Calda", ove teneva una casetta, stalla fienile, e vi coltivava un orto con patate, insalata, fagiuoli e piante di frutta. Vi allevava delle api rustiche, e nella primavera scese l'orso a mangiarle il miele... Era una giovine seria e laboriosa, e s'intratteneva volentieri con chi la frequentava".
Qui ci mettiamo in cammino seguendo le indicazioni per Pansùn (località indicata erroneamente sulle carte come Corte della Galida). Imbocchiamo così una carrareccia che procede per un buon tratto in piano, per poi iniziare a salire con andamento deciso verso sud-ovest, tagliando il boscoco fianco occidentale della Val Lesina, all'ombra del suo indiscusso signore, sua maestà il Legnone. Dopo circa 20 minuti raggiungiamo il punto terminale della pista, cioè la località Pansùn (Pansone), sul limite inferiore dell'ampio bacino dell'alpe Cappello. Un cartello infatti ci indica la direzione per imboccare il comodo sentiero, segnalato, che procede diritto e sale a quest'alpe (mentre dobbiamo ignorare il sentiero segnalato che sale a destra verso l'alpe Legnone).


Il Pansùn

Il baitone dell'alpe Cappello

Alpe e casera di Luserna

Procedendo verso sud scavalchiamo il ramo del torrente Lesina che scende dal versante occidentale del monte Legnone e saliamo a tagliare un dosso, procedendo in una bella pecceta, dalla quale usciamo in vista della casera dell'alpe Cappello di sotto (m. 1526). Proseguendo verso sud superiamo il ramo di Cappello del Torrente Lesina (Lèsna de Capèl) e ci immettiamo nella ben segnalata Gran Via delle Orobie (G.V.O.), o Sentiero Andrea Paniga, che ci raggiunge traversando fin qui dall'alpe Legnone. Seguendola, in breve siamo al baitone dell'alpe Cappello di Sopra (m. 1640), sorvegliato da un caratteristico doppio muraglione a secco, disposto a "V" rovesciata, che poche decine di metri più in alto è stato costruito per preservarlo dalle valanghe. A monte del baitone, cioè a sud, spicca l'elegante cima di Moncale (m. 2306).
Seguiamo sempre le indicazioni della GVO e proseguiamo diritti verso est, in direzione del dosso boscoso che scende dal Pizzo Val Torta (m. 1898), a sua volta propaggine dello sperone roccioso che scende verso nord-est dalla cima di Moncale (m. 2306). Qui il sentiero della Gran Via delle Orobie inizia a salire con pendenza media ed andamento regolare (attenzione anche qui ad alcuni passaggi esposti, ma la traccia è sempre marcata), e ci porta, dopo una elegante scalinata, ad una quota che si aggira intorno ai 1730 metri, su filo del dosso, si affaccia all'ampio anfiteatro dell'alpe di Luserna, per poi tornare a scendere, verso sud-est, fino ai 1557 metri della casera di Luserna, posta, a monte di alcuni salti rocciosi, al centro dell’anfiteatro di origine glaciale che si distende ai piedi della cima del Cortese e del Pizzo Alto (m. 2512).


Il canalone a nord del Pizzo Alto

Superato il filo del dosso del Pizzo Val Torta non scendiamo però fino alla casera di Luserna, ma ad un bivio prendiamo un sentiero che se ne stacca a destra, iniziando a salire diritti, verso sud, e raggiungendo dopo circa un quarto d'ora le baite diroccate della località Castèl (m. 1800). Qui pieghiamo decisamente a sinistra e proseguiamo verso est, su traccia che si fa più debole, attraversando il pascolo e, sempre procedendo in piano, passando ai piedi del crestone che scende verso nord dalla cima del Cortese. Il sentiero qui si perde fra ontani e rododendri.
Raggiungiamo così l'imbocco di un ampio canalone, che termina ad un intaglio del crinale che separa la cima del Cortese, alla nostra destra, dal Pizzo Alto, a sinistra. Volgendo a destra cominciamo a salire diritti, più o meno al centro del canalone, fra magri pascoli, pietraie e nevai che si trovano fino a stagione avanzata, puntando all'intaglio e zigzagando fra alcune roccette con qualche semplice passaggio, da affrontare comunque con attenzione.


La cresta lungo la quale si sale alla cima de Pizzo Alto

Non è però l'intaglio la nostra meta: raggiunta la parte alta del canalone e giunti ai piedi dell’imponente parete nord del Pizzo Alto, vediamo, infatti, alla nostra sinistra una sella che si apre fra la cresta nord-orientale del Pizzo Alto, a destra, ed un cocuzzolo roccioso, a sinistra. Ci dirigiamo in quella direzione, salendo verso est e, superate alcune facili roccette con semplici passi di arrampicata, ci affacciamo all’ampio anfiteatro dell’alto bacino di Mezzana, cioè alla parte orientale della Val Lesina.
Non scendiamo verso il circo dell’alta valle, ma pieghiamo subito a destra ed iniziamo la salita della breve cresta nord-orientale del Pizzo Alto, seguendo una debole traccia, fra roccette non difficili ma insidiose se bagnate ed a tratti esposte. Dopo una manciata di minuti, eccoci alla sospirata grande croce di vetta del Pizzo Alto (m. 2512), una delle più elaborate fra i monti di Valtellina, posata nel 1900 dalla comunità di Premana e dell’alpe Premaniga. Superbo il panorama.


Croce sulla cima del Pizzo Alto

Monte Legnone dalla cima del Pizzo Alto

Pizzo di Trona e Pizzo dei Tre Signori dalla cima del Pizzo Alto

Lago di Deleguaggio inferiore dalla cima del Pizzo Alto

Dalla cima si dominano la testata della Val Lesina ed anche una buona parte bassa Valtellina. A nord-ovest si apre un ampio scorcio della Val Chiavenna, con le sue cime più famose, i pizzi Ferrè e Tambò, Groppera e Stella, alle cui spalle si intravvedono le cime dell’Oberland bernese.
A nord si mostrano tutte le cime del gruppo Masino-Bregaglia: per citare solo le più note, da sinistra l’arrotondata cima del pizzo Ligoncio (Ligunc’, m. 3038), il pizzo Porcellizzo (il pèz, m. 3075), il celeberrimo pizzo Badile (badì, m. 3308), il pizzo Cengalo (cìngol, m. 3367, i pizzi del Ferro (“sciöme do fèr”) occidentale (m. 3267), centrale (m. 3287) ed orientale (m. 3200), la cima di Zocca (m. 3175), la punta Allievi (m. 3121), la cima di Castello (m. 3392), la punta Rasica (rèsga, m. 3305), i tre poderosi pizzi Torrone (turùn, occidentale, m. 3351, centrale, m. 3290, ed orientale, m. 3333), il monte Sissone (sisùn, m. 3330), il monte Pioda (m. 3431) e l’imponente ed inconfondibile monte Disgrazia (m. 3678), con a destra i Corni Bruciati (punta settentrionale, m. 3097, e punta centrale, m. 3114). Buono è il colpo d’occhio anche sulla testata della Valmalenco, che propone il pizzo Roseg (m. 3936), il pizzo Scerscen (m. 3971) il pizzo Bernina (m. 4049), la Cresta Güzza (m. 3869), i pizzi Argient (m. 3945) e Zupò (m. 3995), la triplice innevata cima del pizzo Palù (m. 3823, 3906 e 3882), e il più modesto pizzo Varuna (m. 3453). Più lontane, le cime della Val Grosina e dell’alta Valle. Sul fondo, ad ovest, il gruppo dell’Adamello.


Croce sulla vetta del Pizzo Alto

Val Lesina Orientale vista dalla cima del Pizzo Alto

Più vicina, ad est, è l’infilata di cime della catena orobica, con in primo piano il regolare ed imponente cono del pizzo di Trona (“piz di vèspui”, cioè il pizzo del vespro, sul quale il sole indugia la sera, m. 2510) ed il tondeggiante e poco pronunciato pizzo dei Tre Signori (“piz di tri ségnùr”, m. 2554), fra i quali si apre la valle dell’Inferno con l’omonima bocchetta. Seminascosta, alle loro spalle, la sequenza delle valli orobiche, dalla quale emergono le cime più alte della sezione centrale, i pizzi di Coca, Redorta e Scais. Splendido anche il colpo d’occhio sulla Val Fraina. Ad ovest, infine, cima del Cortese e l'occhieggiante monte Legnone non sottraggono interamente la visuale sul gruppo del Monte Rosa e sul Cervino. Quattro ore di faticosa salita (il dislivello approssimativo è di 1380 metri) ottimamente ripagate!


Apri qui una panoramica settentrionale dalla cima del Pizzo Alto

Una variante dell'itinerario di salita, articolata su due giornate, ha come base il bivacco Casera del Dosso, al quale si sale da Canargo di Sopra imboccando il sentiero che lascia una pista sulla sinistra, i porta al torrente Lesina che scavalca su un ponte, taglia il selvaggio fianco del Dosso e ad un bivio piega a destra iniziando una lunga salita in pecceta che, superata la Baita di Mezzo, porta all'alpe del Dosso, dove appunto il bivacco è stato aperto.
Dal bivacco, posto a 1513 m., saliamo lungo i prati a monte, più o meno diritti, fino all'incrocio con la Gran Via delle Orobie, segnalato da un cartello. Qui prendiamo a destra (ovest), seguendo le indicazioni per la casera di Luserna ed imbocchiamo il largo sentiero che taglia in pecceta il fianco occidentale del Dosso, per poi uscire in vista della casera di Luserna. La raggiungiamo e proseguiamo sulla GVO, salendo gradualmente in direzione della dorsale boscosa che scende a nord del Pizzo Val Torta. Raggiungiamo così il bivio sopra menzionato, al quale lasciamo la GVO imboccando il sentiero che se ne stacca sulla sinistra e sale all'alpe Castèl.
Raggiungiamo così la cima del Pizzo Alto come sopra descritto, cioè piegando a sinistra, risalendo il largo canalone a nord del Pizzo Alto e, raggiunta la base della sua parete settentrionale, piegando a sinistra e puntando alla sella che si affaccia sul bacino di Mezzana, per poi piegare a destra e salire la breve cresta nord-est del Pizzo Alto.
Dal bivacco Alpe del Dosso alla cima del Pizzo Alto si calcolino 3 ore di cammino (il dislivello approssimativo in altezza è di 510 metri).


Apri qui una panoramica sul Gruppo del Masino e sul monte Disgrazia dalla cima del pizzo Alto


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