Vetta di Ron e versante retico visti da Piazzola (clicca qui per ingrandire)

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Castello dell'Acqua (municipio)-Torre-Case di Sotto-La Piana-La Crus-Piazzola
1 h e 30 min.
550
E
SINTESI. In corrispondenza della stazione ferroviaria di Chiuro (rotonda) lasciamo la statale 38 a sinistra (per chi procede verso Tirano), piegando subito a destra (sottopassaggio) e procedendo verso sud fino ad attraversare il fiume Adda sul ponte Baghetto per poi salire, verso sinistra, passando per le frazioni di Ca Iada e Verina, al centro di Castello dell'Acqua, dove si trovano la Chiesa parrocchiale, il Municipio e, poco sopra la Chiesa, i resti di una torre medievale. Parcheggiamo nella piazza del Municipio (m. 664) e cominciamo a salire sulla stradella che porta al sagrato della chiesa di San Michele. Seguendo le indicazioni passiamo appena a monte della chiesa e seguiamo un sentiero che prende a destra e poi piega a sinistra, procedendo verso sud e portando ai piedi del filo del dosso che separa dalla Val Grande (alla nostra destra) dalla Val Piccola (alla nostra sinistra). Una brevissima salita verso sinistra porta al poggio sul quale si erge ancora quel che resta di una Torre medievale. Torniamo al sentiero principale che prosegue verso sud, cioè salendo sul versante a sinistra della Val Grande. Quasi subito, però, piega a destra e la attraversa, portandosi sul suo lato occidentale e proseguendo nella salita verso ovest-sud-ovest. Poi supera da sinistra a destra una valletta, piega a destra (nord-ovest) e di nuovo a sinistra. Il bosco si apre un po’ e raggiungiamo il nucleo quasi interamente abbandonato delle Case di Sotto (o Ca’ di Sotto, m. 805), che il sentiero attraversa salendo diritto. Procediamo diritti, salendo di nuovo nel bosco (seguiamo i segnavia bianco-rossi, per evitare di imboccare sentieri laterali), con pochi tornanti, verso sud, per poi uscirne di nuovo alla baita più bassa del nucleo della Piana (m. 958). Passiamo a sinistra di una baita ed intercettiamo una pista con fondo in erba, che sale dalla nostra destra. Si tratta del cosiddetto sentiero pedonale per Piazzola, che parte dalla già citata carrozzabile Castello-Piazzola. Potremmo sfruttarla per una variante che abbrevia di mezzora la salita (non senza però aver prima visitato la Torre di Castello). In tal caso dalla piazza del Municipio proseguiamo sulla carrozzabile verso ovest, prendendo a sinistra (indicazioni per Luviera e Tizzone) e ad un nuovo bivio ancora a sinistra (indicazioni per Tizzone). Dopo pochi tornanti la stradina con fondo in asfalto porta ad alcune contrade alte (Ca’ Viscensatti e Ca’ Gianni), dove troviamo il cartello di divieto di transito ai veicoli non autorizzati. Lasciata l’automobile al parcheggio nei pressi del cartello, ci incamminiamo sulla carrozzabile, procedendo verso destra (indicazioni per Piazzola), superando primo tornante sx. Proseguiamo per un buon tratto verso sinistra, fino a trovare sul lato sinistro un cartello che segnala la partenza del sentiero pedonale per Piazzola. Lasciamo la carrozzabile e seguiamo una pista con fondo in erba, che corre più bassa e per un buon tratto quasi in piano, passando a sinistra di un corpo franoso e raggiungendo subito dopo i prati della Piana. Qui intercettiamo il sentiero sopra descritto, che sale dal centro di Castello. Proseguiamo sulla pista passando a destra della conca al centro dei prati. Ad un bivio prendiamo a destra, seguendo le indicazioni per Piazzola, data a 40 minuti. La pista sale ripida, fra rade piante. Passiamo a destra di un nuovo nucleo di baite e piegando leggermente a sinistra. Attraversato il modesto torrente della Val Grande, proseguiamo verso est-sud-est, salendo gradualmente in un bosco di betulle ed abeti, per uscirne alla parte bassa di una nuova fascia di prati. Siamo ormai alle baite basse di Piazzola, la pista supera per poi immettersi in una più larga pista sterrata, la quale, a sua volta, dopo pochi metri confluisce nella carrozzabile (qui con fondo sterrato) che da Castello e Tizzone sale a Piazzola. Proseguiamo verso sinistra e dopo pochi minuti, ci affacciamo alla luminosa spianata della parte alta di Piazzola. Superiamo alcune baite ammodernate e ci portiamo al parcheggio con il pannello del Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi. Proseguendo per breve tratto, ci portiamo all’area di sosta attrezzata con tavoli e panche in legno (m. 1200), per poter godere dell’ampio e splendido panorama per il quale questa località gode di meritata fama.


Castello dell'Acqua

Sul versante delle Orobie orientali valtellinesi, fra le valli di Arigna, ad ovest, e Malgina, ad est, si distende il territorio di uno dei più piccoli comuni della provincia, quello di Castello dell’Acqua, una costellazione di contrade (complessivamente ben 26) disposte, quasi simmetricamente, intorno ad un centro esiguo, con la bella chiesa di San Michele ed il rudere della torre dell’antico castello, arroccati su un modesto poggio fra due valli, la val Grande, ad ovest, e la val Piccola, ad est. Si tratta di una zona che appare, oggi, un lembo di terra sottratto allo scorrere del tempo, dove le attività agricole rivestono ancora un ruolo decisivo nel disegno dei luoghi, della atmosfere e dei volti, una zona, un tempo, più densamente popolata, ma ancora ricca di suggestione e di misteri.
Il solco delle due valli che, quasi parallele, scendono a circondare il nucleo centrale, la val Grande e la val Piccola, si dice sia stato tracciato, come segno di divisione e di ombra, dall’oscuro gesto di perfide streghe che, dall’alto, vollero rimarcare l’incombente ed ineliminabile presenza del male, circondando e, quasi, assediando la chiesa di San Michele.

Sul versante a monte di San Michele fitti boschi ed incantevoli radure disegnano un mosaico nel quale i passi che cercano angoli antichi possono trovare percorsi suggestivi. Il più classico è la salita dal centro di Castello dell'Acqua a Piazzola, uno dei più luminosi terrazzi panoramici delle Orobie. Vediamo come procedere.


La Torre di Castello dell'Acqua

In corrispondenza della stazione ferroviaria di Chiuro (rotonda) lasciamo la statale 38 a sinistra (per chi procede verso Tirano), piegando subito a destra (sottopassaggio) e procedendo verso sud fino ad attraversare il fiume Adda sul ponte Baghetto per poi salire, verso sinistra, passando per le frazioni di Ca Iada e Verina, al centro di Castello dell'Acqua, dove si trovano la Chiesa parrocchiale, il Municipio e, poco sopra la Chiesa, i resti di una torre medievale.
Parcheggiamo nella piazza del Municipio (m. 664) e cominciamo a salire sulla stradella che porta al sagrato della chiesa di San Michele, dal quale si gode di uno splendido colpo d’occhio sulla media Valtellina da Sondrio a Teglio, coronato dal gruppo di cime che si dispiegano ai lati della vetta di Ron. Seguendo le indicazioni passiamo appena a monte della chiesa e seguiamo un sentiero che prende a destra e poi piega a sinistra, procedendo verso sud e portando ai piedi del filo del dosso che separa dalla Val Grande (alla nostra destra) dalla Val Piccola (alla nostra sinistra). Una brevissima salita verso sinistra porta al poggio sul quale si erge ancora quel che resta di una Torre medievale, vale a dire la parete settentrionale, con alcuni merli ed una finestra. Più difficile individuare la volta a botte di un vicino locale sotterraneo, che evidentemente faceva parte di un più ampio complesso difensivo andato in rovina. Il fitto bosco assedia ormai da vicino la torre, costruita in passato per resistere ad assedi di altra natura.


La Piana

Torniamo al sentiero principale che prosegue verso sud, cioè salendo sul versante a sinistra della Val Grande. Quasi subito, però, piega a destra e la attraversa, portandosi sul suo lato occidentale e proseguendo nella salita verso ovest-sud-ovest. Poi supera da sinistra a destra una valletta, piega a destra (nord-ovest) e di nuovo a sinistra. Il bosco si apre un po’ e raggiungiamo il nucleo quasi interamente abbandonato delle Case di Sotto (o Ca’ di Sotto, m. 805), che il sentiero attraversa salendo diritto. Solo lo scrosciare dell’acqua in una fontana-lavatoio alla sua sinistra stempera la profonda malinconia del luogo. Un cartello escursionistico indica la direzione per La Piana, data a 20 minuti.
Passiamo a sinistra del punto d’arrivo di una stradella che si congiunge con la carrozzabile principale Castello-Piazzola ma procediamo diritti, salendo di nuovo nel bosco (seguiamo i segnavia bianco-rossi, per evitare di imboccare sentieri laterali), con pochi tornanti, verso sud, per poi uscirne di nuovo alla baita più bassa del nucleo della Piana (m. 958). Passiamo a sinistra di una baita ed intercettiamo una pista con fondo in erba, che sale dalla nostra destra.
Si tratta del cosiddetto sentiero pedonale per Piazzola, che parte dalla già citata carrozzabile Castello-Piazzola. Potremmo sfruttarla per una variante che abbrevia di mezzora la salita (non senza però aver prima visitato la Torre di Castello). In tal caso dalla piazza del Municipio proseguiamo sulla carrozzabile verso ovest, prendendo a sinistra (indicazioni per Luviera e Tizzone) e ad un nuovo bivio ancora a sinistra (indicazioni per Tizzone). Dopo pochi tornanti la stradina con fondo in asfalto porta ad alcune contrade alte (Ca’ Viscensatti e Ca’ Gianni), dove troviamo il cartello di divieto di transito ai veicoli non autorizzati (chi volesse proseguire può acquistare il pass di accesso al bar Caffè Lady (via Stelvio 88, Chiuro), al bar Il ritrovo di Fendoni Vilma, in via per Castello a San Giacomo di Teglio, al bar Oasi in via Piani 35 a Forcola oltre che all’agriturismo A La Crus, a Piazzola).


Apri qui una panoramica dalle baite più basse di Piazzola

Lasciata l’automobile al parcheggio nei pressi del cartello, ci incamminiamo sulla carrozzabile, procedendo verso destra (indicazioni per Piazzola), superando primo tornante sx. Proseguiamo per un buon tratto verso sinistra, fino a trovare sul lato sinistro un cartello che segnala la partenza del sentiero pedonale per Piazzola.
Lasciamo la carrozzabile e seguiamo una pista con fondo in erba, che corre più bassa e per un buon tratto quasi in piano, passando a sinistra di un corpo franoso e raggiungendo subito dopo i prati della Piana. Qui intercettiamo il sentiero sopra descritto, che sale dal centro di Castello.
Proseguiamo sulla pista passando a destra della conca al centro dei prati. Ad un bivio prendiamo a destra, seguendo le indicazioni per Piazzola, data a 40 minuti. La pista sale ripida, fra rade piante. Passiamo a destra di un nuovo nucleo di baite e piegando leggermente a sinistra. Attraversato il modesto torrente della Val Grande, proseguiamo verso est-sud-est, salendo gradualmente in un bosco di betulle ed abeti, per uscirne alla parte bassa di una nuova fascia di prati.


Apri qui una panoramica da Piazzola

Siamo ormai alle baite basse di Piazzola, la pista supera per poi immettersi in una più larga pista sterrata, la quale, a sua volta, dopo pochi metri confluisce nella carrozzabile (qui con fondo sterrato) che da Castello e Tizzone sale a Piazzola. Un cartello indica che andando a sinistra raggiungiamo Piazzola e la sua area di sosta in 10 minuti. Poco più avanti ne troviamo un secondo e, dopo pochi minuti, ci affacciamo alla luminosa spianata della parte alta di Piazzola. Superiamo alcune baite ammodernate e ci portiamo al parcheggio con il pannello del Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi. Proseguendo per breve tratto, ci portiamo all’area di sosta attrezzata con tavoli e panche in legno (m. 1200), per poter godere dell’ampio e splendido panorama per il quale questa località gode di meritata fama.
Guardando ad ovest, cioè, spalle al monte, a sinistra si intravvedono la cima del Desenigo e le cime che fanno da corona al pizzo Ligoncio, in Valle dell’Oro (Val Masino). Più a destra i Corni Bruciati si intravvedono appena alle spalle del monte Canale, posto sul limite sud-occidentale della Valmalenco. Procedendo in senso orario ecco il monte Disgrazia, che si mostra imponente e singolare nel profilo, perché da qui appare come un picco slanciato, quasi a suffragare il titolo di “picco glorioso” che gli attribuirono i primi salitori inglesi. Gli fa da vassallo, alla sua destra, il pizzo Cassandra. Il panorama verso nord è dominato dal poderoso versante retico a monte di Trevisio, Chiuro e Ponte, fra Valmalenco e Val Fontana, coronato da una serie di eleganti cime, dalla Corna Mara alla diade Corna Rossa-Corna Nera, dalla Corna Brutana alla vetta di Ron, di tutte signora, con a destra la cima Vicima e la curiosa e piatta sommità del pizzo Palino.


Il monte Disgrazia visto da Piazzola

Proseguendo verso est vediamo un breve scorcio della testata della Val Fontana, con la poco pronunciata cima di Val Fontana, di recente rinominata cima Giovanni Paolo II. Sul versante orientale della Val Fontana spicca il pizzo Combolo, la montagna di Teglio. Proseguiamo verso destra ed intravvediamo la parte terminale del solco della Valle di Poschiavo, dominato dal monte Masuccio, il monte di Tirano. Più lontane le montagne della bassa Val Grosina e, sul lato opposto della valle, del gruppo della Varadega. Poi l’erbosa cima del monte Padrio e la boscosa sommità del Belvedere, appena a sinistra di Aprica. Sul fondo, uno spaccato del gruppo dell’Adamello chiude l’orizzonte ad est. Alla sua destra vediamo, infine, un suggestivo scorcio della Val Malgina, coronato a sinistra dall’elegante cima Cadin ed a destra dal più imponente cono del pizzo del Diavolo di Malgina. In mezzo, il vertiginoso canalone della Malgina, che culmina nel passo dell'Omo della Malgina. Un panorama che ripaga ampiamente gli sforzi della salita.

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Piazzola

Se abbiamo energie residue, possiamo allungare di una quarantina di minuti l’escursione salendo a visitare gli splendidi boschi a monte di Piazzola. Basta proseguire sulla pista che sale verso sud, cioè verso la Val Malgina, a monte dei prati di Piazzola (sul lato sinistro, per chi guarda a monte; attenzione a non imboccare la meno marcata pista posta più a sinistra, che prosegue in piano verso est). Saliamo in una splendida pecceta, fino al cartello che segnala il sentiero che si stacca sulla sinistra dalla pista (indicazioni della Gran Via delle Orobie, perché il sentiero traversa il selvaggio fianco occidentale della bassa Val Malgina e scende al Pian della Valle). Noi restiamo sulla pista che sale gradualmente e, dpo una sequenza di tornanti dx-sx-dx, termina ad una piazzola. Torniamo ora indietro di poche decine di metri, fino ad una semicurva a destra: qui la lasciamo imboccando un sentiero che scende diritto, proponendo dopo pochi metri un bivio, al quale andiamo a destra, lasciando alla nostra sinistra il sentierino meno marcato che sta sul filo di un dosso. Il sentiero più marcato svende con qualche svolta in un bosco fiabesco (non ci sono segnavia, solo qualche freccia rossa sugli alberi, ma la traccia è buona). Dopo una decina di minuti o poco più di discesa intercettiamo il sentiero della Gran Via delle Orobie (ce ne accorgiamo perché troviamo segnavia banco-rossi) e la seguiamo verso destra, uscendo in breve dal bosco sul limite occidentale dell’area di sosta di Piazzola. Qui termina questo breve ma suggestivo anello a monte di Piazzola e termina anche un’escursione che, soprattutto nelle mezze stagioni, non è affatto avara di fascino e bellezza.


La Val Malgina vista da Piazzola

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