In Valle del Bitto di Albaredo
La valle del Bitto di Albaredo è una delle più ricche di opportunità escursionistiche, ma anche, insieme alla Val Gerola ed alla Val di Tàrtano, sci-alpinistiche. L’itinerario proposto, che conduce alla vetta del monte Lago (m. 2353), è, insieme, un’ottima escursione per il periodo estivo-autunnale ed una classica fra le uscite di sci-alpinismo nelle Orobie Valtellinesi. | |
Raggiungiamo dunque la piazza S. Antonio di Morbegno, attraversiamola verso sud ed imbocchiamo la strada per Albaredo-Passo di San Marco, che offre, in alcuni punti, ottime vedute panoramiche sulla Costiera dei Cech, | |
sul monte Disgrazia | |
sulla cima di Zocca, la cima di castello, la punta di Rasica ed il pizzo Torrone occidentale (nel gruppo del Masino) | |
e sulla cima del Desenigo. | |
Superate Arzo, Valle e Campo Erbolo, frazioni di Morbegno, raggiungiamo Albaredo (m. 910), che porta ancora i segni degli smottamenti alluvionali del novembre 2002, anche se i lavori di canalizzazione delle rogge sui ripidi prati che sovrastano il paese garantiscono una maggiore sicurezza al tracciato stradale ed all’abitato. Proseguiamo sulla strada per san Marco. | |
Troveremo una prima deviazione a destra, che conduce alla chiesetta della madonna delle Grazie, al sentiero dei Misteri, al dosso Chierico ed alla via Priula. La ignoriamo e proseguiamo fino ad una seconda deviazione, a sinistra, in corrispondenza di un cartello che annuncia che mancano ancora 3 km al rifugio Alpe Lago. Qui di cartelli, per la verità, ce ne sono diversi, e ci segnalano che la stradina asfaltata che sale ci porta verso il rifugio Alpe Piazza, il bivacco Legüi, la quota 2000 ed il monte Lago. | |
D’inverno, però, è meglio lasciare l’auto sul ciglio della strada per san Marco, perché il fondo della stradina, anche se sgombro da neve, può presentare pericolose placche di ghiaccio. Poco male: troviamo subito, a 1380 metri circa, una bella mulattiera che si stacca, sulla destra, dalla stradina | |
e sale alle baite di Scöccia | |
e della | |
Corte Grassa (m. 1614). | |
Si tratta di radure estremamente panoramiche, per cui non potremo resistere alla tentazione di gettare un ampio sguardo sul versante occidentale della Val Gerola, | |
sulla costiera dei Cech, sulla bassa Valtellina e sulla piana di Novate Mezzola. | |
Ci attendono | |
ora | |
una breve salita ed un tratto quasi pianeggiante verso destra, | |
prima di uscire di nuovo, | |
alla sommità dei bei prati di Cornelli, | |
o Baitridana (m. 1739). | |
Ignorate le deviazioni a sinistra per Egolo e Pozza Rossa, proseguiamo | |
fino ad un ultimo boschetto, dal quale usciamo | |
proprio nei pressi del rifugio Alpe Piazza (m. 1835), | |
aperto anche d’inverno. | |
A questo punto se stiamo procedendo con gli sci sulla neve ci conviene effettuare un ampio arco in direzione della baita dell’alpe Piazza, poco sopra i duemila metri, cioè salire dapprima verso sud est , poi verso sud | |
(piegando cioè leggermente a destra | |
e passando | |
a monte | |
del bivacco Legüi). | |
Se invece | |
siamo in periodo estivo, seguiremo il sentiero che, | |
attraversato un torrentello, | |
ci porta | |
alla grande | |
baita Tachér, a quota 1923, | |
affiancata | |
dal piccolo bivacco Legüi. | |
Da bivacco proseguiamo, | |
intercettando una traccia di sentiero che proviene dalla baita dell’alpe, nei pressi della quale non mancherà il suono dei campanacci: è, questa, una delle alpi più pregiate delle valli del Bitto, e qui nasce l’omonimo formaggio, il più famoso prodotto caseario valtellinese. | |
I due itinerari si congiungono, e conducono, oltre un dosso, ad una caratteristica conca, adagiata sotto il fianco settentrionale del monte Lago. Già, il monte Lago: ma come lo si riconosce? Non c’è problema: la sua piramide arrotondata ed armoniosa si impone allo sguardo, verso sud-est, fin da quando raggiungiamo la Corte Grassa, e rimane lì, davanti a noi, per nulla minaccioso, ma quasi invitante, con il suo crinale occidentale che solo nell’ultimissimo tratto si fa un tantino più ripido. | |
D’inverno ci conviene aggirare a valle la conca, perché talora si staccano dal fianco del monte piccole slavine. In ogni caso la meta è il crinale occidentale del monte: d’estate la si raggiunge seguendo un sentierino che parte proprio dalla conca e raggiunge una boccettina contrassegnata da un ometto, poco sopra i 2100 metri. | |
Poi si comincia a salire, | |
seguendo il crinale, | |
dove il sentierino, piegando a sinistra, procede, con traccia sempre abbastanza visibile. | |
Gli ultimi sforzo | |
ci portano alla croce di quota 2353, | |
dalla quale il panorama, da ampio che era nell’alpe sottostante, si fa grandioso. Il monte, infatti, pur non essendo molto alto, è uno dei più panoramici delle Orobie occidentali, non avendo vicino a sé altre o costiere che sbarrino lo sguardo. | |
Potremo così godere di un ottimo colpo d’occhio sulla catena orobica, sul gruppo del Masino-Bregaglia, sul monte Disgrazia | |
e sul versante orientale delle Alpi Lepontine. | |
Appaiono le diramazioni della Val di Tartano, cioè Val Lunga e Val Corta, | |
appare il crinale che separa la Val Budria | |
(a sua volta, diramazione della Val Corta) dalla Valle del Bitto di Albaredo, | |
Un itinerario da consigliare, dunque, a chi desidera un incontro ravvicinato con le bellezze della montagna senza assumersi inutili rischi. Oltretutto, non si tratta di un itinerario faticoso: la salita comporta 970 metri circa di dislivello, superabili in circa due ore e mezza a piedi, tre ore e mezza sulla neve. La presenza del rifugio Alpe Piazza, posto, più o meno, a metà strada, permette, inoltre, di spezzare in due lo sforzo |
Escursioni e camminate (consigli ed indicazioni; I miei canali su YouTube: paesi e campane, rifugi e vette, passi e poesie, poesie, musica) |
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