CARTA DEL PERCORSO
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Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza
in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Laveggiolo-Bocchetta di Trona-Rif. Madonna della Neve |
3 h e 30 min. |
540 |
EE |
Il rifugio Madonna della Neve, di proprietà della Parrocchia di Introbio (tel. 393770908191; email: capanat@rifugiomadonnadellaneve.com; facebook: @rifugioMadonnaBiandino), si trova nella splendida piana dell'alta Val Bianfino, incorniciata dal pizzo dei Tre Signori.
E' parte integrante del complesso del Santuario della Madonna della Neve, costituito dalla chiesetta, dall’alloggio del sacerdote
e dal rifugio Madonna della Neve di Biandino, che ha una disponibilità
di 25 posti letto.
La valle è parte del plesso delle valli del
Bitto, e gode di una situazione climatica particolarmente favorevole;
per questo, fu sempre molto popolata da alpeggiatori (oltre cento, nel
secolo XVII), ma anche da pastori e dagli operai che lavoravano alle
miniere di ferro del vicino conglomerato dell’alta val Varrone.
Ciò fece nascere l’esigenza di costruire un santuario per
il culto, dal momento che Introbio non era facilmente raggiungibile.
Fu così edificata la chiesetta, nel 1664, dalla famiglia Annovazzi,
insieme con l’annesso alloggio per il sacerdote che doveva salirvi
a dir messa. Il santuario, custodito fino alla metà del secolo
scorso dagli alpeggiatori, assunse ulteriore importanza nell’Ottocento,
quando gli abitanti di Introbio, per ringraziare la Madonna che li aveva
preservati dalla grave epidemia di colera del 1836, istituirono la processione
del 5 agosto, giorno in cui si ricorda la Madonna della Neve: da allora
ogni anno partono in processione sul far dell'alba da Introbio e salgono qui percorrendo la Via del Bitto. L’edificio
attuale è l’esito della ricostruzione del 1947, dopo che,
il 13 ottobre 1944 venne distrutto dai nazi-fascisti, per togliere ai
partigiani una possibile base di appoggio (destino, questo, comune a
numerosi altri rifugi o baite nell’arco orobico e retico).
Rifugio Madonna della Neve in Val Biandino
Raggiungere
il rifugio partendo dalla Val Gerola è semplice, anche se rappresenta
un'escursione abbastanza lunga. Il punto di partenza può essere Gerola
Alta (m. 1050): in tal caso si risale il lato sinistro idrografico
della valle della Pietra ("val de la Préda"), fino a raggiungere il rifugio di Trona soliva
(m. 1907, vedi scheda). Si può però partire anche dalla frazione di Laveggiolo (“Lavegiöl”), sopra Gerola (m. 1571), dove, lasciata la macchina nella
piazzola nella quale si trova anche l'edicola del Parco naturale delle
Orobie, si imbocca una carrozzabile chiusa al traffico che si dirige
verso la val Vedrano, la si lascia ben presto per un sentiero che
se ne stacca a sinistra, per poi riprenderla sul lato
opposto della Val Vedrano. Dopo
qualche tornante, la si lascia di nuovo, seguendo un sentiero segnalato
che sale ripido per qualche tornante, per poi effettuare una lunga
traversata verso sud-sud-ovest, fino a raggiungere il rifugio di Trona
Soliva. Proseguendo sul sentiero, si aggira un dosso e si guadagna
la bocchetta di Trona ("buchéta de Truna", m. 2092). Ci si ritrova così sulla via del
Bitto, tracciata in età molto antica. Seguendo le indicazioni per
il rifugio S. Rita, si scende per un tratto verso sinistra, per poi
effettuare una lunga traversata (quota 2020-2040) dell'alta Val Varrone,
ignorando la
deviazione per il rifugio F.A.L.C. e quella successiva per la bocchetta
di Piazzocco.
La traversata permette di ammirare il pizzo Varrone
(m. 2325, vedi foto sopra), il cui profilo severo è caratterizzato
dall'inconfondibile Dente del Varrone. Terminata la traversata, ci
si ritrova, dopo una breve discesa, alla bocchetta della Cazza (termine dialettale che sta per "mestolo"), presso
la quale, a 1999 metri, sorge il rifugio S. Rita.
Il rifugio guarda
al pianoro della val Biandino, al quale si scende
facilmente, proseguendo sulla via del Bitto. Toccato il pianoro, in
breve tempo si raggiunge il rifugio, che si trova in un gruppo di
case fiancheggiato dalla chiesetta della Madonna della Neve. Il
dislivello complessivo da Gerola è di 1040 metri circa, mentre il
tempo necessario si aggira intorno alle quattro ore. Se invece si
parte da Laveggiolo, il dislivello scende a 540 metri circa, mentre
il tempo è di circa tre ore e mezza.
Dal rifugio si può compiere un'interessantissima traversata al lago
di Sasso. Si possono seguire due itinerari. Il primo, dalle Casere
di Sasso (vedi sopra) prosegue, risalendo verso sinistra il fianco
erboso, al Baitello del lago (m. 1844). Poco oltre si attraversa il
torrente Troggia (vedi foto sotto), seguendo le segnalazioni, e si
raggiunge il pianoro terminale della val Biandino, dove, a quota 1922,
si trova il bellissimo lago. Il secondo itinerario prevede il ritorno
al rifugio S. Rita, poco oltre il quale si trova una deviazione a
sinistra, segnalata da un cartello, che permette di imboccare un sentiero
il quale compie una traversata sul fianco erboso della costiera Val
Varrone - Val Biandino, perdendo con gradualità quota e portando al
Baitello del Lago. Poco
oltre si comincia a salire dolcemente, si passa sul lato opposto del
torrente Biandino e si raggiunge il lago (m. 1922), che deve il suo
nome ai grandi massi che vi sono caduti dentro dal versante destro.
Il panorama è dominato dal pizzo dei Tre Signori (m. 2554, vedi a
destra). La salita richiede circa un'ora e comporta un dislivello
di 327 metri. Traversata al rifugio Casera Vecchia di Varrone (vedi
scheda), che avviene facilmente tornando al rifugio S. Rita, riprendendo
la via del Bitto verso la bocchetta di Trona e staccandosene a sinistra
per percorrere un sentiero che scende alla piana della Val Varrone,
dove, a 1672 metri, si trova il rifugio (un'ora e tre quarti circa).
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