Apri qui una fotomappa della salita dal Lago di Cancano al lago della Forcola ed al Passo dei Pastori

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Area di sosta Solena-Malga di Forcola-Lago della Forcola-Passo dei Pastori-Fuorcla Schumbraida
4 h
1150
EE
SINTESI. Oltrepassata Bormio in direzione della Valdidentro, ci si stacca sulla sinistra dalla ss. 38 dello Stelvio per immettersi sulla strada che sale al passo del Foscagno. Dopo aver superato il ponte allo sbocco della Valle del Braulio (qui si trova un’area picnic e da qui parte la pista che sale direttamente all’imbocco della Valle della Forcola, presso l’area di sosta di cui diremo), si giunge alla località di Fior d'Alpe Turripiano, dove, appena dopo la chiesa ed una semicurva a destra, si trova, segnalato, sulla destra lo svincolo per Pedenosso e Cancano. Si sale lungo la strada e ad un bivio si prende a destra (indicazioni per Cancano). Di qui in poi la strada, sempre abbastanza larga ed interamente asfaltata, porta ai piedi della muraglia rocciosa sul cui ciglio si affacciano le torri di Fraele e ci si affaccia alla Val Fraele. Dopo il lago delle Scale, ad un bivio si va a destra e si scende, con qualche tornante, al coronamento della diga di Cancano, lo si percorre interamente e, sul lato opposto della valle, si risale allo spiazzo del ristoro Solena. La pista prosegue fra i pini mughi, tocca l’alpeggio chiamato Grasso di Solena (alle falde del monte omonimo) e, dopo breve discesa, conduce all’area di sosta (Picnic Solena, 1993 m), dove dobbiamo parcheggiare. Ci incamminiamo sulla pista che si addentra in Valle della Forcola e superate due rogge porta alle Fornelle (m. 2025). Più in alto la valle si apre e raggiungiamo la malga di Forcola (m. 2311). Per salire al lago ed ai passi abbiamo due possibilità. La prima, un po' più breve, prevede di sfruttare un vallone che scende verso sud a sinistra, per chi sale, della Malga della Forcola, cioè appena ad ovest, ed a destra del massiccio versante roccioso che scende dalla quota 2798, sul crestone che si dirama dalla possente cime del monte o Piz Schumbraida (m. 3124). Visivamente regoliamoci così. Prima di arrivare alle baite della Malga della Forcola, vediamo bene alla sua sinistra il vallone, delimitato a sinistra dal fianco occidentale della valle. Lasciamo la pista e su un sentierino saliamo nella sua direzione, puntando al suo fianco destro (per noi). Saliamo lungo un declivio erboso un po' ripido, ma senza problemi. Imboccato il vallone, lo seguiamo, sempre restando a destra del corso d'acqua che vi scorre, e che esce proprio dal lago della Forcola. Saliamo verso nord, passando a sinistra dell'arrotondata cima quotata 2520 metri. Poi pieghiamo leggermente a sinistra (nord-nord-ovest), seguendo il corso del vallone. A questo punto ci troviamo davanti un dosso arrotondato, dietro il quale si nasconde il lago, e lo possiamo aggirare sulla sinistra, seguendo il corso del torrentello che scende da un canalone di sfasciumi, o, più facilmente, da destra, salendo una china erbosa. Intercettiamo così un sentiero che sale dalla nostra destra e che piega verso sinistra (nord-ovest). Seguendolo, ci affacciamo alla soglia dell'ampia conca nella quale riposa il lago della Forcola (m. 2590), che raggiungiamo in pochi minuti. Vediamo ora come salire fin qui seguendo il sentiero che abbiamo appena intercettato. In questo secondo caso dobbiamo iniziare la salita più avanti, cioè portarci sulla pista alle baite della Malga della Forcola (m. 2311) e proseguire per un breve tratto, fino a notare sulla sinistra la partenza di un sentiero che se ne stacca salendo in diagonale verso sinistra (ovest-nord-ovest), seguendo un sistema di cengioni erbosi che ci permette si superare un gradino di roccette. In ogni caso dobbiamo restare a sinistra (ovest) di una più massiccia e compatta balconata rocciosa. Il sentiero per un tratto piega a destra e sale verso nord, poi piega a sinistra e sale verso nord-est, superando un piccolo corso d'acqua. Superato questo gradino di soglia, ci affacciamo al circo terminale della valle, caratterizzato dal morbido panorama di dossi arrotondati. Procediamo ora alti sul fianco del medesimo vallone che nel primo percorso viene risalito più in basso, e descriviamo gradualmente un arco verso sinistra. Superato un dosso ed un altro corso d'acqua, saliamo gradualmente verso nord-est e ci affacciamo alla soglia dell'ampia conca nella quale riposa il lago della Forcola (m. 2590), che raggiungiamo in pochi minuti. L'escursione potrebbe terminare qui, ma vale la pena di raggiungere almeno uno dei due passi che si affacciano sul territiorio elvetico. Il Più vicino è la Fuorcla Schumbraida, che vediamo chiaramente davanti a noi raggiungendo il lago, cioè ad ovest, al termine di un largo corridoio di sfasciumi che ad essa sale con modesta pendenza. Non c'è nessuna difficoltà nella salita: oltrepassato il lago, procediamo sulla traccia di sentiero che fra stirsce d'erba e pietrame minuto porta alla larga sella della Fuorcla Schumbraida (m. 2738), che si affaccia sull'omonima valle elvetica. Teniamo presente che se desideriamo scendere in territorio elvetico dobbiamo avere con noi la Carta d'Identità. Vediamo la seconda possibilità. Ridiscesi al lago della Forcola, procediamo in direzione opposta rispetto alla Fuorcla Schumbraida, cioè verso est (diritt8), aggirando un crestone erboso che si stacca dal crinale, per poi piegare a sinistra ed imboccare un largo canalone erboso che sale ad una selletta sul crinale (il punto di massima depressione), che raggiungiamo salendo verso nord senza percorso obbligato. Dopo circa mezzora dal lago siamo così al Passo dei Pastori (m. 2768), che si affaccia sull'ampio alpipiano che ospita lo splendido lago di Rims.


La Valle della Forcola di Rims

La Valle della Forcola di Rims (da non confondere con la Valle della Forcola di Livigno) confluisce da nord nella Val Fraele e costituisce la meta di escursionisti e bikers, che ne apprezzano la tranquilla bellezza e dal Lago di Cancano salgono fino al suo angolo nord-orientale, cioè alla Bocchetta della Forcola di Rims, che si affaccia, con panorama splendido, all'alta Valle del Braulio, approfittando poi per traversare alla IV Cantoniera dello Stelvio o per salire alla punta di Rims. Pochi sanno che la valle offre anche una seconda soluzione, che gli escursionisti non mancherebbero di apprezzare, sul lato opposto, quello nord-occidentale. Qui possiamo infatti raggiungere il lago della Forcola, piccolo ma graziosissimo e splendidamente incastonato in un constesto cromatico fatto di contrasti vivaci, e due passi, il passo dei Pastori, che si affaccia sull'elvetica splendida piana di Rims con il lago omonimo, e la Fuorcla Schumbraida, che introduce alla valle omonima, anch'essa in territorio elvetico, una valle dalla severa solitaria bellezza.
L'escursione non è difficile, ma richiede buon condizioni di visibilità, perché si snoda in una cornice caratterizzata dall'alternarsi di verdi dossi e versanti franosi, fra i quali non è facilissimo orientarsi.
Prima di entrare nel vivo del racconto dell'escursione, però, dobbiamo scoprire l'importanza storica della Valle della Forcola.

Nel 1493 il dominio degli Sforza sulla Valtellina e la Contea di Bormio era prossimo alla fine (nel 1500 sarebbero arrivati i Francesi, poi dal 1512 al 1797 le Tre Leghe Grigie), ma Ludovico il Moro, signore di Milano, pensava di essersi saldamente assicurato il potere alleandosi con l’Imperatore Massimiliano degli Asburgo d’Austria. A suggellare l’alleanza, il matrimonio della duchessa Bianca Maria Sforza con l’imperatore stesso. Bianca Maria venne in Valtellina dal Lago di Como, il suo corteo, spettacolo davvero inconsueto ed ammirato, la risalì interamente, fino alla Magnifica Terra.



Salendo in Valle della Forcola di Rims

Scrive Enrico Besta (“Le Valli dell’Adda e della Mera nel corso dei secoli”, Milano, Giuffè, 1964): “A dicembre, sfidando impavidamente le nevi, poteva sicuramente salir verso lo Stelvio Bianca Maria, sorella di Gian Galeazzo, incontro al regale suo sposo. Quella, che già i Bormiesi chiamavano regina, era il grazioso pegno della amicizia poco prima suggellata fra Massimiliano e Ludovico il Moro…. Tutti avrebbero fatto certo del loro meglio per non sfigurare presso la bionda e diafana signora, “bianca di perle e bella più che il sole”, che sbattuta ancora per la tempesta del lago era tuttavia dolce dispensiera di sorrisi a coloro che le mostravano amore… Si pensa che accanto alla duchessa Bianca fosse anche Leonardo da Vinci e che da quella diretta visione della Valtellina traesse le impressioni che manifestò descrivendola.
Fu fatta alla regina la migliore accoglienza quando partì, Bormio (aveva fatto riguardare a dovere la via dell'Umbrail) la volleanche accompagnata fino al giogo da ben arredati balestrieri.”



Monte Schumbraida in alta Valle della Forcola di Rims

In che consisteva la via dell’Umbrail, detta anche “via dell’Ombraglio”, per il quale passò la futura consorte dell’Imperatore Massimiliano? Si trattava della “via breve di Val Venosta”. Ecco come la descrive, nel suo studio “Sentieri e strade storiche in Valtellina e nei Grigioni - Dalla preistoria all’epoca austro-ungarica” (ottobre 2004), Cristina Pedana, che offre un’efficace sintesi del sistema di comunicazioni fra Magnifica Terra e territori di lingua tedesca:
In Alta valle i passi ed i percorsi più importanti verso l'Engadina e la Val Venosta, frequentati probabilmente anche in epoche preistoriche, ma comunque largamente utilizzati dal Medioevo fino agli inizi del XIX secolo furono il passo di Umbrail o Ombraglio denominato "via breve di Val Venosta" e il passo di Fraele o "via lunga di Val Venosta".
Entrambi avevano come punto di partenza Bormio dove si giungeva attraverso il passo del Gavia o seguendo la Valtellina per Bolladore, Serravalle, Cepina.
Il primo itinerario all'uscita da Bormio, oltrepassato il torrente Campello e raggiunto il bivio da cui si divideva la strada per Fraele, proseguiva a destra per Molina, attraversava il bosco di Morena (l'attuale parco dei Bagni Nuovi) raggiungeva il difficile passaggio delle "scale dei Bagni" sotto la chiesetta, costruita probabilmente in epoca carolingia, di San Martino dei Bagni; con un altro pericoloso tratto si portava sotto la torre detta Serra frontis, oggi scomparsa, che faceva parte di un sistema di fortificazioni citato per la prima volta in un documento del 1201, ma sistemato e reso sicuro nel 1391 per volontà di Gian Galeazzo Visconti.
Da lì la strada scendeva al ponte sul torrente Braulio, poi, senza tornanti ma con una ampia curva, risaliva il versante opposto per raggiungere l'imbocco della valle della Forcola di Rims, superato il passo omonimo, affacciato sulla valle del Braulio, attraverso il passo di Umbrail e la valle Muranza scendeva a Santa Maria in Val Monastero.Nei pressi del passo, poco prima dell'inizio della discesa c'era una "hostaria", storicamente documentata dal 1496, che costituiva un sicuro ricovero per i viandanti soprattutto in inverno. Essa venne distrutta e successivamente ricostruita due volte nel corso del '600.


Apri qui una panoramica sull'alta Valle della Forcola di Rims

Lungo questo itinerario passò Bianca Maria Sforza per andare incontro al suo sposo Massimiliano I d'Asburgo nel 1493, ancora vi passò Ludovico il Moro nel 1496, quando si recò a Mals per incontrare l'imperatore Massimiliano, probabilmente accompagnato da Leonardo da Vinci. Invece di scendere in Val Monastero, vi era la possibilità di salire fino al passo dello Stelvio e, con un percorso piuttosto accidentato, raggiungere Malles lungo la valle di Trafoi. Questo itinerario, percorribile solitamente solo alcuni mesi in estate, fu aperto nell'inverno del 1485, quando si scatenarono forti dissidi con gli abitanti della Val Monastero per ragioni commerciali. Fu utilizzato anche dal Duca di Feria nel 1633, quando, non volendo passare sul territorio dei Grigioni, con imponenti truppe raggiunse il Tirolo… Tra le merci trasportate era soprattutto il vino della Valtellina ad avere il posto d'onore nell'esportazione verso oltralpe, mentre veniva importato dal Tirolo il sale di Halstatt, considerato merce preziosissima, perché permetteva di conservare gli alimenti. Solo negli ultimi anni del XVIII secolo, anche a causa del clima più crudo, era infatti in atto la cosiddetta piccola glaciazione napoleonica, fu decretato ufficialmente l'abbandono della via di Umbrail a favore di quella di Fraele più comoda e sicura.”
Ripercorrere, per quanto solo in parte, le orme del corteo ducale che accompagnò, nell’inverno fra il 1492 ed il 1493, Bianca Maria nel suo viaggio verso il Tirolo può essere non solo suggestione storica, ma anche ottima idea per un’escursione che tocca luoghi di una bellezza veramente rara.


Il monte Schumbraida in alta Valle della Forcola di Rims

Ma vediamo di descriverlo più in dettaglio. Per salire in Val Fraele si procede così. Oltrepassata Bormio, ci si stacca sulla sinistra dalla ss. 38 dello Stelvio per immettersi sulla strada che sale al passo del Foscagno. Dopo aver superato il ponte allo sbocco della Valle del Braulio (qui si trova un’area picnic e da qui parte la pista che sale direttamente all’imbocco della Valle della Forcola, presso l’area di sosta di cui diremo), si giunge alla località di Fior d'Alpe Turripiano (3 km da Bormio), dove, appena dopo la chiesa ed una semicurva a destra, si trova, segnalato, sulla destra lo svincolo per Pedenosso e Cancano. Si sale lungo la strada e ad un bivio si prende a destra (indicazioni per Cancano). Di qui in poi la strada, sempre abbastanza larga ed interamente asfaltata, porta ai piedi della muraglia rocciosa sul cui ciglio si affacciano le torri di Fraele e con un'ultima serrata serie di tornanti affronta il traverso finale, con tratto in galleria, che termina proprio alle celebri torri. Si tratta solo del primo segno di una valle densa di storia, per la sua posizione strategica nell'antica Contea di Bormio. Queste torri sorvegliavano infatti gran parte della Magnifica Terra e permettevano di segnalare tempestivamente eventuali eserciti invasori.


Chiesa di S. Erasmo

Oltre le torri, la strada si fa pressoché pianeggiante, e conduce, in breve, al bellissimo laghetto delle Scale, l'unico naturale nella valle, ed al ristoro Monte Scale. Di qui, prendendo a destra ad un bivio, si scende, con qualche tornante, al coronamento della diga di Cancano, lo si percorre interamente e, sul lato opposto della valle, si risale allo spiazzo del ristoro Solena, dove si trova anche la bella chiesetta di S. Erasmo, dedicata ai caduti nella guerra partigiana e nei lavori di costruzione delle gigantesche dighe di Cancano e S. Giacomo. La pista prosegue fra i pini mughi, tocca l’alpeggio chiamato Grasso di Solena (alle falde del monte omonimo) e, dopo breve discesa, conduce all’area di sosta (Picnic Solena, 1993 m), dove dobbiamo parcheggiare (un pannello con carta escursionistica ci può aiutare, se non avessimo le idee del tutto chiare). Troviamo anche due cartelli escursionistici: uno indica la pista in discesa (sopra menzionata) che in 50 minuti porta alla località Boscopiano ed in un’ora e 10 minuti alla ss. 38 dello Stelvio); l’altro, quello che ci interessa, dà la Malga di Forcola ad un’ora e 20 minuti, la bocchetta di Forcola a 2 ore e 40 minuti  e la IV Cantoniera dello Stelvio a 3 ore e mezza. Un cartello del comune di Valdidentro segnala, infine, il divieto di transito sulla pista della Valle della Forcola.


La Val Fraele

Ci mettiamo, dunque, in cammino, accodandoci al corteo, magari fra quei balestrieri che Bormio volle come scorta d’onore alla Duchessa. L’antico sentiero, però, non c’è più: è stato sostituito da una pista militare, tracciata durante la prima guerra mondiale (poi allargata, nel primo tratto, come pista di servizio AEM), che ci accompagna fino al passo. Il primo tratto della pista che si addentra sul fianco sinistro (per noi) della valle è in leggera discesa; poi, dopo una semicurva a sinistra, cominciamo a salire, ma con pendenza modesta. Alla nostra sinistra un versante roccioso che può scaricare qualche masso: evitiamo di attardarci! Alla nostra destra cominciamo a vedere il lungo disegno della pista militare che sale sul ripido fianco della valle fino all’altipiano della malga di Pedenolo: di lì torneremo. Alle nostre spalle, invece, bel colpo d’occhio sul Monte delle Scale. Superiamo una roggia ed una pista secondaria AEM che si stacca alla nostra destra; la valle si mostra, ora, un po’ di più, ma da qui il suo volto trasmette un inquietante senso di pallida e profonda solitudine: detriti candidi sembrano averne preso possesso ed avervi cacciato la vita stessa. Questa pallida solitudine non può non evocare, nella nostra mente, un’immagine di Bianca Maria, la duchessa che, conformemente ai canoni estetici del tempo, proprio nel pallore della carnagione trovava il più prezioso elemento della sua bellezza. Si sarà sentita a casa sua, qui, anche se il volto della valle a lei apparve ben diverso, interamente coperto com’era dalle nevi.
Superata una seconda roggia, siamo alle Fornelle (m. 2025), località chiamata così perché il ferro estratto ai piani di Pedenolo vi riceveva una prima lavorazione. In passato la Valle di Fraele era famosa, oltre che per le sue vie di comunicazione, per l’estrazione del ferro, che proseguì fino alla seconda metà dell’Ottocento (nella prima metà di quel secolo lavoravano ancora nel forno della località più di 250 persone). Si fatica ad immaginare l’animazione di quei tempi, il fuoco dei forni, ora che qui domina una mesta solitudine, stemperata solo, durante la piena stagione estiva, dal passaggio di qualche biker, che scende dal passo della Forcola.


Apri qui una fotomappa della salita dalla Malga di Forcola al Lago della Forcola

Poco oltre, un bivio: sulla destra si scende al torrente, lo si scavalca su un ponte in legno e ci si immette sulla pista militare per i piani di Pedenolo. Un cartello dà, su questo percorso, la malga di Pedenolo ad un’ora, la bocchetta di Pedenolo a 2 ore e 20 minuti e la bocchetta della Forcola a 3 ore. Noi invece, proseguiamo diritti (un altro cartello dà la malga di Forcola a 40 minuti, la bocchetta di Forcola a 2 ore e la IV Cantoniera dello Stelvio a 2 ore e 50 minuti). Proseguiamo nella salita, fino ad un punto nel quale slavine e smottamenti si sono mangiati un bel pezzo della pista. Guardando verso l’alto, alla nostra sinistra, possiamo ammirare l’articolato ed irsuto sistema di torri e guglie che scandisce il fianco orientale della punta di Schumbraida (m. 3124), che da qui resta nascosta. Siamo ormai prossimi alla stretta della valle, dove il suo corso piega verso destra, passando dall’andamento nord-est a quello est.


La Malga della Forcola

Giunti alla soglia, si apre a noi un diverso mondo: l’alta valle non mostra più un volto di pallida solitudine, ma un’ampia spianata verde. Probabilmente sorpresa fu anche Bianca Maria, alla quale apparve il più ampio e luminoso circo della valle, dopo l’angusta ed un po’ angosciante strettoia. Vediamo, ora, al termine di un lungo traverso, la malga di Forcola (m. 2311), posta su una spianata ai piedi delle balze che salgono verso il circo terminale della valle. Bianca Maria non vi trovò nessuno, in pieno inverno, ma d’estate qui voci di pastori e di mandrie ravvivavano a quei tempi la valle. Alla malga troviamo oggi un baitone ed una casera in buone condizioni. Ottimo da qui il colpo d’occhio sui fianchi occidentali della Schumbraida. Un cartello dà la bocchetta di Forcola ad un’ora e 20 minuti e la IV Cantoniera dello Stelvio a 2 ore e 20 minuti. Troviamo anche un cartello, più vecchio, dell’Alta Via della Magnifica Terra (infatti durante l’escursione troviamo qualche raro segnavia rosso-bianco-rosso con la lettera “A”), che dà la forcola di Rims (cioè la bocchetta di Forcola) ad un’ora e 50 minuti: speriamo abbia ragione il più recente cartello.


Apri qui una fotomappa della salita dalla Malga della Forcola al Lago della Forcola ed al Passo dei Pastori

Nessuna segnalazione, invece, per l’itinerario che ci interessa, cioè quello che si stacca dal nostro e sale diritto verso nord, seguendo l’andamento del vallone alla cui cima si trova, ben nascosto fra le balze, il lago della Forcola (m. 2588), quasi a metà strada fra due ulteriori valichi, di importanza locale, il passo dei pastori (m. 2770), a destra (nord-est), e la forca di Schumbraida (m. 2736), a sinistra (ovest): entrambi permettono di transitare in territorio elvetico e di scendere in Val Mora, che si immette poi nella maggiore Valle di Monastero.


La salita dal lago della Forcola al Passo dei Pastori ed alla Fuorcla Schumbraida, in alta Valle della Forcola di Rims

Per salire al lago ed ai passi abbiamo due possibilità. La prima, un po' più breve, prevede di sfruttare un vallone che scende verso sud a sinistra, per chi sale, della Malga della Forcola, cioè appena ad ovest, ed a destra del massiccio versante roccioso che scende dalla quota 2798, sul crestone che si dirama dalla possente cime del monte o Piz Schumbraida (m. 3124). Visivamente regoliamoci così.
Prima di arrivare alle baite della Malga della Forcola, vediamo bene alla sua sinistra il vallone, delimitato a sinistra dal fianco occidentale della valle. Lasciamo la pista e su un sentierino saliamo nella sua direzione, puntando al suo fianco destro (per noi). Saliamo lungo un declivio erboso un po' ripido, ma senza problemi. Imboccato il vallone, lo seguiamo, sempre restando a destra del corso d'acqua che vi scorre, e che esce proprio dal lago della Forcola. Saliamo verso nord, passando a sinistra dell'arrotondata cima quotata 2520 metri. Poi pieghiamo leggermente a sinistra (nord-nord-ovest), seguendo il corso del vallone. A questo punto ci troviamo davanti un dosso arrotondato, dietro il quale si nasconde il lago, e lo possiamo aggirare sulla sinistra, seguendo il corso del torrentello che scende da un canalone di sfasciumi, o, più facilmente, da destra, salendo una china erbosa. Intercettiamo così un sentiero che sale dalla nostra destra e che piega verso sinistra (nord-ovest). Seguendolo, ci affacciamo alla soglia dell'ampia conca nella quale riposa il lago della Forcola (m. 2590), che raggiungiamo in pochi minuti.


Lago della Forcola e Fuorcla Schumbraida

Lago della Forcola e monte Braulio

Vediamo ora come salire fin qui seguendo il sentiero che abbiamo appena intercettato. In questo secondo caso dobbiamo iniziare la salita più avanti, cioè portarci sulla pista alle baite della Malga della Forcola (m. 2311) e proseguire per un breve tratto, fino a notare sulla sinistra la partenza di un sentiero che se ne stacca salendo in diagonale verso sinistra (ovest-nord-ovest), seguendo un sistema di cengioni erbosi che ci permette si superare un gradino di roccette. In ogni caso dobbiamo restare a sinistra (ovest) di una più massiccia e compatta balconata rocciosa. Il sentiero per un tratto piega a destra e sale verso nord, poi piega a sinistra e sale verso nord-est, superando un piccolo corso d'acqua. Superato questo gradino di soglia, ci affacciamo al circo terminale della valle, caratterizzato dal morbido panorama di dossi arrotondati. Procediamo ora alti sul fianco del medesimo vallone che nel primo percorso viene risalito più in basso, e descriviamo gradualmente un arco verso sinistra. Superato un dosso ed un altro corso d'acqua, saliamo gradualmente verso nord-est e ci affacciamo alla soglia dell'ampia conca nella quale riposa il lago della Forcola (m. 2590), che raggiungiamo in pochi minuti.


Val Schumbraida

Lago della Forcola e Fuorcla Schumbraida

L'escursione potrebbe terminare qui, ma vale la pena di raggiungere almeno uno dei due passi che si affacciano sul territiorio elvetico. Il Più vicino è la Fuorcla Schumbraida, che vediamo chiaramente davanti a noi raggiungendo il lago, cioè ad ovest, al termine di un largo corridoio di sfasciumi che ad essa sale con modesta pendenza. Non c'è nessuna difficoltà nella salita: oltrepassato il lago, procediamo sulla traccia di sentiero che fra stircse d'erba e pietrame minuto porta alla larga sella della Fuorcla Schumbraida (m. 2738), che si affaccia sull'omonima valle elvetica. Una valle desolata ma bellissima, solitaria ma affascinante, che più a nord confluisce nella Val Mora. Teniamo presente che se desideriamo scendere in territorio elvetico dobbiamo avere con noi la Carta d'Identità.
Vediamo la seconda possibilità. Ridiscesi al lago della Forcola, procediamo in direzione opposta rispetto alla Fuorcla Schumbraida, cioè verso est (diritt8), aggirando un crestone erboso che si stacca dal crinale, per poi piegare a sinistra ed imboccare un largo canalone erboso che sale ad una selletta sul crinale (il punto di massima depressione), che raggiungiamo salendo verso nord senza percorso obbligato. Dopo circa mezzora dal lago siamo così al Passo dei Pastori (m. 2768), che si affaccia sull'ampio alpipiano che ospita lo splendido lago di Rims.
Possiamo terminare qui l'escursione, ma non possiamo non pensare alla nota leggenda legata a questo lago.


Passo dei Pastori

Eccola, così come la riporta Maria Pietrogiovanna in “Le leggende in Alta Valtellina – Raccolta di leggende e credenze dell’Alta Valtellina”, dattiloscritto, Valfurva, 27 giugno 1998:
“Nel paese della Lajadira sulle rive di un grande lago, un paese di sole, aranci, cedri e lauri, viveva una bellissima principessa. Costei ed il suo trovatore si amavano, ma la principessa fu costretta a sposare un re forestiero, che abitava al di là delle Sette Montagne di Vetro. Il trovatore intonò con il liuto la sua canzone d'amore in ogni ritrovo e divenne famoso in tutti i castelli della Lajadira ed ancora più lontano. La ragazza, intanto, languiva d'amore e, pensando al trovatore, si ammalò. Il suo male crebbe a dismisura, quando un vecchio troviero arrivò alla corte del regno nordico e narrò del menestrello celebre per il proprio canto e di come questi, disperato d'amore, si fosse fatto soldato e fosse morto in terra lontana. La principessa non ebbe più pace ed un mattina fu trovata morta nel proprio letto. Dunque, sia il trovatore sia la principessa morirono di dolore per non aver potuto realizzare il proprio sogno d'amore. Dopo la morte della principessa, la Lajadira, da plaga felice intorno ad un bellissimo lago, si trasformò in un paese aspro senza più fiori, brulla, solo con ghiaia e neve, sui confini del bormiese. Dalle rupi brulle che attorniano il "Lago del Deserto", ossia il Lago di Rims, col vento delle Alpi giungono i gemiti delle anime sconsolate dei due che vivono fra quei dirupi e quelle onde protetti dalla fata alpina Arteluca.”


La traversata dal lago della Forcola al passo dei Pastori ed alla Fuorcla Schumbraida

Una versione leggermente diversa della leggenda è riportata da Aurelio Garobbio, uno dei maggiori studiosi dell’universo immaginario dell’arco alpino, nella bella raccolta “Leggende delle Alpi Lepontine e dei Grigioni” (Rocca San Casciano, Cappelli, 1969): “Sulle montagne della Bassa Engadina, tra il Piz d'imez, di mezzo, ed il Liscianna, il Curtinac ed il da Rims, vi è una deserta distesa di rocce frantumate, di morene e nevai, costellata da innumerevoli laghetti.
È la contrada iffadeda, la contrada fatata, la contrada transloceda, la contrada traslocata. Quella terra non è sempre stata lassù, nel desolato silenzio delle vette sassose. Un tempo si trovava intorno ad un magnifico lago, il Garda, era allietata da mirabili fiori e si chiamava Laiadira.
La figlia del re della Laiadira, si era segretamente fidanzata con un menestrello da lei intensamente amato. Il padre la sposò ad un re straniero, il quale la portò nei suoi squallidi domini, di là dalle Sette Montagne di Vetro. La principessa languì, consumata da un male inguaribile: la gronda passiun.
Appreso che il menestrello, disperato per il perduto amore, era andato a combattere ed era morto, il cuore più non le resse e spirò. Ed allora la Laiadira fu prodigiosamente trasportata sulle Sette Montagne di Vetro: pietre e neve la ricoprirono, né più ebbe fiori né canzoni d'amore."


Lago di Rims

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