CARTE DEL PERCORSO

Apri qui una panoramica a 360 gradi dalla cima occidentale dei Piazzotti
Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Pescegallo-Val Tronella-Rif. Benigni-Bocchetta di Val Pianella-Valle di Trona-Pic-Pescegallo
4-5 h
820
EE
Pescegallo-Val Tronella-Rif. Benigni-Bocchetta di Val Pianella-Valle di Trona-Pic-Pescegallo 6-7 h 950 EE
SINTESI. Alla prima rotonda all'ingresso di Morbegno (per chi proviene da Milano) prendamo a destra ed alla successiva ancora a destra; dopo un ponte imbocchiamo la provinciale della Val Gerola, saliamo a Gerola Alta e proseguiamo fino al termine della strada, a Pescegallo (m. 1450). Parcheggiamo qui ed incamminiamoci sul sentiero che si trova ad ovest degli impianti di risalita (indicazioni per l'anello dei laghi). Il sentiero entra subito in una pineta, sale e raggiunge presso la baita isolata del Dossetto la deviazione a sinistra per la Val Tronella. Lasciamo dunque il sentiero principale e saliamo a sinistra (sud). Il sentiero sale a sinistra, poi piega a destra. Fra roccette, larici e radure, seguendo i segnavia ci portiamo al bacino della sorgente Tronella (m. 1808). Ignorati i sentieri della GVO che prendono a sinistra (Salmurano) ed a destra (in direzione del Dossetto e ella diga di Trona), proseguiamo diritti salendo verso sud, in direzione della parte alta della Val Tronella. Il sentiero (segnavia) prosegue, su terreno di sfasciumi, diretto verso il fondo della valle, restando sul suo lato sinistro (per noi che saliamo), poi piega gradualmente a destra, si fa più ripido e porta ad una ripida valletta dalla quale scende il torrente emissario del lago dei Piazzotti. Passiamo a destra del torrente, affrontando alcuni passaggi esposti che richiedono molta cautela (evitiamo l'escursione in caso di neve o di rocce bagnate). ll sentiero serpeggia fra le roccette, torna a sinistra del torrente ed alla fine guadagna il ciglio dello splendido altipiano sul quale riposta il rifugio Benigni (m. 2222). Guardando ad ovest (alle spalle del rifugio, verso destra) vediamo la croce sulla cima dei Piazzotti occidentale (m. 2349): con un fuori.programma di circa un'ora complessiva la raggiungiamo facilmente passando a sinistra del lago dei Piazzotti, salendo su sentierino (segnavia) e descrivendo un arco in senso orario (destra) che segue il facile crinale. Tornati al rifugio, seguiamo le indicazioni per il rifugio Grassi ed imbocchiamo il sentiero che scende verso sud, immettendosi dopo pochi tornanti nel sentiero 101. Lo seguiamo verso destra (indicazioni per il rifugio Grassi), con un traverso in leggera salita verso sud-ovest, ed una successiva discesa che ci porta ad un traverso in leggera salita, che taglia il versante orientale della cima dei Piazzotti occidentale. Procedendo sul lato destro di un vallone, a monte della solitaria baita della Mezzaluna, raggiungiamo una bocchetta che ci introduce ad un ripiano che percorriamo verso ovest, mentre alla nostra sinistra si staglia il caratteristico profilo del pizzo di Giacomo. Siamo subito ad una piccola porta che si apre a destra del sentiero 101. Un cartello segnala che si tratta della bocchetta di Val Pianella (m. 2224). Lasciamo quindi il sentiero 101 ed imbocchiamo la traccia che scende verso nord-ovest in alta Val Pianella (o Valle di Trona). Perdiamo gradualmente quota in u ambiente lunare, dominato, alla nostra sinistra, dal massiccio cono del pizzo di Trona. Ignoriamo una deviazione a sinistra (segnalazione per il Lago Rotondo) e proseguiamo la discesa fra il pietrame, portandoci sul limite alto di un ampio dosso, dal quale scendiamo con diversi tornantini fino alla fascia di medi e grandi massi che occupa il pianoro centrale della valle, a quota 2000. Qui, ad un nuovo bivio, ignoriamo il sentiero di sinistra che sale al lago Rotondo e proseguiamo verso destra, seguendo la traccia che si tiene un po' alta rispetto al fondovalle. Passiamo così a monte del lago Zancone e saliamo sulla cima di un caratteristico cupolone roccioso. Il sentiero lo supera tagliando un versante di pietrame, mentre alla nostra sinistra vediamo, oltre il lago naturale Zancone (m. 1957), quello più ampio ed artificiale di Trona (m. 1805). Ignorata la deviazione sulla sinistra che scende allo sbarramento della diga, il sentiero, ora ben marcato, piega leggermente a destra ed inizia un traverso pianeggiante verso nord-est, mentre davanti a noi il gruppo del Masino ed il monte Disgrazia si mostrano in tutta la loro imponenza. tagliamo così il versante occidentale del pizzo di Tronella (m. 2311) e del pizzo del Mezzodì (m. 2116), raggiungendo un poggio erboso con una pozza ed una baita solitaria, denominato il "Pic" (m. 1853). Qui il sentiero volge decisamente a destra e prosegue verso sud-est, affacciandosi al bacino della Va Tronella. Dopo un tratto pianeggiante, perdiamo rapidamente quota con diversi tornanti e raggiungiamo i pascoli all'imbocco della valle. Prestando attenzione al sentiero (evitiamo di portarci a sinistra), attraversiamo il torrente Tronella e proseguiamo verso est-nord-est, entrando nella pineta. Ripassiamo così in breve alla baita del Dossetto, dalla quale abbiamo iniziato la salita in Val Tronella. Proseguendo diritti, perdiamo anora quota e, volgendo a destra, usciamo dalla pineta in vista degli impianti di risalita di Pescegallo, dove l'anello si chude.


Apri qui una fotomappa del sentiero che dal Dossetto sale al canalino sotto il rifugio Benigni

L'anello delle trune, fra Val Tronella e Valle di Trona, è una delle più classiche escursioni fra le montagne dell'alta Val Gerola, nel cuore del comprensorio legato a quel toponimo, "Trona", sul cui etimo molto si è discusso. Se nella classica raccolta dei toponimi di Valtellina e Valchiavenna, curata da Renzo Sertori Salis, si indica come etimo il verbo "trunà", con riferimento alla frequenza dei temporali in una zona montana il cui clima è altamente influenzato dai flussi umidi dal Lario, prevale oggi l'ipotesi che l'origine sia da un altro termine dialettale, "truna", che significa "grotta", "spelonca".


Apri qui una panoramica della Val Tronella e del pizzo di Tronella

In tal caso il riferimento, meno generico, sarebbe alle attività estrattive di minerale ferroso che furono attive nell'età moderna, fino agli inizi dell'Ottocento, tanto da far denominare "Via del Ferro" quella che dalla vicina bocchetta di Trona scendeva in Val Varrone, fino a Premana. L'anello non manca dunque di elementi di interesse, ma richiede esperienza escursionistica, perchè il canalino di accesso all'altipiano dei Piazzotti propone alcuni passaggi non difficili, ma esposti, dunque insidiosi con rocce bagnate o, peggio ancora, con neve.


Apri qui una panoramica dei Denti della Vecchia e del gruppo del Masino

Alla prima rotonda all'ingresso di Morbegno (per chi proviene da Milano) prendamo a destra ed alla successiva ancora a destra; dopo un ponte imbocchiamo la provinciale della Val Gerola, saliamo a Gerola Alta e all'uscita dal paese proseguiamo sulla strada principale, che termina a Pescegallo, dove parcheggiamo (m. 1471).
Ci dirigiamo verso l'impianto (ovest) e lo lasciamo alle spalle, per imboccare una stradina che scende, verso nord-ovest, ad una baita, lasciandolo però subito per un sentiero che se ne stacca sulla destra. Troviamo qui il primo cartello, che dà il rifugio Benigni a 2 ore e 15 minuti, il lago di Trona ad un’ora e 40 minuti, il lago Rotondo ("làch Redont") a 3 ore. Il bosco si immerge subito in uno splendido bosco di conifere, nel cui cuore incontriamo un primo pannello illustrativo, che ci parla di abeti bianci, abeti rossi e larici, i silenziosi testimoni del sonno del mostro, e dei piccoli uccelli che li abitano. 


Apri qui una fotomappa della salita dell'alta Val Tronella verso il canalino terminale che adduce al ripiano dei Piazzotti

Poi, alla baita del Dossetto (m. 1600; "trunelìna" o, per i pastori bergamaschi che vi alpeggiavano, "trunèla dal böc' "), due nuovi cartelli: il primo segnala una deviazione, sulla sinistra, che sale al rifugio Benigni per la Val Tronella ("val dal böc' de Trunèla"), ed il secondo che dà il lago di Trona ("lach de trùna") ad un’ora e 10 minuti.


Canalino che sale al rifugio Benigni

Ora lasciamo il sentiero che prosegue e pieghiamo a sud, cioè prendiamo a sinistra ed imbocchiamo il sentierino segnalato che sale in Val Tronella, fra radi larici ed incantevoli radure. Il sentiero sale prima a sinistra, poi volge a destra e guadagna quota passando per una radura con una vasca in cemento. Ci portamo così alla sorgente Tronella (m. 1808). Ignorati i sentieri della Gran Via delle Orobie (GVO) che prendono a sinistra (Salmurano) ed a destra (diga di Trona), proseguiamo diritti salendo verso sud, in direzione della parte alta della Val Tronella. Gli ultimi larici lasciano il campo ad uno scenario più desolato, costituito da un sterminata pietraia.


Apri qui una panoramica del Disgrazia fra i Denti della Vecchia

Il sentiero prosegue diretto verso la parte terminale della valle, restando sul suo lato sinistro (per noi che saliamo), poi piega gradualmente a destra, si fa più ripido e porta ad una ripida valletta dalla quale scende il torrente emissario del lago dei Piazzotti. Passiamo sulla destra del torrente, affrontando alcuni passaggi esposti che richiedono molta cautela (evitiamo l'escursione in caso di neve o di rocce bagnate). ll sentiero serpeggia fra le roccette, passa di nuovo a sinistra del torrente e alla fine guadagna il ciglio dello splendido altipiano sul quale riposta il rifugio Benigni (m. 2222).


Il rifugio Benigni

D’estate troveremo, qui, diverse persone, quasi tutte salite dalla bergamasca, soprattutto da Ornica.
Dal rifugio particolarmente felice è il colpo d’occhio sulle cime del gruppo Masino-Bregaglia, fra le quali si distingue, per la mole, il monte Disgrazia. Presso il rifugio, troviamo, poi, il lago dei Piazzotti, a 2224 metri, adagiato in una conca di arenaria e circondato a sud da rocce levigate, che nascondono fra le loro piege altri microlaghetti, ad est dalle cime del Valletto (m. 2371) e di Ponteranica (m. 2372) ed infine ad ovest dalla costiera che separa il piccolo altipiano dalla val Pianella.


Foto-mappa del percorso dal rifugio Benigni alla bocchetta di Val Pianella

Se, dal lago, guardiamo verso sud-ovest, cioè leggermente a destra, individuiamo facilmente un’elevazione sormontata da una croce metallica: si tratta della cima occidentale dei Piazzotti (m. 2349), che possiamo guadagnare facilmente, con un fuori-programma che comporta circa un'ora ed un quarto in più, salendo a vista, oppure seguendo una traccia di sentiero che ne percorre il crinale di sinistra.


Apri qui una panoramica dall'altipiano dei Piazzotti

La cima si affaccia sulla val Pianella, che si apre interamente al nostro sguardo, mostrando le sue due gemme, i laghi Zancone e Trona (quest’ultimo generato da uno sbarramento artificiale). Bellissimo è anche il colpo d’occhio sull’inconfondibile cima conica del pizzo di Trona (m. 2510). Se guardiamo con attenzione, potremo intravedere, proprio sotto il pizzo, la conca che ospita il lago Rotondo (m. 2256), di cui potremo anche vedere la superficie. Si tratta della più bella fra le perle che la Val Gerola cela nel suo seno.
Ma è a nord che si apre lo scenario più splendido. Si vede di qui l'intero gruppo del Masino e l'occhio esperto ne riconosce le cime più importanti.


Apri qui una panoramica sul gruppo del Masino dall'altipiano dei Piazzotti

In particolare, partendo da sinistra distinguiamo l’affilata cima del monte Spluga o Cima del Calvo (m. 2967), posto all’incontro di Valle di Spluga, Val Ligoncio e Valle dei Ratti. Mentre la testata della Valle dell’Oro resta nascosta, vediamo buona parte di quella della Val Porcellizzo, partendo proprio dal pizzo Porcellizzo (il pèz, m. 3075), seguito dal passo Porcellizzo (m. 2950), che congiunge la valle omonima all’alta Val Codera. Ecco, poi, le più celebri cime della Val Porcellizzo: la punta Torelli (m. 3137) e la punta S. Anna (m. 3171) precedono il celeberrimo pizzo Badile (badì, m. 3308), cui fa da vassallo la punta Sertori (m. 3195). Segue il secondo signore della valle, il pizzo Cengalo (cìngol, m. 3367). Chiudono la testata i puntuti pizzi Gemelli (m. 3259 e 3221), il passo di Bondo (pas da bùnd, m. 3169), che dà sulla Val Bondasca, in territorio svizzero, ed il pizzo del Ferro occidentale o cima della Bondasca (m. 3267). Procedendo verso est, ecco il pizzo del Ferro centrale (m. 3287), il torrione del Ferro (m. 3070) ed il pizzo del Ferro orientale (m. 3200), che costituiscono la testata della Valle del Ferro (laterale della Val di Mello) e sono chiamati nel dialetto di Val Masino “sciöme do fèr”. Alla loro destra la poderosa cima di Zocca (m. 3175), sulla testata della valle omonima, seguita dalla punta Allievi (m. 3121), dalla cima di Castello (la più alta del gruppo del Masino, con i suoi 3392 metri), e dalla punta Rasica (rèsga, m. 3305).


Apri qui una panoramica dall'altipiano dei Piazzotti

I tre poderosi pizzi Torrone (turùn, occidentale, m. 3351, centrale, m. 3290, ed orientale, m. 3333) chiudono la valle omonima, che precede l’ampia Val Cameraccio, sulla cui testata si pongono il monte Sissone (sisùn, m. 3330), la punta Baroni, o cima di Chiareggio settentrionale (m. 3203), le cime di Chiareggio centrale (m. 3107 e 3093), il passo di Mello (m. 2992), fra Val Cameraccio e Val Sissone, in Valmalenco, ed il monte Pioda (m. 3431), posto immediatamente a sinistra dell’imponente ed inconfondibile monte Disgrazia (m. 3678), che chiude la Valle di Preda Rossa.



Apri qui una panoramica dalla cime dei Piazzotti occidentale

Le due cime, pur così vicine, sono geologicamente separate, in quanto appartengono a mondi diversi: dal grigio granito del monte Pioda si passa al rosseggiante serpentino del monte Disgrazia. A destra di questa cime si distinguono i due maggiori Corni Bruciati (punta settentrionale, m. 3097, e punta centrale, m. 3114). A destra del monte Disgrazia si cede la testata della Valmalenco, sulla quale si distinguono i pizzi Roseg, Scerscen Bernina, Argient, Zupò e Palù. Alla loro destra si vedono anche pizzo Scalino, punta Painale e vetta di Ron.


Apri qui una panoramica dell'altipiano dei Piazzotti

Torniamo al rifugio per una via leggermente diversa, scendendo, cioè, il facile crinale settentrionale (in direzione approssimativa dei laghi Zancone e Trona), fino ad una vicina sella che si affaccia sulla Val Pianella (alla nostra sinistra). Prendiamo di qui a destra, scendendo fra pianette e facili roccette ad uno dei due laghetti dei Piazzotti superiori, quello più occidentale, dalla curiosa forma arrotondata. proseguendo verso est, ci affacciamo alla conca che ospita il laghetto orientale, più piccolo. Andiamo avanti diritti, salendo leggermente e raggiungendo una conca che un tempo ospitava una pozza: qui intercettiamo il sentiero usato nella salita, in corrispondenza di un grande ometto, e per questa via torniamo al rifugio.


Il lago dei Piazzotti

Tornati al rifugio, seguiamo le indicazioni per il rifugio Grassi ed imbocchiamo il sentiero che scende verso sud, immettendosi dopo pochi tornanti nel sentiero 101. Lo seguiamo verso destra (indicazioni per il rifugio Grassi), con un traverso in leggera salita verso sud-ovest, ed una successiva discesa che ci porta ad un traverso in leggera salita, che taglia il versante orientale della cima dei Piazzotti occidentale. Procedendo sul lato destro di un vallone, a monte della solitaria baita della Mezzaluna, raggiungiamo una bocchetta che ci introduce ad un ripiano che percorriamo verso ovest, mentre alla nostra sinistra si staglia il caratteristico profilo del pizzo di Giacomo. Siamo subito ad una piccola porta che si apre a destra del sentiero 101. Un cartello segnala che si tratta della bocchetta di Val Pianella (“buchéta de la val Pianèla”), o passo Bocca di Trona, a 2224 metri. Lasciamo quindi il sentiero 101 ed imbocchiamo la traccia che scende verso nord-ovest in alta Val Pianella (o Valle di Trona).


Apri qui una panoramica della discesa dalla Valle di Trona o Val Pianella

Perdiamo gradualmente quota in un ambiente lunare, dominato, alla nostra sinistra, dal massiccio cono del pizzo di Trona. Ignoriamo una deviazione a sinistra (segnalazione per il Lago Rotondo) e proseguiamo la discesa fra il pietrame, portandoci sul limite alto di un ampio dosso, dal quale scendiamo con diversi tornantini fino alla fascia di medi e grandi massi che occupa il pianoro centrale della valle, a quota 2000. Qui, ad un nuovo bivio, ignoriamo il sentiero di sinistra che sale al lago Rotondo e proseguiamo verso destra, seguendo la traccia che si tiene un po' alta rispetto al fondovalle. Passiamo così a monte del lago Zancone e saliamo sulla cima di un caratteristico cupolone roccioso. Il sentiero lo supera tagliando un versante di pietrame, mentre alla nostra sinistra vediamo, oltre il lago naturale Zancone (m. 1957), quello più ampio ed artificiale di Trona (m. 1805). Ignorata la deviazione sulla sinistra che scende allo sbarramento della diga, il sentiero, ora ben marcato, piega leggermente a destra ed inizia un traverso pianeggiante verso nord-est, mentre davanti a noi il gruppo del Masino ed il monte Disgrazia si mostrano in tutta la loro imponenza. tagliamo così il versante occidentale del pizzo di Tronella (m. 2311) e del pizzo del Mezzodì (m. 2116), raggiungendo un poggio erboso con una pozza ed una baita solitaria, denominato il "Pic" (m. 1853).


Apri qui una panoramica sulla Val Gerola dal sentiero Trona-Tronella

Qui il sentiero volge decisamente a destra e prosegue verso sud-est, affacciandosi al bacino della Va Tronella. Dopo un tratto pianeggiante, perdiamo rapidamente quota con diversi tornanti e raggiungiamo i pascoli all'imbocco della valle. Prestando attenzione al sentiero (evitiamo di portarci a sinistra), attraversiamo il torrente Tronella e proseguiamo verso est-nord-est, entrando nella pineta. Ripassiamo così in breve alla baita del Dossetto, dalla quale abbiamo iniziato la salita in Val Tronella. Proseguendo diritti, perdiamo anora quota e, volgendo a destra, usciamo dalla pineta in vista degli impianti di risalita di Pescegallo, dove l'anello si chiude.


Apri qui una fotomappa dei sentieri dell'alta Val Gerola

PASSI E PENSIERI DI IVAN FASSIN

Il 28 giugno del 2015 è scomparso Ivan Fassin, grande uomo di cultura che ha vissuto la passione per la montagna e quella per il pensiero e le scienze umane come dimensioni profondamente legate. Nel suo volumetto “Il conglomerato del diavolo – Fantasticherie alpine” (Sondrio, L'officina del Libro, 1991) così racconta una sua escursione in questi luoghi (salita da Pescegallo, per il passo di Salmurano, all'altipiano dei Piazzotti ed alla cime dei Piazzotti occidentale, discesa alla boccehtta di Val Pianella e traversata alla bocchetta d'Inferno per il sentiero 101, discesa alla bocchetta di Varrone e traversata alla bocchetta di Trona, discesa al lago di Trona ed all'imbocco della Val Pianella o Val di Trona):


Rifugio Benigni

Sbuchiamo sul dosso delle Foppe di Pescegallo… Traversata in fondo la valle risaliremo per per il più diretto sentiero… sotto il costone della cima orientale di Piazzotti, all'aereo passo di Salmurano. Intanto già da un po' andavamo guardando i primi contrafforti del regno del conglomerato, vale a dire la costiera turrita dei Denti della Vecchia, illuminata dai primi raggi del sole, rosa.violacea come piccole dolomiti locali. Al passo, come accade, si presenta una situazione geografica del tutto diversa da quella immaginata: una fossa profonda, rotondeggiante, ancora in ombra, costituisce la testata della Val Salmurano…


Apri qui una panoramica dell'altipiano dei Piazzotti dal sentiero 101

Ora il sentiero si sviluppa per un tratto pianeggiante o in leggera discesa, tagliando in costa i ripidi pendii erbosi sotto gli erti colonnati di conglomerato rossiccio che fanno da sostegno, su questo lato, alla Cima Piazzotti (est). La via poi si inerpica entro un singolare canale sassoso, in cui prosperano certi fiori gialli.. A quanto pare l'incertezza dei crinali e dei deflussi va fatta risalire almeno all'era glaciale, quando il ghiacciaietto sospeso sull'altopiano Piazzotti, intanto che scavava la piccola fossa in cui oggi si annida il lago, riversava le sue lingue sia verso la Val Tronella che su questo lato.


Laghetto superiore dei Piazzotti

Ci avviamo sul pendio tutto solcato da vallette che, sviluppandosi per qualche centinaio di metri (e cento in altitudine) porta alla cima Piazzotti occidentale. Saliamo ancora verso la croce, preceduti da un silenzioso giovane che punta a quella meta come un pellegrino frettoloso; dall'altra parte della valle, tra nebbie dense e grigiastre, un gregge sta abbarbicato in posizione impossibile sul torrione di Giacomo: belano e invocano forse sale o acqua, che scarseggia. Da queste parti sembrano comunicare più gli animali che gli uomini… Dalla vetta gettiamo uno sguardo nel grigiore opaco della valle di Trona, e una occhiata nostalgica al torrione della Mezzaluna, che appare come un miraggio, ancora illuminato dal sole, in un solco della cresta; poi ci affrettiamo a scendere, nella convinzione che il tempo precipiti.


Il sentiero 101 ed il pizzo di Giacomo

Non però per ritornare al rifugetto Benigni esposto a tutti i venti sul piccolo altopiano là in fondo, né divallando su Trona lungo una enorme ganda che riempie un vasto canale, bensì calando cauti sulla bocchetta di val Pianella, tra l'erba scivolosa, su una traccia sommaria, ma distinta… Proseguiamo… su un bel percorso che va verso il rifugio Grassi, correndo in quota sul versante meridionale del gruppo. Ma ovviamente vediamo poco più che il sentiero, intuiamo un “sopra” tetro e incombente, un “sotto” che fugge via: il cammino esige qualche attenzione, correndo alto su pendii erbosi ripidi, e più di rado traversando scogli e crestoni rocciosi…


Apri qui una panoramica del rifugio Benigni

In questa tetraggine avanziamo molto rapidamente, apprezzando però l'intelligenza del tracciato, e la sua “esposizione” (ce ne aveva resi avvertiti la pallidezza di un ragazzo che col padre lo percorreva in senso opposto al nostro, e che avevamo incontrato all'inizio sul dosso di Giarolo), finché approdiamo a un piccolo circo invaso da enormi massi e, dopo lo scavalcamento di un ennesimo crestone, ci infiliamo nel rettilineo vallone d'Inferno (bergamasco). A sinistra la Sfinge è invisibile nella nebbia…


Lago Zancone e Val Pianella (o Val di Trona)

Così, dopo la bocchetta d'Inferno… andiamo di corsa su un sentierino che fa lievi saliscendi su canali e pascoli ripidi che scivolano verso il lago, alla bocchetta di Varrone, più un largo spiazzo che un passo, quasi uno svaso da cui l'antico ghiacciaio prendeva la via della Val Varrone. Anche noi ci affacciamo a guardare la testata di quella valle, il rifugetto FALK che sembra oggi deserto… Dall'altra parte di questa dorsale che fa da testata alla Val Varrone, sopra l'altro passo (Bocchetta di Trona) un piccolo bunker d'alta quota, resto forse di trinceramenti militari, poi chiesetta e poggi ridotto a rudere, porta ancora il nome, un po' incredibile, di Casa Pio XI. Nello squallore dell'interno (umido antro gelido), ancora una lapide ricorda la tragica vicenda di un giovane caduto sul Pizzo di Trona…


Bocchetta di Val Pianella (o di Val di Trona)

Dopo un altro tratto di costa, scendiamo cautamente alla diga e la traversiamo, un po' sorpresi di non trovare perentori divieti né arcigni custodi. Scivoliamo rapidamente giù per le pendici franose sotto i dentini di Trona, lungo una traccia non certo migliorata dalle discariche dei lavori, fino a una baita isolata su un dosso. Da lì, piegando verso la val Trona, aggiriamo verso monte il lago e andiamo a sostare… presso le casupole dell'alpe sotto il lago Zancone… Sul pianoro irregolare alcuni enormi massi erratici collocati in equilibrio precario sembrano minacciare la valle sottostante e il lago, verdeggiante in un raggio di sole. In fondo alla valle, grandi massi ora spaccati si devono essere scontrate scendendo da differenti postazioni, come fossero state fatte rovinare da un popolo di giganti in una contesa intestina…


Torrione di Tronella

Mentre sosto trasognato e un po' incerto, un violento scampanio di rochi “zampugn” e urla scomposte di umani sull'altro versante della valle mi richiamano a una scena d'altri tempi. Una lunga fila di capre, seguire da un pastore vociante, si snoda controluce lungo un sentiero di mezzacosta, un sentiero apposito, una via di penetrazione in questo regno della pietra, diretta a chissà quale meta che non si indovina prossima. Questa immagine fa da contrappeso alla turba di turisti sparpagliati in cima al lago che, appostati da ore di attesa del sole che scarseggia, non la smettono di lanciare urla sguaiate.


Val Pianella (o Val di Trona)

Nello scarto fra i due suoni si insinua una riflessione su quale doveva essere la vita quassù un tempo, nella pur breve stagione del pascolo. Luoghi, temo, non troppo amati, per la loro asprezza, la solitudine, la distanza dal fondovalle. Impossibile attribuire ai coloni una disinteressata contemplazione della selvaggia natura, presi com'erano dalla cruda necessità. Alla base di storie e leggende, che vi saranno state di certo, come sembrano attestare anche i sinistri toponimi, non la gioia del fantasticare, ma solo forse i terrori infantili e la noia dell'adulto nelle ore della sorveglianza al pascolo, e poi il tenace ricordare delle donne e l'ironica verbosità degli anziani.


Val Pianella (o Val di Trona)

Non credo vi fosse né più felicità (che talora si associa all'incoscienza) né più costanza, memoria continuità. Forse si partiva per l'alpe come poi per il lavoro nella Bassa o diretti in Merica: per tornare cioè muti, più allucinati dalla fatica e dall'isolamento…. Mi semra che che non sappiamo quasi nulla di ciò che veramente fu, di ciò che passò per le teste dei nostri antenati. E così è come se ci mancasse una chiave per intendere il vero spirito dei luoghi.


Lago di Trona

CARTA DEL PERCORSO SULLA BASE DI © GOOGLE-MAP (FAIR USE)

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