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Apri qui una fotomappa della conca di Franscia

CAMPO FRANSCIA: LA STORIA E LA NATURA

La località di Campo Franscia (o, più correttamente e semplicemente, Franscia) si trova alla confluenza dei torrenti Scerscen e Cormor, i due rami, rispettivamente occidentale ed orientale, che si incontrano formando il torrente Lanterna, a sua volta il maggiore tributario del Mallero. Si tratta di una delle più note ed amene località della Val Lanterna. La “Guida alla Valtellina“ (II edizione, 1884, a cura di Fabio Besta, edita dal CAI di Sondrio) dedica ad essa le seguenti noti lusinghiere: “Da Lanzada (1050 m.) raggiunte in breve le falde del monte ad oriente si sale la ripidissima pendice fino al maggengo di Franscia (1600 m.) lungo un sentiero che si sviluppa in infiniti e ripidi risvolti.


La conca di Franscia dominata dal Sasso Moro

È un luogo singolare questo di Franscia e lascia nel visitatore la più viva impressione. Un’ampia distesa di prati di un bel verde alpino formano il fondo ameno di un quadro di severa grandezza. A settentrione si elevano scoscese rupi nere, le quali si aprono in un profondo spaccato per lasciar libero il varco alla Lanterna, che con corso rapido e tormentato porta al Mallero l’onda raccolta dal ghiacciaio di Scerscen. A mezzodì chiudono l’insenatura altre rupi in buona parte infrante per l’estrazione dell’amianto. Una di queste venne traforata da parte a parte con un’ampia galleria.
Al di là di esse il monte scende a precipizio nella Val Brutta, orrida valle che ha avuto nome appropriato. Sul versante di Val Brutta, oltre a nuove cave d’amianto, ve ne hanno due di pietra ollare: una antica, abbandonata, l’altra attiva e che può visitarsi da quelli a cui non ripugna lo scendere in profonda e umida caverna. Da Franscia si può salire a Campo Lungo, ricca alpe, e di là per un facile colle scendere al lago Palù e quindi alla Chiesa
”.


Campo Franscia

Dopo quasi un secolo e mezzo molte cose sono cambiate. Oggi si sale facilmente da Lanzada a Campo Franscia per la comoda strada e l’amianto non viene più estratto. Ma resta intatta la meraviglia che ci coglie quando, superata l’ultima lunga galleria sulla strada arditamente intagliata fra i tetri roccioni della Val Lanterna, usciamo alla luminosa ed ampia conca di Campo Franscia. È come ritrovare il sorriso dopo un momento di profonda malinconia.
Fa sorridere anche la genesi del nome attuale, che non è corretto. Infatti da sempre il villaggio è stato chiamato semplicemente Franscia. L’aggiunta di “Campo-“ si deve ad una situazione curiosa: la Guardia di Finanza progettò di costruire a Campomoro una caserma; il progetto, però, mutò e la scelta cadde su Franscia, ma nei documenti, già pronti, venne cancellato solo –moro, sostituito con –franscia; così nacque il toponimo “Campofranscia”. Il nome corretto dovrebbe dunque essere semplicemente "Franscia" e la sua genesi più probabile è da "fratta", che significa argine o terrapieno per contenere le acque di un torrente.


La Conca di Franscia ed il monte Spondascia

Un rapido viaggio nel tempo ci aiuta ad approfondire la conoscenza di questo luogo, vero baricentro delle terre alte di Lanzada. La splendida conca deve la sua origine all'immane potenza erosiva delle due lingue glaciali che fino al tardo quaternario, cioè fino a 15.000 anni fa, scendevano dal bacino di Scerscen, ad ovest, e da quello di Fellaria-Scalino, ad est. Le rocce di serpentino (serpentinite o serpentina, roccia metamorfica derivata dalla trasformazione della peridotite, proveniente dal mantello terrestre) ne furono levigate e modellate, assumendo quelle forme caratteristiche che conferiscono ai versanti circostanti l'aspetto così suggestivo. Il loro colore originario è verde ma, per la presenza di ossidi di ferro, in superficie subiscono alterazioni assumendo il caratteristico color rosso ruggine.
Con un repentino balzo in avanti sulla linea del tempo scopriamo che di qui passavano già in età romana merci e mercanti. Può sembrare singolare individuare in un luogo così decentrato una via commerciale, ma la scoperta di una moneta romana al passo di Canciano lo prova irrefutabilmente. E per salire dalla Valmalenco al passo di Canciano si deve passare per Frascia. La via commerciale proseguiva poi in Valle di Poschiavo portandosi all'importante valico del Bernina.


Franscia

Nei secoli successivi, dopo il collasso dell'impero romano, i commerci si contrassero, ma non scomparvero. Il villaggio di Franscia legava però la sua economia anche e soprattutto alla pastorizia ed alle attività estrattive di serpentino, pietra ollare, talco ed amianto. Di qui passavano dunque bestiame, fieno, prodotti caseari e minerali. Dalle minieri aperte più in alto, nel Vallone di Scerscen, le donne scendevano portando fin qui carici di minerale pesanti fino a 50 kg. Lungo il torrente, poi, numerosi mulini azionavano i torni per la lavorazione della pietra ollare e la produzione dei famosi lavecc', uno dei più caratteristici prodotti della Valmalenco.
Verso la fine dell'ottocento sembrava essere l'amianto il più promettente business di questo angolo di Valmalenco, tanto da attrarre imprenditori inglesi della londinese United Asbestos Company Limited (che subentrò alla società Di Baviera-Del Carona costituita nel 1867) ed ingegneri francesi. Siccome il termine "Franscia" significa, in dialetto, "Francia" molti lo ricondussero appunto alla presenza di Francesi. In realtà il termine era già in uso nei secoli precedenti.


Campo Franscia

Venendo ad anni molto più recenti, nel 1950 ci fu una radicale svolta. Venne dapprima elaborato il progetto di usare la conca per costruire una diga e quindi sommergerla sotto un profondo lago. Poi però venne scelta per il progetto la più alta località di Campomoro. Sempre nel 1950 venne costruita la strada Lanzada-Campo Franscia-Campomoro dalla società idroelettrica Vizzola (che poi divenne ENEL), per la costruzione degli invasi di Campomoro e Gera. Essa ha favorito la trasformazione della località da villaggio di pastori e minatori a località turistica molto frequentata ed apprezzata.
Il ripiano più basso è posto ad una quota di 1550 metri ed è contornato da dossi e declivi sui quali sono distribuiti piccoli nuclei di baite. Si tratta di baite che ben rappresentano i moduli costruttivi tipici della valle, con uso misto di muratura (basamento ed angoli) e legno (chiusura delle pareti). Di solito di trovano affiancate lungo un medesimo muro l'abitazione (ca') e la stalla-fienile (masùn).


Le cime di Musella viste dai dossi di Franscia

Fino al 1960 a Franscia era attiva anche una caserma della Guardia di Finanza, perché l’attività dei contrabbandieri dalla Val Lanterna alla Valle di Poschiavo fu per diversi decenni, nel secolo scorso, un’importante integrazione della magra economia della valle.
La chiesetta di Santa Barbara, posta in posizione più alta, a sinistra della strada che dal parcheggio di Franscia sale alle case dei dossi di Franscia venne costruita nel 1940 ed è il riferimento devozionale degli abitanti di Campo Franscia. La scelta della santa non è certo a caso: si tratta della patrona dei minatori. Dalla chiesetta si gode di un ottimo colpo d'occhio sul pizzo Scalino, che svetta ad est, sul monte Spondascia, alla sua sinistra, sul massiccio Sasso Nero ed infine, a nord, sulle occhieggianti cime di Musella.


Il pizzo Scalino visto dai Dossi di Franscia

Vicino a Campo Franscia, infine, è stato allestito l'Ecomuseo della Bagnada, in corrispondenza del giacimento di talco della Bagnada, scoperto verso la fine degli anni ’20 del secolo scorso dalla Società Anonima cave di Amianto (in seguito Mineraria Valtellinese) dell’Ing. Grazzani di Milano, e sfruttato fino al 1987.


Il pizzo Scalino visto dai Dossi di Franscia

ANELLO FRANSCIA-CAMPOLUNGO

Punti di partenza ed arrivo (anello escursionistico)
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Campo Franscia-Ciudée-Passo di Campolungo-Dosso dei Vetti-Campo Franscia
3 h e 30 min.
630
EE
Campo Franscia-Ciudée-Passo di Campolungo-Monte Motta (Sasso Alto)-Dosso dei Vetti-Campo Franscia
4 h e 30 min.
800
EE
SINTESI. Da Sondrio Saliamo in Valmalenco portandoci presso Torre di S. Maria sul suo lato destro (per noi), passando per Lanzada e proseguendo sulla carrozzabile fino all'ultima galleria che precede Campo Franscia. Qui giunti, lasciamo la strada piegando a destra e parcheggiando (m. 1550). Ci incamminamo seguendo la strada che supera con un ponte il torrente Scerscen e prosegue salendo gradualmente verso sud-sud.ovest, in direzione dei nuclei occidentali di Franscia. Passiamo vicino alle cave ancora attive ed a destra della chiesetta di S. Barbara, raggiungendo le baite dei prati alti in località Dossi di Franscia. Prima delle case troviamo i cartrelli dei sentieri 340-341 (Dosso dei Vetti dato a 40 minuti, A. Campascio data ad un'ora e 10 minuti, A. Campolungo data ad un'ora e 20 minuti) e 339 (Ciudèe data a 20 minuti e Cima Sassa data ad un'ora e 20 minuti). Proseguiamo verso le case trovando un nuovo cartello che dà Orsera a 20 minuti, Fontane a 35 minuti e Dosso dei Vetti a 40 minuti. Lasciata l'ultima casa alle spalle, proseguiamo diritti per breve tratto, fino ad un palo bianco, dove troviamo un bivio, al quale lasciamo il sentiero per il Dosso dei Vetti e pieghiamo a sinistra (sentiero 339), salendo con qualche tornante in una macchia boscosa, fino ad uscire ai prati con le baite del Ciudèe (m. 1700). Piegando a destra saliamo alle baite alte ed alle loro spalle proseguiamo sul sentierino che entra nel bosco, proseguendo nella salita verso ovest, con un primo tratto molto ripido, passando sul ciglio di un salto roccioso alla nostra sinistra (attenzione!). Proseguiamo nella splendida cornice di pini silvestri. La pendenza si fa meno aspra ed a quota 1950 dobbiamo prestare attenzione ad un bivio. Mentre il sentiero principale inizia a scendere verso sud-ovest, traversando al maggengo di Cima Sassa, noi dobbiamo imboccare il sentierino (339-1) che sale verso destra (nord), passando a destra dei roccioni che scendono dalla quota 2116. Salendo diritti usciamo dal bosco ad una delle piste che scendono dalla stazione di arrivo degli impianti del Palù, posta sulla cima del Sasso Alto o Monte Motta (m. 2336). Dobbiamo ora scegliere se puntare direttamente all'alpe Campolungo per poi iniziare la discesa, oppure disegnare un anello più ampio che culmina proprio su questa cima. Nel primo caso proseguiamo diritti, seguendo la striscia erbosa che sale ancora e raggiunge i prati dell'alpe Campolungo. Se invece optiamo per la seconda soluzione, seguiamo la pista che sale verso sinistra, verso sud-ovest e poi ovest, in prossimità del ciglio del monte Motta, fino alla sua panoramicissima cima, a 2336 metri. Da qui possiamo poi scendere facilmente alla larga sella del passo di Campolungo, che vediamo chiaramente a nord, valicato da una pista che a destra scende all'alpe Campolungo ed a sinistra scende all'alpe Palù. La discesa dal passo avviene zigzagando fra facili roccioni e strisce di pascolo. Dal passo di Campolungo (m. 2167) proseguiamo la discesa verso destra (est), lungo la pista sterrata che raggiunge le baite dell'incantevole alpe Campolungo (canlùunch, m. 2110). Proseguiamo nella discesa imboccando la striscia erbosa della pista che scende verso nord, intercettando, a quota 2020, il percorso segnalato dell'Alta Via della Valmalenco (triangoli gialli), che scende fin qui dal Bocchel del Torno. Pieghiamo a destra (est) e proseguiamo scendendo ancora accompagnati dai triangoli gialli, seguendo la striscia erbosa di una nuova pista di sci. La pista propone anche tratti anche piuttosto ripidi, circondata dalla cornice di splendidi boschi di conifere. A quota 1830 metri ci troviamo ad un bivio, segnalato da un cartello: alla nostra sinistra l'Alta Via della Valmalenco prosegue sulla mulattiera che traversa all'alpe Campascio (campàasc). Noi invece e proseguiamo verso destra sulla pista in direzione sud-est, passando, dopo un breve tratto, a destra dell'ameno cocuzzolo del Dosso dei Vetti e raggiungendo l’edificio dell’ex-rifugio Scerscen (m. 1813, a 2 km. circa dal passo di Campolungo). Qui la pista termina, lasciando il posto ad una mulattiera con fondo irregolare. Proseguiamo scendendo sul lungo fianco del Dosso dei Vetti (dus di vét), mentre davanti ai nostri occhi si riapre la conca di Franscia. Al termine della discesa ci riportiamo sulla strada asfaltata che abbiamo percorso nel primo tratto della salita. Scendendo verso sinistra attraversiamo di nuovo il ponte sul torrente Scerscen e concludiamo l'anello tornando al parcheggio dove abbiamo lasciato l'automobile.


Apri qui una fotomappa del percorso dell'anello Franscia-Campolungo

Franscia può essere base di diverse interessanti camminate. Fra queste l'anello Franscia-Musella. Ma si può scegliere anche la salita alla "ricca alpe" citata dalla Guida alla Valtellina", cioè l'alpe Campolungo, ed al vicino "facile colle", il passo di Campolungo. L'escursione può essere prolungata con la salita alla vicina cima del Monte Motta o Sasso Alto e può essere concatenata ad anello sfruttando i due sentieri che passano per il Ciudée (Piode) ed il dosso dei Vetti. Si tratta di un anello che richiede attenzione nel tratto Piode-Campolungo, per evitare di perdere il sentiero e di svivolare in alcuni tratti esposti. Vediamo come percorrerlo.
Raggiunta Sondrio seguendo la ss 38 dello Stelvio, alla rampa di imbocco della tangenziale, se veniamo da Milano, la lasciamo prendendo a destra ed entrando in Sondrio, fino alla prima rotonda, dove prendiamo a sinistra ed imbocchiamo la strada provinciale della Valmalenco. Superata Mossini, superiamo il ponte sul torrente Valdone e giunti in vista di Torre di S. Maria andiamo a destra imboccando il ponte sul Mallero. Proseguiamo nella salita restando a destra del Mallero. Ignorata la deviazione a sinistra per Chiesa in Valmalenco, proseguiamo fino alla rotonda, alla quale prendiamo a destra attraversando Lanzada. Proseguiamo sulla strada che dopo qualche tornante ed alcune gallerie esce al ripiano di Campo Franscia (m. 1550). Qui lasciamo la strada prendendo a sinistra e parcheggiando l'automobile all'ampio parcheggio.


La conca di Franscia dai Dossi di Franscia

Ci incamminamo seguendo la strada che supera con un ponte il torrente Scerscen e prosegue salendo gradualmente verso sud-sud.ovest, in direzione dei nuclei occidentali di Franscia. Passiamo vicino alle cave ancora attive ed a destra della chiesetta di S. Barbara, raggiungendo le baite dei prati alti in località Dossi di Franscia (dos de franscia).
Prima delle case troviamo i cartrelli dei sentieri 340-341 (Dosso dei Vetti dato a 40 minuti, A. Campascio data ad un'ora e 10 minuti, A. Campolungo data ad un'ora e 20 minuti) e 339 (Ciudèe data a 20 minuti e Cima Sassa data ad un'ora e 20 minuti). Proseguiamo verso le case trovando un nuovo cartello che dà Orsera a 20 minuti, Fontane a 35 minuti e Dosso dei Vetti a 40 minuti. Lasciata l'ultima casa alle spalle, proseguiamo diritti per breve tratto, fino ad un palo bianco, dove troviamo un bivio, al quale lasciamo il sentiero per il Dosso dei Vetti e pieghiamo a sinistra (sentiero 339), salendo con qualche tornante in una macchia boscosa, fino ad uscire ai prati con le baite del Ciudèe (m. 1700)
maggengo di prati proprietà delle famiglie Nana, Salvetti e Parolini. Il suo nome è legato alle attività estrattive ed alla produzione delle "piode": ancora oggi si vede l'imbocco di diverse gallerie scavate in passato.


Località Piode

Sentiero Piode-Cima Sassa

Piegando a destra saliamo alle baite alte ed alle loro spalle proseguiamo sul sentierino che entra nel bosco, proseguendo nella salita verso ovest, con un primo tratto molto ripido, passando sul ciglio di un salto roccioso alla nostra sinistra. Poi la pendenza si fa meno aspra e procediamo nella splendida cornice di pini silvestri. A quota 1950 dobbiamo prestare attenzione ad un bivio. Mentre il sentiero principale inizia a scendere verso sud-ovest, traversando al maggengo di Cima Sassa, noi dobbiamo imboccare il sentierino 339-1 che sale verso destra (nord), passando a destra dei roccioni che scendono dalla quota 2116. Salendo diritti usciamo dal bosco ad una delle piste che scendono dala stazione di arrivo degli impianti del Palù, posta sulla cima del Sasso Alto o Monte Motta (m. 2336).

Panorama settentrionale dal monte Sasso Alto

Dobbiamo ora scegliere se puntare direttamente all'alpe Campolungo per poi iniziare la discesa, oppure disegnare un anello più ampio che culmina proprio su questa cima. Nel primo caso proseguiamo diritti, seguendo la striscia erbosa che sale ancora e raggiunge i prati dell'alpe Campolungo. Se invece optiamo per la seconda soluzione, seguiamo la pista che sale verso sinistra, verso sud-ovest e poi ovest, in prossimità del ciglio del monte Motta, fino alla sua panoramicissima cima, a 2336 metri. La spianata della cima è il punto terminale degli impianti di risalità del Palù, che partono da Chiesa Valmalenco. Da qui un Cristo benedicente tiene lo sguardo rivolto alla Valmalenco.
Eccellente il panorama. Possiamo ammirare a sud-ovest il pizzo di Cassandra (m. 3226) e la cima del monte Disgrazia (m. 3678), che emerge dal massiccio monte Braccia (còrgn de bracia, m. 2909), sul versante orientale della Val Orsera (val d'ursàra o d'ursèra), e dalla cima del Duca (m. 2953) e dalla punta Rosalba (m. 2803), sul suo versante occidentale. A destra della punta Rosalba si distingue la sella del bocchel del Cane (m. 2551), per la quale si può effettuare la traversata dalla Val Orsera (val d'ursàra o d'ursèra) alla Val Ventina (val de la venténa), cioè da San Giuseppe a Chiareggio.


Apri qui una panoramica dalla cima del Sasso Alto o Monte Motta

Più a destra, si apre un suggestivo scorcio dell’alta Valmalenco: si mostra la Val Bona (val buni), con la bocchetta del Forno (“buchèl bas”, in passato, “la buchèta”, “buchèta del fùren” o “buchèta del fórn”, più recentemente; m. 2775) e, alla sua destra, il monte omonimo (m. 3214). Proseguiamo nella carrellata in senso orario: a destra della Val Bona si impone il massiccio bastione del Sasso di Fora (sasa de fura o sasa ffura, m. 3318), e la triade Tremoggia-Malenco-Entova. Più a destra, la mole massiccia del Sasso Nero (m. 2921). Proseguendo in senso orario, a nord, dietro monte delle Forbici, cime di Musella (m. 2990, 3079, 3094), cima di Caspoggio (m. 3136) e Sasso Moro (m. 3108) ecco emergere, ben visibili, le grandi cime della testata della Valmalenco, cioè il pizzo Roseg (m. 3936), il pizzo Scerscen (m. 3971), il pizzo Bernina (m. 4049), la Cresta Güzza (m. 3869), il pizzo Argient (m. 3945), il pizzo Zupò (m. 3995), mentre restano nascoste dietro il Sasso Moro le tre cime del pizzo Palù (m. 3823, 3906 e 3882). Infine, a nord-est, ancora e sempre il pizzo Scalino (m. 3323) sembra bearsi della sua singolare eleganza. Molto interessante è anche il panorama a sud, che mostra, lontana, la sezione centrale della catena orobica. Più vicina è invece la grande conca di Chiesa Valmalenco, Caspoggio e Lanzada, ma attenzione a non sporgersi troppo per ammirarla, perché il versante meridionale del Sasso Alto è ben diverso da quello che abbiamo salito, in quanto, come indica il nome stesso, propone verticali salti di roccia.


Apri qui una panoramica sul passo e l'alpe di Campolungo

Dalla cima possiamo poi scendere facilmente alla larga sella del passo di Campolungo, che vediamo chiaramente a nord, valicato da una pista che a destra scende all'alpe Campolungo ed a sinistra scende all'alpe Palù. La discesa al passo avviene zigzagando verso nord fra facili roccioni e strisce di pascolo.
Il passo di Campolungo (m. 2167) è sorvegliato, a nord, dall’aspro spigolo meridionale del monte Roggione, e ci introduce all’amena e verdeggiante conca dell’alpe Campolungo (m. 2110). Alla nostra sinistra possiamo vedere, da sinistra, le cime di Musella (m. 2990, 3079, 3094; alla loro destra, la cima di Caspoggio, m. 3136; queste vette sono chiamate, però, localmente, nel loro complesso, “sas di fòrbes”), che chiudono la parte alta dell’omonima alpe, e, alla loro destra, la cima di Caspoggio (m. 3136) ed il Sasso Moro (m. 3108). Si tratta di una bella cornice alpina, che però ci impedisce di ammirare interamente le più possenti cime della testata della Valmalenco, che si intravedono alle loro spalle, cioè i pizzi Roseg (da “rösa” o “rosa”, massa di ghiaccio), Scerscen, Bernina, Argient e Palù. Proseguendo verso destra, cioè in guardando verso nord-est ed est, due cime si impongono allo sguardo, il monte Spondascia (m. 2867), che domina la diga di Campomoro (dighe de cammòor), ed il pizzo Scalino (m. 3323), ai cui piedi si stende l’alpe Prabello. Se guardiamo, infine, a sud vediamo il punto di arrivo degli impianti di risalita del Palù, che corrisponde alla cime del monte Motta.


Apri qui una panoramica sull'alpe di Campolungo

Dal passo proseguiamo la discesa verso destra (est), lungo la pista sterrata che raggiunge le baite dell'incantevole alpe Campolungo (canlùunch, m. 2110), collocate in falsopiano sulle pendici orientali del monte Roggione; quest'alpeggio, nella divisione degli alpeggi del 1544, venne assegnato alle squadre di Milirolo e Campo (Torre S. Maria), ed è stato caricato, fino agli anni sessante del secolo scorso, da alpeggiatori della frazione Ciappanìco di Torre.
Proseguiamo nella discesa imboccando la striscia erbosa della pista che scende verso nord, intercettando, a quota 2020, il percorso segnalato dell'Alta Via della Valmalenco (triangoli gialli), che scende fin qui dal Bocchel del Torno. Pieghiamo a destra (est) e proseguiamo scendendo ancora accompagnati dai triangoli gialli, seguendo la striscia erbosa di una nuova pista di sci. La pista propone anche tratti anche piuttosto ripidi, circondata dalla cornice di splendidi boschi di conifere. A quota 1830 metri ci troviamo ad un bivio, segnalato da un cartello: alla nostra sinistra l'Alta Via della Valmalenco prosegue sulla mulattiera che traversa all'alpe Campascio (campàasc). Noi invece e proseguiamo verso destra sulla pista in direzione sud-est, passando, dopo un breve tratto, a destra dell'ameno cocuzzolo del Dosso dei Vetti e raggiungendo l’edificio dell’ex-rifugio Scerscen (m. 1813, a 2 km. circa dal passo di Campolungo), cui fa da cornice, ad est, l’inconfondibile piramide del pizzo Scalino. Qui la pista termina, lasciando il posto ad una mulattiera con fondo irregolare.
Proseguiamo scendendo sul lungo fianco del Dosso dei Vetti (dus di vét), mentre davanti ai nostri occhi si riapre la conca di Franscia. Al termine della discesa ci riportiamo sulla strada asfaltata che abbiamo percorso nel primo tratto della salita. Scendendo verso sinistra attraversiamo di nuovo il ponte sul torrente Scerscen e concludiamo l'anello tornando al parcheggio dove abbiamo lasciato l'automobile.


Ex-rifugio Scerscen

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

Mappa del percorso - particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere

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