
Panorama dall'alpe D'Assola (clicca qui per aprire)
Quattro sono gli alpeggi
che si trovano nel territorio del comune di Forcola, l’alpe Vicima,
nel cuore dell’omonima valle, laterale della Val di Tartano, l'alpe Piazzo, l’alpe
della Zocca, a monte dell’omonima valle minore, che confluisce
in quella di Vicima, e l’alpe d’Assola (o Dàssola), che si trova a monte
della valle omonima, su un lungo dosso che dalla cima di Zocca scende
verso nord-ovest.
Quest'ultima rappresenta un tipico alpeggio delle valli dell'area del Bitto (dalla Val Lesina, ad ovest, alla valle del Livrio, ad est), di cui Dario Benetti, nell’articolo “I pascoli e gli insediamenti d’alta quota” (in “Sondrio e il suo territorio”, edito da IntesaBci nel 2001) scrive: " Gli alpeggi di questa zona, anche quelli comunali, erano prevalentemente dati in affitto a comunità di pastori. A tale tipo di gestione corrisponde una struttura architettonica ben precisa: il pascolo d’alpeggio è suddiviso in bàrech, un reticolo di muretti a secco, più o meno regolare, che delimita “il pasto” di una giornata di malga. Questa suddivisione permette di sfruttare razionalmente il pascolo. Il pascolo non è infatti ricco e, se il bestiame fosse lasciato libero, finirebbe con l’esaurirsi anzitempo. In ogni alpeggio il bestiame si sposta dunque quotidianamente da un bàrech all’altro, restando prevalentemente all’aperto (in pochi alpeggi sono previsti stalloni – baitùu – o tettoie aperte per il ricovero notturno o in caso di brutto tempo).

Cappelletta all'alpe D'Assola
Numerose baite sono collocate sull’alpeggio in corrispondenza dei principali spostamenti. Al centro dell’alpeggio c’è la caséra, la costruzione dove si depositano i formaggi e le ricotte per la salatura e la conservazione temporanea… La necessità di sorvegliare il bestiame durante il pascolo di notte, lontano dalla baita dei pastori, era risolta con una particolare forma di ricovero temporaneo, il bàit. Si tratta di un rifugio trasportabile in legno con copertura inclinata rivestita, negli esempi più recenti, in uso fino a qualche anno or sono, in lamiera. Il bàit era diffuso in val Tartano e nelle valli del Bitto e del Lesina; a volte era a due posti. Nella parete laterale è ricavata una apertura trapezoidale per l’accesso con sportellino in legno, mentre in testata sono ricavati due fori per l’aria e per infilarvi due lunghi bastoni per il trasporto a spalla da una sede all’altra. Caratteristico delle valli del Bitto e Lesina, ma presente in passato anche in val Tartano, è il caléc. Esso era utilizzato nel caso in cui la permanenza dei pastori in una certa parte dell’alpeggio superava i 5-6 giorni. Questa struttura consiste essenzialmente nei quattro muri perimetrali e in una apertura a valle per l’accesso. La copertura veniva realizzata di volta in volta con elementi provvisori, per esempio una struttura in legno e un telo. La distribuzione interna degli spazi è simile a quella della baita in muratura, con il paiér (il focolare), il supporto girevole in legno per la culdèra e un ripiano sul quale si poggiavano i formaggi ad asciugare. In alcuni alpeggi, infine, è presente il baituu, una grande stalla per il ricovero delle mucche in caso di maltempo. Si tratta di una costruzione molto allungata (20-30 metri) a un solo piano, con muratura in pietrame a secco e tetto a due falde con manto di copertura in piode selvatiche (se il fronte verso valle è aperto la costruzione prende il nome di tecia)… I baituu ospitavano fino a 90 capi di bestiame. All’interno, in un soppalco ricavato nelle capriate del tetto alloggiavano due pastori."

Panorama dall'alpe D'Assola
Lo stesso Benetti aggiunge, riferendosi all'alpe d'Assola: "Il rilievo dell'alpeggio di Dassola (comune di Forcola) riporta un esempio caratteristico di questa morfologia insediativa. In quest'alpeggio è presente anche un casello per l'affioramento della panna (nonostante la produzione principale fosse il formaggio grasso). Si tratta di una eccezione legata alla produzione saltuaria di mascarpone.
Inoltre è da notare la presenza di una baita in legno a travi incastrate, datata 1640, che farebbe pensare a un maggior uso di questo materiale e di questo sistema costruttivo in passato. Il paesaggio dell'alpe, posto al di sopra del limite della vegetazione d'alto fusto, è peculiarmente segnato dalla presenza dell'uomo: in particolare proprio i bàrech creano visivamente l'effetto di una rete fra il verde dei pascoli".
L'alpe d'Assola merita di essere visitata anche per la bellezza e panoramicità
dei luoghi. Il nome suggerisce ampi spazi assolati, luminosi, ed in
effetti è proprio così: questo felice terrazzo panoramico,
nelle belle giornate, è avvolto a fasciato da ogni lato dalla
luce, per cui regala, soprattutto nel primo autunno o a primavera inoltrata,
un’impagabile sensazione di leggerezza ed armonia. Aggiungiamo
l’ottimo panorama che da qui si apre, sia sull’alto Lario
che sul gruppo del Masino, e potremo dire di aver offerto più
di un buon motivo per eleggere l’alpe a meta di una bella, facile
e non lunga escursione.

Apri qui una fotomappa della parte terminale della Val Tartano e della Val Vicima
SOMVALLE-ALPE D'ASSOLA
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza
in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Somvalle-Alpe d'Assola |
2 h e 30 min. |
750 |
E |
SINTESI. Usciti dalla seconda galleria di Paniga (per chi proviene da Milano) della nuova ss 38 scavalchiamo il fiume Adda su un ponte ed alla successiva rotonda impegniamo la impegniamo la terza uscita (indicazioni: Forcola 3 km e Tartano 14 km), percorrendo per breve tratto la Strada Pedemontana Provinciale Orobica e lasciandola al primo svincolo a destra per iniziare a salire sulla Strada Provinciale 11 della Val Tartano. La salita sull’impressionante versante occidentale del Crap del Mezzodì inanella 10 tornanti, poi supera una breve galleria scavata nella roccia e ci porta alle soglie della Val Tartano. Dopo due ultimi tornanti siamo a Campo Tartano (m. 1040). Procediamo oltre la chiesa ed il cimitero, per lasciare quasi subito la strada per Tartano prendendo a sinistra e parcheggiando nel nucleo di Somvalle, appena ad est di Campo Tartano. Attraversiamo le poche case e sul limite meridionale del paese imbocchiamo la ripida mulattiera che sale verso sud, tagliando una fascia di prati, La prima parte del sentiero
è piuttosto ripida: si lascia alle spalle i prati che sovrastano
le case, e sale ad un poggio dove si trova una grande baita. Qui intercetta la nuova pista agro-silvo-pastorale per la Casera Piazzo, che ha sostituito buona parte della storica mulattiera. La seguiamo entrando nel bosco, superando un casello dell’acqua e proseguendo diritti per un
buon tratto, con una lunga diagonale verso sud est, fino al crinale di un largo dosso. La salita è piuttosto faticosa,
e qualche pausa permette non solo di riprendere fiato, ma anche di godere
di buoni scorci panoramici sul Culmine di Campo, su Campo Tàrtano
e sulla bassa Valtellina.
Improvvisamente, ad una quota approssimativa di 1260 metri, la pista
volge quindi ad est, e troviamo una serie di nervosi tornanti, che ci
fanno guadagnare rapidamente quota, sempre rimanendo nel bosco. Dopo
un ultimo tornante sinistrorso, in località Curnelecc' (m. 1421) siamo ad un bivio: mentre la pista prosegue diritta, imbocchiamo il sentiero segnalato (indicazioni dell'Alta Via della Valtartano e per l'alpe Dàssola) che se ne stacca sulla sinistra e prosegue salendo deciso, in una splendida faggeta, con diversi tornanti, verso nord-est, fino a raggiungere lo
spigolo del crinale che scende verso ovest, piegando poi verso ovest-nord-ovest,
dalla cima della Zocca. Procediamo ora quasi in piano, in una splendida pecceta. Alla fine, attraversato un valloncello, usciamo dal bosco, presso il rudere
di una baita posta a 1639 metri di quota, ed attraversiamo, pochi metri
oltre, il Rio d’Assola.
Ci ritroviamo, così, sul limite inferiore dell’alpe d'Assola (o Dassola),
alla quota approssimativa di 1700 metri. Procediamo a sinistra, oltrepassiamo un larice monumentale ed una prima baita, per poi piegare a destra e salire su ripidi prati fino alla cappelletta che protegge l’alpe,
ed è collocata presso un gruppo di baite, a quota 1761. Il gruppo di baite principale, con la casera dell’alpe,
è alla nostra destra, a quota 1737. Non andiamo in qella direzione, ma saliamo ancora, fino alla baita isolata di quota 1870; anche qui non seguiamo il sentiero pianeggiante di destra, ma saliamo ad una pianetta panoramica e procedendo a destra raggiungiamo la baita più alta dell'alpe (m. 1930). Se non vogliamo tornare a Somvalle per la medesima via di salita, procediamo così. Ridiscendiamo, seguendo i segnavia, verso il centro della valle d'Assola, fino al torrente. Qui, invece di proseguire sul sentiero che abbiamo percorso salendo, saliamo verso sinistra, in direzione della Casera Dàssola (m. 1737), circondata da un recinto in legno. Saliamo portandoci appena a destra del torrentello, guardando però in direzione opposta rispetto alla casera, cioè alla nostra destra. Quando siamo ancora bassi rispetto alla casera, vedremo a destra un sentierino che punta al limite del bosco, dove troviamo un paletto in legno, oltre il quale la traccia si fa marcata e sale nel primo tratto abbastanza ripida con una scalinatura in sassi (la zona è sempre umida, attenzione a non scivolare). La traversata ci porta ad una pista che confluisce nella pista agro-silvo-pastorale che abbiamo lasciato salendo. Percorrendola in discesa, passiamo per la Casera Piazzo (m. 1730) e torniamo ai Curnelecc' (m. 1421), dove ci ritroviamo al bivio incontrato salendo. Sempre seguendo la pista torniamo a Somvalle per la medesima via di salita. |

Baita all'alpe d'Assola
Il punto di partenza è Somvalle, piccolo nucleo in territorio
del comune di Forcola, che si trova presso la sella erbosa dalla quale
si scende in val Fabiolo, subito dopo Campo Tartano, a sinistra della
strada che prosegue per Tartano. Per raggiungerlo, usciti dalla seconda galleria di Paniga (per chi proviene da Milano) della nuova ss 38 scavalchiamo il fiume Adda su un ponte ed alla successiva rotonda impegniamo la terza uscita (indicazioni: Forcola 3 km e Tartano 14 km), percorrendo per breve tratto la Strada Pedemontana Provinciale Orobica e lasciandola al primo svincolo a destra per iniziare a salire sulla Strada Provinciale 11 della Val Tartano, tracciata alla fine
degli anni ’50 del secolo scorso. Dopo 12 tornanti, siamo a Campo
Tartano; poco oltre il cimitero, troviamo, sulla sinistra, la deviazione
per Somvalle (m. 1082), che dista circa 11 km e mezzo dalla ss. 38.
Lasciata qui l’automobile, cerchiamo, alle spalle della graziosa
piazzetta del borgo (dove una fresca fontana ci può aiutare a
rifornirci di un’adeguata scorta d’acqua), il sentiero che
sale all’alpe d’Àssola. La prima parte del sentiero
è piuttosto ripida: si lascia alle spalle i prati che sovrastano
le case, e sale ad un poggio dove si trova una grande baita. Qui intercetta la nuova pista agro-silvo-pastorale per la Casera Piazzo, che ha sostituito buona parte della storica mulattiera. La seguiamo entrando nel bosco, superando un casello dell’acqua e proseguendo diritti per un
buon tratto, con una lunga diagonale verso sud est, fino al crinale di un largo dosso. La salita è piuttosto faticosa,
e qualche pausa permette non solo di riprendere fiato, ma anche di godere
di buoni scorci panoramici sul Culmine di Campo, su Campo Tàrtano
e sulla bassa Valtellina.
Improvvisamente, ad una quota approssimativa di 1260 metri, la pista
volge quindi ad est, e troviamo una serie di nervosi tornanti, che ci
fanno guadagnare rapidamente quota, sempre rimanendo nel bosco.
Dopo
un ultimo tornante sinistrorso, in località Curnelecc' (m. 1421) siamo ad un bivio: mentre la pista prosegue diritta, imbocchiamo il sentiero segnalato (indicazioni dell'Alta Via della Valtartano e per l'alpe Dàssola) che se ne stacca sulla sinistra e prosegue salendo deciso, in una splendida faggeta, con diversi tornanti, verso nord-est, fino a raggiungere lo
spigolo del crinale che scende verso ovest, piegando poi verso ovest-nord-ovest,
dalla cima della Zocca.

Alpe d'Assola
Uno squarcio nella vegetazione ci regala un
suggestivo colpo d’occhio su Campo Tàrtano, che appare
sotto di noi. Poi abbandoniamo la luce per addentrarci nella penombra
di una fresca e fitta pineta, ed effettuare un lungo traverso in direzione
est, con un percorso semipianeggiante lungo il fianco meridionale della
valle d’Assola. La pineta è stupenda, davvero suggestiva:
se abbiamo tempo, possiamo lasciare per un po’ il sentiero e girovagare
liberamente sul versante a monte, scegliendo le zone più tranquille.
Superiamo un tratto con fondo in parte smottato ed espoto, poi un valloncello. Usciamo dal bosco, presso il rudere
di una baita posta a 1639 metri di quota, ed attraversiamo, pochi metri
oltre, il Rio d’Assola, che scorre nell’omonima ripida valle,
per poi precipitare con una suggestiva cascata nell’alta val Fabiòlo.

L'alpe Dàssola
Ci ritroviamo, così, sul limite inferiore dell’alpe d'Assola (o Dàssola),
alla quota approssimativa di 1700 metri. Davanti a noi, nella parte alta dei prati, sul lato sinistro, vediamo la Casera Dàssola (m. 1737). Non saliamo, però, in quella direzione, ma seguiamo i segnavia bianco-rossi e quelli dell'Alta Via della Valmalenco e, piegando leggermente verso sinistra, saliamo verso le prime baite, rimanendo nei pressi del limite di sinistra dei prati dell’alpe. Passiamo così presso passando vicino ad un larice monumentale segnalato da un cartello (la sua altezza è di 25 metri e la circonferenza massima del tronco di 5 metri e mezzo) possiamo osservare, verso sud est (alla nostra destra), la cima della
Zocca (m. 2166), che, con la sua breve ma pronunciata cima rocciosa,
domina l’alpe.
Oltrepassata
la prima baita, saliamo alla cappelletta che protegge l’alpe,
ed è collocata presso un gruppo di baite (fra cui il Baitone), a quota 1761. Il dipinto
al suo interno raffigura una Madonna con bambino, alla cui destra si
trova S. Antonio.
Alla nostra destra rivediamo la Casera Dàssola, a quota 1737. Da queste parte
un sentiero che, attraversato il Rio d’Assola, prosegue, in direzione
sud-ovest, tagliando il boscoso fianco sud-occidentale della cima della
Zocca, fino a raggiungere il filo del dosso che da questa scende verso
ovest, in un punto protetto, a quota 1836. Poco oltre, il sentiero comincia
a scendere fino alla casera del Piazzo (m. 1730), che si trova a circa
mezzora di cammino da quella dell’alpe d’Assola.
Ma torniamo all’alpe, alla cappelletta ed al Baitone: salendo ancora, oltre la cappelletta, incontriamo
una nuova baita, la Baita del Ost, mentre alle nostre spalle si fa più ampia la
visuale sulle montagne della Val Masino e sulla bassa Valtellina. Oltre
gli abeti ed i larici dell’alpe, infatti, campeggia la testata
della Val Masino (che mostra, da sinistra, il pizzo Porcellizzo (sciöma dò porsceléc'), la
punta Torelli, pizzi Badile e Cengalo, i pizzi Gemelli, i pizzi del
Ferro, la cima di Zocca, le cime di Arcano, degli Alli e dell’Averta,
dietro le quali si affacciano a malapena la più nota cima di
Castello e la punta Rasica, i pizzi Torrone, il monte Sissone ed il
monte Disgrazia), mentre verso ovest lo
sguardo incontra innanzitutto il Culmine di Campo, poi la bassa Valtellina,
infine l’alto Lario, incoronato dalle cime delle alpi Lepontine.
A sinistra, cioè verso sud-ovest, possiamo anche scorgere un
bello scorcio delle Orobie occidentali, con l’inconfondibile corno
del monte Legnone, che ne segna il confine, e le cime del fianco occidentale
della Val Gerola, vale a dire, da sinistra, il pizzo dei Galli, il pizzo
di Olano, il monte Combana, il monte Stavello, il monte Rotondo ed il
pizzo Mellasc. A destra, invece, cioè verso nord-est, si mostra
la testata della Costiera dei Cech, che propone, da sinistra, il monte
Sciesa, la cima di Malvedello e la cima del Desenigo. Proseguendo verso
destra, si distinguono i passi di Primalpia e Talamucca, fra valle di
Spluga e Valle dei Ratti, la cima del Calvo (sciöma del munt Splüga) o monte Spluga e le cime
della Merdarola.

Alpe d'Assola e cima di Zocca
Dalle baite con la cappelletta bisogna stare attenti a non procedere verso destra, in piano: si sale diritti, fino ad uno zapèl, o porta, fra due muretti a secco, oltre la quale siamo alla baita solitaria di quota 1870. Anche qui non dobbiamo andare a destra, in piano, ma salire fino ad una pianetta panoramica, a destra della quale si sale alla baita più alta dell'alpe, presso il crinale, i Prati di Sopra (m. 1930). Può terminare qui, dopo circa
due ore o poco più di cammino (il dislivello superato in altezza
è approssimativamente di 750 m) la nostra escursione, in questo
terrazzo ancor più panoramico: teniamo però presente che,
proseguendo lungo il crinale, si raggiunge la conca posta immediatamente
sotto la cima della Zocca,e
da questa si può facilmente salire ad una bocchettina che precede
di pochi metri la cima, posta a 2166 metri.

Apri qui una panoramica sul gruppo del Masino dall'alpe D'Assola
Se saliamo di qualche decina di metri, alle baite più alte, possiamo apprezzare un panorama di rara bellezza, soprattutto verso nord, sul gruppo del Masino, del quale si riconoscono, a partire da sinistra, la Valle di Spluga, la Val Porcellizzo con i pizzi Badile e Cengalo, la Valle del Ferro con i pizzi del Ferro occidentale, centrale ed orientale, la testata della Valle di Zocca con la cima di Castello, la punta Rasica ed il pizzo Torrone occidentale, la testata della Val Torrone con i pizzi Torrone occidentale, centrale ed orientale, il monte Sissone ed il monte Disgrazia, alla cui destra si scorge anche uno spaccato della sezione centro-orientale della testata della Valmalenco.

Alpe d'Assola
Se non vogliamo tornare a Somvalle per la medesima via di salita, procediamo così. Ridiscendiamo, seguendo i segnavia, verso il centro della valle d'Assola, fino al torrente. Qui, invece di proseguire sul sentiero che abbiamo percorso salendo, saliamo verso sinistra, in direzione della Casera Dàssola (m. 1737), circondata da un recinto in legno. Saliamo portandoci appena a destra del torrentello, guardando però in direzione opposta rispetto alla casera, cioè alla nostra destra. Quando siamo ancora bassi rispetto alla casera, vedremo a destra un sentierino che punta al limite del bosco, dove troviamo un paletto in legno, oltre il quale la traccia si fa marcata e sale nel primo tratto abbastanza ripida con una scalinatura in sassi (la zona è sempre umida, attenzione a non scivolare).

Apri qui una panoramica della pista per l'alpe Piazzo
Ci allontaniamo così dall'alpe e cominciamo una traversata verso sud-ovest. Dopo il primo tratto scalinato, il sentiero torna ad essere esile ed un po' sporco. Procediamo in leggera salita fra larici ed ontani. Superata una valletta, continuiamo diritti quasi in piano, fino a raggiungere un cancelletto, oltrepassato il quale ci immettiamo in una pista che seguiamo in piano. In breve siano fuori dal bosco e ci immettiamo sulla medesima pista agro-silvo-pastorale che abbiamo lasciato più in basso.
La seguiamo in discesa, fino al primo tornante dx. Qui la lasciamo per imboccare una breve pista secondaria che ci porta subito allo splendido terrazzo che ospita la Casera Piazzo (m. 1730).

Apri qui una panoramica dalla Casera Piazzo
Ci accoglie un lenzuolo con la scritta “Welcome to alpe Piazz”, dove in quattro parole si mischiano tre lingue, inglese, italiano e dialetto. Ci accoglie anche una bandiera italiana posta sul baitone della casera, affiancato da piccole baite. Da qui non ce ne accorgiamo, ma i prati, che sotto il ripiano si fanno ripidi, sono sospesi su impressionanti salti di roccia. Il panorama è davvero interessante. Ad est domina la cima del Pizzo (m. 2286), che sovrasta l’alpe Zocca. Alla sua destra lo sguardo domina tutta la Val Vicima, sul cui lato destro spiccano la bella piramide rocciosa del pizzo del Gerlo ed il più vicino pizzo Torrenzuolo. Proseguendo verso destra vediamo Tartano e la sua valle, che si biforca nella Val Lunga, a sinistra, e nella Val Corta, a destra, a sua volta divisa in Val di Lemma e Val Budria. Ad ovest dominiamo il versante occidentale della Val Tartano, oltre il qualche occhieggia l’inconfondibile corno del monte Legnone. Più a destra lo sguardo raggiunge la bassa Valtellina ed il limite settentrionale del lago di Como. Ma ciò che più colpisce di questo splendido luogo è il profondissimo silenzio che solo di rado viene violato. Unica pecca, la carenza d’acqua, di cui dobbiamo tenere conto.

La Casera Piazzo
Riprendiamo poi l'anello tornando alla pista principale e seguendola i discesa. Dopo pochi tornanti ad un tornante dx passiamo a destra di due baite, sul limite inferiore dell'alpe Piazzo. Proseguiamo superando un cancello ed iniziando un lungo traverso in discesa che taglia una fascia rocciosa prima di entrare in una pecceta. Al termine del traverso attraversiamo la Val Folfolera e ci ritroviamo al bivio della località Curnelecc', dove, salendo, abbiamo lasciato la pista. Da qui torniamo a Somvalle ripercorrendo la medesima via di salita.

Pista per la Casera Piazzo
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