Il terrazzo panoramico sulla media Valtellina
Quattro sono gli alpeggi
che si trovano nel territorio del comune di Forcola, l’alpe Vicima,
nel cuore dell’omonima valle, laterale della Val di Tartano, l'alpe Piazzo, l’alpe
della Zocca, a monte dell’omonima valle minore, che confluisce
in quella di Vicima, e l’alpe d’Assola (o Dàssola), che si trova a monte
della valle omonima, su un lungo dosso che dalla cima di Zocca scende
verso nord-ovest.
Numerose baite sono collocate sull’alpeggio in corrispondenza dei principali spostamenti. Al centro dell’alpeggio c’è la caséra, la costruzione dove si depositano i formaggi e le ricotte per la salatura e la conservazione temporanea… La necessità di sorvegliare il bestiame durante il pascolo di notte, lontano dalla baita dei pastori, era risolta con una particolare forma di ricovero temporaneo, il bàit. Si tratta di un rifugio trasportabile in legno con copertura inclinata rivestita, negli esempi più recenti, in uso fino a qualche anno or sono, in lamiera. Il bàit era diffuso in val Tartano e nelle valli del Bitto e del Lesina; a volte era a due posti. Nella parete laterale è ricavata una apertura trapezoidale per l’accesso con sportellino in legno, mentre in testata sono ricavati due fori per l’aria e per infilarvi due lunghi bastoni per il trasporto a spalla da una sede all’altra. Caratteristico delle valli del Bitto e Lesina, ma presente in passato anche in val Tartano, è il caléc. Esso era utilizzato nel caso in cui la permanenza dei pastori in una certa parte dell’alpeggio superava i 5-6 giorni. Questa struttura consiste essenzialmente nei quattro muri perimetrali e in una apertura a valle per l’accesso. La copertura veniva realizzata di volta in volta con elementi provvisori, per esempio una struttura in legno e un telo. La distribuzione interna degli spazi è simile a quella della baita in muratura, con il paiér (il focolare), il supporto girevole in legno per la culdèra e un ripiano sul quale si poggiavano i formaggi ad asciugare. In alcuni alpeggi, infine, è presente il baituu, una grande stalla per il ricovero delle mucche in caso di maltempo. Si tratta di una costruzione molto allungata (20-30 metri) a un solo piano, con muratura in pietrame a secco e tetto a due falde con manto di copertura in piode selvatiche (se il fronte verso valle è aperto la costruzione prende il nome di tecia)… I baituu ospitavano fino a 90 capi di bestiame. All’interno, in un soppalco ricavato nelle capriate del tetto alloggiavano due pastori."
Lo stesso Benetti aggiunge, riferendosi all'alpe d'Assola: "Il rilievo dell'alpeggio di Dassola (comune di Forcola) riporta un esempio caratteristico di questa morfologia insediativa. In quest'alpeggio è presente anche un casello per l'affioramento della panna (nonostante la produzione principale fosse il formaggio grasso). Si tratta di una eccezione legata alla produzione saltuaria di mascarpone.
Inoltre è da notare la presenza di una baita in legno a travi incastrate, datata 1640, che farebbe pensare a un maggior uso di questo materiale e di questo sistema costruttivo in passato. Il paesaggio dell'alpe, posto al di sopra del limite della vegetazione d'alto fusto, è peculiarmente segnato dalla presenza dell'uomo: in particolare proprio i bàrech creano visivamente l'effetto di una rete fra il verde dei pascoli".
Il punto di partenza è Somvalle, piccolo nucleo in territorio
del comune di Forcola, che si trova presso la sella erbosa dalla quale
si scende in val Fabiolo, subito dopo Campo Tartano, a sinistra della
strada che prosegue per Tartano. Per raggiungerlo, usciti dalla seconda galleria di Paniga (per chi proviene da Milano) della nuova ss 38 scavalchiamo il fiume Adda su un ponte ed alla successiva rotonda impegniamo la terza uscita (indicazioni: Forcola 3 km e Tartano 14 km), percorrendo per breve tratto la Strada Pedemontana Provinciale Orobica e lasciandola al primo svincolo a destra per iniziare a salire sulla Strada Provinciale 11 della Val Tartano, tracciata alla fine
degli anni ’50 del secolo scorso. Dopo 12 tornanti, siamo a Campo
Tartano; poco oltre il cimitero, troviamo, sulla sinistra, la deviazione
per Somvalle (m. 1082), che dista circa 11 km e mezzo dalla ss. 38.
Uno squarcio nella vegetazione ci regala un
suggestivo colpo d’occhio su Campo Tàrtano, che appare
sotto di noi. Poi abbandoniamo la luce per addentrarci nella penombra
di una fresca e fitta pineta, ed effettuare un lungo traverso in direzione
est, con un percorso semipianeggiante lungo il fianco meridionale della
valle d’Assola. La pineta è stupenda, davvero suggestiva:
se abbiamo tempo, possiamo lasciare per un po’ il sentiero e girovagare
liberamente sul versante a monte, scegliendo le zone più tranquille.
Ci ritroviamo, così, sul limite inferiore dell’alpe d'Assola (o Dàssola),
alla quota approssimativa di 1700 metri. Davanti a noi, nella parte alta dei prati, sul lato sinistro, vediamo la Casera Dàssola (m. 1737). Non saliamo, però, in quella direzione, ma seguiamo i segnavia bianco-rossi e quelli dell'Alta Via della Valmalenco e, piegando leggermente verso sinistra, saliamo verso le prime baite, rimanendo nei pressi del limite di sinistra dei prati dell’alpe. Passiamo così presso passando vicino ad un larice monumentale segnalato da un cartello (la sua altezza è di 25 metri e la circonferenza massima del tronco di 5 metri e mezzo) possiamo osservare, verso sud est (alla nostra destra), la cima della
Zocca (m. 2166), che, con la sua breve ma pronunciata cima rocciosa,
domina l’alpe.
Dalle baite con la cappelletta bisogna stare attenti a non procedere verso destra, in piano: si sale diritti, fino ad uno zapèl, o porta, fra due muretti a secco, oltre la quale siamo alla baita solitaria di quota 1870. Anche qui non dobbiamo andare a destra, in piano, ma salire fino ad una pianetta panoramica, a destra della quale si sale alla baita più alta dell'alpe, presso il crinale, i Prati di Sopra (m. 1930). Può terminare qui, dopo circa due ore o poco più di cammino (il dislivello superato in altezza è approssimativamente di 750 m) la nostra escursione, in questo terrazzo ancor più panoramico: teniamo però presente che, proseguendo lungo il crinale, si raggiunge la conca posta immediatamente sotto la cima della Zocca,e da questa si può facilmente salire ad una bocchettina che precede di pochi metri la cima, posta a 2166 metri.
Se saliamo di qualche decina di metri, alle baite più alte, possiamo apprezzare un panorama di rara bellezza, soprattutto verso nord, sul gruppo del Masino, del quale si riconoscono, a partire da sinistra, la Valle di Spluga, la Val Porcellizzo con i pizzi Badile e Cengalo, la Valle del Ferro con i pizzi del Ferro occidentale, centrale ed orientale, la testata della Valle di Zocca con la cima di Castello, la punta Rasica ed il pizzo Torrone occidentale, la testata della Val Torrone con i pizzi Torrone occidentale, centrale ed orientale, il monte Sissone ed il monte Disgrazia, alla cui destra si scorge anche uno spaccato della sezione centro-orientale della testata della Valmalenco.
Se non vogliamo tornare a Somvalle per la medesima via di salita, procediamo così. Ridiscendiamo, seguendo i segnavia, verso il centro della valle d'Assola, fino al torrente. Qui, invece di proseguire sul sentiero che abbiamo percorso salendo, saliamo verso sinistra, in direzione della Casera Dàssola (m. 1737), circondata da un recinto in legno. Saliamo portandoci appena a destra del torrentello, guardando però in direzione opposta rispetto alla casera, cioè alla nostra destra. Quando siamo ancora bassi rispetto alla casera, vedremo a destra un sentierino che punta al limite del bosco, dove troviamo un paletto in legno, oltre il quale la traccia si fa marcata e sale nel primo tratto abbastanza ripida con una scalinatura in sassi (la zona è sempre umida, attenzione a non scivolare).
Ci allontaniamo così dall'alpe e cominciamo una traversata verso sud-ovest. Dopo il primo tratto scalinato, il sentiero torna ad essere esile ed un po' sporco. Procediamo in leggera salita fra larici ed ontani. Superata una valletta, continuiamo diritti quasi in piano, fino a raggiungere un cancelletto, oltrepassato il quale ci immettiamo in una pista che seguiamo in piano. In breve siano fuori dal bosco e ci immettiamo sulla medesima pista agro-silvo-pastorale che abbiamo lasciato più in basso.
Ci accoglie un lenzuolo con la scritta “Welcome to alpe Piazz”, dove in quattro parole si mischiano tre lingue, inglese, italiano e dialetto. Ci accoglie anche una bandiera italiana posta sul baitone della casera, affiancato da piccole baite. Da qui non ce ne accorgiamo, ma i prati, che sotto il ripiano si fanno ripidi, sono sospesi su impressionanti salti di roccia. Il panorama è davvero interessante. Ad est domina la cima del Pizzo (m. 2286), che sovrasta l’alpe Zocca. Alla sua destra lo sguardo domina tutta la Val Vicima, sul cui lato destro spiccano la bella piramide rocciosa del pizzo del Gerlo ed il più vicino pizzo Torrenzuolo. Proseguendo verso destra vediamo Tartano e la sua valle, che si biforca nella Val Lunga, a sinistra, e nella Val Corta, a destra, a sua volta divisa in Val di Lemma e Val Budria. Ad ovest dominiamo il versante occidentale della Val Tartano, oltre il qualche occhieggia l’inconfondibile corno del monte Legnone. Più a destra lo sguardo raggiunge la bassa Valtellina ed il limite settentrionale del lago di Como. Ma ciò che più colpisce di questo splendido luogo è il profondissimo silenzio che solo di rado viene violato. Unica pecca, la carenza d’acqua, di cui dobbiamo tenere conto.
Riprendiamo poi l'anello tornando alla pista principale e seguendola i discesa. Dopo pochi tornanti ad un tornante dx passiamo a destra di due baite, sul limite inferiore dell'alpe Piazzo. Proseguiamo superando un cancello ed iniziando un lungo traverso in discesa che taglia una fascia rocciosa prima di entrare in una pecceta. Al termine del traverso attraversiamo la Val Folfolera e ci ritroviamo al bivio della località Curnelecc', dove, salendo, abbiamo lasciato la pista. Da qui torniamo a Somvalle ripercorrendo la medesima via di salita.
CARTA DEL PERCORSO SULLA BASE DI © GOOGLE MAP (FAIR USE) e della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la mappa on-line
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