Condizioni economiche, amministrative, morali e statistiche della Provincia di Sondrio esposto dal Prefetto comm. Scelsi al Consiglio Provinciale nella sessione ordinaria del 1865.
(da: Scelsi, Giacinto, "Statistica generale della Provincia di Sondrio" (con saggio introduttivo di Guglielmo Scaramellini), 1865 (riproduzione in fac-simile: Sondrio, Tip. Bettini, 1999)

Popolazione
Superficie
Proprietà fondiaria
Imposte
Agricoltura
Pastorizia
Boschi
Industria
Commercio
Strade
Amm. provinciale
Amm. comunale
Finanze comunali
Movimento elettorale
Condizioni sanitarie
Condizioni morali
Opere pie
Cassedi risparmio
Società operaie
Giuoco del lotto
Istruzione pubblica
Scuole primarie
Asili d'infanzia
Scuole secondarie
Guardia nazionale
Leva militare
Sicurezza pubblica

…..............

Comincerò dalla popolazione, le cui vicissitudini sono specchio fedele del continuo variar di fortuna di questa Provincia.

Popolazione.

Il maggior numero di abitanti che la Valtellina abbia mai contenuto, nell'ampio giro de' secoli, a fissato dagli storici pin benevoli a 200,000 abitanti. Esso però nei primordi del secolo XVII era disceso a 150,000, e verso il 1639, per lunghe guerre colla Svizzera e per conseguente lue micidialissima, assottigliato fino a 40,000 abitanti. Ma raddoppiossi in poco più che un secolo e mezzo, e d'allora in poi costante fu, se non rapido, il suo incremento. Dal 1812 al 1864 — periodo di 52 anni — la popolazione da 80,792 salì a 108,120, presentando un aumento di 27,329 abitanti, in ragione di 525.55 per ciascun anno, ossia 1 sopra 153. 88 individui; per cui, se l'aumento della popolazione  è veramente indizio di migliorate condizioni economiche, si deve ritenere la Valtellina in via di progresso.
La popolazione legale, cioè quella accertata col censimento del 31 dicembre 1861, ascende a 106,040 abitanti, ed e cosi distribuita: 69,884 abitanti nei centri, che sono 188; 25,889 nei casali, che ammontano a 370; e 10,267 nelle case sparse. Sono 80 i Comuni della Provincia; 26,190 le case, delle quali 18,179 abitate, ed 8011 vuote, 21,939 le famiglie. In media, 1325 abitanti per comune, 4.83 per casa e 4.05 per famiglia.
La popolazione si divide in 52,856 maschi e 53,184 femmine; ed in rapporto allo stato civile, presenta 65,948 celibi, dei quali 33,996 maschi e 31,952 femmine; 33,075 conjugati, cioè: 16,303 maschi e 16,772 femmine; e 7017 vedovi, dei quali 2557 uomini e 4460 donne. Sopra ogni 100 abitanti abbiamo quindi 62.19 celibi, 31. 19 conjugati e 6. 62 vedovi. Per tutto il Regno abbiamo invece la media, ben pin soddisfacente, di 58. 19 celibi, 35. 23 conjugati e 6.55 vedovi.
Volendo ora classificare la popolazione secondo le diverse condizioni sociali degli abitanti, si hanno: 68,102 individui addetti alla agricoltura, 1,219 al commercio, 3,774 all'industria, 2,797 a professioni liberali, 5,301 ad arti e mestieri diversi, 298 al culto, 717 al servizio militare; 2133 possidenti civili, 20,959 senza professione, ma non indigenti, e 740 poveri.
Queste cifre pongono in rilievo il carattere eminentemente agricolo della Provincia, occupando l'industria soltanto il 3.559 per 100 della popolazione, ed il commercio appena 1.152, numero tenuissimo a fronte degli agricoltori che assorbono il 64.223 per 100, circa due terzi della popolazione. Degno di attenzione anche numero esorbitante dei poveri, 0.697 per 100; più considerevole quello degli emigrati , cioè 1364 nello Stato, 735 all'estero, in tutto 2097, circa it 2 per 100. Della popolazione ne' suoi rapporti territoriali, amministrativi, sanitari, intellettuali e politici, si terrà successivamente discorso.
Passo ora al movimento della popolazione the dal 1862 al 1864 non può dirsi sconfortante. In questi tre anni si ebbero complessivamente, sopra 11,773 nascite, 9693 morti, e per conseguenza un aumento di 2080 abitanti, in ragione di 693. 003 per ciascun anno.
Procedendo di questo passo, la popolazione potrebbe raddoppiarsi in 102 anni e 17 giorni. Sotto questo aspetto la vostra Provincia e inferiore alle altre di Lombardia, ed a quelle pure di Sicilia, Piemonte, Toscana ed Emilia; ma supera l’Umbria, le Marche, gli Abruzzi, le Calabrie e la Sardegna. In Italia la media più breve occorrente al raddoppiamento della popolazione di anni 56, e riguarda la Sicilia; la più lunga, di anni 533, e si riferisce alla Sardegna; la media complessiva per tutto il Regno è di anni 87.
Il numero dei matrimoni dal 1862 al 1864 è stato di 2539, in media 846. 003 per anno; ciò è segno di progredimento morale.
Il maggior numero dei matrimoni suole avvenire nei mesi di gennajo e di aprile; ma la fecondità e pressoché eguale in tutti i mesi dell' anno. Non si può dire altrettanto rispetto alle morti, che sono più frequenti in gennajo, febbrajo ed agosto; nei due primi, evidentemente pei rigori della stagione cosi fatali alla miseria che non riesce a temperarli; nel terzo, forse per le febbri palustri e per l'abuso di cibi malsani.
Dopo di avere gettate le basi del nostro edifizio statistico e provveduto alla successiva dimostrazione annuale delle nascite, delle morti e dei matrimoni, rimaneva tuttavia inesplorata la parte non meno importante del movimento che pub chiamarsi sociale, perché proviene dallo spostamento delle famiglie per ragioni di commercio , di uffici e di spontanee elezioni. E a ciò fu provveduto coll'impianto dei registri della popolazione, che sono un censimento, per cosi dire, diuturno e perpetuo, che renderà più agevole il fissare con regolarità ed esattezza il servizio della leva, della Guardia Nazionale, l’elettorato politico, amministrativo, giudiziario e commerciale, il riparto delle contribuzioni, la partecipazione alla pubblica beneficenza. Tale istituzione può dirsi ormai felicemente attivata in questa Provincia.

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Superficie.

Vediamo ora quale territorio sia assegnato alla popolazione di cui ci siamo occupati. In quanto alla superficie della Valtellina i calcoli dell'Istituto geografico non combinano colla statistica pubblicata nel 1863 dal Ministero di agricoltura industria e commercio, no tampoco cogli studi dei geometri che prepararono il censimento lombardo; per cui si hanno tre versioni diverse, che la fanno ascendere, una a 4058 chilometri quadrati, la seconda a 3259, l'ultima a 3135. Tali discordanze derivano forse dall'essersi, o pure no, o meno esattamente, tenuto conto della superficie occupata dalle acque, dalle strade, dalle nude roccie, dalle perpetue ghiacciaje, the nell' insieme formano tanta parte di questa Provincia. Che che ne sia, certo e che la Valtellina, per estensione territoriale, e la seconda fra le provincie lombarde, ed occupa poco meno che un quinto della totale superficie di Lombardia; ma in quanto a densità di popolazione è molto al disotto, contando essa appena 40.75 abitanti per chilometro quadrato; laddove il rimanente della Lombardia ne conta più del triplo, e tutto il Regno, in media, 83.98, più del doppio.
Stando alle tavole catastali, la superficie censita sarebbe di ettari 214,103, e la non censita di 100,095; ed in complesso 314,198 ettari; dei quali 3,585 sensibilmente in pianura, 16,848 in collina, 290,403 in montagna, 3,362 terreni sommersi o acquitrinosi.
Ma dei 314,198 ettari componenti il territorio, soli 28,392 soggetti a regolare coltura, quasi l’ 11 per 100; il resto e occupato da montagne altissime, inospitali, infeconde.
E invidiabile, al paragone, la sorte delle altre provincie lombarde, il cui territorio coltivabile segna l’ 83 per 100 in Milano, l’87 in Pavia, il 91 in Mantova e persino il 95 per 100 in Cremona.

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Proprietà fondiaria.

Il valore effettivo della proprietà fondiaria della Valtellina si fa ascendere a lire 53 milioni, in ragione di lire 499.81 per abitante. Ma su questa proprietà al 31 dicembre 1864 gravavano nientemeno che lire 14,982,589 di debiti ipotecari, tra fruttiferi e non fruttiferi, certi ed eventuali; ciò che porterebbe una media di lire 141.29 per testa; per cui il capitale libero si residuerebbe in lire 358.52 per abitante.
Non v'ha forse paese dove la proprietà fondiaria sia cosi sminuzzata come in questa Provincia, dove le ditte censuarie ascendono a 133,848, ed il numero effettivo dei proprietari ad oltre un quarto della popolazione. Ciò vuolsi in buona parte attribuire al sistema delle contrattazioni agrarie prevalente in questa Provincia, quello cioè che le leggi austriache chiamavano locazione ereditaria, e che in sostanza rende l’utilista proprietario del fondo, assoggettandolo al pagamento di annuo canone inalterabile e consistente in una data quantità del prodotto che ne ricava. Questa specie di contratto non privo d'inconvenienti, ha pure i suoi vantaggi , perché il sentimento della proprietà piena e della perpetuità del possesso dà lena ai coltivatori a Il spinge a prodigare miracoli di cure e fatiche a terreni per se poco fecondi, i quali per tal modo ottengono sensibile miglioramento, cui l’ opera di semplici coloni, o fittaiuoli, o mezzadri al certo non giungerebbe.

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Imposte.

Vediamo ora da quali imposte sia gravata la proprietà fondiaria in questa Provincia. In conseguenza dell' ultimo censimento austriaco, la Valtellina pagava nel 1856 all' erario una tassa fondiaria di lire italiane 577,891.92, ed ai Comuni per centesimi addizionali, lire 391,922.73; cosicché la vostra proprietà era soggetta all'enorme e complessivo balzello di lire 969,814.65. Voi reclamaste allora al governo imperiale, dimostrando la fallacia de' criteri adottati nel nuovo estimo, l’impossibilità in cui era la Provincia, di sopportare simili gravezze, it notevole deterioramento dei vostri fondi per effetto di naturali calamita; vari possidenti costretti a ricorrere alla fatale risorsa dei contratti di usura, altri alla vendita del proprio bestiame, indispensabile alla coltura dei campi, altri ad alienare parte dei loro terreni indarno fecondati da tanto sudore, moltissimi gettati nella miseria delle continue oppignorazioni cui dava luogo la esazione delle tasse; diminuito il lavoro, cresciute le emigrazioni; epperò la Valtellina detta con felice ma spaventevole laconismo: “Provincia in liquidazione.” Tutte queste ragioni da voi esposte e avvalorate da pietose raccomandazioni, non ebbero effetto, finché non venne il politico risorgimento. Non poteva il governo italiano rimanere insensibile alle sciagure di questa nobile terra; ed una delle prime sue cure fu quella di sospendere la esazione delle insopportabili tasse, di ordinare una pronta revisione dello esagerato estimo austriaco e di ridurlo in fine a quasi la metà. L'imposta fondiaria nel 1864 fu di lire 238,347.20; la sopratassa Provinciale , di lire 16,173.24; la comunale di lire 398,274.53, in tutto lire 652,794.97. Messa in confronto colle tasse complessive del 1856, offre la diminuzione di circa un terzo. Aggiungendo poi all’imposta fondiaria del 1856 quelle sulla rendita e sulle arti e commercio, si ha un totale di lire 994,563.81, in ragione di lire 9.68 per ciascun abitante. Tenendo calcolo anche pel 1864 delle tasse e sopratasse sulla rendita e sulle arti, commercio c ricchezza mobile, si ha un insieme di lire 718,398.83, cioè il 6.76 a testa; per cui sotto il governo libero e nazionale, che non risparmia cure e dispendi per migliorarne le condizioni economiche e civili, la Provincia paga in meno per tasse e sopratasse d'ogni genere annua somma di lire 276,164.68. Questo cospicuo risparmio deve grandemente contribuire allo sviluppo della agricoltura, di cui imprendo ora ad esporre le condizioni.

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Agricoltura.

I principali prodotti della provincia, sono: frumento, segale, orzo, avena, grano turco, fraina, miglio, legumi, patate, castagne, frutti, ortaggi, vino, bozzoli, miele, cosi lodate alla recente esposizione di Dublino, canape, legna da costruzione e da fuoco, carbone, fieno, paglia e simili, il cui valore complessivo di lordo si fa ascendere in media, a circa 7 milioni di lire per ogni anno. Però, eccettuando la produzione del vino, del legname e del carbone, di cui si fa copiosa esportazione, nel rimanente i prodotti della Provincia, specialmente per la parte dei cereali, non bastano al necessario consumo della popolazione; e ne fanno fede i moltissimi trasporti di granaglie che tutti i giorni arrivano dal lago di Como e dall'Aprica. Questo fatto anormale e sconfortante per un paese, i cui abitanti sono per oltre due terzi dedicati all'agricoltura, e dove ristrettissima e l'industria manufattrice e pressoché nullo il commercio, e degno di seria considerazione.
Le cagioni sono molte e diverse. In primo luogo la infecondità di gran parte del suolo poco grato alle cure dei coloni che lo coltivano con abnegazione e costanza legna di miglior sorte. Viene poi l’ imperizia degli agricoltori, ai quali manca, per lo l'indirizzo della scienza, la pratica dei buoni metodi, la conoscenza dei terreni e delle regole sulle arature, sulla concimazione, sugli avvicendamenti e sulla scelta delle sementi e delle piantagioni più omogenee alla natura del suolo. Faccio però eccezione per la coltura della vite, che generalmente è stupenda. In alcuni punti il difetto di regolare manutenzione delle strade comunali rende malagevole e più costoso il trasporto del concime e dei prodotti; in altri i terreni coperti da franamenti o tradotti via da scoscendimenti, od in pericolo permanente d' essere invasi dalla furia de' torrenti; in altri, lo straripamento de' fiumi e le paludi tolgono alla agricoltura i migliori terreni.
Si aggiunga a tutto ciò una serie di calamità che hanno stremato le forze economiche della Provincia e sopratutto la crittogama, che per molti anni le tolse il principale prodotto, l'atrofia de' filugelli che distrusse quasi totalmente l'industria della seta, e il nuovo censimento austriaco che accrebbe enormemente l'imposta fondiaria.
A quest'ultimo aggravio provvide generosamente, come ho gia detto, il governo italiano; alle calamità naturali, in parte la provvidenza, in parte l’opera dell' uomo; talché la malattia della vite pub dirsi ormai domata, e il prodotto del vino assicurato, e quest'anno in ricca misura. Rispetto alle strade comunali, inviterò i Municipi a renderne più agevole il tragitto, stanziando i fondi occorrenti nel bilancio del futuro esercizio.
Dopo ciò, i rimedi che più occorrono alla Provincia si riducono a quattro: la restaurazione delle foreste, di cui farò cenno più innanzi, l'esecuzione di estesi lavori idraulici, la fondazione d'un istituto di credito agricolo e l'istruzione degli agricoltori.
Esistono nella Provincia 13 comprensori per la difesa degli abitati e delle campagne contro le continue irruzioni dei torrenti e de' fiumi. Di alcuni di essi l'origine rimonta al 1812. Senza comprendere i sussidi governativi, che dal 1861 al 1864 ascesero a lire 140,125, si può ritenere non inferiore a 2 milioni la spesa finora a questo oggetto sostenuta; cifra veramente forte, ma che non arriva alla grandezza del bisogno.
Ed è mestieri che i Comuni pensino ormai seriamente ad opere di maggior polso, che abbiano il carattere non di semplici espedienti, ma di perenne durata. Ne i mezzi potranno loro venir meno. Già la Cassa di Risparmio di Lombardia venne autorizzata dal governo ad assumere l’ esercizio del credito fondiario, e mutuare per conseguenza alle Provincie, ai Comuni, ed ai Consorzj le somme occorrenti per lavori stradali, di bonificamento, di fognatura, d'irrigazione fiuviale ed altri aventi attinenza col miglioramento della proprietà fondiaria. Tali spese, oltre al benefico risultato d'impedire i terribili disastri delle inondazioni, e migliorare lo stato sanitario della Provincia col prosciugamento delle paludi, avrebbero anche un largo compenso nel ridonare alla agricoltura una vasta superficie di terreni, 2,460 ettari, che in atto poco o nulla producono. Gli effetti delle bonifiche finora eseguite in Valtellina ci pongono in grado di fissare preventivamente la somma dei vantaggi a' quali darebbero effetto i lavori che rimangono a compiersi; avvegnaché il valore dei terreni paludosi da lire 400 per ettaro salga a lire 2,000 dopo il bonificamento; e se a questo si aggiunga anche l’irrigazione, a lire 2,800; cosicché, anche economicamente parlando, l'impresa presentasi ai Comuni sotto aspetto favorevole. E tempo che le autorità municipali si pongano all' altezza del loro mandato, estendano la loro azione ad una sfera più larga che per lo addietro, e sentano anche la nobile ambizione di lasciare a quelli che verranno traccie durevoli di bene e di progresso procurato al paese; a tale oggetto abbiano tutti la virtù di vincere i pregiudizi delle anime deboli, e di resistere alle opposizioni interessate. Conviene sopratutto tradurre in fatto il grandioso disegno di procedere all'intero allineamento dell'Adda, e gioverebbe molto farne eseguire il piano d' arte a spese della Provincia, onde agevolare il cornpito de' Comuni ed impedire che la discordanza degli interessi o la diversa maniera di vedere de' Municipi nuoca, nella esecuzione, allo scopo.
Intanto non bisogna dimenticare come la proprietà fondiaria, aggravata da un ingente debito ipotecario, ma sussidiata da una sufficiente circolazione di denaro, posto in mani che si sono rese impotenti pel suo eccessivo sminuzzamento, prostrata per tante e sì diverse traversie, ma privi de' mezzi che occorrono per far progredire e prosperare l'industria agricola. Bisogna dunque venire in di lei soccorso; stabilire un equilibrio fra la circolazione del denaro e la proprietà agricola; rialzare il valore dei fondi; impedire che i piccoli proprietari siano vittima dell' usura; facilitare ad essi il rinvenimento dei capitali per estinguere i loro debiti, quasi tutti rovinosi, e fecondare sempre meglio i loro terreni. A tutto ciò si potrebbe efficacemente provvedere colla istituzione in questa Provincia d'un credito agricolo popolare, di cui vi sarà presentato apposito progetto. Il credito, o Signori, a condizione essenziale della società, moderna, e può essere sorgente d'insperati vantaggi: vi serva d'esempio la Cassa di Risparmio di Lombardia che, fondata nel 1823 con un capitale di lire 300,000, tiene ora in circolazione più di cento milioni.
A migliorare l'agricoltura occorre infine diffondere l’istruzione agraria, e per essa vincere gli inveterati pregiudizi dei contadini, correggerne gli errori ed iniziarli alla conoscenza de' buoni principi ed alla pratica dei metodi migliori. A chi ponesse in dubbio i buoni effetti di questo magistero, per la tenacità, de' coloni nelle vecchie pratiche de' loro padri , si risponda coll'esempio della solforazione della vite, accolta dapprima con un sorriso d' incredulità, e poi generalmente adottata.

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Pastorizia.

Ausiliario e parte essenziale dell'agricoltura b senza dubbio la pastorizia, che qui ha belle tradizioni. Era infatti sorgente di considerevoli guadagni esportazione che la Valtellina faceva in altri tempi di animali bovini , di formaggio e di burro assai rinomati; ed ora pel consumo interno vi s'importano animali dal Tirolo e dalla Svizzera.
Il prospetto statistico che ho l'onore di presentarvi riassume le nozioni che mi son fatto a raccogliere sul movimento del bestiame grosso e minuto dal 1847 al corrente anno. Da esso risulta che al di d'oggi questa importante industria trovasi in sensibile aumento. La razza cavallina presenta 1,628 capi; la specie pecorina, 45,537; la caprina, 22,246; la suina, 5,766 — cifre non mai raggiunte nel decorso periodo di 18 anni. Con leggera diminuzione, a fronte dell' anno precedente, la razza bovina ci offre 33,956 capi.
Nell'insieme tutto quanto il bestiame della Provincia consiste al giorno d'oggi, in 108,933 capi, e porta un aumento di 6404 sopra Il 1847, e di 35,585 rispetto al 1856, il progresso è notevole; e meritano lode e gratitudine le costanti cure con cui la patriottica Associazione Agraria intende a migliorarne le razze. In questa Provincia così ricca di boschi e di pascoli la pastorizia dovrebbe formare una delle principali fonti della pubblica ricchezza.

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Boschi.

È poi argomento vitale per essa quello dei boschi, non solo per la considerevole estensione di terreno che occupano, ma si pure e sopratutto perché alla loro conservazione è grandemente interessata la salute della Provincia. I boschi occupano la superficie di ettari 61,477.80. Poco più della metà resinosi, resto cedui; per tre quarti di ragione comunale, il rimanente dei privati. Le foreste sono un fedecommesso della umanità, di cui le generazioni possono godere soltanto l'usufrutto, e non sempre; avvegnachè in alcuni punti debbano essere intangibili e sacre per viste di pubblica sicurezza. Epperò una vasta superficie boschiva per oltre mille ettari fu nell'ultimo censimento dichiarata esente da tassa.
Le magnifiche foreste che in origine coprivano le vostre montagne, formando la meraviglia e la gloria di queste valli, servivano a sventare la violenza degli uragani ed a contenere nei loro letti gli innumerevoli fiumi e torrenti ond'è solcata la vostra Provincia. Ma sciaguratamente le moderne generazioni, non tenendosi paghe d' usufrutto, posero le mani sacrileghe sul capitale. Non ricorderò i gravi danni che son venuti alla Provincia della vandalica devastazione delle vostre selve. Le rovine ed i franamenti che si osservano in tutti i vIllaggi fanno testimonianza di spaventevoli disastri. Altra conseguenza dell'insano disboscamento è il notevole accrescersi delle paludi; avvegnachè le materie divelte dalle time e trascinate dagli uragani, vanno insensibilmente elevando il letto dei fiumi con grave detrimento dei terreni sottostanti, esposti cosi alla filtrazione ed agli inondamenti.
Per la più efficace tutela della economia silvana il governo ha stabilito in questa provincia la sede di un dipartimento forestale, diviso in due distretti quello di Sondrio e l'altro di Morbegno. La circoscrizione del primo, suddivisa in tre circoli, comprende i mandamenti di Sondrio, Ponte, Bormio, Grossotto e Tirano con una superficie boschiva in ettari 37,834.30; il secondo distretto esercita la sua giurisdizione sopra i mandamenti di Morbegno, Chiavenna e Traona avente complessivamente un territorio forestale di ettari 23,643.50.
A tali uffici sono preposti un ispettore, due guardie generali e tre capiguardia, tutti a stipendio governativo; la custodia attiva de' boschi è affidata a 157 fra graduati e guardie forestali, al cui soldo provvedono il Governo, la Provincia ed i Comuni. In media ogni guardia deve esercitare la sua sorveglianza sopra una estensione boschiva di ettari 39. Qualche vantaggio a dir vero si è ottenuto, e ne fa fede da una parte la vostra superficie di terreno brullo in margine ai boschi, che si va mano mano popolando di alberi forieri e preparatori delle foreste resinose; e dall' altra, il numero sempre decrescente delle contravvenzioni forestali. Infatti nel 1861 ne furono constatate 1086 e nei tre anni successivi, quasi costantemente un quinto di meno; cosicché nel 1864 erano ridotte a sole 522. Il Governo per 3 guardaboschi spende ogni anno lire 1800; la Provincia, per 33, lire 16,000; ed i Comuni per 131 guardie appena 12,817.30. Meno sei guardaboschi comunali, il cui stipendio va dalle lire 200 alle 280, per gli altri il salario è più derisione.che onesta mercede. Per 66 non arriva a lire 100; ye n'e da lire 50, da 30 e persino da lire 20. Richiedere attiva e fedele sorveglianza da persone cosi malamente retribuite, è assurdo; gran fortuna sarebbe il non trovare fra esse chi più offenda la proprietà, boschiva. Ed a alle proprietà comunali che di preferenza volgono loro mire delittuose i ladruncoli di campagna, e talvolta individui che aspirano a fama di probità; il derubare la comunità sembra coca innocua, o tutt'al più peccato veniale.
Questa è, fra le tante, una forte ragione cui si appoggia la scienza economica nel dichiarare contrari alla prosperità pubblica i possedimenti dei corpi morali e volere ad ogni costo lo scioglimento delle immortali manimorte, come le chiama Beccaria, le quali sono state pur troppo per l’Italia ciò che sono quegli alberi, di cui parla il poeta, che sospendono il movimento e la vita dove projettano la loro ombra fatale. Promuovere dunque la vendita dei boschi comunali, di quelli almeno la cui intangibilità non sia indispensabile alla sicurezza del paese, parmi uno dei rimedi opportuni a raggiungere lo scopo. I privati custodiscono assai meglio la loro proprietà, ed hanno più iniziativa e più spirito di miglioramento che i corpi morali. Incoraggiare l'imboschimento col sistema de' vivai di pianticelle in margine a' boschi che presentano spazi nudi da rivestire, è il secondo rimedio, che riuscirebbe assai pia efficace se all'incoraggiamento si aggiungesse la sanzione del premio. Giova inoltre, e ciò divenuto ora di vostra ragione, provvedere alle discipline riguardanti la conservazione ed il taglio dei boschi, relativamente alle consuetudini ed agli usi agrari; da ultimo, e qui sta il.massimo dei rimedi, riordinare su migliori basi la custodia, affinché diventi pia estesa, più attiva e pia fedele. Anziché aumentare il numero de' guardaboschi, credo opportuno diminuirlo, organizzarlo, disciplinarlo, ma nel tempo stesso dargli onesta retribuzione che più risponda ai bisogni della vita , e che dia diritto a richiedere opera più coscienziosa ed attiva.

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Industria manufattrice.

Avendo cosi esposto le condizioni del primo fattore della pubblica ricchezza quale si e l'agricoltura, veniamo ora al secondo, l'industria manufattrice. Senza ammettere la dottrina di quella scuola economica che proclamava il primato delle officine e del traffico sull'arte rurale, niuno oserebbe al di d'oggi negare l'immenso sviluppo assunto in Europa e fuori dall'industria manufattrice, cui devono l’Inghilterra e la Francia buona parte dei loro immensi capitali. In questa Provincia la popolazione si tiene fedele praticamente alla scuola fisiocratica, perché, a dispetto delle circostanze naturali , impiega quasi tutto il suo lavoro ed i suoi capitali nell'agricoltura, attribuendo in certa guisa a lei sola la virtù produttiva. L'industria manufattrice non conta che soli 3774 cultori, il 3.559 per 100 sulla popolazione, e per lo più dediti a mestieri secondari.
I principali opifici che occupano il lavoro di più di 5 operaj, ammontano a 26, e sono: 4 fabbriche di birra, 2 di cappelli, 2 concie di pellami, 11 tratture della seta, 1 fabbrica di seta, 1 filanda di cotone, 3 seghe da legnami, 1 macina da grano ed 1 tipografia. 6 di questi opifici sono a vapore, gli altri 20 a motore idraulico. Nel 1862 impiegarono complessivamente nella fabbricazione un capitale di lire 1,828,078, ottenendo un prodotto di lire 1,800,657. Vi prestarono la loro opera, in ragione di ore 12 al giorno, 1024 operaj, dei quali 198 uomini, 623 donne, e 203 fanciulli, guadagnando un salario medio quotidiano, i primi di lire 1.91, le donne di lire 1.05, i fanciulli di lire 0,51. La spesa per la mano d'opera fu di lire 180,024, e tenendo calcolo degli interessi passivi del valore venale delle macchine e dei locali che ascenderebbero a L. 60,987, si ha il cospicuo guadagno di L. 231,568, cioè il 17.43 per 100. Altre industrie d'ordine più o meno secondario, ma in maggior copia, esistono nella Provincia: 12 filande di seta, 54 seghe da legnami, 21 fra cave e torbiere delle quali 11 coltivate di continuo e 10 saltuariamente, 3 forni destinati alla raffinatura della ghisa ed alla fusione di galena argentifera e del ferro , 17 fornaci per calce e mattoni, 4 miniere di ferro ed una di piombo argentifero, 4 sorgenti minerali utilizzate discretamente , in ispecie quelle di Bormio, Santa Caterina e del Masino assai rinomate. Né termina qui la serie delle risorse industriali della Provincia; essa possiede altre 5 sorgenti minerali non utilizzate, 16 miniere di ferro, argento, oro, pirite di piombo e simili: tesori negletti; possiede tanta ricchezza di forza motrice proveniente da ben 173 tra fiumi e torrenti; combustibile copioso, popolazione laboriosa e svegliata e posizione eminentemente adatta all' esercizio della industria manufattrice. Perchè dunque, con tanta copia di elementi, il suo sviluppo e cosi tardo? che vi manca? La virtù della iniziativa, lo spirito di associazione e la circolazione di sufficienti capitali. Mentre nella intera Lombardia la somma dei capitali impiegati nell'industria e nel commercio ascende ad un sesto del valore degli stabili, nella Valtellina esso raggiunge appena un quattordicesimo. E bisogna notare che le industrie esistenti sono in buona parte condotte da persone venute di fuori, liete di trovare un paese vergine a questo riguardo, e quasi tutte vi hanno trovata quella fortuna the gli indigeni cercano altrove. E intanto la Provincia non possiede efficaci correttivi al soverchio frastagliarsi della proprietà fondiaria, ed alle calamità agricole; e quando vengono meno i prodotti della terra, cade in desolante miseria. Di ciò fa fede il lagrimevole periodo durante il quale la crittogama e l'atrofia dei filugelli rese nullo o poco meno il frutto della vite e del gelso.

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Commercio.

Né pagina più confortante ci offre il commercio, terzo fattore della pubblica ricchezza. Dissi già che soli 1219 individui sono addetti, in questa Provincia, al commercio; appena l’1.152 per 100 sulla popolazione; ma debbo ora soggiungere di avere in tal numero compresi anche i più umili venditori de' generi di prima necessità,; pochissimi i negozianti che meritino questo nome; assai limitata la cifra dei capitali in circolazione; pochi e di mediocre importanza i mercati e le fiere; tenuemente cresciuti i prezzi dei prodotti indigeni ; ancor basse le mercedi degli operaj, scarso il numero delle contrattazioni, dei buoni e vaglia del tesoro, e degli utenti pesi e misure; ristretto il movimento postale; minimo il telegrafico; qualche progresso si nota nella vendita dei generi di privativa, ma non tale da indicare un positivo sviluppo commerciale, e forse più indizio di migliorata sorveglianza doganale. A dir vero il commercio della Valtellina è stato quasi sempre poco esteso e di limitate risorse. Le cause precipue ripetonsi da circostanze affatto speciali. Situata la Provincia in una parte estrema dell'Italia, fra mezzo ad altissime montagne, segregata e lontana da' grossi
centri di popolazione, dotata di un suolo che in minima parte si presta alla coltura, scarsa d'importanti manifatture, non ha quindi bastanti mezzi per alimentare ed estendere le commerciali relazioni; per cui tutto si riduce allo smercio dei prodotti delle vigne, dei boschi e della pastorizia, ed all' importazione di cereali che mancano per la sussistenza degli abitanti. Ha qualche importanza perché, e da tempo non breve, il commercio di transito che si fa per lo stradale dello Spluga, cui devesi in buona parte la floridezza di Chiavenna. Ad agevolare sempre più questo commercio, mira il grandioso progetto di congiungere per un canale navigabile il lago di Mezzola con quello di Como. Il parlamento nazionale ha gia votato un cospicuo sussidio per la esecuzione di questa opera utilissima; i Consigli provinciali di Milano e di Como e vari Municipi vi concorrono, e voi pure a dimostrazione di non dubbio interessamento, deliberaste per essa lire 8000, ritenendo che maggior somma avrebbe la Provincia per altra via contribuito. Or che la ragion legale ha distrutto questi calcoli, si fa appello al vostro patriottismo per ottenere un più largo sussidio.

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Strade.

Intanto conviene tener fisso lo sguardo ad altra questione, che per la Valtellina mi sembra vitale. Una Commissione creata dal Governo del Re studia già il gran problema della ferrovia the e destinata a porre l’Italia in più rapida comunicazione colla Germania; e non è ancora deciso se avrà essa a traversare it Lucomagno, lo Spluga o il S. Gottardo; in altri termini, se questa Provincia dovrà rimanere chiusa ed isolata fra le sue insuperabili montagne, e per dolorosa conseguenza priva di quella luce di civiltà e di quel movimento commerciale di cui la benefica virtù del vapore suol essere apportatrice dalle provincie ed alle nazioni. E d'uopo che il Consiglio Valtellinese innalzi la sua voce, ponga in rassegna e faccia valere le sue ragioni; e mosso della speranza del beneficio, come dal timore del danno, si dichiari pronto a sostenere in parte la spesa di un tronco che porti fino a questo capoluogo quel sovrano elemento dell' umano progresso.
Del resto la Provincia è dotata di una rete di vie rotabili sufficienti a' suoi interessi agricoli e commercial Base di tale rete sono quattro strade nazionali dette dello Stelvio, dello Spluga, di Val Pregallia e dell'Aprica, le quali in complesso percorrono una estensione territoriale di chilom. 216.524. Sono poi, per la loro magnifica struttura, degne di particolare menzione le due prime, dello Spluga e dello Stelvio; e quantunque se ne debba la costruzione più al calcolo politico e militare, che al provvido pensiero di giovare agli interessi degli amministrati, gli è certo che grande giovamento ne venne alla Provincia, la quale fu posta per tal guisa in contatto col Tirolo e colla Svizzera, allargando così la sfera delle sue speculazioni e del suo traffico. Non ricorderò a voi gli enormi capitali che furono in quelle grandiose opere impiegati, ne le difficoltà d'ogni maniera che l'arte dovette superare per correggere la natura; dirò solo che a quelle due linee maestre, mano mano si allacciavano altre minori, le quali presentano comode carozzabili comunicazioni fra quasi tutti i paesi di cui e cosparsa la vallata, gettando anche belle ramificazioni nelle sinuosità delle altre valli laterali. Le strade carrozzabili e carreggiabili comunali e consortili percorrono la considerevole superficie di chil. 464.549.
Unendovi le nazionali, si ha mm rete complessiva di chilom. 681.073 già sistemati ed aperti al servizio; e quando saranno ultimati i chilometri 97.338 che si trovano in corso di sistemazione e costruzione, la cifra totale sarà di chilom. 778.411; più che bastevole per un paese di montagna. Però se ottima è la manutenzione delle strade nazionali, non può dirsi altrettanto di alcune appartenenti a comuni e consorzj. Ma come ho detto, avrò cura di richiamare su ciò l'attenzione dei municipj. Alle tre categorie di strade nazionali, comunali e consortili, dovrà aggiungersene un'altra d'ora innanzi, per virtù della nuova legge sui lavori pubblici, quella cioè delle strade provinciali.

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Amministrazione provinciale.

Finché l'obbligo di provvedere alle comunicazioni fu tutto a carico del governo, dei comuni e dei consorzi, l'azione di questa Provincia rimase nella sfera assai ristretta di promuovere e sussidiare utili istituzioni; e ne è prova la esiguità del suo bilancio, che in cinque anni ascese complessivamente alla somma di L. 246,678.33, cifra che quasi tutte le provincie del Regno oltrepassano ordinariamente per le spese di un solo anno. E notisi che di quella somma appena tre quinti furono effettivamente erogati, essendo il rimanente passato da uno ad altro esercizio per economie o residui passivi, cosiché, mentre in altre provincie la sovraimposta provinciale b di L. 1,09 per ogni abitante, la vostra, non giunge effettivamente, in media, a L. 0,40. Ora la nuova legge amministrativa ha dischiuso pia vasto campo alla vostra intelligente iniziativa. La caccia, la pesca, le foreste, l'istruzione secondaria e tecnica, gli esposti, i mentecatti, le strade d'interesse provinciale aspettano da voi studi e provvedimenti.
Resa anche più lata la tutela che la Deputazione provinciale esercita sui Comuni e sulle Opere pie. Questo è notevole progresso, rallentando l'azione governativa, si fa più autorevole ed efficace il concorso dell'elemento elettivo. Né la fede che ho nella virtù del principio liberale sarebbe punto scossa alla vista degli inconvenienti che per avventura sorgessero qua e là, nei primordi della applicazione. Daltronde il senno e l'opera coscienziosa ed assidua con cui gli onorevoli vostri deputati son usi a compiere questo nobile mandato, ci fa sicuri che in questa Provincia non si avranno a lamentare nemmeno i lievi errori che sogliono accompagnare l'attuazione di ogni nuovo sistema.

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Amministrazione comunale.

Valgano presso a poco le stesse ragioni pei Municipi. Abituati per lo addietro ad una eccessiva tutela, anzi ad essere quasi amministrati dall'autorità governativa, parve per qualche tempo pericolosa a non pochi l'ampia sfera di libera azione concessa dalla legge 23 ottobre 1859. Ma la libertà e stata qui, come altrove, rimedio a se stessa; e, sebbene con qualche sacrificio, pub affermarsi che dal 1859 a questa parte molto cammino si e fatto, in generale, nell' andamento delle amministrazioni comunali. Gli elettori han posto maggior cura nella nomina degli amministratori, e questi pia attività nell'adempimento del loro mandato. Ciò non vuol dire che tutto proceda regolarmente; vi sono senza dubbio errori e mende; e giova anzi porli in luce onde siano conosciuti e corretti. Dacchè fu introdotto il nuovo sistema, in tre soli Comuni accaddero irregolarità talmente gravi da provocare lo scioglimento dei Consigli v'è ancora qualche Giunta municipale che force per idea meno esatta delle proprie attribuzioni, mostra una tal quale tendenza ad invadere i poteri del Consiglio, deviando oltre il convenevole dalla esecuzione del bilancio; per cui accade non di rado di dovere elle medesime raddrizzare il passo. In alcuni luoghi poi limitata assai l'iniziativa, e persino la conoscenza delle più volgari nozioni del sistema che ci regge; poco ordine negli archivi e negli uffici, pochissimo sviluppo nei verbali contenenti le deliberazioni delle Giunte e degli stessi Consigli, talché spesse volte si stenta a raccapezzarne il concetto. Nel corrente anno se ne dovettero annullare 25 per violazione di legge o per vizi di forma, numero d'altronde esiguo, ove si consideri la gran copia di simili atti che giungono all'ufficio. È poi di grave incaglio all'andamento degli affari il ritardo con cui diversi Municipi compiono alcune fra le pia ordinarie e sostanziali operazioni; i rendiconti, i bilanci, le liste elettorali. Ciò cade principalmente sulla coscienza dei segretari, che per lo più nei piccoli comuni reggono di fatto la barca. In alcuni di essi fa difetto l'ingegno, in altri la diligenza, forse pel tenue compenso; checche ne sia, fa duopo rimediare senza indugio, tanto più ora che pel maggiore sviluppo delle libertà comunali e per l'attuazione di nuove leggi e nuovi sistemi, assai pia arduo si è fatto il loro compito. Per quanto è di mia dipendenza, ho provveduto al pronto riordinamento degli uffici e degli archivi, ed
istruito i segretari sull' importanza delle loro funzioni; al resto uopo è provvedano, come dirò appresso, i Consigli.
Per taluni Comuni occorrerà forse qualche rimedio radicale. Sotto il cessato sistema 64 Comuni avevano Consigli, gli altri semplici Convocati. Le ragioni del diverso trattamento stavano tutte nel fatto della maggiore o minore entità di loro vita autonoma, cioè: la popolazione, le forze economiche, e la coltura. La nuova legge gli ha tutti, piccoli e grandi, completamente pareggiati. Ma questa eguaglianza legale non trova sventuratamente riscontro negli effetti amministrativi, perdurando le cause dell' antica differenza.
Provvido consiglio fu il vostro di esaminare se non convenga sopprimere questi piccoli e tribolati comuni, e commettere al benefico principio dell' associazione il compito di migliorarne economia. Essi però negando la malattia rifiutano il farmaco; il sentimento della propria conservazione innato negli individui si fa talvolta più forte nei corpi morali, comeché la loro esistenza sia del tutto artificiale (1).
 (1) Citerò ad esempio i Comuni di Acqua e Tresivio. Questi due Comuni formarono per qualche tempo una sola famiglia. Ma insorse la discordia fra gli abitanti, i quali dividendosi in due fazioni vollero costituirsi in due Comunità distinte e separate, quantunque i centri principali delle popolazioni di essa si tocchino e siano appena delimitati da una strada urbana. Ciò non ostante l'amore della rispettiva indipendenza è tanto, e l'orrore che sentono per la loro riunione in solo Comune così grande, che nell'atto di separazione stipulate nell'anno 1613, li 20 dicembre a rogito del notaro Cesare Venosta, atto tuttora in vigore perché è quello che regola la divisione territoriale della proprietà, delle spese, e di tutti i diritti dei Comuni stessi, si legge il seguente amenissimo CAP. 50. “Ancora salve le premesse cose. Pronunciamo che nell' avvenire l'Agente di ciascuna Comunità di Tre­sivio e del monte dell'Acqua sieno tenuti a procurare SOTTO PENA D'INFAMIA Juris et de Jure, che nessuna persona di detti Comuni abbia a parlare più di unire le dette Comunità per qualsivoglia causa di ragione, e d'evidenza, d'utilità, ed oltre la detta pena, che tal persona qual parlerà di detta Comunione sia priva d'ogni utile che potesse ricavare da detta Comunità nella quale sarà, e paghi però per quattro anni tutti li carichi, tanto ordinari, quanto straordinari, che occorreranno in detta Comunità, ordinando che gli agenti o sindaci, a nome delle Comunità, che avranno deputati rinunzino a qualsivoglia lesione, ed ogni ragione che potesse competere contro li presenti nostri arbitramenti tanto Comune, quanto statutaria, o interpetrativa, in qualsivoglia modo, ed ogni eccezione tanto legale, quanto canonica, tanto necessaria quanto volontaria, sieche li contravventori, o d'un Comune o dell'altro S'ABBIANO PER INFAMI e siano obbligati risarcire l'altro Comune di qualunque danni, spesa, interessi, che della contravvenzione in qualsivoglia modo nascesse, e ciò si intende non solo da chi impugnerà li presenti ordini, e nostri arbitramenti in taluni; ma da chi im­pugnerà un solo capitolo di detti arbitramenti, essendo nostra intenzione di porre perpetuo silenzio a qualunque lite che dipendevano dalla Comunione.
A ricevere, ed osservare, ed a mandare all'esecuzione tutte le premesse e singole cose, abbiamo condannato, e condanniamo le predette Università, di Tresivio, e del Monte dell'Acqua, e l'una e l'altra di esse colli infrascritti tutti cioè: (seguono i nomi del rappresentanti in detto atto tanto pel Comune di Tresivio che per quello del Monte dell'Acqua che si trovavano presenti in n.0 10 per Tresivio, ed in n.o di 17 per Aqua); tutti ivi presenti i quali avanti di pronunciare li presenti arbitramenti hanno giurato, toccato corporalmente le scritture sopra li Santi Evangeli di Dio nelle mani di me infrascritto di quelli accettare, e raffermare, nella e SOTTO LA PENA DI SCUDI DUE MILA D'OR0 da pagarsi dalla parte che non li attenderà, ed osserverà, condannato come sopra e abbiamo condannato e che condan­niamo come sopra le dette Cornunità a dare, e pagare a noi scudi 100 d'oro per la metà tra detti Comuni di Tresivio e ell'Acqua, e chiunque di loro per ogni e qualunque spesa, e fatiche da noi fatte nella detta causa e cosi facciamo.”

Ma dando un'occhiata alla statistica della popolazione che offre 16 Comuni con meno di 500 abitanti e 23 elm non toccano i 1,000; esaminando i bilanci dei Municipi, in alcuni dei quali la cifra delle spese a al disotto di L. 4,000, in altri di L. 3,000, ed in altri anche meno di L. 2,000, nasce spontaneo il dubbio sulla vitalità di cosi poveri Comuni. Ma esaminiamo più da vicino le condizioni economiche dei Comuni.

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Finanze comunali.

La parte passiva dei bilanci comunali che nel 1860 ascendeva alla somma totale di Mouse comunali L. 895,674; 65, in ragione di L. 8, 45 per ciascun abitante, 6 nel 1865 di L. 1,117,596, 15, che danno L. 10,53 per ciascun abitante. A queste spese i Comuni provvedono con L. 133,437, 44 di rendite provenienti da immobili o da censi, interessi di capitali, ecc.; coi residui disponibili o fondi provenienti da bilanci precedenti, con altre entrate ordinarie e straordinarie, e con L. 426,811, 48 di sovraimposta; cosiechè la parte passiva del bilancio che si fa effettivamente gravare sui contribuenti, comprendendovi anche la sovraimposta provinciale, non porta in media che L. 4, 02 per testa. E bisogna notare che in alcune provincie le sovraimposte comunali e provinciali vanno sino al 6, al 7 ed anche al 9 per capo. Nella Valtellina 13 Comuni sovraimpongono dai 3 ai 12 centesimi per lira di rendita; 39, dai 12 ai 40; 18, dai 40 ai 70. Vi sono Comuni che sopperiscono in via ordinaria alle spese del bilancio con rendite proprie e con proventi straordinari, senza chiamare i contribuenti a nessun sacrificio. Grosio e Cino non conoscono sovraimposta.
Delle L. 1,117,596,15 bilanciate in quest'anno dai Comuni, oltre la metà, sono destinate a lavori pubblici e ad altre spese straordinarie e diverse; poco meno del decimo alle spese di amministrazione; circa un dodicesimo per l’istruzione pubblica; pressoché altrettanto per la polizia urbana, rurale e pubblica igiene; il resto serve al pagamento di annue passività, alle spese per la Guardia nazionale, a quelle pel culto, pei cimiteri, ed altro. Fa meraviglia il vedere le spese per la pubblica amministrazione, anzichè aumentate collo sviluppo del servizio, ridotte da L. 183,443,89, quali erano nel 1860, a L. 114,357,00. Ogni comune ha il suo segretario, ma soli 4 gli danno una retribuzione conveniente, dalle L. 1000 alle L. 1250; per 29 il compenso non arriva a L. 300; per 22 va appena dalle L. 100 alle L. 200. Questa tenue rimunerazione non è in armonia col dovere che tutti abbiamo di retribuire onestamente chi lavora, né dà luogo a pretendere quel corredo di cognizioni e quell' assidua e diligente opera che l'amministrazione richiede. Non domando nuovi sacrifizi ai Comuni, ma invito più piccoli e meno agiati a riunirsi in consorzio pel servizio della segreteria, come si usa in altre provincie, e come utilmente si è fatto per le condotte mediche. Ciò che le piccole forze non possono isolatamente ottenere, si consegue facilmente col benefico principio dell'associazione.

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Movimento elettorale.

Per conoscere poi sino a qual punto sia entrato nelle abitudini del paese il nuovo sistema di libera amministrazione, basta dare un' occhiata al movimento elettorale che pub dirsi Il vero termometro della vita politica di un popolo. Il numero degli elettori amministrativi, the nel 1860 era di 10,183, discese nel 1864 a 9357, con una sensibile diminuzione in 826 elettori; ciò è stato forse conseguenza della notevole riduzione dell’’avvenuta nel 1861. Si eccettuano però i mandamenti di Chiavenna , Ponte e Traona, dove il numero degli elettori è invece cresciuto. La media dei votanti è salita mano mano in cinque anni da 32 a 37 sopra 100 elettori inscritti ; ma questo Progresso appartiene in primo luogo al mandamento di Tirano che nel 1864 ebbe 47 votanti sopra ogni 100 inscritti; indi a quello di Traona che ne ebbe 46; poi viene Morbegno con 38; in seguito Grossotto con 37. Vi sono però Comuni dove l’ importanza delle elezioni non sembra punto compresa. A Pedesina nel 1864 votarono 6 elettori, a Pendolasco 8, a Faedo e Spriana 11, ed in altri Comuni da 12 a 15 solamente. Senza ricercare le cagioni di questo fatto deplorabile, dirò solamente che Il danno e grave ; perché in tal modo si lascia libero il campo alla prevalenza dell'intrigo e non si riesce ad avere amministrazioni che rappresentino davvero il paese. Né tale sconcio accade solamente nei piccoli Comuni, dove meno estesa e la coltura, ma in alcuni anche fra i principali centri della popolazione.

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Condizioni sanitarie.

Dirò ora sulle condizioni sanitarie.
E innanzi tutto ci si presenta col suo aspetto deforme e senza raggio d'intelligenza la miseranda figura del cretino, che porta appena un'impronta della specie umana, per segnarne forse la più umiliante degradazione. Gli uomini della scienza, hanno disputato lungamente su questa lagrimevole piaga, studiandone il carattere, ricercandone le origini e proponendo rimedi per guarirla. Senza entrare in cosi dotte disquisizioni parmi che lo studio dalle condizioni in cui si trovano i paesi dove alligna questo morbo debba approdare a qualche utile conseguenza. Il cretinismo infatti più si manifesta, dove l'aria è malsana, mancante o cattiva l'acqua potabile, ignota l'igiene, estesa la miseria, protratta inerzia e trascurata l’educazione intellettuale; per cui sembra evidente che per sopprimere gli effetti sia necessario distruggere le cause; val quanto dire: correggere i vizi dell'aria, migliorare l'acqua potabile, rendere più produttivo il suolo, accrescere l'agiatezza delle famiglie, renderne più salubri le abitazioni, introdurre fra loro qualche ramo d'industria che somministri utili occupazioni in quelle stagioni in cui e sospeso ogni lavoro agricolo, e diffondere la luce dell' intelletto e educazione morale e civile.
Ciò per togliere le radici del male; ma intanto bisogna rendere meno grave la esistenza di quelle povere creature che sono colpite da tanta sventura. Vi sono asili pei dementi, pei ciechi, pei sordo-muti, per gli orfani, per gli invalidi, e non sorgere uno stabilimento per questi esseri, cui la natura fu si avversa, tanto pin dopo i felici esperimenti fatti in Germania, in Svizzera, in Inghilterra ed anche in Piemonte, che dimostrano suscettibili di miglioramento? La nuova legge comunale e provinciale pone a carico della Provincia i dementi e gli esposti; ma v'è un altro codice più antico e più sacro che impone l'obbligo di raccogliere e sovvenire questi che non sono meno infelici, e noi lo portiamo scritto nel cuore, il codice dell'umanità. Non vi presento alcuna proposta, perché mi mancano sicuri elementi; persino il numero dei cretini argomento di contestazione, facendolo ascendere alcuni a 733, altri a 499, ed altri a cifra molto inferiore. Per venirne a capo ho iniziato un nuovo censimento, valendomi dei savi consigli dell'egregio signor dott. Besta medico di Teglio, che a molta dottrina unisce la più squisita filantropia. I risultati di questo lavoro, che Spero pin esatto de' precedenti, vi saranno altra volta partecipati, onde servano di base a quei provvedimenti che vi parranno più acconci.
Né qui finisce l'argomento delle infermità che funestano la Provincia. Il censimento della popolazione eseguito nel 1861 porta a 511 il numero dei sordo-muti; dei quali 307 maschi e 204 femmine. Buona parte di essi però sono compresi nella cifra dei cretini; i ciechi, 43 maschi e 41 femmine: in tutto 84; i dementi 12; costoro ricoverati fin qui nel manicomio di Milano a spese dello Stato; ed ora, per la nuova legge amministrativa, a carico della Provincia.
Sono parimenti diffusi in Valtellina i mali della scrofola, della rachitide, della gracilità, delle ernie e delle febbri palustri. Scorrendo le operazioni delle passate leve militari ho notato come copra 6918 giovani iscritti ne siano stati riformati 2626; oltre il terzo; cioè: 1280 per mancanza di statura, il 18.93 per cento; e 1346 per deformità ed infermità, vale a dire il 19.45 per cento; in complesso il 38. 36 per 100. Per tutto il Regno la media delle riforme e del 22.45 per cento. Questo fatto mi induce a ritenere lo state sanitario della vostra Provincia in condizioni meno favorevoli che nell'insieme del Regno.
Posto in piena luce il male, vediamo ora in che modo si provveda alla salute pubblica. Per essa i Comuni spendevano nel 1860 lire 79,343.75, ed ora L. 91,387. 55; il progresso è notevole. Nella Provincia sono 132 sanitari, dei quali 32 medici-chirurghi, 9 medici, 2 chirurghi, 21 farmacisti, 64 levatrici e 4 veterinari. Meno Livigno, che al bisogno ricorre all' opera di un medico libero, tutti i Comuni hanno condotte mediche, 15 in proprio e 64 in consorzio.
Però entità della popolazione e la vastità del territorio richiederebbero un personale più numeroso; giacché al postutto non si avrebbe finora che un medico per circa 300 chilometri quadrati e per 2465 abitanti; le quali circostanze tolgono al servizio salutare due de' principali requisiti, l’essere cioè sollecito ed efficace.
La spesa dei Municipi per stipendi a' medici condotti è di L. 49,039.38 in ragione di 1402 lire per ciascuno, e di L. 0,462 per ogni abitante. È  consolante però il pensiero che, meno poche eccezioni, la scienza e la buona pratica presiedono alla cura della pubblica salute. A ciò si deve precipuamente attribuire il buon servizio vaccinico. Sopra 13925 bambini, che furono vaccinati dal 1860 al 1864, non si ebbero che sole 296 operazioni spurie. Il numero dei vaccinati a fronte dei nati e del 72. 123 per 100; per cui tenuto calcolo dei bambini che per morte o malattia non vi furono sottoposti, si ha un risultato soddisfacente, che dimostra come sia qui ben compreso e curato questo meraviglioso trovato della scienza.

Sulla pubblica salute molto influisce la qualità delle acque potabili; ed a questo riguardo la vostra Provincia può dirsi, in generale, favorita dalla natura; pochi Comuni ne scarseggiano, pochissimi ne difettano, nessuno è costretto a comperarla, come avviene in altre parti dello Stato. In soli quattro Comuni l'acqua è cattiva; ma al pensiero di migliorarla ostarono finora la gravità della spesa e le strettezze dei Municipi. In compenso si hanno molte sorgenti di acque minerali efficacissime per la guarigione di diverse malattie.
Ultimo fra gli argomenti della salute pubblica e quello de' cimiteri, che non dà luogo a sfavorevoli considerazioni. Tutti i Comuni della Provincia ne sono provveduti; che anzi alcuni ne posseggono da due a sei. Il numero complessivo di questi sacri recinti è di 148; il loro stato igienico, dovunque soddisfacente.
Io sono lieto, o Signori, di non dovere aggiungere a queste notizie luttuosi ragguagli sul morbo asiatico che ha funestato alcune città della nostra cara Penisola. La Valtellina può dirsi ormai sfuggita interamente al terribile flagello. Ma non potrei passare sotto silenzio la gentile sollecitudine con cui il Consiglio provinciale di sanità rispose al mio invito ogni qual volta ebbi necessità di consultarlo sulle misure più acconcie a prevenire invasione del male; né le cure patriottiche spese da parecchi Municipi, e segnatamente dall'egregio Sindaco di Sondrio, onde rimuovere le cause principali che sogliono predisporre al fatale contagio; né i sussidi generosi inviati dalla vostra Deputazione alle città di Ancona e S. Severo, più che ogni altra desolate dal morbo. In tal modo questa Provincia partecipava al nuovissimo atto con cui le provincie tutte del Regno vollero colla virtù del beneficio raffermare solennemente la fratellevole solidarietà che avventurosamente le unisce.

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Condizioni morali.

Passate in rassegna le condizioni economiche ed amministrative, svolgerò ora brevemente le morali e politiche, desumendole dai fatti e dai sintomi che rivelano il carattere, i sentimenti e le abitudini delle popolazioni. D'indole buona, ma non fiacca; d'animo indipendente e fermo, senza essere altera ed ostinata; obbediente alle leggi ed alle autorità; ma non servile; dotata di molto buon senso ed agli eccessi poco inchinevole; tarda all'ira e da istinti crudeli esente: la popolazione di questa Provincia dimostra meglio i pregi che i difetti degli abitatori delle montagne.
Il sentimento religioso si mostra in essa forte, sincero e meno viziato dal furibondo spirito d'intolleranza e da quei volgari pregiudizi, di cui nella Valtellina rimangono tracce sanguinose. Ciò è dovuto in parte alla cessazione dei tentativi fatti nei secoli passati per introdurvi Il culto protestante, in parte alla soppressione degli ordini monastici fomentatori delle più grossolane superstizioni, e finalmente alla progredita che illumina le menti e rende miti i costumi. I ministri della religione pochi di numero, buoni per condotta, viventi in una povertà quasi evangelica; le chiese non ricche di pompe esterne, ma frequentate da numerosi fedeli; per cui la pia credenza, conservando il suo benefico prestigio, concorre a mantenere salde le ragioni della morale pubblica e dei costumi, che sono per lo più semplici e castigati; la prostituzione non troppo estesa , né scandalosamente provocante; il numero degli esposti esiguo; l'onore delle famiglie in gran pregio; le affezioni domestiche raramente turbate; lo spirito di benintesa filantropia in continuo sviluppo.

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Opere pie.

Poco esteso, a dir vero, e il numero delle Opere pie in questa Provincia, limitato il loro patrimonio; sproporzionata la cifra delle persone beneficate. Tre soli Ospedali in Sondrio, Morbegno e Tirano; 2 Ricoveri, uno in Sondrio, l'altro in Grossotto; 2 Monti di prestito; 6 Frumentari, 2 Istituti di educazione ed istruzione e 38 destinati a distribuire sussidj in denaro, in generi ed in farmachi. La rendita complessiva di tutte queste opere di beneficenza monta appena ad annue L. 72,927.77. Eppure non meno di 14,734 Bono le persone con si tenue patrimonio beneficate. E bisogna notare che soltanto L. 44,676.84 vanno a beneficio diretto dei poveri; avvegnachè il resto, quasi due quinti, sia speso in imposte, riparazioni, personale di servizio, culto ed aggravi diversi; per cui la media del sussidio si residuerebbe a poco più di lire 3 per ciascuno dei beneficati.
In quanto ai poveri infermi, deploro la scarsità dei mezzi per soccorrerli, non il poco numero degli ospedali; perché, nei piccoli centri, il soccorso e la cura a domicilio mi sembra preferibile al ricovero nell'ospedale, che suole dar luogo ad abusi d'ogni genere, e talvolta serve a fomentare la spensieratezza, il vagabondaggio ed il vizio, colla speranza di un sicuro rifugio in caso di malattia. Fra i due sistemi, il secondo si presenta irto di questioni e difficoltà alla scienza economica; il primo, più commendevole nello interesse dell'ammalato ed in quello eziandio della Società.
Ma per rispetto ai poveri inabili a lavoro proficuo, ragioni morali e politiche consiglierebbero la fondazione , in questa Provincia , di un ricovero. Ho già detto come, giusta il censimento del 1861, i poveri della Provincia ammontino a 740, cioè 0,697 per 100; cifra esorbitante la quale non può altrimenti spiegarsi the ritenendo impinguato qui, come altrove, il numero dei veri poveri colla intrusione degli oziosi, vagabondi e mendicanti di mestiere. Non meno di 55 furono denunziati alla Autorità giudiziaria per illecita accatteria. Il pauperismo, questa gran piaga sociale, che d' ordinario si tira dietro una sequela di gravi inconvenienti, e questione troppo importante per lasciarla insoluta. La mancanza di ricoveri, vi espone al triste spettacolo dell'accattonaggio per le vie, poichè soltanto dove esistono simili stabilimenti la legge di Pubblica Sicurezza lo vieta e reprime; e dove sorgono, molti fra i mendicanti o si allontanano o si cercano altre risorse. E poi, indipendentemente dal vantaggio di bandire per tal modo l'improba mendicità, vi è il conforto di sollevare tante creature abbandonate, e si ha pure in vista di moralizzare colla politezza, colla istruzione e col lavoro possibile, queste esistenze perdute, alcune delle quali potrebbero anche rientrare utili nella Società. Sono queste le idee che governano il progetto che la deputazione Provinciale avrà l'onore di rassegnarvi.

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Casse di risparmio.

Sicuro indizio di progredimento morale sono le Casse di Risparmio, e sotto questo aspetto la Provincia si trova in condizioni molto favorevoli, possedendone tre succursali della Cassa Lombarda che ha sede in Milano, ed una quarta denominata Cassa di Risparmi e prestiti. La prima, fondata in Sondrio fin dal 1838, aveva al 31 dicembre 1864 N. 1360 libretti in circolazione portanti un credito , per capitale ed interesse, di lire 772,357. 28; la seconda, instituita in Chiavenna nel 1863, in soli due anni offriva cospicuo risultato in N. 469 libretti per lire 219,478. 34; la terza, eretta in Tirano nel 1864, al 31 dicembre aveva già 239 libretti in circolazione per lire 88,903.64; la Cassa Sociale in fine, dopo due anni di esistenza, aveva 51 libretti per un credito di lire 30,481.55; cosicché, in complesso, si hanno già 2119 libretti per lire 1,111,220.79.
Se questo considerevole capitale, invece di essere negoziato dalla Cassa Centrale di Milano, servisse ad alimentare qualche istituzione di credito di ragione provinciale, grande giovamento ne ricaverebbe la vostra industria. Il risparmio, considerato come frutto del lavoro, della previdenza, e dell'amore della famiglia, è un fatto che nobilita l'uomo, ma non esce dalla sfera dell'interesse individuale; ma qualora lo si facesse contemporaneamente servire allo sviluppo delle patrie risorse, acquisterebbe un carattere ed un'importanza sociale.

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Società operaie.

Veggo rapidamente prosperare le associazioni operaie di Sondrio e di Chiavenna, le società operaie quali, in poco pia che un anno di esistenza, contano gia. 385 soci; dei quali 116 onorari e 269 effettivi; con un capitale sociale di lire 8,353.16. Quella di Chiavenna ha 205 soci effettivi e soltanto 9 onorari; altra di Sondrio, per lo contrario, ha più soci onorari e meno effettivi; dei primi 107; degli ultimi 64. Altre associazioni operaie si organizzano in Morbegno e Tirano. Io seguo con molto interesse lo sviluppo di questi sodalizi fondati sulla virtù del risparmio e sul benefico principio del mutuo soccorso, e reputo degni d' encomio quei generosi che ebbero il felice pensiero di istituirli; ma sono d'avviso che tali società acquisterebbero un carattere veramente economico, ove servissero di base alla fondazione del credito popolare.

Finora gli istituti di credito sono stati, per cosi dire, di esclusiva ragione dell'alto commercio, della grande industria, della vasta proprietà. Il pregiudizio ha fatto considerare il piccolo proprietario, il piccolo industriante e l'operajo come incapaci di assumere e di adernpiere esattamente i loro impegni. Ma la Germania colle sue innumerevoli Banche popolari ha mostrato come le classi operaje, per lo innanzi costrette a languire nella inerzia od a sopportare il dolore di una vita disagiata, col sussidio di un discreto capitale abbiano potuto elevare la loro condizione, alimentando opportunamente esercizio della loro industria. L' interesse reciproco e la mutua cauzione, principio animatore di queste Banche popolari, alla cui fondazione intendono ormai le principali città del Regno, riescono potentemente alla emancipazione economica e morale delle classi laboriose, le quali si abituano per tal modo a vedere nella onestà, nell'attitudine e nel lavoro l’unico mezzo d'ispirare fiducia ed ottenere i mezzi per migliorare la loro condizione. Né a quest'opera benefica potrebbe venir meno il concorso dei buoni cittadini; i quali, senza sacrifizio d'interesse, gioverebbero al ben'essere dei loro simili, attenuando le cagioni della miseria e del delitto, le di cui conseguenze pesano sempre su quella parte della Società, che non seppe opportunamente prevenirli.

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Giuoco del Lotto.

Colla virtù del sacrifizio e dell'onesto risparmio fa doloroso contrasto il vizio del Giuoco del Lotto il quale falsa il concetto dell'uomo abituandolo a speranze fallaci; diminuisce la sua fede nei mirabili effetti del lavoro; gli fa consumare in modo sciagurato il frutto delle sue sante fatiche; e non di rado porta la miseria e il turbamento nelle famiglie. E questo vizio pur troppo esiste nella vostra Provincia. Dal 1860 al 30 giugno 1865 ebbero luogo non meno di 641,300 giuocate al lotto , per la somma complessiva di lire 258,313.10, in ragione di oltre 50 ulna lire per ciascun anno. La cifra complessiva delle vincite ascese a lire 143,557.06; cosiché la perdita fu di lire 114,756.04; la quale somma, se fosse stata invece depositata nella Cassa di Risparmio, avrebbe fruttato un interesse di lire 5,000. A guarire questa piaga altro rimedio non veggo che l'esperienza e sopra tutto istruzione.

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Istruzione pubblica.

Bene è risaputo che il movimento dell'idea è la vita delle società civili, il primo fattore dell' umano perfezionamento. Dall'intelletto parte l'avviamento al vero, l’indirizzo al meglio; nell'intelletto piglia concezione e forma la ragione dei diritti e dei doveri delle famiglie e della università. E perché dall'esplicarsi di cotal movimento intellettuale dipende, sotto il rapporto dell'azione amministrativa, lo sviluppo o la retrività di un popolo, si è visto in ogni età che a preferenza ed attivamente si appuntarono sovr'esso le viste dei governanti, sia favorendolo delle prime spinte, delle convenevoli agevolezze e delle provvide statuizioni, sia avversandolo col tenebrore della ignoranza, coi vincoli della stazionarietà, colla durezza della pressione.
Fu ventura per questa Provincia l'essere stata sottratta, nello scorcio del secolo passato, alla feudale signoria. de' Grigioni e soggetta per qualche tempo a governo illuminato che nella sua caduta vi lasciò ampia traccia di ottime istituzioni e progressivi ordinamenti, cui la sopraggiunta dominazione straniera non ebbe animo di cancellare; furon quindi mantenute apparentemente le tradizioni di un certo impulso ufficiale al pubblico insegnamento, e conservato quello esterno apparato atto a presentare di quando in quando agli occhi del mondo una brillante fantasmagoria di cifre; ma spento il soffio vitale che prima alimentava la pubblica istruzione, e all' ombra d' una affettata sollecitudine del potere, reso impossibile lo sviluppo della coscienza del cittadino, trascurata la scuola per gli adulti; uno spirito di pedanteria e di arcadica tenacità nei sistemi e nei metodi, ricacciante da so ogni aura d' innovazione; senza onesto compenso l'insegnamento; epperò raggirantesi sempre nei poveri di mente, e sfuggito dai valorosi.

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Scuole primarie.

Figuravano nelle statistiche 188 scuole elementari maschili e 186 femminili, frequentate da 7,180 allievi, dei quali 3,483 maschi e 3,697 fanciulle. Ma sotto questa apparenza, stava la nuda verità: gran numero di analfabeti; educazione incompleta. Dal 1859 al 1864 crebbe il numero delle scuole elementari da 374 a 508; delle quali 309 maschili e 199 femminili. Fra le prime non meno di 100 son destinate esclusivamente all' istruzione degli adulti, che il cessato governo lasciava in una umiliante ignoranza; e nobilissimo è il compito di riparare, abbenché tardi, i danni di sì colpevole abbandono. Il numero degli allievi che frequentano le scuole elementari da 7180 6 salito a 12,257, de' quali 7887 maschi e 4370 fanciulle. Nel 1859 le scuole erano in media 3.52 per ogni 1000 abitanti; e nel 1864 a di 4.79; nel 1859 il numero degli allievi era di 7.77 per ogni 100 abitanti; nel 1864 di 11.56.
Il vecchio sistema lasciò 288 insegnanti, cioè 3.59 per ogni Comune e nello scorso anno il loro numero era salito a 326, e in media 4. 06 per Comune; e il loro stipendio cresciuto pei maestri da lire 155 a 222; e per le maestre, da 92 a 197. Nel 1869 l'istruzione elementare costava, in tutto, lire 52,134, e in media lire 652 per Comune, nel 1864 la spesa a salita a lire 88,255, in ragione di lire 1,103 per Comune. Queste cifre vi dimostrano, o Signori, come l’insegnamento elementare sia, nel giro di pochi anni, più esteso e meglio retribuito; cosiché nessun Comune, e potrebbe dirsi anche nessuna Frazione, manca di scuole pei due sessi. Sotto questo aspetto la vostra Provincia va di costa colle meglio progredite del Regno.
Meno confortevole però la conclusione a cui ci conduce l'esame attento e imparziale dello stato e del frutto che le scuole presentano. Questa confessione dolorosa a sentirsi, umiliante a ripetersi, dev'essere rilevata, affinchè il paese non sia indotto in errore dalle millanterie de' privati e dagli asserti troppo lusinghieri dei Municipi. Giova svelare con severità inflessibile la grandezza del male, affinché più pronto ed efficace riesca il rimedio. Ed il male sta nel difetto di buoni maestri: sopra 190 preposti alle scuole maschili, 110 sforniti di titoli d'idoneità, epperò provvisori e appena tollerati; sopra 110 maestre, 30 in eguale condizione. Ottima prova ha fatto la scuola magistrale, fondata a spese della Provincia; essa darà col tempo alla istruzione primaria un numero sufficiente di abili insegnanti. Ma la tenuità, delle paghe in alcune Comunità tiene lontani dall'insegnamento i migliori. E doloroso vedere male considerato e peggio retribuito l'ufficio così nobile e geloso d' educare i fanciulli, nei quali sono riposti la Speranza delle famiglie e l'avvenire della Società.
In altri luoghi continua il mal vezzo d'infeudare l'istruzione, o meglio emolumento delle scuole ai parrochi e loro cappellani, usi a ritenerlo qual supplemento di congrua; per cui degli alunni tengono cura in modo affatto secondario, anteponendo a questa la sollecitudine per la chiesa, cui, a servirla di coscienza, dovrebbero interamente dedicarsi. Ad altri Comuni il dominante spirito di economia ha suggerito il ripiego, non saprei se più sconveniente o più strano, di affidare ad uno stesso maestro l’insegnamento de' maschi e delle fanciulle. A cosiffatti sconci posi rimedio, per quanto era di mio officio, richiamando i Municipi all' osservanza della legge. Al resto darà opera l’autorità scolastica della Provincia con quel sicuro ed assennato indirizzo che l’è proprio.

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Asili d'infanzia.

Ed ora più che l'impero della legge mi giova far valere il sentimento umanitario a pro di un'altra istituzione, ch'è un felice portato della moderna civiltà, istituzione eminentemente sociale e della più pura beneficenza. Raccogliere a fidata custodia i bambini dei poverelli, ai quali le cure materne non sono bastevoli; associar loro anche i fanciulli nati in condizione più lieta, per sovvenirli di amorose sollecitudini, dare ad essi, oltre ad un cibo salubre ed a gradevoli esercizi che avvalorano il corpo, un'educazione ed un'istruzione che li prepari a più alto insegnamento; ecco in breve delineato il carattere degli asili d'infanzia che alla vostra filantropia raccomando. Alleviare i genitori dal peso di custodire e mantenere questi poveri bambini e per tal modo porli in grado di attendere tranquillamente al lavoro, senza tema che la loro prole rimanga abbandonata sulle pubbliche vie, cresca al vizio, riceva mali trattamenti, e soggiaccia a disgrazie d' ogni maniera, ma colla grande soddisfazione dell'animo di saperla avviata per tempo al retto sentiero con massime sane, col buon esempio e col lavoro, onde crescere alla virtù ed al bene e divenire poi onesti cittadini, utili a loro stessi ed alla patria; ecco gli effetti. L'Italia ne conta già oltre 2000, e duolmi assai non vederne traccia in questa Provincia, ove si eccettui quello che il Municipio di Chiavenna è in procinto di fondare. La media della spesa ordinaria per un asilo d' infanzia, nei Comuni Lombardi, è di lire 1,090; cifra assai tenue a fronte dei grandi vantaggi the se ne ricavano; ne sarebbe difficile metterla insieme qualora a questo santo scopo mirassero i Municipi, le Congregazioni di carità e la filantropia de' cittadini. Qui non è questione di colori politici, ma di umanità, non si mira che a formare una Società nella quale possibilmente si ravvicinino per mezzo della carità le condizioni diverse degli uomini, e sopratutto a togliere la peggiore delle povertà, l'ignoranza, sorgente d'immensi mali fisici e morali. Io dunque vi prego, o Signori, di unire alla mia debole voce la vostra autorevole, affinché la convinzione in tutti nasca e si affermi ed approdi ad utili effetti.

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Scuole secondarie.

Discorse cosi le ragioni dell'insegnamento primario, passiamo al secondario, il quale presenta pure notevoli progressi.
L'istruzione secondaria è rappresentata in questa Provincia da un liceo, quattro ginnasi ed una scuola tecnica, frequentati complessivamente da 196 alunni. Al liceo e ginnasio di Sondrio, cui provvede lo Stato, è annesso un Convitto Nazionale bene ordinato e fiorente ed un buon gabinetto di fisica. I tre altri ginnasi appartengono ai Comuni di Bormio, Ponte e Tirano, ma non sono parificati alle scuole governative. L'istruzione classica costa ogni anno lire 49,292; la tecnica soltanto 9,000; in tutto lire 58,292. Contribuiscono a questa spesa, il Governo, per lire 41,040; i Comuni, per 6,020; alcuni lasciti pii, per 9,552, la Provincia per lire 1,680. Tenendo dietro al movimento della istruzione secondaria dal 1859 fino ad oggi, si veggono da un canto in sensibile diminuzione gli alunni degli studi classici, ridotti da 142 a 125; e dall'altro in considerevole aumento gli allievi delle scuole tecniche, il cui numero da 22 è salito a 71. Queste cifre sono il più eloquente argomento delle mutate condizioni dei tempi e pongono in rilievo la convenienza di dare ormai al pubblico insegnamento un indirizzo più utile e positivo, più in armonia coi bisogni della popolazione, e più atto a svolgere gli interessi del paese, ed a gettare le basi di una civiltà, più operosa e robusta. Ma perché le scuole tecniche possano servire a sì alto scopo, e mestieri allargarne la sfera, ed allo studio teorico far seguire quello di applicazione. Epperò vi si rassegna la proposta di fondare un Istituto industriale e professionale tendente a fornire di abili agronomi, agrimensori, periti meccanici e costruttori questa Provincia, cui giova grandemente estendere e perfezionare l'industria agricola, e gradatamente anche industria manufattrice. Concorreranno alle spese di cosi utile stabilimento, l'Erario nazionale e il patriottico Municipio di Sondrio. Né potrei lasciare questo argomento senza additare alla vostra gratitudine il particolare interessamento con cui il chiarissimo commendatore Luigi Torelli, un tempo vostro governatore ed oggi ministro di agricoltura, industria e commercio, accolse e favorì questo disegno.

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Guardia nazionale.

Eccomi ora alla Guardia Nazionale, a questo nobile corpo cui è più direttamente affidata la tutela delle patrie franchigie, e che, al bisogno, non manca di affrontare i disagi ed i rischi della guerra per la difesa e per la gloria del paese. La Provincia conta 14,977 militi, dei quali 8,682 di servizio ordinario, componenti 84 compagnie, e 6,295 di riserva. Dei primi sono mobilizzabili 3,416; degli ultimi, 1,288: in tutto, 4,704. Il contingente mobile assegnato alla Provincia pel 1865 e di 596 militi. Se il nostro giudizio dovesse fermarsi al puro esame dei registri, certamente avremmo ragione di rallegrarci al vederci in possesso d'una forza così imponente; ma facendoci ad investigare il modo come tale forza e organizzata, il grado della sua istruzione, ed il servizio che presta, ci è duopo confessare che da questo lato essa lascia in più luoghi non poco a desiderare. Né si arriverebbe forse, col beneficio del tempo, a vederla in completo ordinamento e sviluppo, se una lodevole sollecitudine per questa patriottica istituzione non avesse inspirato a voi, o Signori, il felice pensiero di provvedere alla nomina di un ispettore provinciale, le cui riviste periodiche sono state di un vantaggio incontestabile, facendo conoscere dove sia veramente il difetto, quali i rimedi, fino a qual punto arrivi la negligenza dei militi, ove cominci la responsabilità dei comandanti o quella dei Municipi; quali milizie meritino le lodi e la gratitudine, e quale per avventura il biasimo del paese.
Per affrettare sempre più la loro istruzione, il governo del Re già ne completa l’armamento. Esse in atto dispongono di 5,718 fucili, ed io attendo il risultato della seconda ispezione già in corso per decidere se convenga dare le armi a tutti i rami del servizio ordinario. Bisogna però agevolarne ad essi il maneggio coll’ajuto di buoni istruttori mancanti ancora in 51 Comuni, e colla istituzione dei Tiri a segno nei 62 Comuni che tuttavia ne difettano. Ne stimo necessario aggiungere eccitamenti onde meglio progredisca nella Provincia questa virile esercitazione, sapendola antica e tradizionale in queste valli, i cui abitatori sono avvezzi a misurarsi coi celebri carabinieri della libera Elvezia. Nei tre Tiri a segno nazionali la Valtellina è stata largamente e gloriosamente rappresentata. Nell'ultimo, che ebbe luogo a Firenze, i vostri tiratori riportarono cinque premi: il terzo e il dodicesimo nelle armi lisce d'ordinanza; il nono, il tredicesimo e il quindicesimo nelle armi da guerra. Io mi rallegro con voi, o signori consiglieri, che a nobile palestra avete in ogni modo incoraggiata, per così splendidi risultati, i quali dimostrano sempre più come ai popoli abitatori delle montagne abbia largito la natura altezza d'animo, coraggio indomito, disprezzo d'ogni pericolo. Abituati alle privazioni da sobria vita, e da continuo esercizio alla fatica indurati, al maneggio delle armi avvezzi, essi hanno grandissimo vantaggio nel battersi a difesa del suolo natio. Con tali requisiti non ponno che divenire ottimi soldati.

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Leva militare.

In sei leve diverse, dal 1859 al 1864, è stato assegnato alla Provincia in complesso, un contingente di prima categoria di 1,381 uomini; ma su 6,918 iscritti, non ha potuto dare che 1,269, cioè, 112 in meno, in ragione di 18. 013 per ogni anno. Questo fatto anormale è una conseguenza del gran numero di riforme ottenute dagli inscritti, le quali, come già dissi, ammontarono in 6 anni a 2,626, oltre il terzo degli iscritti. Il maggior numero dei riformati appartiene ai Mandamenti .di Tirano, Sondrio e Morbegno. Anche per la cifra delle renitenze quello di Tirano si lascia dietro gli altri. Il Mandamento di Bormio ne ha 1 solo; tutta la Provincia 243, il 3.51 sopra ogni 100 iscritti; molto meno però della media di tutto il Regno, che supera il 5 per 100. Dà molto a pensare la continua progressione che si osserva nelle renitenze dei vostri giovani. Nel primo anno furono soltanto 25; in seguito crebbero mano mano fino a 72. La causa di esse pare più economica che politica; infatti ne a più esteso il numero in quei Mandamenti che forniscono maggiore contingente alla emigrazione; e quindi più un falso calcolo che spinge questi giovani ad espatriare, che il manco di ossequenza alla legge, di cui, la dio mercè, non gravi sono gli esempi in questa Provincia.

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Sicurezza pubblica.

La statistica dei reati presenta le condizioni della Pubblica Sicurezza assai migliorate dal 1861 al giorno d'oggi. Infatti, da 1,509 essi diminuirono gradatamente fino a 1,045. Nel primo semestre dell' anno in corso si ebbe 'altra e più notevole diminuzione, essendosene constatati soli 397; cosicché, raddoppiando questa cifra per tener conto del secondo semestre, si avrebbero per tutto il 1865, 794 reati: pressoché la meta del numero che si ebbero a lamentare nel 1861. Il progresso è oltremodo soddisfacente. Classificando questi 397 reati, risulta che 158 di essi non sono che semplici contravvenzioni; 125 furti, per lo più di poca entità; 56 risse e ferite; reati gravi, pochissimi: 2 omicidi, 1 grassazione, 1 attentato contro la sicurezza dello Stato, 5 contro il buon costume; nessuno contro la religione, né contro la fede pubblica. Questo splendido risultato e d'attribuirsi alla oculata sorveglianza degli ufficiali ed agenti della forza pubblica, al rapido corso che vien dato alla giustizia, ed al notevole progresso che van facendo l'istruzione e l’ educazione nelle masse.
E poché ho fatto cenno delle colpe, giustizia vuole che ponga in luce le azioni virtuose. Non meno di 30 sono gli individui di questa Provincia premiati dal governo nazionale per atti di valor civile, compiuti con grave pericolo della loro vita, e salvando sempre l'altrui dalla violenza delle acque o del fuoco. Questi esempi d'abnegazione ammirevole, si frequenti fra voi, onorano tutta quanta la Provincia, rivelandone sempre più l'indole generosa e meritevole di sorte migliore.
Ma se per l'addietro ebbe molto a soffrire, possiede essa in gran copia gli elementi del suo miglioramento, cui renderanno senza fallo più agevole, l'assiduità al lavoro che moralizza e fa prosperare le nazioni; la concordia degli animi che raddoppia e rende più efficaci gli sforzi delle popolazioni; la tendenza all' ordine ed alla quiete, che sono le vie per le quali si avanza il progresso; il rispetto alle leggi, nel cui saldo imperio sta la vera libertà degli uomini e la tutela dei loro diritti.
Ma spetta a voi, onorevoli Signori, il nobile assunto di dare il primo impulso a quest'opera grandiosa, promovendo mano mano e con savio accorgimento quelle utili istituzioni che tendono a rinnovare la vita economica e civile delle provincie. No vi arresti il pensiero di accrescere, sebbene in lieve misura, i vostri balzelli; la prosperità che vedrete sorgere ben presto vi compenserà a dovizia del carico che avrete sopportato; non vi tenga dubbiosi il timore che la Provincia possa per avventura seguirvi a malincuore in questa via novella di illuminata iniziativa; quando l'agricoltore sperimenterà il benefizio del credito che si vuole instituire; quando l'industriante vedrà aperto un campo più vasto alle sue speculazioni; quando il commerciante vedrà cresciuti i suoi cambi; quando la popolazione tutta vedrà svilupparsi mano mano il ben essere e la civiltà della Provincia, non vi mancheranno, allora, o Signori, la riconoscenza e le benedizioni dei vostri concittadini.

Con tale fiducia, in nome del Re, dichiaro aperta la Sessione.

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