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Von Weineck, Giovanni Guler, “Rhaetia, (Zurigo, 1616),
versione dal tedesco della sola parte che riguarda la Valtellina e la Valchiavenna di Giustino Renato Orsini, Sondrio, 1959

Cliccando sui link nell'elenco dei comuni qui sotto riportato
puoi raggiungere il riquadro con le relative notizie trate da quest'opera

Albaredo
Da Morbegno si estende, in direzione di mezzogiorno, fra alti monti, fino alle vette del confine veneto, una lunga vallata, ben disposta e popolosa, la quale dal fiume Bitto che le percorre viene denominata valle del Bitto. Essa è così larga e così lunga che comprende ben sei comuni: la popolazione è bella, robusta, di florido aspetto, coraggiosa e ben costumata. Quivi non prospera la vite; ma tuttavia gli abitanti godono una grande agiatezza, perché traggono grossi guadagni dall’allevamento del bestiame, dalla lavorazione dei panni di lana, nonché da svariati mestieri che essi esercitano in diversi luoghi d’Italia. In questa valle si trova anche una certa pietra rossa e durissima con cui si fanno i mortai ed altri arnesi consimili…”. Su Albaredo, però, si limita ad osservare laconicamente che “ad un’ora e mezza da Morbegno, sulla riva destra del Bitto, sorge il comune di Albaredo”.
Albosaggia
Comincia quindi il comune di Albosaggia, paese elevato sul monte, lungo una via secondaria. Ivi risiedono in un antico maniero i Paribelli. G. Giacomo Paribelli fu un gentiluomo sperimentato e di pronto accorgimento, il quale ha già occupato con mirabile destrezza l’ufficio di cancelliere supremo in Sondrio e di vicario del capitano della Valtellina, sia durante il mio governo come parecchi anni prima e anche dopo di me. Suo figlio Lorenzo è dottore in entrambi i diritti, provetto in parecchie lingue, gentiluomo di grande potenza e per ricchezza fra i primi della valle. Egli ha dei figliuoli di buone speranza: uno di essi è già salito ai più alti gradi della professione giuridica. In basso, presso l’Adda vi è un buon traghetto verso la campagna di Sondrio, praticato con sicurezza e senza pericoli da pedoni e viandanti che passano il fiume sopra apposito navicello; il traghetto appartiene ai Paribelli, ma in antico era dei Beccaria di Sondrio.”
Andalo
Aprica

Ardenno

Segue il borgo di Ardenno, dove sorge la chiesa prepositurale di S. Lorenzo, che un giorno estendeva la sua giurisdizione a quasi tutte le chiese sulla destra dell’Adda, dal torrente che bagna Pedemonte sino al torrente Acquàa presso Civo, e sulla sinistra dell’Adda dal comune di Forcola alla valle del Bitto… In Ardenno tengono la loro ordinaria residenza i ParaviciniAlcuni ritengono che il nome di questo borgo sia derivato in antico dalla parola latina ed italiana ardere, perché durante l’estate il paese è tormentato da un caldo terribile; infatti è tutto esposto a mezzodì, né vi spira vento di sorte, a cagione della montagna di Pilasco che sorge a ponente. Quindi il clima è insopportabile, e perciò la nobiltà e la gente facoltosa, finché dura il caldo, cioè fino all’autunno, si trasferiscono in altri luoghi freschi e ventilati...Il 9 giugno del 1538 Ardenno acquistò una triste nominanza, perché molte case, sette persone e molti bei poderi, con grandissimo danno dei miseri abitanti, vennero travolti e rovinati da una frana
Bema
Fra Rasura ed Albaredo c’è il villaggio di Bema, dove fioriscono i Fontana; e non lungi sorge il piccolo villaggio di Faido.”
Bianzone

Berbenno

Bormio
Fin qui si discorse della Valtellina in generale; ora invece vogliamo descrivere particolarmente, l'una dopo l’altra, ogni sua parte e di queste i vari luoghi.
Nell'alta Valtellina abbiamo il distretto di Bormio. Esso per ogni parte è circondato da alte vette nevose non altrimenti che una città dalle sue mura; tuttavia esiste un'apertura, attraverso la quale l'Adda trascorre in Valtellina: ivi i monti si accostano l'uno all'altro così strettamente, che nell'intervallo fra le due altissime catene l'acqua si acre uno stretto e profondo varco: la via poi corre sul lato sinistro della valle, lungo la falda del monte. Presso questa angusta chiusa, che oggi è chiamata di S. Brizio, fu edificata, in antico una difesa, che consiste in un muro fra monti e monti e in una torre che domina la strada, la quale si può sbarrare chiudendo le porte, come vediamo anche oggi. Del resto questo territorio non ha altri accessi, perchè i monti alti e scoscesi sono impraticabili per molta parte dell'anno, ossia in inverno e primavera, prima per la molta neve, poi per lo scioglimento della medesima. I passi più notevoli sono poi provveduti di antichi e robusti sbarramenti, così che non si potrebbe trovare altro paese, il quale per difese naturali ed artificiali presenti tanta sicurezza. Il distretto di Bormio confina a levante colla Val Mora. con la Val d'Adige, con la Val di Sole. e con la Val Camonica e con la Valtellina; a ponente colla valle di Poschiavo, col Bernina e con l'Engadina: a settentrione col monte Boffalora e con la parte posteriore della Valle di Monastero.
Nel Bormiese il clima è buono e salubre, sebbene d’inverno alquanto rigido; ma d'estate è così mite che molti, dalle regioni circostanti più calde, salgono lassù per qualche tempo a cercarvi ristoro.
Gli abitanti sono sani e d'indole riflessiva, d'ingegno acuto e di complessione robusta; si distinguono nelle lettere e nelle arti liberali, come anche nella milizia; nessuna fatica, così al freddo come al caldo, riesce per loro insopportabile.
Nel territorio bormiese non allignano le viti, nè gli alberi da frutta; si produce però del grano in abbondanza, così che non solo basta al consumo, ma ne rimane pure qualche eccedenza da esportare.
Il bestiame grande e piccolo è moltissimo, perciò anche il latte e i latticini sovrabbondano. I monti possono accogliere per l'alpeggio estivo dalle seicento alle settecento mucche, non compresi gli ovini ed i vitelli. Una parte dei pascoli alpini viene affittata per un canone annuo; ma la parte maggiore viene sfuttata dai terrieri stessi. Nel Bormiese si ottiene inoltre molto miele, il quale è così squisito e salubre che non se ne trova in altri paesi di migliore. Fra i monti esistono qua e là vene d'oro, di argento, ferro, rame, allume, piombo e zolfo; però sono particolarmente sfruttate.
Gli abitanti di questo territorio hanno un reggimento distinto da quello della Valtellina. Essi infatti, come gente di confine e come padroni di passi importanti, ottennero in ogni epoca dai loro principi molti privilegi ed immunità, che ancora oggi sono in vigore. Possono eleggersi da sè il podestà, i giudici e il consiglio, non che tutti gli altri funzionari del territorio; ma li nominano per sorteggio, scansando così ogni competizione ed assicurando nel miglior modo la pace comune…
In questo modo ogni quattro mesi vengono eletti due consoli come capi, sedici consiglieri e tredici giudici: questi poi, dalle vallate adiacenti e dai villaggi dove abitano, si raccolgono insieme nel capoluogo di Bormio dove sorge il palazzo del Governo; giudicano in cause civili e penali, ma alla presenza e con la collaborazione del podestà, che presiede il consiglio, alla presenza del suo cancelliere e di due uscieri, incaricati di tutte le procedure giudiziarie. Il podestà viene ora inviato ai Bormiesi, ed a loro spese, dalle Eccelse dominanti Tre Leghe: ed ogni due anni all'incirca si sostituisce.
Il Bormiese ha una costituzione locale scritta, detta statuto, e con essa si governa: per altro, in caso di controversia si può appellarsi al potere supremo, tanto in assemblea straordinaria, come in quella generale ordinaria, oppure ai commissari e funzionari a ciò deputati, ovvero anche alle onorevoli comunità del territorio. In guerra i Bormiesi si scelgono da sè il loro capitano e da sè fanno le leve di milizie, che costituiscono una bella ordinanza, ben provveduta di tutto il necessario.
Tutto il territorio di Bormio, nel quale l'anno 1608 io annoverai quattordicimila anime, è diviso in cinque comuni o vicinanze: il primo e più noto è quello di Bormio, che comprende il capoluogo con le sue adiacenze; il secondo è la Valfurva, che da Bormio risale a monte, lungo il corso del torrente Frodolfo; il terzo è la Val di dentro, che da Bormio si estende verso occidente: il quarto la Valle di sotto che giace lungo il corso dell'Adda, scendendo verso la Valtellina; il quinto ed ultimo è la Valle di Livigno, che si prolunga dalla Val di dentro sino al monte Fustani verso l'Engadina…
BORMIO. — Verso mezzodì alle falde dei monti ora ricordati — a certa distanza dall'Adda, sulla sua riva sinistra, ma poco lungi dal torrente Frodolfo, che esce dalla Val Furva — giace la signorile e celebre borgata di Worms, detta in latino Bormium, ed in italiano Bormio; da essa poi i tedeschi denominano i monti circostanti genericamente Wormserjoch. E' un luogo antichissimo, capoluogo di tutto il territorio: e può, per i suoi edifici, le sue torri e la sua ampiezza esser paragonato ad una cittadina; è munito di castelli e di fortezze; e, relativamente alla sua ampiezza, è luogo assai ricco e popoloso. Si annoverano in Bormio molte nobili ed illustri famiglie: per esempio gli Alberti, dei quali fioriscono rami anche a Venezia, a Firenze, a Milano e Vercelli; alcuni di essi divennero cavalieri, altri salirono alla dignità comitale, infeudati della contea di Colico sul lago di Como; ed anche oggi vivono in Bormio onoratamente. Ivi fioriscono pure i Fogliani, i Marioli, i Sermondi, i Fiorini, i Casolari, i Calderari, gli Zenoni ed altri nobili lignaggi, che in patria ed all'estero sono specchio di lealtà ed onoratezza.
In Bormio si trova a buon prezzo tutto il necessario; vi abbondano la carne ed il pesce, il buon pane ed il vino. Anzi io ritengo non esista altro luogo, dove si beva vino migliore; perciò sorse questo adagio:
se volete gustare del buon vino soffermatevi a Bormio un pochettino.
Infatti i Bormiesi comprano i vini più scelti, così in Valtellina che altrove.
Il torrente Frodolfo serve a trasportare molto legname, così per le fabbriche, come per gli usi domestici; viene anche adoperato per i mulini, le segherie, i magli ed altre industrie. Perciò le abitazioni sono comode e ben costruite.
L'anno 1520 scoppiò in aprile una morìa che durò sino a tutto il gennaio dell'anno seguente; e perirono allora duecento persone.”

Buglio

…Buglio…sorge a breve distanza di qua dell’Adda, non nel piano, ma a circa mezz’ora di montagna sul versante della catena settentrionale, esposto quindi a mezzogiorno; un giorno fu celebre per i nobili suoi vini dolci. Ma la coltivazione della vite fu estesa a poco a poco sempre più in alto per la montagna, fin dove l’aria è alquanto rigida e si piantarono viti che producono molto vino invece di quelle che ne danno poco, ma buono; perciò il vino di queste posizioni è in genere peggiorato e decaduto un poco dalla sua antica fama. In questo paese fioriscono le famiglie Paravicini e Buttinalli”.
Campodolcino
Caiolo
Segue poi il comune di Caiolo, che sorge alquanto distante dall’Adda al principio del monte. Ivi dimora G. Battista Salis, dottore in entrambi i diritti, e figlio del fu governatore Uberto; nessun altro gentiluomo delle Tre Leghe gli va innanzi per dottrina, per conoscenza di svariate lingue, per sincerità di cuore e per parecchie altre virtù. In questo comune fiorisce pure la nobile casata dei Livrio.
Caspoggio
Dietro a Sondrio si apre una grande con valle, che dal fiume Mallero, il quale sorge da una catena a nord, si dice Valmalenco; è una valle ben popolata da una razza bella e vigorosa, le cui principali risorse sono il bestiame e la segale, poiché non produce vino. Molti della valle si recano in paesi stranieri, e vivono facendo il barullo, od aprendo bottega. La valle costituisce un comune a parte, che per altro è in certo modo dipendente da Sondrio. I loro capi si chiamano anziani; nome che io ritengo derivi dai Francesi, (i quali un giorno furono signori di questo paese), e che in tedesco significa vecchi: infatti i meglio provveduti di senno, ed anche di anni, sono appunto i vecchi. Il primo villaggio che s’incontra, penetrando da Sondrio nella valle, è Arquino cui segue La Torre, poi Ciappanico, quindi un villaggio detto La Chiesa, perché vi sorge la chiesa madre della valle. Tutti questi villaggi stanno dalla parte sinistra del Mallero. In seguito la valle si apre a modo di forcella; una parte volge a destra, toccando il villaggio di Lanzada ed innalzandosi verso la catena che incombe sopra Poschiavo, dove si trova un lago ricco di pesci; mentre la parte sinistra per chi penetra nella vallata, si estende sino ad un alpe detta Bosco; donde nella stagione estiva, valicando un alto e pericoloso ghiacciaio, si arriva al Maloja e quindi nell’Engadina e nella Pregaglia… Fra Chiesa e Bosco, sul versante sinistro per chi entra in Valmalenco, vi è un ponte elastico di pietra, fatto di tegoloni lisci, sottili e lunghi. E tegole appunto vengono di lì esportate in tutta la Valtellina ed anche in luoghi più lontani, esse coprono i tetti molto bene ed elegantemente e vengono vendute a misura In Valmalenco esiste pure una pietra ollare, con cui si fabbricano lavaggi d’ogni genere, ossia pentole di pietra; si provvedono di questi non solo la Valtellina, ma anche altri paesi. In questa valle si coltivarono anche miniere di ferro, e vi si trovarono dei cristalli.

Civo

Cataeggio e San Martino

Castione
Castello dell'Acqua
Cedrasco
Il paese più vicino è Cedrasco, il quale sorge alle falde di un alto monte dirupato: possiede un territorio piano e fertile, che si estende verso mezzanotte sino all’Adda, dove abbiamo pure un traghetto. Nella montagna restostante si apre verso mezzodì una valle detta Val Madre, dove esistono due piccoli villaggi, appartenenti al comune di Cedrasco. Attraverso questa con valle passa un sentiero per Bergamo e per altri paesi dello Stato veneto.”
Chiavenna
Cercino
“…Cercino, notevole villaggio, situato in un fertile ripiano della montagna. Al disotto, proprio alle falde della montagna, ma circa mille passi a ponente di Traona, si vede il villaggio di Piussogno e subito dopo sta quello di Soriate; ma sono ambedue di poco conto”.
Chiesa in Valmalenco
Dietro a Sondrio si apre una grande con valle, che dal fiume Mallero, il quale sorge da una catena a nord, si dice Valmalenco; è una valle ben popolata da una razza bella e vigorosa, le cui principali risorse sono il bestiame e la segale, poiché non produce vino. Molti della valle si recano in paesi stranieri, e vivono facendo il barullo, od aprendo bottega. La valle costituisce un comune a parte, che per altro è in certo modo dipendente da Sondrio. I loro capi si chiamano anziani; nome che io ritengo derivi dai Francesi, (i quali un giorno furono signori di questo paese), e che in tedesco significa vecchi: infatti i meglio provveduti di senno, ed anche di anni, sono appunto i vecchi. Il primo villaggio che s’incontra, penetrando da Sondrio nella valle, è Arquino cui segue La Torre, poi Ciappanico, quindi un villaggio detto La Chiesa, perché vi sorge la chiesa madre della valle. Tutti questi villaggi stanno dalla parte sinistra del Mallero. In seguito la valle si apre a modo di forcella; una parte volge a destra, toccando il villaggio di Lanzada ed innalzandosi verso la catena che incombe sopra Poschiavo, dove si trova un lago ricco di pesci; mentre la parte sinistra per chi penetra nella vallata, si estende sino ad un alpe detta Bosco; donde nella stagione estiva, valicando un alto e pericoloso ghiacciaio, si arriva al Maloja e quindi nell’Engadina e nella Pregaglia… Fra Chiesa e Bosco, sul versante sinistro per chi entra in Valmalenco, vi è un ponte elastico di pietra, fatto di tegoloni lisci, sottili e lunghi. E tegole appunto vengono di lì esportate in tutta la Valtellina ed anche in luoghi più lontani, esse coprono i tetti molto bene ed elegantemente e vengono vendute a misura In Valmalenco esiste pure una pietra ollare, con cui si fabbricano lavaggi d’ogni genere, ossia pentole di pietra; si provvedono di questi non solo la Valtellina, ma anche altri paesi. In questa valle si coltivarono anche miniere di ferro, e vi si trovarono dei cristalli."

Chiuro

“E' questo un antico borgo dove primeggiano i nobili Quadrio, i Brandani ed i Visconti. Durante la lunga guerra che si combattè fra Milano e Como, durata sette anni, ossia dal 1120 al 1127, Alderano Quadrio. con poderoso stuolo di Valtellinesi, venne in soccorso di Como contro i Milanesi. Ma quando, nel corso della guerra, i Comaschi mossero contro Porlezza, volendo catturare ti naviglio nemico, caddero in un agguato; e fra gli altri perì il prode Alderano. In questa guerra anche un altro dei Quadrio, insieme con tre compagni d'arme, coi quali passava da Sorico, fu ucciso da quelli di Menaggio, alleati di Milano.”

Campo Tartano

Cino
Cino sta a mille passi da Mantello, ma in montagna e precisamente sul medesimo ripiano dove poc’anzi si è detto sorgere Cercino, sebbene a ponente di questo. Il territorio è assai più arido e sterile che quello di Cercino”.

Colorina

Più a valle troviamo il comune di Colorina con cui finisce il terziere medio. La sponda sinistra dell’Adda continua ora nel terziere inferiore, che da questa parte si dice squadra di Morbegno, e comprende dodici comuni”.

Cosio Valtellino

«Proseguendo da Morbegno verso il lago, tocchiamo il piccolo villaggio di Regoledo, che giace sul primitivo alveo del Bitto, alle falde della montagna; poi, in una buona mezz’ora, si giunge al borgo di Cosio Valtellino che sorge di fronte a Traona, non troppo vicino al monte e neppure troppo vicino all’Adda. Questo è uno dei più antichi borghi della Valtellina; un tempo, quando il fiume Bitto gli scorreva vicino, godeva di un clima salubre, che poi, cambiato il corso del fiume, divenne malsano. Esso fu a lungo il capoluogo di tutta la Valtellina inferiore; ed ivi teneva la sua residenza il podestà, la cui giurisdizione abbracciava tutta la vallata e i versanti montani di qua e di là dell’Adda, dal lago di Como sino alla chiesa di S. Gregorio. Allora Cosio Valtellino andava adorno di molti palazzi signorili, che poi caddero a poco a poco in rovina; infatti la nobiltà, per il cambiamento del clima accennato, si trasferì in altri luoghi più sani, come a Sacco, a Morbegno nuovo e al nascente Regoledo. Anche la podesteria fu rimossa da Cosio Valtellino, dividendola, Infatti la parte al di là dell’Adda fu sottoposta ad un particolare podestà con sede in Traona, ampliandone la giurisdizione dalla Valle del Masino, antico confine, fino alla Maroggia. Il podestà, invece, della parte al di qua dell’Adda ebbe esteso il suo potere sino a Colorina; e per molti anni tenne la sua residenza a Talamona finché poi venne trasportata a Morbegno, dove sussiste tuttora. Cosio Valtellino viene bagnato da un torrentello, che, scendendo dai monti del versante di mezzodì, si getta nell’Adda; lungo il suo passaggio viene adoperato per azionare parecchi mulini... Poco oltre Cosio Valtellino sta Vallate, dove sorge un’abbazia e la chiesa di S. Pietro, le cui rendite sono ora possedute dai Vertemate-Franchi. Poi segue il villaggio di Piagno, alle falde del monte. E qui finisce il comune di Cosio Valtellino che comincia vicinissimo a Morbegno, presso S. Maria di Piazzolate e termina con la valletta del Pescaiolo, presso Rogolo.
Questo è uno dei più antichi borghi della Valtellina; un tempo, quando il fiume Bitto gli scorreva vicino, godeva di un clima salubre, che poi, cambiato il corso del fiume, divenne malsano. Esso fu a lungo il capoluogo di tutta la Valtellina inferiore; ed ivi teneva la sua residenza il podestà, la cui giurisdizione abbracciava tutta la vallata e i versanti montani di qua e di là dell’Adda, dal lago di Como sino alla chiesa di S. Gregorio. Allora Cosio Valtellino andava adorno di molti palazzi signorili che poi caddero a poco a poco in rovina.
Al di sopra di questo borgo, in cima ad un alto colle, e circa a cinquecento passi dal piede della montagna, sorge il castello dei Viecdomini, antica famiglia oriunda di Como, che venne insignita del vice comitato imperiale, assumendo così dalla carica un nuovo nome, in luogo del precedente che era Rusca. Essi ottennero larghi privilegi da Ugo e da Lotario imperatori italiani, l’anno 966; privilegi che vennero non solo confermati, ma anche accresciuti da imperatori, re, principi e signori delle epoche seguenti. Il primo dei Vicedomini che venisse in Valtellina fu Ariberto Rusca, soprannominato Negotiator; il quale dall’imperatore Ottone II venne confermato nel vicedominio imperiale con la rinnovazione dei privilegi de’ suoi predecessori… Il predetto Ariberto, insieme col figlio Alberico, pose la sua residenza in basso a Cosio Valtellino; ma poiché da loro sorse numerosa discendenza, alcuni dei posteri si trasferirono in altri luoghi, come a Morbegno, a Coffedo, a Traona e a Somagna, e dove trovavano più opportuno. I Vicedomini poi, in seguito, circa l’anno 1100, fabbricarono qua e là alcuni castelli; uno a Cosio Valtellino, del quale abbiamo già parlato, l’altro precisamente di fronte a questo, dall’altra parte dell’Adda, sopra Traona (Domofole), ed un terzo nella boscaglia fra Rogolo e Piagno. Tutti e tre i castelli erano forti per naturale posizione e difesi tutt’intorno da vallette; tornavano quindi di grande vantaggio ai Vicedomini in tutte le occasioni di torbidi o di guerra, ma specialmente al tempo delle nefaste fazioni guelfa e ghibellina che selvaggiamente si combattevano l’una contro l’altra. I Vicedomini godettero nella Valtellina di molti diritti signorili: possedevano Novate come feudo dell’impero; esercitavano i privilegi imperiali e il diritto di giudicare per fatti di sangue, nonché il privilegio di caccia e di pesca in tutti i villaggi dal Masino in giù e su entrambe le rive dell’Adda sino al lago di Como; inoltre percepivano la centesima parte di tutto il bestiame che transitava per i paesi sottoposti; infine si doveva loro pagare la decima su tutto il legname che in tronchi intieri veniva fluttuato per l’Adda… Ancor oggi gli armenti che dalla Lombardia si recano sulle alpi, passando per il terziere, debbono pagare ai Vicedomini un capo ogni cento, per diritto loro confermato dalle Tre Leghe, che attualmente governano la Valtellina.
».

Dazio
Venne così chiamato dalla parola dazio, perché un tempo il bestiame che si recava ad alpeggiare nella Valmasino doveva, passando di qui, pagare una tassa al feudatario. Questo villaggio sorge in amena posizione in una fertile pianura montana, elevata circa mille passi sull’Adda. All’estremo di questa pianura, verso mezzodì, sorge un piccolo monte detto la Colma di Dazio… A ponente di Dazio scorre il torrente montano chiamato Tovate e si stende la foresta di Roncaglia, la quale ripara il paese dai venti impetuosi del lago. I venti settentrionali vengono invece trattenuti dal monte di Caspano; e tutte queste condizioni favorevoli rendono il luogo salubre e fertile.”
Delebio
Dubino
Ferzonico si dice pure Cantono. Di qui comincia la via che conduce alle terme del Masino, misurando da un estremo all’altro due miglia tedesche. … Dubino è un notevole paese che giace in pianura, lungo la via maestra alle falde della montagna chiamata di S. Giuliano, tra Ferzonico e Monastero; acquistò rinomanza a cagione di una battaglia che si combattè nel 1525 nel suo territorio; in essa alcuni battaglioni delle Leghe Caddea e delle Dieci Giurisdizioni, sotto il comando del mio venerato padre, batterono il conte di Arco, che a nome dell’imperatore e del duca di Milano voleva invadere la Valtellina. Poco dopo Dubino vi è sull’Adda un buon traghetto.
Dopo Dubino segue Monastero, paese il cui nome derivò da un chiostro di monache che ivi fiorì in antico. Più tardi i conventi femminili furono trasferiti nell’Isola Comacina e sulla montagna di Sondrio, come in luoghi più sicuri e più salubri. Perciò il convento di Monastero andò in rovina e il numero degli abitanti diminuì grandemente; sono ben pochi anche oggidì. Mille passi al disopra di Monastero, a metà circa del monte, sta S. Giuliano, dove sopra un piccolo pianoro, chiamato il Dosso, sorgono alcuni modesti abituri. I beni, i pascoli e le proprietà comunali dei due paesi nominati da ultimo, confinano a Provescio, a Bocca d’Adda e nei pressi di Val Codera, coi limiti della contea di Chiavenna, dove finisce la squadra di Traona ed insieme quella parte occidentale della Valtellina che è posta sulla riva destra dell’Adda”.
Faedo Valtellino
Dopo Piateda vi è il piccolo comune di Faedo”.
Fusine
Poco lungi da Cedrasco, c’è il villaggio ed il comune di Fusine, dove il capitano Battista Salis possiede un palazzo e grossi redditi”.
Gerola Alta
Da Morbegno si estende, in direzione di mezzogiorno, fra alti monti, fino alle vette del confine veneto, una lunga vallata, ben disposta e popolosa, la quale dal fiume Bitto che le percorre viene denominata valle del Bitto. Essa è così larga e così lunga che comprende ben sei comuni: la popolazione è bella, robusta, di florido aspetto, coraggiosa e ben costumata. Quivi non prospera la vite; ma tuttavia gli abitanti godono una grande agiatezza, perché traggono grossi guadagni dall’allevamento del bestiame, dalla lavorazione dei panni di lana, nonché da svariati mestieri che essi esercitano in diversi luoghi d’Italia. In questa valle si trova anche una certa pietra rossa e durissima con cui si fanno i mortai ed altri arnesi consimili…”
Gordona
Grosio
Il secondo comune del terziere superiore è Grosio. bella borgata sulla destra dell'Adda, cui appartiene la frazione di Ravoledo, posta su un poggio dietro al quale si apre una valle, in direzione del monte bormiese, detto Dosdè. Il torrente che percorre questa valle si chiama Roasco, e confluisce nell'Adda sotto Grosio, a nord (sic). Alcuni anni or sono precipitò sopra Grosio una frana di macigni, che arrecò grave danno di vite umane, di bestiame e di poderi. Oltrepassata l'Adda, circa mezz'ora al disotto di Sondalo, sta il villaggio di Surcai e tre gittate d'archibugio al disotto di questo. sorge Tiolo: ma ambedue questi villaggi sono compresi nel comune di Bormio. Da Tiolo una strada maestra. valicando il Mortirolo„alto e selvaggio monte. conduce alla Val Camonica, in territorio veneto; per altro è inaccessibile d'inverno. In Grosio il personaggio più ragguardevole è il signor Marco Antonio Venosta, di nobile ed antico lignaggio; egli è sposato ad una gentildonna Von Mont aus Lugnitz, famiglia presso cui egli fu allevato nella sua giovinezza.”
Grosotto
Una mezz’ora a valle di Grosso, seguendo il corso dell’Adda, s’incontra Grossotto, capoluogo del terzo comune. Questo comprende il villaggio di Piazza, che sorge sul monte, e quello di Prada, che sta un quarto d’ora sotto Grossotto, alle falde del monte. Al comune di Grossotto appartengono pure entrambi i versanti montani al di qua e al di là dell’Adda, fitti di popolazione e di case...”
Il von Weineck parla anche del celebre castello dei Venosta: “Quasi a metà strada fra Grosso e Grossotto, sopra una collina, sorge il pittoresco e antico castello chiamato Venosta, il quale è da secoli una fra le sedi di questa famiglia; di lassù poi si protende una via coperta, munita di muro e di fosso, la quale da una parte scende sino all’Adda e dall’altra sale sino ai dirupi dell’alta montagna. Tale fortificazione è ai tempi nostri ormai diroccata ed anche il castello cade quasi in rovina.” Parlando della nobiltà locale, infine, egli aggiunge: “In Grossotto vivevano or non è molto due ragguardevolissimi gentiluomini, i fratelli Taddeo e G. Antonio Robustelli, che con signorile cortesia a molti hanno aperto le loro case; e le loro orme sono seguite dai figli che rimangono dell’uno e dell’altro ramo. Giacomo, figlio del predetto sig. G. Antonio Robustelli, è il gentiluomo più eminente di tutta la Valtellina e per i suoi meriti fu assunto al grado cavalleresco; de’ suoi figli poi uno si è sposato in una famiglia comitale. Egli è onore e lustro di tutta la valle, e continua nella splendida liberalità de’ suoi maggiori.
Lanzada

Dietro a Sondrio si apre una grande con valle, che dal fiume Mallero, il quale sorge da una catena a nord, si dice Valmalenco; è una valle ben popolata da una razza bella e vigorosa, le cui principali risorse sono il bestiame e la segale, poiché non produce vino. Molti della valle si recano in paesi stranieri, e vivono facendo il barullo, od aprendo bottega. La valle costituisce un comune a parte, che per altro è in certo modo dipendente da Sondrio. I loro capi si chiamano anziani; nome che io ritengo derivi dai Francesi, (i quali un giorno furono signori di questo paese), e che in tedesco significa vecchi: infatti i meglio provveduti di senno, ed anche di anni, sono appunto i vecchi. Il primo villaggio che s’incontra, penetrando da Sondrio nella valle, è Arquino cui segue La Torre, poi Ciappanico, quindi un villaggio detto La Chiesa, perché vi sorge la chiesa madre della valle. Tutti questi villaggi stanno dalla parte sinistra del Mallero. In seguito la valle si apre a modo di forcella; una parte volge a destra, toccando il villaggio di Lanzada ed innalzandosi verso la catena che incombe sopra Poschiavo, dove si trova un lago ricco di pesci; mentre la parte sinistra per chi penetra nella vallata, si estende sino ad un alpe detta Bosco; donde nella stagione estiva, valicando un alto e pericoloso ghiacciaio, si arriva al Maloja e quindi nell’Engadina e nella Pregaglia… Fra Chiesa e Bosco, sul versante sinistro per chi entra in Valmalenco, vi è un ponte elastico di pietra, fatto di tegoloni lisci, sottili e lunghi. E tegole appunto vengono di lì esportate in tutta la Valtellina ed anche in luoghi più lontani, esse coprono i tetti molto bene ed elegantemente e vengono vendute a misura In Valmalenco esiste pure una pietra ollare, con cui si fabbricano lavaggi d’ogni genere, ossia pentole di pietra; si provvedono di questi non solo la Valtellina, ma anche altri paesi. In questa valle si coltivarono anche miniere di ferro, e vi si trovarono dei cristalli.
Livigno
Madesimo
Mazzo di Valtellina

Mello

Mese

Montagna in Valtellina

Dal comune di Tresivio in avanti, si stende una bella e fertile costiera montana sin oltre Sondrio; ed ivi sorgono parecchi villaggi che costituiscono il comune di Montagna. Il primo dopo Tresivio è il Dosso della Rogna, dove hanno dimora i nobili San Benedetto; segue Pendolasco con un castello che appartenne un giorno alla famiglia omonima; poi vengono S. Maria e Prada; quindi Montagna, capoluogo del comune; e al disopra di questo S. Giovanni e Maseresca. Nelle guerre che i milanesi combatterono contro la città di Como, per l’uccisione di Landolfo Carcano, vescovo comasco di nomina imperiale, un dotto gentiluomo comense di nome Brunamondo cercò rifugio quassù a Montagna; e quivi scrisse versi elegiaci latini e componimenti storici secondo lo stile di quei tempi, commiserando le proprie miserie e quelle di tutto il genere umano; il libro da lui composto lo intitolava poi Montano, dal luogo in cui alla fine aveva trovato rifugio… Dal comune di Montagna, procedendo lungo la valle, sempre sulla sponda destra dell’Adda, s’incontra da prima il piccolo villaggio di Colda che appartiene al comune di Sondrio”.

Morbegno

Segue Morbegno, detto in latino Morbonium, il capoluogo di tutta la squadra: esso deriva il suo nome dalla parola morbus, vale a dire malattia. Infatti negli antichi tempi, quando il Bitto scorreva presso Cosio Valtellino, tutto l’agro morbegnese era pieno di paludi e canneti, i quali traevano origine dalle acque che, discese dal monte nel piano, non avevano tuttavia tale portata da formare un fiume. Perciò, appena il calore del sole si faceva sentire nel paese, da ogni parte erano zanzare e dovunque esalava un miasma insopportabile; così che, in quell’aria greve e corrotta, uomini e bestie deperivano e soccombevano per svariate malattie.
Ciò accadeva principalmente perché l’antica Morbegno stette per parecchio tempo più basso che non quella attuale, e precisamente alle falde di quel monte, addossato a mezzogiorno, dove oggi si eleva la chiesa di S. Martino e dove sorsero i più antichi abitati del territorio. Questa chiesa poi di S. Martino, insieme con quella omonima di Cosio Valtellino, era stata in origine edificata dagli idolatri, primi abitatori della regione, in onore di Ercole. L’aria in questo punto è ancor oggi abbastanza malsana. Ma, frattanto, è accaduto che, durante una sua piena straordinaria, il Bitto, trascinando materiale d’ogni genere, colmò la valle che fiancheggia Regoledo e Cosio Valtellino, poi straripò nelle vicine bassure. Infatti il fiume sbocca verso il piano, fra il castello di Morbegno e l’antica torre che sorgono poco sopra l’attuale Morbegno, l’uno a destra e l’altra a sinistra del Bitto… tale interramento proseguì poi per così lunga estensione che tutti i pantani…vennero colmati. Perciò è cessata la malaria e il clima si è fatto salutare… e codesta salubrità deriva dalla soave frescura che ivi spira dai monti e dal Bitto. Si comprende quindi come, attratti da quell’aria così pura, si principiasse ad edificare sotto il castello, sulle sponde del Bitto, e si continuassero ivi le costruzioni finché a poco a poco sorse una bella borgata e infine una città, con le sue mura ed annessi sobborghi…

"Gli abitanti di questo borgo e delle vicinanze hanno patito gravissimi danni dalla pestilenza nel 1485 e parimenti nel 1513 e nel 1528: perciò la popolazione venne stremata a tal segno che si fu costretti ad accogliere fra la cittandinanza non pochi forestieri, per ripristinare la vita di prima e riprendere i lavori agricoli secondo il bisogno"
La cerchia delle mura, che un giorno cingevano Morbegno, è ora distrutta e le sue rovine servirono a colmare i fossati; nondimeno questa borgata, come si presenta oggidì, per la sua grandezza, per i suoi edifici e per la sua prosperità, può essere paragonata a una discreta città. Essa ha inoltre i suoi mercati settimanali e alcune fiere annuali che vengono continuamente frequentate con immenso lucro dei Morbegnesi. I palazzi di Morbegno sono elevati e di stile gotico; vanno anche forniti di ottime cantine, le quali in alcune case sono quattro, l’una sopra l’altra e sotto il livello del suolo; così profonde che in talune si devono scendere ben quaranta gradini per arrivare al pavimento della cantina più bassa. Queste cantine d'inverno sono tiepide ed in estate di mirabile frescura; e appunto durante la canicola vi si può sostare deliziosamente al fresco.
Il territorio di Morbegno abbonda dappertutto di rigogliosi vigneti, di grani, di carni squisite, di buon latte, di pesci, di gamberi; particolarmente pregiata vi è la pesca di grosse trote che abbondano nell’Adda per ogni dove… Legname a sufficienza per tutti i bisogni viene fluttuato lungo il Bitto…
Gli abitanti sono gente distinta, cortese e simpatica per la loro liberalità, sia in patria che all’estero. Perciò si potrebbe con maggior fondamento chiamarli Morbenigni dai loro miti costumi, che non Morbonii dalla parola morbo…
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