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Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Poira di dentro - Ledino - Pesc' - Corte di Roncaglia
3 h
820
E
Dal parcheggio della chiesetta di S. Margherita a Poira di Civo ci incamminiamo poi sulla pista sterrata che passa a destra del campetto di calcio ed a sinistra del Sacrario degli Alpini, salendo in pineta, fino ad un bivio, al quale prendiamo a sinistra, salendo per una stradella molto ripida (passiamo a sinistra dei prati di Careggio), fino ad intercettare di nuovo la pista sterrata, che seguiamo salendo alla conca di Ledino. Passiamo a destra della conca ed a sinistra di un agriturismo, fino alla fine della pista (m. 1200). Un largo sentiero procede diritto ed in piano verso est, delimitato sul lato destro dal recinto dell'agriturismo; non lo seguiamo ma, in corrispondenza della sua partenza guardiamo sul limite della pineta alla nostra sinistra, e vedremo un sentiero che comincia a salire in pineta verso nord, con diversi tornanti. Raggiunta una cappelletta, siamo ad un bivio al quale andiamo a destra. Poco sopra intercettiamo la pista tagliafuoco della Costiera dei Cech orientale e ritroviamo il sentiero sul suo lato opposto, salendo ancora nel bosco, verso nord, fino ad uscire alla parte bassa dell'alpeggio di Pesc' (Peccio, m. 1613), nella sua parte orientale. Non saliamo verso le baite, ma restiamo nella parte bassa, prendendo a destra e cercando la partenza di un sentiero che si addentra nel bosco, in direzione est-nord-est. Il sentiero, con traccia discontinua, è segnalato da una serrata sequenza di bolli e strisce blu, su sassi o tronchi d’albero. Saliamo gradualmente e dopo qualche valloncello incontriamo la baita solitaria quotata m. 1827 sulla carta IGM (ma in realtà a quota 1770 circa), sulla quale, accanto a diversi bolli blu e ad una freccia, è posta la scritta “Laghi Spluga”. Atraversata la Valle di San Martino in breve raggiungiamo la radura con la grande baita solitaria, a quota 1770 metri, con una grande cisterna. cercando, sul limite occidentale della baita, un sentiero che sale nel bosco. Dopo pochi metri, prendiamo a sinistra, iniziando ad effettuare una diagonale in direzione ovest (lasciando, cioè, a destra il sentiero sopra descritto per la Valle di Spluga). Salendo, oltrepassiamo, a quota 1820, una radura con un valloncello appena marcato, per poi rientrare per un ultimo breve tratto nel bosco. Usciti dalla macchia, ci avviciniamo al solco della Valle di San Martino, percorrendo un tratto un po’ esposto. A quota 1830 metri circa attraversiamo la valle, colonizzata dagli ontani, e proseguiamo sul versante opposto, intercettando un marcato sentiero che sale da sinistra. Seguendolo, dopo un ultimo traverso verso ovest raggiungiamo la Corte di Roncaglia, a quota 1890.


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Fra escursioni che interessano il territorio a monte di Poira, questa è senza dubbio la meno nota, il che non significa, ovviamente, la meno interessante. Meta è la corte di Roncaglia, un tempo alpeggio di una certa importanza, su una delle vie di transito fra la Costiera dei Cech e la valle di Spluga, oggi ridotto a luogo solitario, nei pressi della parte alta della valle, o vallone di S. Martino.
Punto di partenza, come detto, è il piazzale della chiesetta di Poira (m. 1077), dove parcheggiamo l’automobile. Imbocchiamo la pista alla nostra destra (segnavia n. 22), che entra in un bellissimo bosco di pini silvestri, procedendo in direzione nord-est. La pista attraversa una fascia di stupendi maggenghi, varcando il torrentello che scende dalla parte orientale dell’alpe Visogno e raggiungendo i prati di Careggio (Carecc) e Ledino (Ledin), a 1232 metri.
Al termine della salita, la pista procede, per un tratto, in piano, a monte dei prati più alti; in questo tratto troviamo, sulla sinistra, la partenza del sentiero per l’alpeggio di Pesc (Peccio, sulle carte IGM). Imboccando il sentiero, cominciamo a salire, decisi, in un bel bosco, fino a raggiungere un bivio, in corrispondenza di una cappelletta (m. 1400): non dobbiamo prendere a destra, mentre la direzione di sinistra, come indica la scritta “croce” sulla cappelletta, è quella da prendere nell’itinerario che porta alla croce di ledino (o di Roncaglia). In realtà entrambi i sentieri portano all’alpeggio di Pesc, ma quello di sinistra conduce al suo lato occidentale, quello di destra, che non è segnato sulle carte IGM, al versante orientale. Prediamo dunque a destra (segnavia rosso-bianco-rossi n. 22), cominciando una diagonale in direzione nord-nord-est. In alcuni punti il bosco si apre un po’, regalando un suggestivo scorcio sul Culmine di
Dazio e sulle Orobie centro-occidentali.
Intercettiamo, quindi, la nuova pista tagliafuoco che percorre tutta la parte medio-alta della Costiera dei Cech orientale, riprendendo a salire sul lato opposto.
Alla fine, raggiungiamo un secondo bivio, al quale dobbiamo prendere a sinistra: dopo un breve ed ultimo tratto, il sentiero ci porta, così, al limite inferiore della parte orientale dei prati dell’alpe Pesc' (m. 1600). Dai prati, guardando verso nord-nord-ovest, scorgiamo uno scorcio dell’alta Val Toate. A nord domina la scena il corno del Colino (m. 2504), alla cui sinistra occhieggia appena la Torre di Bering (m. 2403). Nella parte mediana ed alta dei prati vediamo alcune baite, ma non dobbiamo salire in quella direzione, bensì, rimanendo nella parte bassa, prendere a destra, cercando la partenza di un sentiero che si addentra nel bosco, in direzione est-nord-est.
Il sentiero è segnalato da una serrata sequenza di bolli e strisce blu, su sassi o tronchi d’albero: non perdiamoli, perché la traccia di sentiero non è sempre evidente, e da essa si staccando diverse tracce secondaria, sia verso monte che verso valle. Il sentiero effettua una traversata che taglia il largo dosso boscoso che scende, verso sud-est, dal Corno del Colino. Nel primo tratto attraversiamo il corso d’acqua che scende dall’alta Val Toate, poi attraversiamo alcuni valloncelli, sempre salendo gradualmente.
Alla fine incontriamo la baita solitaria quotata m. 1827 sulla carta IGM (ma in realtà a quota 1770 circa), sulla quale, accanto a diversi bolli blu e ad una freccia, è posta la scritta “Laghi Spluga”. Una scritta che sicuramente sorprende, perché non ci aspetteremmo che questo modesto sentiero, che sembra sempre lì lì per perdersi, o per farsi mangiare dai boschi che sembrano circondarci da ogni lato, conduce così lontano. In realtà, come già detto, in altri tempi era assai battuto, essendo la via di comunicazione più diretta fra l’alpeggio di Pesc e quello della Valle di Spluga (nella parte sud-occidentale della valle, quella in territorio di Civo). È, questo, un esempio tipico di sentieri illustri caduti in un triste oblio, anche se l’iniziativa, che risale al 1998, di segnalarlo può contribuire alla sua riscoperta. Poco oltre la baita, un’apertura del bosco ci regala uno scorcio inatteso, e molto bello. Sull’altro versante dell’alta valle di San Martino scorgiamo, sul ripido crinale occupato dal bosco, una modesta radura con una grande baita, solitaria, misteriosa. Alle sue spalle, sul fondo, il monte Disgrazia, i Corni Bruciati ed il pizzo Bello, che coronano le valli di Preda Rossa e Terzana, sul limite orientale della Val Masino. Molto bello è anche il colpo d’occhio sul lungo crinale che dall’alpe Scermendone scende all’alpe Granda ed ai prati di Lotto: impressionante è, in particolare, il versante che da tale crinale precipita, in un salto orrido ed impressionante, sulla bassa Val Masino. Proseguendo, ci portiamo nel cuore ombroso dell’alta valle di San Martino. Lo spiraglio che si apre fra le due ali di fitti boschi che precipitano ripidi nel vallone mostra un ampio scorcio della Val Tartano, che raggiunge la testata della Val Lunga.
Raggiunto il lato opposto della valle, in breve raggiungiamo la radura con la grande baita solitaria, a quota 1770 metri: ci colpisce la grande cisterna cilindrica posta proprio davanti alla sua facciata ed il bel ballatoio in legno che corre lungo l’intero primo piano. Il luogo è davvero misterioso: questo baitone, così grande ed in condizioni ancora così buone, produce un singolare effetto di contrasto con il senso di profondissima solitudine che pervade questa fascia di boschi. Appena prima del baitone, sulla sinistra, troviamo un senterino che sale nel bosco alle sue spalle, tagliando una fascia caratterizzata da piccole radure e da qualche scheletro d’albero.
La traccia, in più punti, si perde, ma i segnavia blu permettono di orientarsi. Termina qui, però, la nostra escursione: proseguire nel sentiero per la Valle di Spluga non è consigliabile, perché in diversi punti, più avanti, quando si tratta di tagliare il ripido e selvaggio vallone che scende verso est dal Corno del Colino (si tratta della valle Maronera, dal nome significativamente evocativo), la vegetazione disordinata rende molto difficile seguire la traccia, e perdersi in questi luoghi rappresenta davvero un problema. Meglio è, dunque, tornare a Poira per la medesima via di salita.
Calcoliamo, da Poira al baitone, un dislivello di 700 metri, superabile in un tempo approssimativo di 2 ore e 15 minuti.
Se, però, vogliamo prolungare l'escursione, dobbiamo proseguire per altra via, cercando, sul limite occidentale della baita, alla sua destra, un sentiero che sale nel bosco. Dopo pochi metri, prendiamo a sinistra, iniziando ad effettuare una diagonale in direzione ovest (lasciando, cioè, a destra il sentiero sopra descritto per la Valle di Spluga). Salendo, oltrepassiamo, a quota 1820, una radura con un valloncello appena marcato, per poi rientrare per un ultimo breve tratto nel bosco. Usciti dalla macchia, ci avviciniamo al solco della Valle di San Martino, percorrendo un tratto un po’ esposto (la traccia è qui più debole ed insidiata dalla “paiùsa”, erba molto resistente ma anche oltremodo scivolosa). A quota 1830 metri circa attraversiamo la valle, colonizzata dagli ontani, e proseguiamo sul versante opposto. Prima di portarci oltre il vallone, però, gettiamo uno sguardo in alto, al Corno di Colino, che riconosciamo facilmente, leggermente alla nostra sinistra.
Una breve salita ci porta, quindi, ad intercettare un più largo sentiero che sale da sinistra (si stacca, più in basso, dal già citato sentiero che dalla baita di quota 1770 traversa all’alpe Peccio) e nel quale ci immettiamo. Rientrati in un bel bosco, effettuiamo l’ultimo traverso, sempre verso ovest, raggiungendo il limite inferiore dei prati
della Corte di Roncaglia (anche se sulla carta IGM questa viene collocata qualche decina di metri più in basso), a quota 1890. Davanti a noi, un po’ più in alto, il rudere di una baita, alle cui spalle è stata scavata una fossa per la raccolta dell’acqua con pareti in cemento (attenzione a non caderci dentro!). Sul lato opposto dei prato, ad est, una piccola cabina ed un recinto.
Il prato è collocato sul crinale che dalla cima del Corno di Colino (m. 2504) scende in direzione sud-est, e che, più in alto, va gradualmente restringendosi, proponendo un’ultima fascia occupata dal bosco, prima del terreno aperto, costituito da magri pascoli, massi e roccette. Guardando più a destra, in direzione cioè della Val Masino, distinguiamo un brevissimo scorcio dell’alta Val Cameraccio, cioè il passo di Mello, chiuso poi dalla cima di Arcanzo, sulla costiera Remoluzza-Arcanzo, che separa la Val di Mello dalla Valle di Preda Rossa. Proseguendo verso destra vediamo il monte Pioda, vassallo della regale cima del monte Disgrazia; quindi i Corni Bruciati, la Val Terzana, il pizzo Bello sul suo angolo di destra, la vetta di Ron che occhieggia appena sul fondo, il profilo sfuggente dei monti Canale e Rolla che precede la lontana visione del gruppo dell’Adamello, che chiude, sul fondo, un ottimo scorcio sulla media Valtellina. A sud-est e a sud la catena orobica; in primo piano, infine, a sud ovest, la Val Gerola, di cui possiamo
osservare bene l’intera testata. Il luogo, solitario e bellissimo, si presta bene a meditazioni che ci sottraggono al turbinante fluire delle preoccupazioni quotidiane, restituendoci ad una dimensione nella quale il tempo si dilata oltre il limite angusto delle nostre attese e dei nostri timori.
Suggeriamo una seconda possibilità per proseguire l'escursione: sul lato orientale della baita di quota 1770 parte un ben visibile sentiero che scende effettuando un lungo traverso in direzione sud-est, fino ad una pianetta a quota 1710, dove volge a destra e prosegue nella discesa diritta (due soli tornanti la interrompono). Più in basso sembra perdersi un po', ma proseguendo diritti nella diecsa intercettiamo la nuova pista tagliafuoco che percorre il versante medio-alto della Costiera dei Cech orientale. Seguendola verso destra, attraversiamo la Valle di S. Martino e la Val Toate, trovando, poco più avanti, sulla sinistra, il sentiero che abbiamo percorso salendo da Poira.

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Roncaglia - Croce - Ledino - Pesc' - Corte di Roncaglia
3 h e 40 min.
1110
E

Se però a qualcuno questa escursione sembrasse troppo breve, ecco un interessante suggerimento per prolungarla: partire da Roncaglia e salire a Ledino sfruttando un bel sentiero che taglia il versante montuoso sopra Roncaglia. In questo caso, dunque, non saliamo con l’automobile fino a Poira, ma ci fermiamo prima, a Roncaglia, parcheggiando nei pressi della superba chiesa prepositurale di S. Giacomo (m. 887).
Portiamoci a piedi nella parte alta del paese, a sinistra (ovest): alle spalle delle ultime case troviamo la partenza di una mulattiera, che taglia gli ultimi prati e si inoltra nel bosco. Superato un torrentello, proseguiamo la salita, sempre nel bosco, piegando poi a destra ed uscendo dalla pineta in corrispondenza dei prati a monte di Poira (m. 1059), quegli stessi prati che sono attraversati dalla pista Poira-Ledino (che qui ha fondo in cemento). Raggiungiamo, ora, il limite destro dei prati (cioè portiamoci ad est), cercando, alle spalle di alcune belle baite ristrutturate, la partenza di un sentierinoche procede, in piano, fra alcune betulle, e ci porta al prato sul quale è collocata una croce, ben visibile anche da Roncaglia (è posta sulla sommità del dosso brullo che sovrasta Roncaglia). La croce è stata collocata qui il 15 luglio 1978, e reca la scritta latina “per signum crucis de inimicis nostris libera nos, Deus noster, alleluia”, cioè:”per il segno della croce liberaci dai nostri nemici, o Dio nostro, alleluia”.
Proseguiamo sul sentiero, che si fa più largo, e conduce ad un nuovo prato, con una baita. Pieghiamo, poi, a sinistra e rientriamo nella pineta, uscendone, infine, nella parte bassa dei prati di Ledino (m. 1175). Risalendo i prati, ci ritroviamo alle spalle dell’agriturismo “la Cascina del Piero” (tel.: 3332644457), nella parte alta di Ledino (m. 1232). Poco sopra l’agriturismo, intercettiamo la pista che sale da Poira, nei pressi della partenza del sentiero per l’alpe Pesc. Calcoliamo, per la salita da Roncaglia a Ledino, circa 50 minuti di cammino (il dislivello approssimativo è di 330 metri).
La salita a piedi da Roncaglia alla Corte di Roncaglia, dunque, richiede complessivamente circa 3 ore e 40 minuti di cammino, per un dislivello in salita di 1110 metri.

 

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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