Il maggengo panoramico a monte di Cino
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Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Cino-Prati Nestrelli |
2 h |
670 |
E |
SINTESI. Dal centro di Cino saliamo appena a monte del paese e parcheggiando presso il centro sportivo (m. 580 circa). Ci incamminiamo e prendiamo subito a sinistra ad un bivio, salendo per una ripida stradella con fondo in cemento. Superata una fontana ed un casello dell'acqua, vediamo sul lato destro della stradella la partenza di un sentiero segnalato (segnavia rosso-bianco-rossi), che sale gradualmente nel bosco, poi volge a sinistra e prosegue salendo con svolte regolari fra i castagni, dovenyando marcata mulattiera. Superata la cappelletta di quota 827, saliamo ancora, descriviamo un traversa a destra, superiamo una valletta ed in fine intercettiamo la carozzabile Cino-Nestrelli (che può essere utilizzata da chi sale in mountain-bike: in questo caso al bivio presso il campo sportivo si va a destra). Seguiamo per un tratto la pista, poi vediamo sul suo lato un sentiero che sale per via più diretta e raggiunge il limite inferiore dei Prati Nestrelli. |
Apri qui una fotomappa della zona dei prati Nestrelli
Dei due terrazzi panoramici di media montagna posti a monte di Cino,
i Prati dell’O ed i Prati Nestrelli, il secondo è quello
più orientale, e si apre ad una quota compresa, approssimativamente,
fra i 1140 ed i 1180 metri, sulla verticale meridionale della cima del
monte Brusada. È raggiunto da una pista carrozzabile che parte
da Cino (chiusa al traffico dei veicoli non autorizzati), ma anche da
un’antica e bella mulattiera che, salendo sempre da Cino, attraversa
una lunga fascia di boschi, che conservano, intatto, il fascino antico
legato ai segni, ancora visibili, della presenza operosa dell’uomo
e di molteplici forme di vita animale.
L’escursione che sfrutta questa mulattiera inizia, dunque, dalla
parte alta di Cino. Lasciamo l’automobile al parcheggio che si
trova a monte della piazza centrale (m. 500 circa), ed iniziamo a salire
lungo la strada che procede verso nord, raggiungendo, in breve, la spianata
sulla quale
è in costruzione un campo di calcio a 7. Subito dopo la spianata,
troviamo un bivio: dalla strada, che prosegue verso destra, si stacca,
a sinistra (la posta carozzabile er i Prati Nestrelli, transitabile previo acquisto di pass), un tratturo in cemento.
Il tratturo, dopo un buon tratto di salita, termina nel cuore della
Val Maronera, lasciando il posto alla mulattiera che sale ai Prati dell’O.
Noi lo seguiamo, però, solo nella sua prima parte, attraversando
una splendida pineta. Pini alti e diritti fanno a gara nello slancio
verso la luce che, in alto, oltre le ultime fronde, disegna i suoi multiformi
ricami. Il tratturo assume, quasi repentinamente, un andamento decisamente
più ripido, e, pochi metri oltre, troviamo, sulla destra, una
fontana in sasso ed un casello dell’acqua. Subito dopo, si stacca
dal tratturo una larga mulattiera, sulla destra, ad una quota approssimativa
di 650 metri (segnavia rosso-bianco-rosso su un masso a lato del punto di partenza della mulattiera; altri segnavia si trovano lungo la salita).
Apri qui una panoramica dalla mulattiera Cino-Prati Nestrelli
Cominciamo, dunque, la salita, in un bosco di castagni. Attraversato
un modesto rigagnolo, incontriamo alcune piante tagliate, che ostruiscono
il sentiero e vanno aggirate a monte o a valle. A quota 670 intercettiamo
un largo sentiero che sale da destra, e proseguiamo nella salita seguendolo,
verso sinistra, fino ad una serie di tornanti, che ci portano ad una
modesta radura, a quota 827 metri, dove è posta una cappelletta restaurata, nel 2005, dal gruppo di Alpini di Cino e Mantello. Purtroppo
il dipinto al suo interno è quasi interamente cancellato; a parziale
consolazione, possiamo gettare, sulla bassa Valtellina, un buon colpo
d’occhio, che va, sul versante orobico, dalla valle del Bitto
di Albaredo alla Val Lesina e, sul fondovalle, da Morbegno a Rodolo.
Rientriamo subito nel bosco di castagni, proseguendo nella salita verso
destra, fino ad incontrare di nuovo una serie di tornanti. A quota 950
la mulattiera riprende l’andamento verso destra, supera una sorta
di gradino nella roccia ed una vallecola (la parte alta della val Chignolo), passando, poi, a destra di
un roccione.
A quota 1030 incontriamo di nuovo la pista carrozzabile che da Cino
sale ai prati Nestrelli (l’abbiamo lasciata al bivio appena sopra
il paese), qualche decina di metri a monte della palestra attrezzata
di roccia di quota 1000: la possiamo raggiungere allungando di qualche
minuto l’escursione e scendendo verso destra. Si tratta di un
impressionante affioramento roccioso posto a monte (sinistra per chi
scende) della strada, sul quale sono disegnate alcune vie di arrampicata,
dai nomi, come sempre accade in questi casi, piuttosto fantasiosi (We
like, Non è tutto luce quello che galleggia, Via senza patente,
Via senza punti, Via delle palme, Lumachina, Galletto svizzero). Un
targhetta ci informa che si tratta del “Sasso dei Nestrelli”,
ma la quota indicata (1061 metri) è errata per eccesso.
I prati Nestrelli
Torniamo, quindi, sui nostri passi, fino al punto in cui la mulattiera
raggiunge la pista: non è facile individuare visivamente il punto
in cui essa riprende a salire nel bosco, sul suo lato opposto. Si trova
pochi metri più a destra (cioè verso il Sasso di Nestrelli),
e lo troviamo salendo, oltre il ciglio della pista, sul versante di
terra smossa. Poi, entrati nel bosco, ritroviamo la traccia, un po’
sporca ma sempre ben visibile, che, dopo
un breve traverso a destra, conduce al limite inferiore dei Prati Nestrelli.
Se abbiamo difficoltà a trovarla, possiamo, in alternativa, seguire
la pista, che si conclude intercettando, a nord-ovest dei Prati Nestrelli,
la lunga pista tagliafuoco occidentale della Costiera dei Cech che dall’alpe
Piazza raggiunge i prati di Bioggio (termine connesso con la voce dialettale “bedoia”, betulla, oppure con “Biogio”, soprannome personale). Prima del punto di confluenza,
sulla destra, troviamo un sentierino che raggiunge la parte bassa occidentale
dei prati.
Lo raggiungiamo dopo un’ora e tre quarti, circa, di cammino (670 circa sono i
metri del dislivello superato).
I prati Nestrelli
Ormai dell’antica vita di questo maggengo resta solo un’esile eco, legata più alla suggestione che alla realtà. Ma, ancora fino a circa mezzo secolo fa, vi salivano, a maggio, gli armenti, prima di raggiungere i più alti alpeggi della Bassetta, dai quali tornavano a settembre. Ora vi si trova qualcuno, nelle baite ristrutturate di serizzo, solo nei finesettimana della bella stagione.
I prati Nestrelli
Nei giorni del cuore dell’estate fino al 2008 avremmo potuto incontrarvi il prof. Pietro Pedeferri, del Politecnico di Milano, scienziato ed artista, che con garbo ed eleganza d’altri tempi ci avrebbe raccontato, animato da un’uguale sobria passione, di questi luoghi e del loro fascino, di Volta e di come, forse, proprio l’illustre scienziato comasco introdusse in bassa Valtellina, nell’ultimo quarto del Settecento, la coltura, così importante nell’alimentazione contadina, della patata, dei Veneziani di cui fecero strage, nel 1432, i soldati dei Visconti di Milano, presso Delebio e della Fossa dei Veneziani che dal maggengo si distingue bene, dei tramonti che accendono il cielo sopra l’alto Lario e delle loro incredibili sfumatura cromatiche, delle altrettanto suggestive magie cromatiche del titanio e della sua ossidazione anodica, delle tragedie greche che segnarono gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale anche in questo lembo apparentemente così lontano dalla storia e di come venne pagata con la vita la scelta della guerra partigiana: di questo, e di molte altre cose.
I prati Nestrelli
Lo sguardo domina, infatti, buona parte della bassa Valtellina ed un bello scorcio dell’alto Lario. La Val Lesina, in particolare, la più selvaggia ed intatta del versante orobico, mostra quasi interamente il suo disegno, che culmina, sul lato di sud-ovest (a destra), nell’inconfondibile corno del monte Legnone, un punto fermo che chiude la teoria delle cime delle Orobie occidentali.
I prati Nestrelli
Quasi al centro dei prati, si distingue un masso un po’ più
grande degli altri: è il “càmer” dei Nestrelli.
Questo termine ha diversi significati: designa un luogo riparato nella
roccia, un ricovero (da qui toponimi come “Cameraccio” e
“Camerozzo”, ben famigliari a chi percorre il Sentiero Roma,
in Val Masino, non lontano dai luoghi che stiamo visitando), ma anche
il masso più grande all’interno di una certa zona. Masso
che riveste un particolare significato, come segno di un’identità,
di un centro generatore, di una storia antica quanto arcana. Nella parte
bassa dei prati si distingue, poi, un modesto avvallamento, che sembra,
quasi, una crepa nel manto dei pascoli: è quanto resta di una
struttura militare destinata, durante la prima guerra mondiale, ad ospitare
pezzi d’artiglieria. Anche il versante retico, come, in misura
maggiore, quello orobico, ospitò, infatti, una rete di fortificazioni
militari voluta dal generale Cadorna per arginare un’eventuale
invasione della Valtellina da parte degli austo-ungarici, conseguente
allo sfondamento del fronte dello Stelvio o alla violazione della neutralità
svizzera con il passaggio per la Valle di Poschiavo.
Ma torniamo alla magia dei prati. Fino al 2004 questi godevano, rispetto
agli altri maggenghi della costiera dei Cech, del privilegio di poter
disporre di un’ottima acqua. Da allora, però, la sorgente
si è inaridita; di recente è comunque tornata, e sgorgia gioiosa da una fontana.
I prati Nestrelli
ANELLO CINO-PRATI NESTRELLI-PRATI DELL'O-CINO
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Cino-Prati Nestrelli-Prati dell'O-Cino |
3 h |
690 |
E |
SINTESI. Dal centro di Cino saliamo appena a monte del paese e parcheggiando presso il campo sportivo (m. 580 circa). Ci incamminiamo e prendiamo subito a sinistra ad un bivio, salendo per una ripida stradella con fondo in cemento. Superata una fontana ed un casello dell'acqua, vediamo sul lato destro della stradella la partenza di un sentiero segnalato (segnavia rosso-bianco-rossi), che sale gradualmente nel bosco, poi volge a sinistra e prosegue salendo con svolte regolari fra i castagni, dovenyando marcata mulattiera. Superata la cappelletta di quota 827, saliamo ancora, descriviamo un traversa a destra, superiamo una valletta ed in fine intercettiamo la carozzabile Cino-Nestrelli (che può essere utilizzata da chi sale in mountain-bike: in questo caso al bivio presso il campo sportivo si va a destra). Seguiamo per un tratto la pista, poi vediamo sul suo lato un sentiero che sale per via più diretta e raggiunge il limite inferiore dei Prati Nestrelli. Saliamo poi alla pista tagliafuoco e la seguiamo verso sinistra (ovest), nella traversata che ci conduce al limite basso dei Prati dell'O. Raggiunto tale limite, scendiamo anora per un tratto, lasciamo le baite dei prati alle nostre spalle e prestiamo attenzione ad un gruppo isolato di baite che vediamo a monte, alla nostra destra. A sinistra della pista notiamo la partenza di una mulattiera (non è molto evidente, ma una volta trovata non si perde più), che scende verso sinistra e procede diritta per un buon tratto, per poi inanellare una serie di tornanti, passando per una cappelletta a quota 920 metri. Attraversata verso sinistra una valletta, scendiamo infine ad intercettare, ad un casello dell'acqua, la parte terminale della stradella in cemento che sale dal campo sportivo di Cino. La seguiamo in discesa fino all'automobile. |
Prati dell'O
Se vogliamo tornare dai Prati Nestrelli a Cino per una diversa via, possiamo chiudere un bell'anello che passa per il maggengo dei Prati dell'O e sfrutta la mulattiera che da qui ridiscende a Cino. Per traversare ai Prati dell'O sfruttiamo la pista tagliafuoco, che passa sul limite alto dei Prati Nestrelli: seguendola verso sinistra (ovest), dopo qualche saliscendi raggiungiamo il limte inferiore dei Prati dell'O, terrazzo dal quale si gode di un analogo e splendido panorana sulla Val Lesina e l'alto Lario.
Cappelletta sulla mulattiera Cino-Prati dell'O
Ora scendiamo per un tratto sempre seguendo la pista, lasciamo le baite dei prati alle nostre spalle e prestiamo attenzione ad un gruppo isolato di baite che vediamo a monte, alla nostra destra. A sinistra della pista notiamo la partenza di una mulattiera (non è molto evidente, ma una volta trovata non si perde più), detta del Neguerii, che scende verso sinistra e procede diritta per un buon tratto, per poi inanellare una serie di tornanti. La mulattiera scende con direzione prevalete a sinistra, passando per una cappelletta gemella rispetto a quella trovata sulla mulattiera Cino-Nestrelli, ad una quota di 920 metri, restaurata, nel 2002, dal gruppo degli alpini di Cino e Mantello. Era, questo, un luogo di sosta, di “posa”, nel quale i viandanti, che portavano al maggengo o agli alpeggi superiori il carico di vettovaglie, riposavano, volgendo il cuore al cielo e gli occhi al bello scorcio sulla bassa Valtellina che da qui si può ammirare, dalla bassa Val Tartano agli sbocchi delle valli del Bitto, da Talamona a Cosio Valtellino. Nella cappelletta è ancora visibile il dipinto di una Madonna con Bambino circondata da due santi.
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A quota 840 varchiamo, da destra a sinistra, il corso d’acqua della valle Vinzeno: poco sottolo, possiamo scorgere, dal cuore ombroso della valle, il campanile di Cino. Dopo un'ultima serie di tornanti, termina ad uno slargo in asfalto, nel cuore della Val Maronara, a quota 740 metri circa. Qui troviamo anche un casello per la presa dell'acqua ed una fontanella. Dobbiamo ora scendere seguendo una ripidissima pista con fondo in cemento, che ci riporta al punto nel quale abbiamo imboccato la mulattiera per i Nestrelli. Proseguendo nella discesa, ci riportiamo al parcheggio dove abbiamo lasciasto l'automobile, dopo circa 3 ore di cammino (il dislivello approssimativo in altezza è di 690 metri).
La Cascina Maria ai Prati Nestrelli
PRATI NESTRELLI-MONTE BASSETTA-PRATI DELL'O-PRATI NESTRELLI
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Prati Nestrelli-Monte Bassetta |
1 h e 45 min. |
550 |
E |
Prati Nestrelli-Monte Bassetta-Prati dell'O-Prati Nestrelli |
3h |
650 |
E |
SINTESI. Acquistato il pass giornaliero di transito al bar nel centro di Cino, portiamoci con l'automobile alla parte alta del paese, passiamo a destra del centro sportivo ed al bivio nei suoi presi prendiamo a destra, salendo con diversi tornanti sulla carrozzabile che porta ai Prati Nestrelli e che termina confluendo nella pista tagliafuoco della Costiera dei Cech occidentale. Parcheggiamo qui, a circa 1250 merri di quota, e procediamo sulla pista verso est, passando a monte delle baite dei Nestrelli e trovando subito, alla nostra sinistra, il sentiero segnalato per l'alpe Bassetta. Lasciamo la pista e saliamo seguendo il sentiero (segnalazione n. 201
in vernice blu, scritta "Bassetta" in rosso, segnavia rosso-bianco-rosso), riprende, con traccia molto marcata, a salire, in direzione
nord-ovest, in una macchia, fino ad una porta nella roccia, oltre la
quale usciamo dalla boscaglia e proseguiamo nella salita circondati
dalla bassa vegetazione. Dopo circa venti minuti di cammino, raggiungiamo un incrocio di sentieri,
a quota 1260 circa: il nostro sentiero, infatti, ne taglia uno che corre,
con andamento pianeggiante, da est ad ovest. Ignoriamo questo secondo sentiero e proseguiamo su
quello che sale, verso sinistra, proponendo poi una serie di tornanti
ed un nuovo lungo traverso verso sinistra (nord-ovest), che passa a
valle di un caratteristico e grande spuntone di roccia, fino a raggiungere
il baitone dell’alpe Bassetta (m. 1700). Seguiamo ora il cartello che indica i Prati dell'O, imboccando un sentiero che scende verso destra (spalle al baitone, direzione sud-ovest), allontanandosi gradualmente dal crinale e portando ai ruderi di baite della localià Prima Baita (m. 1635). Scendiamo poi dai ruderi alla parte bassa dei prati sottostanti, restando sulla loro verticale: dopo poche decine di metri vedremo la partenza di un marcato sentiero che scende nel primo tratto verso sinistra, poi volge a destra e prosegue la discesa all'aperto o in una rada selva con diversi tornanti, confluendo infine in un sentiero quasi pianeggiante, che seguiamo verso sinistra (est). Superata una fontana, siamo così al limite alto occidentale dei Prati dell'O. Di qui scendiamo alla pista tagliafuoco sul limite basso e seguendola verso sinistra (est) torniamo ai Prati Nestrelli. |
Panorama dai Prati Nestrelli
Se vogliamo partire dai Prati Nestrelli per un'interessantissima escursione possiamo scegliere fra due direttrici principali, quella che porta al monte Bassetta e quella che raggiunge i prati della Brusada. Il primo tratto di salita è comune, ed inizia a monte delle baite più alte dei prati, sulla destra (fra queste, una simpatica “Cascina Maria”), dove troviamo un sentiero che, dopo pochi metri, intercetta la già citata pista tagliafuoco. Sul lato opposto della pista, un po' a sinistra rispetto al punto della pista al quale siamo saliti, il sentiero, in una sorta di porta nella roccia (segnalazione n. 201 in vernice blu, scritta "Bassetta" in rosso, segnavia rosso-bianco-rosso), riprende, con traccia molto marcata, a salire, in direzione nord-ovest, in una macchia, fino ad una porta nella roccia, oltre la quale usciamo dalla boscaglia e proseguiamo nella salita circondati dalla bassa vegetazione.
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Dopo circa venti minuti di cammino, raggiungiamo un incrocio di sentieri, a quota 1260 circa: il nostro sentiero, infatti, ne taglia uno che corre, con andamento pianeggiante, da est ad ovest. Qui le due direttrici di salita si separano. Se vogliamo salire all’alpe ed al monte Bassetta dobbiamo, infatti, ignorare questo secondo sentiero e proseguire su quello che sale, verso sinistra, proponendo poi una serie di tornanti ed un nuovo lungo traverso verso sinistra (nord-ovest), che passa a valle di un caratteristico e grande spuntone di roccia, fino a raggiungere il baitone dell’alpe Bassetta (m. 1700). Attenzione, però: la traccia non è sempre evidente, non è segnalata e, soprattutto sulla traiettoria di massi che talvolta vengono messi in movimento più in alto da capre o mucche al pascolo. Dal baitone dell'alpe Bassetta, infine, con breve salita siamo ai 1747 metri della cima del monte Bassetta, splendido terrazzo panoramico su Val Chiavenna e Val dei Ratti.
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Una notazione conclusiva su questo sentiero: ora attraversa un versante montuoso desolato e brullo, ma più di mezzo secolo fa lo scenario era completamente diverso. Questa zona era ricoperta di un foltissimo bosco di pini ed abeti, tanto che in diversi tratti neppure la più intensa luce meridiana riuscita a perforare la compatta compagine delle loro fronde. Dicono che quando il più grande di questi, colpito a morte dagli incendi che devastarono il versante nel 1948, 1952 e 1965, venne tagliato, si contarono i suoi anelli, raggiungendo la cifra impressionante di 1100: si trattava di un abete più che millenario! I ragazzi si divertivano a salire in cima a questi alberi imponenti, i cui rami si intrecciavano in modo così fitto da formare una sorta di piattaforma pensile sulla quale ci si poteva muovere agevolmente, da albero ad albero. Sforziamoci con l'immaginazione a ricostruire questo splendido scenario, perso per sempre.
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Se vogliamo tornare ai prati Nestrelli per una diversa via e chiudere un elegante anello, procediamo così. Dal baitone dell'alpe Bassetta, seguendo le indicazioni di un cartello escursionistico, imbocchiamo un sentiero che scende in diagonale verso destra, restando qualche decina di metri sotto il crinale, in direzione della ben visibile pianetta della Prima Baita (m. 1635). Raggiungiamo così i ruderi di baita e scendiamo sulla loro verticale, spostandoci leggermente a sinistra: troveremo così la partenza di un marcato sentiero che nel primo tratto scende verso sinistra, poi propone una serie di tornanti, attraversando una fascia devastata dagli incendi del secolo scorso.
Sentiero Alpe Bassetta-Prati dell'O
Più in basso incontriamo i primi e radi pini silvestri sopravvissuti all'ecatombe. Dopo un ultimo tornante sx, procediamo quasi in piano ed intercettiamo un sentiero che provine dalla nostra destra. Siamo ormai al limite alto dei Prati dell'O, che raggiungiamo dopo una fontana. Portiamoci ora alle baite e, seguendo un sentierino, scendiamo al limite inferiore dei prati, dove troviamo la pista tagliafuoco. Percorrendola verso sinistra (est), dopo qualche saliscendi siamo ad un bivio: il ramo di sinistra prosegue passando a monte dei Prati Nestrelli, quello di destra passa invece a valle degli stessi. Seguendo quest'ultimo, troviamo prima sulla sinistra un sentierino che ci permette di risalire ai Prati Nestrelli, e più avanti, sulla destra (cartello con la scritta "Cino") la partenza della mulattiera che abbiamo utilizzato per salire da Cino ai Prati Nestrelli.
PRATI NESTRELLI-PRATI DELLA BRUSADA
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Prati Nestrelli-Prati Brusada |
1 h e 30 min. |
400 |
E |
SINTESI. Dal centro di Cino, acquistato il pass giornaliero presso il bar, saliamo in automobile alla parte alta, seguendo una carozzabile che passa a destra del centro sportivo e raggiunge subito un bivio, al quale prendiamo a destra, salendo con diversi tornanti fino ai prati Nestrelli. La pista confluisce con la pista tagliafuoco della Costiera dei Cech occidentale. Parcheggiamo qui, ad una quota di circa 1300 metri e ci incamminiamo sulla pista tagliafuoco verso est, passando a monte dei Prati Nestrelli. Ignoriamo sul suo lato sinistro il sentiero segnalato che sale all'alpe Bassetta, attraversiamo la valle Scemola
(che confluisce, più in basso, nella valle di Siro) e proseguiamo
fino ad uno slargo caratterizzato da grandi blocchi di pietra che sostengono la pista sul versante a monte.
Qui vediamo la partenza di un evidente sentiero, non segnalato, che per breve tratto sale diritto, poi piega a destra e prosegue quasi pianeggiante. Pià avanti scarta bruscamente a sinistra e sale ai ruderi di Cuper (o Coper) Volt (m. 1311). La salita prosegue decisa con rapidi tornantini, poi il sentiero volge a destra ed assume un andamento est-nord-est, attraversando alcune vallette e restando nel bosco. Attraversato un marcato vallone, si afafccia al limite basso occidentale dei prati della Brusada, volge a sinistra e ne segue il bordo fino alle baite della prte alta (cappelletta, m. 1584). |
Se, invece, la nostra meta sono i prati della Brusada, dobbiamo imboccare al bivio sopra citato il sentiero intercettato verso destra, fino a raggiungere, dopo un tratto in leggera salita, uno stupendo pianoro che ha tutta l’aria di essere un luogo magico, dove folletti ed altre creature fiabesche che non vogliono più da troppo tempo mostrarsi agli uomini si danno convegno nelle chiare notti d’estate. Ignorato un sentiero secondario che sale, ripido, sulla nostra sinistra, proseguiamo, oltre il pianoro, sul sentiero principale, che, comincia a salire in un bel bosco, fino ad intercettare il sentiero che, dalla pista tagliafuoco, sale ai prati Brusada passando per le baite (nascoste ormai nel bosco) di Coper Volt (Cuper di Sopra). Calcoliamo, dai prati Nestrelli all’alpe Bassetta, un’ora ed un quarto circa di cammino (il dislivello è di 470 metri circa), e dai prati alla Brusada un tempo di poco inferiore (il dislivello, infatti, scende a circa 400 metri).
Sentiero Nestrelli-Brusada
Ecco, infine, come salire dai Prati Nestrelli all'alpe Brusada seguendo
il sentiero principale. Per trovarne la partenza, dobbiamo portarci
sul limite alto di destra (nord-est) dei prati Nestrelli. Ci portiamo alla pista tagliafuoco, come descritto per la salita al monte Bassetta, ma ora procediamo verso destra, attraversando la valle Scemola
(che confluisce, più in basso, nella valle di Siro) e proseguendo
fino ad uno slargo caratterizzato da grandi blocchi di pietra che sostengono la pista sul versante a monte. Qui vediamo la partenza di un evidente sentiero, che per breve tratto sale diritto nel bosco, poi piega a destra e procede quasi in piano, fino ad una brusca svolta a sinistra (attenzione a non proseguire diritti). Poco oltre, troviamo un cartello giallo, che segnala
le baite (ben nascoste dal bosco che se le è letteralmente mangiate)
di Coper Volt (Cuper di sopra, sulle carte
IGM, a 1311 metri). Il cartello è posto in prossimità
del rudere della più visibile delle baite, e riporta un gustoso
aneddoto che la riguarda: "Si narra che in questo luogo la Ca'
d'Ambrusin era l'unica intonacata a calce, perché il Bernardino,
dopo aver dato caparra ad uno di Rogolo per l'acquisto di un becco -
cioè di un caprone -, avesse intonacato la baita affinché
il venditore potesse distinguere il posto dove l'animale sarebbe stato
portato". Due pensieri: l'epoca della proliferazione dei mezzi
di comunicazione era ancora di là da venire, mentre non era ancora
tramontata quella in cui un caprone contava pure qualcosa! Questi pensieri
ci accompagnano nella successiva salita, che tiene, per un tratto, il
filo di un bel dosso (direzione nord), nella cornice di un chiaroscurale
bosco di pini. Poco sopra, ci intercetta, da sinistra, il sentiero sopra
citato, che proviene dall'incrocio a monte dei Prati Nestrelli.
Proseguendo nella salita,
pieghiamo, descrivendo un arco, verso est-nord-est, attraversiamo un vallone raggiungendo, infine,
il limite sud-occidentale dei prati della Brusada, dopo circa un'ora e mezza di cammino.
Prati Brusada
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
APPENDICE: RICORDO DI PIETRO PEDEFERRI
Prati Nestrelli
Giovedì 4 dicembre 2008 è morto Pietro Pedeferri. A Milano. Ma non era lì. Spiritualmente, come amava ripetere, era ai suoi amati prati Nestrelli, nella baita dei nonni. Era nato a Delebio nel 1938 e si era affermato come scienziato di fama internazionale, occupando, dal 1983, la cattedra di "Corrosione e protezione dei materiali" al Politecnico di cui fu per anni consigliere di amministrazione, direttore di Dipartimento e membro del Senato Accademico. Uno scienziato con una straordinaria sensibilità di artista e di esploratore delle potenzialità cromatiche legate alla colorazione elettrochimica del titanio. L'articolo qui di seguito riportato è uno dei tanti omaggi che egli rese ad un luogo cui confessò sempre l'appartenenza.
Prati Nestrelli
Nestrelli: poche baite a 1200 metri di quota sulle Alpi Retiche dove la patata è arrivata forse per merito di Alessandro Volta
"Per rivedere in pace la traduzione degli scritti voltiani, sono venuto nella baita dei miei nonni a Nestrelli, un maggengo a 1200 metri di altezza sulle Alpi Retiche. Qui fino al 1950 pascolava il bestiame nel mese di maggio prima di salire agli alpeggi e in quello di settembre quando tornava a valle.
Le vecchie baite di granito sono state riadattate, ma qua e là appaiono le date di costruzione o le iniziali del primo proprietario. Su quella del mio nonno si leggeva fino a qualche anno fa: 1909. Era appena tornato dalla California dove era emigrato dieci anni prima e aveva deciso di costruire la baita e di sposarsi.
Mia nonna raccontava che il loro viaggio di nozze fu appunto a Nestrelli con un carico di calce sulle spalle. L’anno dopo nacque mia madre e mio nonno ripartì per San Francisco dove sarebbe rimasto ancora dieci anni. Su un’altra baita c’è inciso: 1792. Il pensiero corre alla rivoluzione francese ma anche all’inventore della pila che proprio quell’anno iniziò gli studi che l’avrebbero prima coinvolto nell’aspra contesa con Galvani e poi portato alla grande scoperta.
Su un’altra baita si legge: “Il levare mi fa male. Più si comoda più si gode.” E sopra la data: 15 luglio 1785. Conoscendo la vita di quei tempi pieni di miseria e di emigrazione, non credo che ci fosse molto da “comodare”. Si poteva al più sperare di farlo, cominciando magari a scriverlo sui muri.
Prati Nestrelli
A proposito di miseria Volta, oltre che con le sue invenzioni, contribuì a migliorare il tenore di vita di queste zone anche in altro modo. Infatti nel 1777 al rientro del suo viaggio di istruzione in Svizzera e in Alsazia introdusse nel vicino comasco, e quindi verosimilmente anche in bassa Valtellina, la patata che diventerà insieme al grano, ai prodotti del latte, al vino ed alle castagne, uno degli alimenti importanti della popolazione locale.
Ma torniamo ai Nestrelli. Negli ultimi anni, l’arrivo della strada, dei telefonini, dei pannelli solari e della televisione, gli ha tolto l’isolamento dal mondo civile e, assieme, il fascino di arrivarci dopo una camminata di quasi due ore per godere di una vista stupenda.
Di fronte, il verde scuro delle Orobie e la massa imponente del Legnone, illeggiadriti dal verde chiaro dei maggenghi e degli alpeggi. A sinistra, Morbegno, le valli di Tartano e di Gerola e la via Priula che sale verso il passo di San Marco. Sotto, la parte bassa della Valtellina con le prime anse dell’Adda. Più a sud, quella settentrionale del lago di Como. Con l’aiuto di un binocolo si distinguono chiaramente i palazzi, le chiese, gli orti e i boschi che si susseguono sulla sponda soleggiata e si possono contare le barche dei velisti che prediligono questa zona che è la più ventosa dell’intero Lario.
Prati Nestrelli
La sera è un momento magico. Volgendo lo sguardo ad occidente, al di là del gran solco della valle e della testata del lago, si segue il sole che cala dietro le cime scure delle Lepontine, dando inizio allo spettacolo del tramonto ogni volta diverso. Per descriverlo occorrono le immagini di Cesare Angelini. Nuvole color miele, color malva, color cenere riflettono nell’ultimo tratto dell’Adda tinte quasimetalliche. Nello stesso momento, dalla parte opposta, lungo le pendici delle Orobie sale la sera violetta, mentre sopra, la montagna ancora illuminata si insoavisce lisciandosi gelosamente – dietro zone d’ombra – tutte le lucentezze che le concede l’ultimo sole, obliquamente. Poi cala la notte e appaiono vicinissime le stelle.
Apparentemente nel cuore e nella mente di coloro che in tempi grami erano costretti a salire ai Nestrelli con immensi carichi sulle spalle ed a rimanerci isolati per dure settimane di lavoro, più che il fascino di questi luoghi rimaneva il peso della fatica e della miseria. Ma poi, nelle loro lettere di emigranti, il ricordo di questa bellezza riaffiorava sempre.
Prati Nestrelli
Imponente come quello reale è lo spettacolo che si può immaginare chiudendo gli occhi e ripercorrendo come in un film tutti gli eventi di cui Nestrelli è stato testimone. Proprio di fronte, in basso, all’inizio di Delebio, nel 1432 le truppe di Venezia attestate lungo una trincea che attraversava la valle si scontrarono con i mercenari dei Visconti. Questi ultimi, alleati dei Valtellinesi, vinsero ma sul terreno rimasero parecchie migliaia di morti. La trincea da allora fu chiamata la fossa dei Veneziani.
Ad ovest, i resti del forte di Fuentes, costruito all’estremo limite dei possedimenti spagnoli, ricordano le terribili guerre che all’inizio del seicento i più potenti eserciti d’Europa scatenarono in questa zona per il controllo della valle; e il passaggio dei Lanzichenecchi portatori della peste descritta nei Promessi Sposi.
Più a sud, la vista di Dongo riporta alla fine di aprile del 1945, quando terminò l’avventura politica e personale di Mussolini, qui sorpreso assieme alla compagna e ad alcuni gerarchi fascisti in una colonna tedesca che tentava di raggiungere la Svizzera.
E guardando davanti al paese, quando il lago è increspato, par di scorgere il tesoro scomparso. A fianco di Dongo si intravede Gravedona dove nell’estate del 1761 il futuro inventore della pila venne a villeggiare nella casa degli zii materni. E qui, racconta Polvani, sopraffatto dalla bellezza del suo Lario e dei monti circostanti, protestò la sua vocazione per gli studi di filosofia naturale e decise di non seguire la carriera ecclesiastica verso cui, quasi fatalmente, l’ambiente circostante lo spingeva."
pidieffe [Pietro Pedeferri, sulla rivista “Pianeta inossidabili”, 2006]
Pietro Pedeferri nell'agosto del 2007
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