In territorio del comune di Forcola si può effettuare un'ascensione facile e molto panoramica, quella alla cima della Zocca (o cima di Dàssola), nella quale culmina l’ampio versante orobico che si pone a monte della Sirta e di Selvetta. Si tratta di una cima non molto alta (2166 metri), ma la sua posizione estremamente panoramica ne fa un’ottima meta per un’escursione alla portata di tutti, che, in una giornata limpida, regala scenari difficilmente dimenticabili.
 
Per effettuarla imbocchiamo la strada che sale in Val di Tartano, staccandoci dalla ss. 38, sulla destra (se veniamo da Milano) subito dopo il viadotto sul Tartano ed appena prima di quello sull’Adda. Imbocchiamo così la pedemontana orobica, che però lasciamo ben presto, staccandocene sulla destra, per salire lungo l’aspro fianco occidentale del Crap del Mezzodì, sfruttando la strada tracciata alla fine degli anni ’50 del secolo scorso. Dopo 12 tornanti, siamo a Campo Tartano;
poco oltre il cimitero, troviamo, sulla sinistra, la deviazione per il vicino nucleo di Somvalle, in territorio del comune di Forcola.
Lasciata l’automobile nella frazione di Somvalle (m. 1082), a circa 11 km e mezzo dalla ss. 38, cerchiamo, alle spalle della graziosa piazzetta del borgo (dove una fresca fontana ci può aiutare a rifornirci di un’adeguata scorta d’acqua),
il sentiero che sale all’alpe di Àssola.
La prima parte del sentiero si lascia alle spalle i prati che sovrastano le case, supera un casello dell’acqua e prosegue diritta per un buon tratto, disegnando una lunga diagonale verso sud est e raggiungendo il crinale di un largo dosso.
La salita è piuttosto faticosa, e qualche pausa permette non solo di riprendere fiato, ma anche di godere di buoni scorci panoramici sul Culmine di Campo, su Campo Tàrtano e sulla bassa Valtellina. Improvvisamente, il sentiero volge quindi ad est, e troviamo una serie di nervosi tornanti, che ci fanno guadagnare rapidamente quota, sempre rimanendo nel bosco.
 
Dopo un ultimo tornante sinistrorso, percorriamo un tratto verso nord-est, che ci porta proprio sullo spigolo del dosso. Uno squarcio nella vegetazione ci regala un suggestivo colpo d’occhio su Campo Tàrtano, che appare sotto di noi.
Poi abbandoniamo la luce per addentrarci nella penombra di una fresca e fitta pineta, ed effettuare un lungo traverso in direzione est, con un percorso semipianeggiante lungo il fianco meridionale della valle d’Assola.
Alla fine usciamo dal bosco per attraversare il corso d’acqua che scorre nel solco della breve valle (per poi precipitare con una suggestiva cascata nell’alta val Fabiòlo), e ci ritroviamo sul limite inferiore dell’alpe omonima, alla quota approssimativa di 1700 metri.
 
Salendo verso le prime baite (e rimanendo nei pressi del limite di sinistra dei prati dell’alpe), possiamo osservare, verso sud est (alla nostra destra), la cima della Zocca, che, con la sua breve ma pronunciata cima rocciosa, domina l’alpe.
Oltrepassata la prima baita, saliamo alla cappelletta
che protegge l’alpe.
Salendo ancora, incontriamo una nuova baita, mentre alle nostre spalle si fa più ampia la visuale sulle montagne della Val Masino e sulla bassa Valtellina.
 
Oltre gli abeti ed i larici dell’alpe, infatti, campeggia la testata della Val Masino (che mostra, da sinistra, i pizzi Badile e Cengalo, i pizzi del Ferro, la cima di Zocca, la cima di Castello, i pizzi Torrone, il monte Sissone ed il monte Disgrazia),
mentre verso ovest lo sguardo raggiunge l’alto Lario. Poco prima del limite superiore dell’alpe un sentiero si inoltra nel bosco.
Seguendolo, saliamo per un tratto verso nord est, svoltando a sinistra e sbucando, dopo un breve tratto, presso la baita più alta, presso il crinale (m. 1930).
Lasciati alle spalle la baita e l’albero rinsecchito che la veglia, risaliamo gli ultimi prati, raggiungendo un sentiero che segue il crinale che separa la valle dal versante della Valtellina sopra Selvetta, Alfaedo e Rodolo, mentre appare, improvviso, il panorama della media Valtellina, fino al gruppo dell’Adamello.
Il sentiero conduce ad un dosso,
 
che risaliamo in direzione di un primo grande ometto, fino a raggiungere una piccola conca. Se si dovesse perdere la traccia di sentiero, si può prendere come punto di riferimento
un secondo grande ometto. La conca è collocata alle spalle della cima: da essa saliamo facilmente al crinale, superando alcune facili roccette,
e ci troviamo a pochi passi dalla cima erbosa (m. 2166), che rimane alla nostra destra, ed è sormontata da una croce di legno.
Siamo in cammino da circa 3 ore ed abbiamo superato approssimativamente 1080 metri in altezza.

Un itinerario alternativo ed un po’ più lungo per salire alla cima è il seguente. Raggiunta l’alpe d’Assola, invece di risalirla, portiamoci con una diagonale verso destra alla casera di quota 1730, dalla quale parte un sentiero verso destra, che attraversa il rio d’Assola ed inizia un lungo traverso che taglia il fianco nord-orientale della cima della Zocca. Raggiunto, a quota 1836, il filo del dosso che scende verso ovest dalla cima, proseguiamo nel traverso che sale, ignorando le deviazioni in discesa.
La traccia si fa più debole, ed attraversa il tormentato, ripido e selvaggio versante settentrionale della val Vicima (attenzione a non perderla e ad evitare problematici fuori-sentiero). Alla fine, attraversata l’alta valle della Zocca, laterale della val Vicima, raggiungiamo le baite dell’alpe omonima, posta in una bella conca (da cui il nome: zocca significa, infatti, cavità circolare) a sud della cima, che, guardando in alto, resta alla nostra sinistra. All’attacco di un evidente canalone erboso troviamo, poi, una traccia di sentiero che sale, zigzagando, verso est, per poi piegare a destra, in direzione del crinale e della cima. La traccia si fa più incerta, ma se la perdiamo possiamo procedere a vista, avvicinandoci gradualmente al crinale e raggiungendolo in prossimità della piccola sella che precede la cima, per poi raggiungere facilmente quest’ultima. Questa variante richiede circa 45 minuti di cammino in più ed una notevole esperienza escursionistica.
Variante nella variante: all’alpe della Zocca possiamo anche giungere, per via più facile, tagliando fuori l’alpe d’Assola e salendo dalla val Vicima. In questo caso dobbiamo lasciare l’automobile un po’ oltre Somvalle. Mezzo chilometro circa oltre Campo, in direzione di Tartano, troviamo una piazzola a lato della strada, sulla destra, con un tavolo per la sosta. Pochi metri oltre parte, sulla sinistra, il sentiero per la val Vicima.
Dal primo tratto del sentiero si domina la bassa val di Tartano, con Campo Tartano. Sul versante opposto della val di Tartano si vedono le case di Postareccio. Salendo per questa bella mulattiera e gettando un ultimo sguardo a Campo Tartano si giunge al crinale di un dosso, dove una piccola radura permette una piacevole sosta. Dal dosso lo sguardo raggiunge, sul fondo della val Lunga, il passo di Tartano. Il sentiero si inoltra, quindi, sul fianco settentrionale della valle e raggiunge una cappelletta che sembra posta a guardia del pauroso dirupo che si apre, alla nostra destra, sul fondovalle. Il sentiero, infatti, è largo e comodo, ma esposto su questo dirupo. In questo tratto il sentiero è quasi pianeggiante e da qui scorgiamo anche l’audace ponte di Vicima, che, sulla strada che porta a Tartano, supera la selvaggia forra della bassa val Vicima.
Riprendiamo la salita: ben presto si raggiungono le baite di Vicima (m 1505), a monte dei ripidi prati che la sapienza contadina ha saputo sfruttare da tempi immemorabili. Continuiamo, fino ad un secondo gruppo di baite, che raggiungiamo dopo aver superato un piccolo corso d’acqua ed aver attraversato una fascia di bassa vegetazione, dove ignoriamo una deviazione che si stacca dal sentiero sulla nostra destra, scende al torrente della valle e si porta sul suo lato opposto, per raggiungere l’alpeggio del Barghèt.
E’ da queste baite, poste a quota 1619, che parte il sentiero che sale all’alpe della Zocca. Il sentiero, nel primo tratto, sale, con diversi tornanti, nella bella pineta posta a monte delle baite, per poi uscire sul limite inferiore del dosso di prati che costituisce l’ultima propaggine dell’alpe. Risalito il dosso in direzione delle baite, cerchiamo il canalone erboso sopra citato, per procedere in direzione della cima, alla quale giungiamo, per questa terza via, dopo circa 2 ore e 45 minuti di cammino (il dislivello, rispetto alle precedenti vie, è leggermente inferiore, e scende a 1020 metri). Questa via può essere utilizzata anche per la discesa, combinandola con la prima, mentre è sconsigliabile scegliere come via di discesa la seconda.

Dalla cima, il panorama è spettacolare. Al superbo ed ampio spettacolo della testata della Val Masino (dal monte Porcellizzo al monte Disgrazia)
si aggiunge un buon colpo d’occhio su quella della Valmalenco: distinguiamo, infatti, a destra del monte Disgrazia, i pizzi Roseg, Scerscen e Bernina, la Cresta Güzza, i pizzi Argient e Zupò, il piz Palü ed il piz Varuna. Ancora più a destra sono ben visibili il pizzo Scalino, la punta Painale e la vetta di Rhon. Ad est, sul fondo, il gruppo dell’Adamello.
A sinistra del gruppo del Masino si vedono, invece, il monte Spluga o cima del Calvo, la cima del Desenigo e la cima di Malvedello, al vertice della superba Costiera dei Cech.
La cima della Zocca, per la sua posizione avanzata,
è un ottimo osservatorio anche sull’alto Lario e sulla catena orobica, soprattutto nella sua sezione occidentale: distinguiamo, da destra, l’inconfondibile corno del monte Legnone, le cime più alte della testata della val Lésina e le cime del fianco occidentale della val Gerola. Guardando a sud, infine, dominiamo con lo sguardo la bassa Val di Tartano.

 

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