Alle soglie del versante meridionale della Bregaglia italiana
CARTA DEL PERCORSO - GALLERIA DI IMMAGINI
Un'interessante idea per un trekking di impegno medio-elevato ma di sicura soddisfazione e quella dell'anello che da Chiavenna ci porta a Prosto, sale poi ad intercettare la Traversata dei Monti, per poi scendere ad Uschione ed infine di nuovo a Chiavenna.
Per farlo raggiungiamo Chiavenna, portiamoci alla seconda rotonda e qui prendiamo a destra, per il passo del Maloja. Prima di uscire da Chiavenna però prendiamo a destra, imboccando la strada che scavalca con un ponte il fiume Mera e si porta nella zona del Castello Balbiani (m. 333). Qui parcheggiamo e ci incamminiamo sulla strada a senso unico (semaforo). Superata una strettoia, proseguiamo per un centinaio di metri fino al cancello di una fabbica dismessa. Percorriamo la stradina che va a destra e porta al piazzale dei Crotti di Poiatengo. Sul limite opposto dello spiazzo inizia il sentiero B8 che sale con qualche svolta ad un prato e passa accanto ad una stalla. Ad un bivio cominciamo a scendere, passando sotto un roccione strapiombante. La successiva graduale discesa ci porta ai Crotti di Prosto, dove mbocchiamo una stradina che segue la riva del fiume Mera e termina alla bella chiesa della B. V. Assunta di Prosto, fondata nel 1605, una delle più importante espressioni del Barocco in Valchiavenna. Prima di giungere alla chiesa passiamo accanto all'elegante porticato dell'Ospitaletto, edificato a partire dal 1684 per sostituire il precedente sepolto dalla tristemente nota frana di Piuro. Ci portiamo alla piazzetta sul lato opposto della chiesa, dove parte una larga mulattiera scalinata (sentiero B8), che dopo un tornante dx porta ad una grotta con la statua della Madonna, ottimo belvedere su Piuro.
Lasciamo a destra la piazzola con la grotta e proseguiamo sulla mulattiera che sale in una selva, seguendo il solco della Val Cavri e superando il piccolo corso d'acqua della valle su un ponticello in pietra. Siamo nella Riserva Naturale delle Marmitte dei Giganti e passiamo a lato di alcuni roccioni con incavi tondi levigati, contornati da alcuni pini silvestri. Giunti ad un bivio segnalato da cartelli, lasciamo a destra il sentiero B8 e saliamo verso sinistra, incrociando il segnalato sentiero del Circuito delle Cave.
Uschióne (üs-ción o, secondo più antica pronuncia, üs-chión) è uno splendido paesino di mezza montagna (830 m), arroccato su un terrazzo che si apre a sud-est di Chiavenna, a monte del ripido versante montuoso di boschi e roccioni di serpentino e pietra ollare (la varietà di serpentino utilizzata per i lavecc, la cui produzione costituì, per secoli, un elemento importante dell’economia chiavennasca). Si tratta della più importante frazione di Chiavenna, costituita da diversi piccoli nuclei (Pighétti – pighét(a) -, Nesóssi – nèsós(a) e Zarucchi – zarüch -) raccolti intorno alla secentesca chiesetta dedicata all’Ascensione, ed abitata, oggi, solo dalla primavera all’autunno, mentre un tempo costituiva una piccola vivace comunità contadina, già citata in un documento del XIII secolo. Fino al 1872 faceva parte del territorio del comune di Prata Camportaccio; poi passò a Chiavenna.
La popolazione di Uschione agli inizi dell’ottocento era così consistente da giustificare, dal 1813, l’istituzione di una vice-parrocchia, dipendente da Chiavenna, che nel 1886 venne eretta a parrocchia del vescovo Pietro Carsana. Nel 1892 contava 294 abitanti, e ricevette la visita del vescovo Andrea Ferrari (il futuro famoso cardinale): a quella data il suo beneficio parrocchiale era di 16,24 lire. Entro i confini della parrocchia di Uschione non esistevano né chiese né oratori, eccettuata la chiesa parrocchiale della Santissima Ascensione, con la confraternita del Santissimo Sacramento, solo maschile, fondata nel 1826. La più famosa figura di sacerdote che esercitò la sua azione pastorale ad Uschione fu quella dell’alpinista don Giuseppe Buzzetti, il primo, probabilmente, a salire in solitaria la temibilissima parete nord del pizzo di Prata, figura quasi leggendaria ed avvolta di mistero, per la sua morte, nel luglio del 1934, sul crinale che separa la Val Porcellizzo dall’alta Val Codera, mentre tornava proprio ad Uschione per celebrare la messa domenicale. Il suo corpo non venne mai trovato. La storia della parrocchia di Uschione, però, durò meno di un secolo: nel 1986 tornò, in un certo senso, alle origini, e fu accorpata alla parrocchia di San Lorenzo di Chiavenna.
Poco distante dalla chiesa, all’ombra di una selva pianeggiante, il “monümént”, monumento che commemora i caduti di Uschione nelle due guerre mondiali del novecento, con una scultura bronzea dello scultore Costantino Magni (1922): leggiamo, sulle targhe, i nomi dei soldati Severino Zarucchi, Fagetti Alessandro, Fagetti Edoardo, Guidi Antonio, Guidi Giovanni, Pighetti Agostino, Pighetti Giovanni Anselmo, Pighetti Giovanni Pietro, Zarucchi Agostino fu Giovanni, Zarucchi Agostino fu Costante, Zarucchi Pietro e Zarucchi Francesco, del caporale Fagetti Gentile e del sergente Guidi Luigi, morti nella prima guerra mondiale. I caduti della seconda guerra mondiale sono, invece, i soldati Guidi Aldo, Nesossi Corrado, Nesossi Rinaldo e Zarucchi Severino. Poco distante, infine, il piccolo cimitero, chiamato “ségrée”, cioè “sagrato”, perché un tempo era collocato proprio sul sagrato della chiesetta.
Ad Uschione vivevano permanentemente ancora negli anni cinquanta del secolo scorso dalle 200 alle 300 persone, con tanto di scuola elementare (alla quale i bambini, quando scendeva molta neve, venivano portati anche “a gigiola”, cioè sulle spalle, dai genitori, perché non avevano le scarpe da mettere). La gente doveva talora sobbarcarsi anche quotidianamente la fatica di scendere a Chiavenna e risalire, come testimoniato dalla signora Del Grosso, con due bambini piccoli, “uno in gerlo e uno in pancia”. Fatiche d’altri tempi.
La strada ha favorito il ripopolamento nei finesettimana e nel periodo estivo, ed ora le molteplici iniziative nella bella stagione, promosse dal Circul della Gioventù Uschionese (che ha sede nell’edificio della ex-scuola elementare, riadattato a ristoro), ne rendono assai vivace l’atmosfera. Fra queste le molteplici attività di outdoor che si appoggiano anche alla struttura del rifugio Uschione, aperto nel dicembre 2016 nell'edificio dell’ex canonica ristrutturata (cfr. www.rifugiouschione.it). Il rifugio è gestito da Fabrizio De Pedrini (mail: info@rifugiouschione.it; tel.: 349 3621056). L’edificio, sulla cui facciata si vede un dipinto che riproduce un’immagine della Madonna, si trova proprio di fronte alla chiesetta dedicata all’Ascensione. La struttura è aperta da febbraio a maggio tutti i weekend e festivi oppure su prenotazione. Da giugno a fine settembre è aperta tutti i giorni, mentre da ottobre a fine gennaio è aperta tutti i weekend e festivi oppure su prenotazione.
Passando fra le case del paese, volgiamo a destra e raggiungiamo la contrada Zarucchi (zarüch, m. 827), fino al cartello che segnala la partenza della mulattiera che scende a Chiavenna. Nel primo tratto è un sentiero che scende lungo una fascia di prati, poi a quota entra nel bosco e diventa una splendida mulattiera scalinata che scende nel bosco verso sud-ovest. Passiamo così a fianco di un grosso masso aggettante di pietra ollare, chiamato "sàs che góta", cioè "sasso che gocciola". Poi passiamo a quota 670 presso una fontana ed una “càva”, cava di pietra ollare e di amianto. Più in basso giungiamo ad una cappelletta eretta nel 1864 e restaurata nel 2005 (la capèla, m. 550), nella quale è raffigurata una Madonna incoronata con Bambino.
Usciamo poi alla parte alta dei prati del Belvedere (belvédée, m. 450), splendido poggio panoramico dal quale si gode un ottimo colpo d’occhio su Chiavenna e, alle sue spalle, sul ripido versante morenico dove, seminascosta dal bosco, si vede la frazione di Pianazzola, sotto il poderoso bastione roccioso che sostiene la piana di Dalò (che da qui, però, non si vede). Un parapetto in cemento protegge i distratti osservatori da un salto roccioso che si trova appena sotto, ma che da qui non si vede. La mulattiera prosegue risalendo diritta la fascia di prati (scénc’), fino alla baita dei Fagetti, accanto alla quale si trova la "stàla del pédóscìn". Appena prima della baita un sentiero parte verso sinistra, ed un cartello indica Belmonte-Roccolo-Prato Grande (25 min.).
La mulattiera termina all'ingresso del Deserto (désèert), cioè della casa dell’Istituto don Guanella, che sorge su un piccolo pianoro dove sorgeva l’osteria Deserto (di qui il nome), distrutta oltre ottant’anni fa. Scendiamo ora su una stradina che si immette nella via del Tiglio la quale, a sua volta, raggiunge il vuale di Pratogiano. Qui passiamo accantoal Crotto Ombra (cròt ómbra), sul lato sud-orientale del viale, alle cui spalle incombe il "sas di can", uno scuro roccione strapiombante di pietra ollare (cartello che segnala una Pista Ciclabile ed il Sentiero per Uschione):
CARTE DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). |
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