Paese a mezza costa nella Costiera dei Cech
La Costiera dei Cech propone una serie di collocati su panoramici e
climaticamente felici terrazzi di media montagna. Cercìno (sciarscìn)
è il secondo di questi comuni, partendo da ovest, dopo Cino.
Assai favorevole, oltre che panoramica, la sua collocazione, a 487 metri, su un pianoro glaciale, occupato da campi resi fertili dal fenomeno dell'acqua risorgiva e riparato dai venti periodici. Ciò spiega l’origine
assai antica e la storia assai interessante. Non abbiamo notizie che risalgano all'età romana. Il primo
documento in cui viene menzionato, nella forma di “Circiuno”,
risale all’anno 822: in quel periodo il paese apparteneva
ai monaci di S. Ambrogio, a Milano. Successivamente divenne possesso
del Vescovo di Pavia, ed infatti un documento, del 1049, riguarda la
vendita
di 43 appezzamenti del vescovo di Pavia Rainaldo al sacerdote Aldo dei
decumani, “in loco et fundo Cerzuni”, cioè, appunto,
a Cercino. Appare poi come "Cersiuno" in un documento del 1190 e come "Circuino" in un documento di due anni dopo, nel quale si fa menzione anche della frazione di Piussogno ("Plasonio").
Un documento del 1582, in un archivio privato, offre un quadro esaustivo della Cercino di fine secolo XVI: vi si citano le località di Custè, Paludo, Sforzera, Scava, Piano di Bioggio, Sassera, Pianto, Triarbori, Somcà, Sciesura, Ludino, Pradello, e le famiglie dei Nizola, Del Solario, Tomolatti, Barona, Giapini, Bonetti, Gorlatti, Giudice, Scarioni, Zanoli, Tesso, Fioroni, Bonini de Biagio, D'Assandro, Fornè, Bigiolli, Del Ursino de Biogio, Del Piffero, De Morando, Brochi, Venturina, De Pianto, Della Giacomina, Sandrini, Asparini, Mafioli, Malvaini, Della Zoppa.
Ma la tragedia non fu la battaglia del 1625, bensì quella catastrofica epidemia di peste, causata dal forzato alloggiamento, per diversi mesi, fra il 1629 ed il 1630, dei Lanzichenecchi che, nel contesto della medesima guerra, calarono dalla valle dallo Spluga. A causa delle due epidemie del 1629-31 e 1635-37 la popolazione di Valtellina e Valchiavenna fu ridotta a meno del 50% (secondo lo storico Giustino Fortunato Orsini, a meno del 30%), e Cercino, così come l’intera Costiera dei Cech, non fu affatto risparmiata (la soldataglia la percorse interamente, alla ricerca di vettovaglie e bottino).
Più prudente, però, la stima di Gino Fistolera (op. cit.): "Quale effetto abbiano avuto le ondate di peste del 1629-31 e del 1635-37 in Cercino, è possibile immaginarlo conoscendo ciò che è avvenuto nelle zone circonvicine. Forse la posizione particolarmente favorevole per clima ed isolamento impedì la strage di un terzo abbondante della popolazione come nei centri di fondo valle".
Venne abbellita con un altare maggiore notevole per la imponente ancona lignea a tre piani, vigilata ai lati da due angeli portalurni in legno intagliato e dorato. Il pulpito e i confessionari sono i migliori lavori in legno intagliato di tutta la bassa valle; le ricche cappelle laterali, le otto tele ovali del coro, attribuite a C. Ligari, le nove tele con busti di santi lungo le pareti, fanno di questa bella chiesa una piccola pinacoteca, testimoniante il benessere e la fede degli abitanti lungo tutto il '700. Di quest'epoca sono pure: l'Oratorio annesso alla parrocchiale con l'Immacolata di G. Paravicini; la graziosa chiesa della Pietà, alla periferia NE del paese, iniziata nel 1736 e completata nel '74 con altare in marmi pregiati e due pregevoli tele dell'epoca; l'elegante chiesetta di Siro del 1774, isolata dalla frazione, immersa nel castagneto; i numerosi affreschi sui muri delle case antiche, alcuni dei quali con date della fine '700."
Alla fine del Settecento, e precisamente nel 1797, il livello di inizio Seicento è stato riguadagnato e superato: gli abitanti di Cercino sono 636. Un censimento del 1807 conta nel nucleo centrale di Cercino 290 abitanti, mentre nelle frazioni di Siro e Piassogno ce ne sono rispettivamente 230 e 60. Pochi anni prima rispetto all’Unità d’Italia, e precisamente nel 1853, Cercino, che contava 637 abitanti, venne inserito, con la frazione di Piazzogno, nel III Distretto di Morbegno.
Il periodo della dominazione asburgica portò un elemento fortemente propulsore nella vita economica del paese, legato alla rettificazione del corso dell'Adda ed alla conseguente bonifica dei terreni di fondovalle. Ecco, di nuovo, quanto scrive Gino Fistolera (op. cit.): "...le famiglie di Cercino, passata la bufera della Cisalpina e del Regno d'Italia, trovarono, sotto il governo austriaco e per diversi anni, lavoro nell’escavo del nuovo canale dell'Adda dalla Salesada al Lario. I terreni del Pian di Spagna rimasti sulla sponda destra del nuovo alveo, divenuti di difficile accesso per i delebiesi che ne erano proprietari in buona parte, vennero prima livellati e poi acquistati, assieme all'alveo demaniale della vecchia Adda, dagli abitanti della sponda retica. Cominciò così quella transumanza stagionale dai paesi di mezza costa a Careciasca, Castela, Nigolo e Balitrone che caratterizzò la seconda metà dell'ottocento e i primi decenni del novecento; molte famiglie finirono per stabilirsi definitivamente sui terreni lentamente bonificati, facendo nascere la Nuova Olonio sull'esempio di Don Guanella e abbandonando, in questi ultimi decenni, i piccoli centri dei panoramici pianori."
Non fu, però, un periodo di sole luci: il periodo della dominazione austriaca fu segnato da eventi che incisero in misura pesantemente negativa sull’economia dell’intera valle. L’inverno del 1816 fu eccezionalmente rigido, e compromise i raccolti dell’anno successivo. Le scorte si esaurirono ed il 1817 è ricordato, nell’intera Valtellina, come l’anno della fame. Vent’anni dopo circa iniziarono le epidemie di colera, che colpirono la popolazione per ben quattro volte (1836, 1849, 1854 e 1855), mentre a metà dell'ottocento si abbattè il flagello della crittogama, che infierì dal 1850 al 1854, mettendo in ginocchio la produzione vinicola. A ciò si aggiunsero l'atrofia dei bozzoli dei bachi da seta, che colpì con altrettanta durezza un settore che interessava, a livello famigliare, buona parte della popolazione, ed un'epidemia di colera, a completare il quadro disgraziato di durissime sciagure. Queste furono le premesse del movimento migratorio che interessò una parte consistente della popolazione nella seconda metà del secolo, sia di quella stagionale verso Francia e Svizzera, sia di quella spesso definitiva verso le Americhe e l’Australia.
All'unità d'Italia Cercino, dunque, contava 614 abitanti, 23 in meno rispetto al 1853. Interessante è annotare il nome degli abitanti del paese che furono subito chiamati a servire la patria italiana nella II (1860) e III (1866) Guerra d'Indipendenza, sempre contro l'impero Asburgico: Ambrosini Giacomo fu Giovanni, Ambrosini Sergio, Bigiolli Giacomo fu Giovanni, Bigiolli Giovanni, De Simoni Alessandro fu Antonio, Della Zoppa Domenico fu Benedetto, Della Zoppa Giovanni di Domenico, Ligari Antonio fu Andrea e Sandrini Domenico. Il 1909 è un anno da ricordare nella vita delle comunità di Cino, Cercino, Dubino e Mantello: arriva per la prima volta l’energia elettrica e, se consideriamo quanto essa sia essenziale nella nostra vita e quanto risulti difficile poterne fare a meno, possiamo capire che si tratta di una piccola rivoluzione. L’evento, accolto festosamente dalle popolazioni, fu reso possibile dalla costruzione, da parte della ditta Castelli, di una centralina sul torrente Pusterla nell'omonima frazione di Mantello, della potenza di 40 cavalli. Così quel medesimo torrente le cui acque, secondo un’antica leggenda, avevano investito e raso al suolo la casa dei nobili Pusterla di Mantello per punire i balli licenziosi che vi si tenevano, ora assicurava luce all’intera sezione occidentale della Costiera dei Cech.
Nel primo dopoguerra (1921) gli abitanti tornarono a salire (854); erano 763 nel 1931 e 774 nel 1936. Ecco come, nel 1928, Ercole Bassi, ne “La Valtellina – Guida illustrata”, presenta Cercino: “Da Cino una strada, per un ridente altipiano conduce a Cercino (ab. 864 - m. 486 - coop. fam. agr. - ost.). Nella parrocchiale il pulpito e un confessionale sono intagliati artisticamente, l'ancona dell'altar maggiore ha splendidi intagli del 700, un paliotto è in marmi intarsiati; nel primo altare a destra una bella tela colla M. fra angeli e santi, è attribuita a Gianolo Parravicini; altri otto pregevoli quadri, fra i quali un S. Rocco e un S. Sebastiano, attribuiti a P. Ligari. Nella chiesa della M. della Neve, in frazione di San Siro vi è una bella e recente statua di M. V. di G. Nardini di Milano.” Pesante fu anche il tributo dei caduti nella seconda guerra mondiale; il monumento ricorda come caduti in battaglia De Pianto Umberto, Fornè Annunzio ed Ambrosini Abele, e come caduti per cause di guerra Ambrosini Armando, Ambrosini Delfino, Barona Angelo. Bianchi Erminio, De Pianto Maurizio, Maffioli Ester, Molatore Enrico, Molatore Tranquillo e Paieri Attilio. Sono ricordati, infine, come dispersi in Russia Maffioli Ezio, Niscioli Tobia, Nonnini Domenico, Sandrini Arno, Baroncini Enos (disperso in Croazia), Ambrosini Bruno, Baroncini Corrado, Bigiolli Dino, Ligari Enio, Molatore Giulio e Molatore Raffaele.
Il territorio comunale non è molto ampio (6,21
km quadrati). Il confine settentrionale segue il crinale che separa
la Costiera dei Cech dalla Valle dei Ratti, dalla cima del monte Brusada (m. 2143, ad ovest) alla quota 2220, massima elevazione del territorio
comunale, ad est, passando per il passo della Piana (m. 2052), che consente
di scendere in Val Codogno, laterale della Valle dei Ratti. Il confine
orientale scende diritto, verso sud, dal crinale, per un ampio tratto,
passando ad ovest del Piazzo della Nave, dei prati di Bioggio (termine connesso con la voce dialettale “bedoia”, betulla, oppure con “Biogio”, soprannome personale) e di Bioggio
(che appartengono a Traona); poi piega a sud-ovest, comprendendo anche
una fascia di pianura a sud dell’Adda. Poi il confine piega a
nord-ovest segue per un breve tratto l’Adda e, puntando a nord,
sale l’intero versante fino al monte Brusada.
Per raggiungere il centro di Cercino procediamo così. Lasciamo la ss 38 dello Stelvio allo svincolo di Morbegno ovest e, fra le diverse uscite, imbocchiamo quella che segnala Traona a 2 km. Procediamo per un tratto verso Sondrio, poi pieghiamo a sinistra ed oltrepassiamo su un ponte il fiume Adda, raggiugendo poi la rotonda all'ingresso est di Traona. Qui prendiamo a sinistra e dopo altre due rotonde ci lasciamo il paese alle spalle proseguendo verso ovest fino alla vicina località di Piussogno (l'antica Bianzonum in un documento del 1192, oggi frazione nella quale si concentra una parte significativa degli abitanti di Cercino). Qui lasciamo la strada provinciale Pedemontana Orobica prendendo la prima via a destra. Ci troviamo così subito di fronte alla chiesa di Santa Margherita, interccettando poi la strada provincale che sale a Cercino.
La salita da Piussogno a Cercino è breve (3 km). Nella salita si trova anche, sulla destra, al quarto tornante sinistrorso, una deviazione che permette di scendere a Traona (indicazioni per Pianezzo, Moncucco alto e Moncucco basso, frazioni alte di Traona, presso una cappelletta datata 1776 e restaurata nel 1994); una nuova deviazione sulla destra, al successivo tornante sinistrorso, scende anch'essa a Moncucco (indicazione: via per Traona); da qui la discesa può, ovviamente, proseguire fino a Traona. Queste segnalazioni sono utili agli amanti della mountain-bike, che le potrebbero sfruttare per percorrere facili ma piacevolissimi anelli, consigliati soprattutto nei mesi invernali, partendo da Piussogno, salendo verso Cercino, scendendo a Traona e tornando sulla Provinciale Valeriana Occidentale a Piussogno.
Se questo anello risultasse di sviluppo troppo modesto, eccone uno più
ampio. Saliamo sulla strada Piussogno-Cercino fino a Cercino ma, invece
di prendere a sinistra, verso il centro del paese, proseguiamo verso
destra, fino ad un bivio, al quale prendiamo di nuovo a destra. Terminata
la carrozzabile, troveremo la partenza di una pista-mulattiera che,
con andamento pianeggiante o in leggera salita, effettua una traversata,
verso est, raggiungendo, infine, la chiesa di S. Giovanni di Bioggio (m. 697), dopo aver tagliato la mulattiera che dalla parte alta di Traona
sale a Bioggio.
Torniamo, poi, sui nostri passi, in via Roma, raggiungiamo il parcheggio
dove abbiamo lasciato l’automobile e cominciamo a salire lungo
la strada. Superato il cartello che segnala il Municipio e l’Ambulatorio,
raggiungiamo un tornante sinistrorso, in corrispondenza del quale si
stacca, sulla destra, una carrozzabile sterrata. Ignoriamo la carrozzabile
e proseguiamo sulla strada asfaltata, incontrando, sul suo lato destro,
una cappelletta
votiva dedicata a S. Antonio ed un cippo dedicato alla memoria del partigiano
Athos, “caduto per la libertà” il 29 novembre del
1944.
Lasciamo, ora, la strada principale, che prosegue verso Cino, e scendiamo
sulla stradina, incontrando subito, sulla nostra sinistra, una cappelletta
dedicata a Maria Madre della Divina Grazia (ciancèt de bigiól), costruita, con, a lato, i santi Antonio
Abate (con l’immancabile porcellino) e Carlo Borromeo. Poco sotto,
troviamo un bel ponte a schiena d’asino sul torrente Siro, ma,
invece di impegnarlo, prendiamo a destra, seguendo la stradina asfaltata
che continua la discesa verso Siro (sìr, m. 467), un piccolo
nucleo di case che raggiungiamo ben presto: si tratta di una frazione ad occidente di Cercino, già documentata nel secolo XV come abitata dalla famiglia Barona). Qui la strada termina: poco
prima del termine troviamo, sulla sinistra, il cartello che indica la
via Madonna della Neve e, sulla parete di una casa, un dipinto che raffigura
la Madonna con bambino Regina del Cielo.
DA PIUSSOGNO A CERCINO - L'ANELLO PIUSSOGNO-CERCINO-SIRO-PIUSSOGNO Una bella camminata (o pedalata), godibilissima in autunno, ma anche in inverno e ad inizio primavera, è la salta da Piussogno a Cercino a piedi, sfruttando la vecchia strada comunale che si propone oggi come rilassante pista con fondo in erba.
Passiamo così a sinistra del bel portale di un rustico ristutturato, con un dipinto di Madonna con Bambino. La stradina ha qui un fondo in cemento, e per il prosieguo della salita sarà caratterizzata dal parapetto giallo-verde. Intercettata la strada provinciale, la lasciamo subito imboccando la Via Comunale sul lato opposto. Il cemento lascia il posto all'erba e passiamo vicino ad caratteristica casa rossa. Ci riportiamo sulla carrozzabile, presso un cartello del Cammino di San Luigi Guanella (che traversa da Traona a Nuova Olonio). Saliamo per un tratto sulla strada, passando a destra di un grane rustico con dipinto di Madonna con Bambino, in pessime condizioni. Giunti al tornante sx, ritroviamo la pista che riparte con fondo sterrato, salendo verso destra e ricongiungendosi con la carrozzabile appena sopra una fontana. Seguiamo ancora la strada fino al tornante sx, ed intercettiamo di nuovo la pista passando a destra di una cappelletta in condizioni marcate di degrado. Dopo un tornante sx, la pista con fondo in erba riaggancia la carrozzabile ad un tornante sx, presso una cappelletta dedicata a S. Bartolomeo (con datazione 1776, ma restaurata nel 1994).
Seguiamo per un tratto la strada e la lasciamo riprendendo sulla destra la pista, che ora risale con diverse svolte una bella fascia di prati con giovani ulivi, prima di intercettare per l'ennesima volta la strada. Di fronte abbiamo un largo sentiero che sale verso sinistra puntando direttamente al campanile della chiesa di S. Michele Arcangelo, che occhieggia oltre la linea dei castagni. Potremmo seguirla, e ci porterebbe diritta al sagrato della chiesa, ma se vogliamo restare sulla vecchia strada comunale dobbiamo seguire per breve tratto la carrozzabile verso destra, ritrovando la pista che se ne stacca salendo, dopo un tornante sx, verso sinistra. L'ultimo tratto diritto è la Via San Michele, passa a sinistra di una cappelletta in pessime condizioni e raggiunge il lato orientale della chiesa di San Michele.
Proseguendo diritti passiamo fra le case del paese, fino alla via San Michele che ci fa scendere, passando a sinistra di una fontana, alla vicina chiesa di San Michele Arcangelo (m. 526), dal sagrato straordinariamente panoramico. La chiesa è già menzionata nel 1400, ma l'attuale deriva dal rifacimento di quella più antica, e venne consacrata nel 1690. Vi si conserva un'imponente e pregiata ancora in legno intagliato e dorato, disposta su tre piani.
Se, infatti, vogliamo tornare a Pussogno per una via diversa, possiamo scendere per il versante opposto (occidentale) della Valle di Siro (Valènascia), che passa appena ad ovest di Cercino. In tal caso dal sagrato saliamo, per la via San Michele, alla strada centrale del paese, che percorriamo in piano verso sinistra, fino al suo limite occidentale. Passiamo sotto le ultime case, e, superata la Val de Mulìn sopra un ponticello, passiamo sotto il cimitero, posto in posizione rialzata. Attraversiamo su un antico ponte in pietra a dorso d'asino la Valle di Siro, procedendo pi in discesa fino ad una vicina cappelletta sul suo lato destro (Ciancèt de Bigiol), dedicata alla Beata Vergine delle Grazie, con ai lati S. Antonio Abate e S. Carlo Borromeo. Vi si legge"F.F.P.S.D. (cioè "fece fare per sua devozione") fam. Ligari Teobaldo". Anche questa cappelletta è stata, nel 1993, restaurata.
Qui imbocchiamo una stradina che la lascia la carrozzabile sulla sinistra e, poco sotto, una pista che si stacca da questa, di nuovo verso sinistra. La pista piega subito a destra e diventa mulattiera che, dopo un breve tratto di discesa, porta al sagrato della splendida chiesetta della Madonna della Neve (gésa de sìr), con la facciata dal roseo contorno, presso la quale ci sono due castagni secolari le cui foglie hanno eccezionalmente una tonalità biancastra, che rimanda al miracolo, nel IV sec. d. C., della nevicata su colle Equilino di Roma agli inizi di agosto, là dove poi venne edificata la Basilica di S. Maria Maggiore. Alla nostra destra, cioè ad ovest, vediamo le case di Siro (m. 467), frazione di Cercino che cinta oggi 50 abitanti (nel 1807 erano 230).
Non ci portiamo a queste case, ma dalla chiesetta scendiamo in direzione della selva, fino ad un masso tondeggiante sul quale una scritta in vernice rossa ci dà il benvenuto a Siro. Qui troviamo una pista che scende nella selva ed in breve lascia il posto ad una splendida mulattiera (sentée de Sir). Oltrepassata una bella cappelletta, scendiamo con tornanti regolari, sostenuti da muretti a secco. Dopo un traverso a destra la mulattiera, fattasi sentiero che scavalca una valletta con corrimano in legno, passa accanto al muro pericolante di una baita diroccata e si porta ad un bivio al quale proseguiamo nella discesa verso sinistra, passando accanto ad una bella cappelletta.
Il sentiero termina ad una griglia di regimentazione di una valletta, lasciando il posto ad una pista che scende ad un bivio alle case alte di Fiesso (Fièss o Scièss, m. 304). Qui ignoriamo la pista che sale verso sinistra e proseguiamo nella discesa verso destra. Dopo un tornante sx, confluiamo in una stradina asfaltata, e proseguiamo nella discesa verso destra. Passiamo fra le case e i rustici di Fiesso. Ad un tornante dx passiamo anche accanto ad una cappelletta, restaurata nel 2001, con la scritta "Assieme alla famiglia Bettiga De Simoni con figli e figlie posero in anno Domini 1873". Si tratta del "Ciancèt de Fièss (o Scèss)".
Cavallari, Ugo, "Un placito inedito del 1049 riguardante Tresivio e Cercino di Valtellina e Pavia" (in "Bollettino della Società Storica Valtellinese", Sondrio, 1950) G.A.M. (Gruppo Aquile di Morbegno), "Alti sentieri a nord di Poira - Itinerari escursionistici, storia, leggende, flora e fauna dei Cech - Cartine dei sentieri" Fattarelli, Martino, "La sepolta di Olonio e la sua pieve alla sommità del lago e in bassa Valtellina", Oggiono, 1986 Barona Siro, Bigiolli Giovanni, Fistolera Gino (a cura di), "Inventario dei toponimi valtellinesi e valchiavennaschi - Territorio comunale di Cercino ", edito dalla Società Storica Valtellinese nel 1992 Scuola elementare "B. Castagna" di Traona, "Le leggende della nostra cultura popolare" (classi V, a.s. 1993/94), Traona, ciclostilato in proprio CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line |
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