CARTE DEL PERCORSO


Val Belviso

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Rif. Nani Tagliaferri - Malga Demignone - Passo del Demignone - Passo del Venerocolo - Alpe di Pisa - Valle del Latte - Malga Magnolta - Aprica
8-9 h
800
E
SINTESI. Dal rifugio Nani Tagliaferri (m. 2328) ridiscendiamo in Val Belviso, intercettando la mulattiera militare (sentiero 301) andando a destra. Scendiamo al Grasso del Batai (m. 1952) ed al Grasso del Demignone (m. 1900). Di qui saliamo sul sentiero dei camosci in Valle del Demignone, raggiungendone la parte alta occupata da sfasciumi e, dopo un ripido strappo, portandoci al passo del Demignone (m. 2485). Scendiamo sul versante della bergamasca, verso sinistra, con diversi tornanti su roccetta (tratti con corda fissa). Superato un canalino roccioso attrezzato passiamo vicino al Lago Bianco e saliamo in pochi minuti al passo del Venerocolo (m. 2314), per il quale rientriamo in Val Belviso. Lasciato a sinistra il sentiero che scende in Val di Campo, andiamo a destra, proseguendo sulla marcata mulattiera che traversa tutto il fianco orientale della Val Belviso, in graduale discesa, con tratti esposti e protetti da corde fisse (ma la sede è sempre larga). Attraversiamo la Valle di Pisa e la Valle del Latte e raggiungiamo l'alpe Magnolta (m. 1990). Il sentiero confluisce in una pista sterrata che raggiunge la Malga Magnolta (m. 1871). La pista scende poi tagliando la pista di sci fino ad Aprica (m. 1178).


La Val Belviso

L’undicesima ed ultima tappa dell’Alta Via delle Orobie descrive un ampio arco sulla testata della Val Belviso e sul suo versante orientale, e si conclude con la discesa ad Aprica, nei pressi del passo omonimo, fra Valtellina ed alta Valcamonica. Si tratta di una tappa che non pone problemi di orientamento, mentre dal punto di vista tecnico solo qualche passaggio attrezzato richiede prudenza.


La Malga Demignone (foto di Alessio Pezzotta, per gentile concessione)

Lasciamo il rifugio Nani Tagliaferri (m. 2328) ridiscendendo verso nord sul ripido versante erboso, con ampi tornanti, al sentiero 301, cioè alla mulattiera militare che taglia la sezione alta dell’intera Val Belviso. Intercettata la mulattiera, prendiamo a destra, in direzione nord-est. A quota 2180 metri la mulattiera piega a sinistra, poi di nuovo a destra, aggirando un dosso e proseguendo verso nord-est, in graduale discesa, superando il solco della Valle Piazzi. A quota 2042 ci raggiunge un sentiero che sale da sinistra.


Pista

Scendiamo ancora ed a quota 2000 ci intercetta un secondo sentiero. A valle, davanti a noi, il lungo profilo del lago di Belviso (6 km) sembra l’indiscusso protagonista della valle. Nella successiva discesa superiamo l’avvallamento della Valle del Batai, passando accanto al laghetto del Batài (laghét del Batài) e raggiungendo la baita diroccata del Grasso del Batai (Gras del Batài, m. 1952, nei pascoli del Dibignù).



Passo del Demignone

Qui il sentiero piega a sinistra e segue un avvallamento verso sud-sud-ovest, poi piega a destra e taglia un ampio dosso verso est, superando una prima valletta e raggiungendo l’ampia conca del Grasso del Demignone (Gras del Dibignù, m. 1900), al centro della valle omonima (Val del Dibignù), a nord del monte Demignone o Venano (Mut Dibignù o Mut Venàa). Il nome di questo monte segnala l’attività estrattiva di minerali ferrosi e la prima lavorazione degli stessi che interessò monte valli orobiche, fra cui la Val Belviso. In Valle del Demignone si trovano infatti resti di forni per la prima cottura del minerale ferroso, a differenti quote (1910, 1915, 2010, 2015 e 2030 metri). Il più alto è ancora in buono stato di conservazione e mostra una struttura circolare con una scodella centrale larga 3 metri e profonda 2.
Dalle baite dell'alpe si imbocca il sentiero segnalato per il passo del Demignone (sentiero 301), chiamato anche "sentiero dei camosci". La Val Belviso, infatti, insieme alle vicine Val Caronella, Bondone e Val Malgina è stata interessata ad un progetto di ripopolamento della tipica fauna alpina, per cui l'incontro con i camosci è molto probabile.


Monte Venerocolo, passo del Venerocolo e laghetto superiore del Venerocolo o lago Bianco (foto di Alessio Pezzotta, per gentile concessione)

Il sentiero comincia a salire verso sud-est, sul versante sinistro (per chi sale) della Valle del Demignone, superando una macchia di rododendri. Dopo esserci avvicinati al suo torrente, ce ne allontaniamo guadagnando quota, sempre sul suo versante di sinistra, nei pressi dell'ampia conca ai piedi del ripido versante che scende dalla Cimetta di Demignone e dal monte Venerocolino (m. 2570). Procedendo verso sud tagliamo una fascia di sfasciumi giungiamo nei pressi del crinale della valle e, piegando leggermente a sinistra, saliamo con diverse svolte verso sud-est al passo del Demignone (Pas del Dibignù, m. 2485), passando presso un ripiano quotato 2330 metri dove si trova il più grande dei forni per la cottura dei minerali ferrosi, che evidentemente venivano poi trasportati sul versante bergamasco sfruttando il vicino passo. L'ultimo tratto della salita prima dello stretto intaglio del passo è piuttosto faticoso, perché il versante è ripido e terricico e sassi mobili non agevolano.


Lago superiore del Venerocolo o Lago Bianco

Al passo di Demignone ci raggiunge, da destra, un sentiero di origine minitare che traversa direttamente verso est dal rifugio tagliaferri, tagliando un versante ripido ed insidioso. Davanti a noi, a sud, i ripiani glaciali che ospitano i laghetto del Venerocolo, incorniciati dalle vette calcaree del Cimon della Bargozza. Scendiamo sul versante bergamasco, per breve tratto, verso sud-est, poi pieghiamo a sinistra e tagliamo verso nord-nord-est il ripido versante a sud del monte Venerocolino. Il traverso ci porta ad una valletta rocciosa, dove il sentiero affronta tratti esposti e serviti da corde fisse e da alcune predelle. Scendiamo ancora con rapide svolte giungendo nei pressi della riva settentrionale del lago superiore del Venerocolo, detto anche Lago Bianco (m. 2293).


Lago superiore del Venerocolo o Lago Bianco

Qui il sentiero è per un tratto scavato nella viva roccia ed assistito da corde fisse. Poi piega decisamente a sinistra, traversando in leggera salita verso est-nord-est al passo del Venerocolo (Pas Veneròcul, m. 2314). Rientriamo così in Val Belviso, scendendo lungo il vallone per breve tratto verso nord, fino al bivio segnalato al quale seguiamo le indicazioni della GVO ed andiamo a destra, seguendo la mulattiera militare e lasciando alla nostra sinistra il sentiero 332 che scende diretto al centro dell’alta Val di Campo e termina alla riva meridionale del lago di Belviso.


Discesa dal passo del Venerocolo

Inizia così la lunga traversata che taglia l'intero versante orientale della Val Belviso, in graduale discesa, con tratti esposti e protetti da corrimano (ma la sede della mulattiera è sempre larga).
Andiamo dunque ad est e dapprima quasi in piano, poi in graduale salita seguiamo la stretta Valle del Venerocolo (Val del Veneròcul), giungendo ai piedi del versante occidentale del Monte Venerocolo o Tre Confini (Mut Veneròcul; il nome “Tre Confini” si giustifica perché sulla sua cima si toccano i confini delle provincie di Sondrio, Bergamo e Brescia). Qui pieghiamo a sinistra e scendiamo per breve tratto verso nord, poi andiamo ancora a destra ed intercettiamo un sentiero che scende dal versante alla nostra destra e prosegue verso sinistra nella discesa diretta al Grasso delle Colombere (Li Culumbéri).


Tratto protetto della mulattiera

Noi procediamo invece in leggera discesa, descrivendo un arco verso sinistra, raggiungendo il ripido fianco del dosso a monte e ad est del Grasso delle Colombere (Li Culumbéri). Tagliamo il fianco del dosso quasi in piano e proseguiamo in leggera discesa verso nord-nord-ovest, tagliando un primo vallone, poi verso nord, tagliando un secondo vallone.  Piegando leggermente a sinistra attraversiamo la valle che scende ad ovest dal monte Colombaro (m. 2690).


Val di Campo

Procedendo in leggera discesa e in piano cominciamo a descrivere un ampio arco verso destra che taglia il crinale nord-occidentale del monte Colombaro (Mut Culumbàn), a quota 2200 metri. Superato il piccolo corso d’acqua che scende a nord dal medesimo monte siamo al pianoro acquitrinoso del Foppo Alto (Fop Olt), a quota 2200 metri circa, ai piedi e ad ovest del monte Sellero (Mut Sèler, m. 2715). Il sentiero segue il margine del pianoro, con un ampio arco verso sinistra, superando quattro corsi d’acqua prima di infilarsi in un corridoio fra il versante sotto il crinale della Val Belviso, a destra, e la modesta elevazione erbosa quotata 2230 metri, a sinistra. Uscito dal corridoio, il sentiero procede verso ovest-nord-ovest tagliando in leggera discesa il versante a sud dei monti Telenek (Mut Telenèk, m. 2735) e Nembra (Mut Némbra, m. 2628) a passando a monte del Foppo Basso (Fop Bas) e della Valle di Pisa (Val di Pisa). Passiamo per la luminosa alpe Pisa (m. 2191). Dopo aver superato sette valloncelli, raggiungendo il poggio erboso quotato 2143 metri.


Laghetto della Magnolta

Qui volgiamo a destra (nord-ovest), scendendo leggermente, fino ad un bivio. Qui lasciamo alla nostra sinistra il sentiero che scende al Grasso Baitel di Frera ed andiamo diritti, piegando ancora leggermente a destra e traversando in piano verso nord, tagliando il versante occidentale del monte Frera (Mut Fréra, m. 2604). Dopo un tornante sx, al quale il sentiero inverte l’andamento e va a sud, ed il successivo dx, al quale torna ad andare a nord, il sentiero scende e piegando leggermente a destra supera un ampio avvallamento, che scende a nord-ovest dal monte Frera. Procediamo verso nord-est superando un secondo vallone, a quota 2000 metri circa. Procedendo diritti in piano o leggera discesa, tagliamo un nuovo avvallamento ed un dosso, incrociando il sentiero che scende dalla Valle del Latte, alla nostra destra, all’alpe Nembra (Mut Némbra) e le Valli di Nembra, a sinistra. Lo ignoriamo e proseguiamo diritti, piegando leggermente a sinistra e superando il vallone che scende ad ovest del monte Torsolazzo (m. 2501).


Scorcio della Val Belviso

Il sentiero volge a destra e sale verso ovest-nord-ovest, attraversando l’ennesimo avvallamento e portandoci sul filo di un ampio dosso boscoso, che divide le Valli di Nembra, a sud, dalla Valle di Carognera, a nord. Piegando a destra (nord-est) e tagliando due avvallamenti, raggiungiamo il centro della Valle di Carognera e ne guadiamo il torrente, piegando poi a sinistra (nord-ovest) e procedendo in piano, a quota 2000 metri circa, fino a girare sul filo di un largo dosso, incontrando l’alpe Magnolta (m. 1990). Pieghiamo a destra e tagliamo un vallone. Sulla nostra verticale, ad est, è posto il bivacco Aprica. Procediamo verso nord e superiamo altri due valloncelli. Ci intercetta alla nostra destra un sentiero che scende proprio dal bivacco. Procediamo in piano verso nord-ovest e, superato un nuovo avvallamento, ci intercetta un secondo sentiero, che scende anch’esso dal bivacco Aprica. Il sentiero procede diritto ed attraversa la Valle della Sciuca, confluendo in una pista sterrata.
Dopo un tratto nel bosco, usciamo in vista del versante a monte di Aprica, solcato dai larghi corridoio verdi delle piste di sci. Passiamo a destra del laghetto di Magnolta e raggiungiamo la Malga Magnolta (m. 1871). Da qui inizia la discesa ad Aprica, seguendo la pista sterrata che taglia in più punti la pista di sci della Magnolta e termina al limite meridionale del paese (m. 1172).


Discesa ad Aprica

CARTE DEL PERCORSO SULLA BASE DI GOOGLE EARTH

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