Chiareggio, in alta
Valmalenco (m. 1612), è uno dei più famosi centri di villeggiatura
estiva dell'intera Valtellina. Fra le attrattive che offre, vi è
anche quella di essere base per numerose ed interessanti escursioni.
La meno nota, probabilmente, è quella che ha come meta la bocchetta
del Forno (o passo del Forno), che separa la val Bona, tributaria
dell'alta Valmalenco, dal ghiacciaio del Forno, in territorio
elvetico. |
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La bocchetta è,
insieme al più famoso passo del Muretto, una porta naturale nel
cuore retico, fra i versanti italiano e svizzero. Per raggiungerla,
dobbiamo lasciare l'automobile nel parcheggio che si trova al
termine dell'abitato del paese, ed incamminarci sulla pista sterrata
che attraversa il Pian del Lupo, seguendo le indicazioni per i
rifugi Trataglione-Crispo e Del Grande-Camerini. |
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Durante il cammino,
potremo gustare lo scenario superbo della testata della val Sissone,
con le cime di Chiareggio al centro, ed ai lati, un po' defilati, la
parete nord del monte Disgrazia (a sinistra) ed il monte Sissone (a
destra). |
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La pista conduce |
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al torrente Màllero,
che scende dalla valle del Muretto; |
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un ponte ci permette
di guadagnarne la riva opposta, dove, seguendo i cartelli per il
rifugio Del Grande-Camerini e la bocchetta del Forno, imbocchiamo un
sentiero che se ne stacca sulla destra. |
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I due segnavia
accostati, il triangolo giallo e la bandierina bianco-blu-bianca,
indicano che, in questa parte, sul sentiero si sovrappongono il
percorso dell'Alta Via della Valmalenco (terza tappa, da Chiareggio
a Chiareggio passando per la val Sissone ed il rifugio Del
Grande-Camerini) e quello che ci interessa, per la bocchetta del
Forno ed il ghiacciaio omonimo. |
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Il sentiero corre sul fianco
montuoso e, dopo aver piegato a sinistra, intercettando il sentiero
che sulla nostra sinistra giunge dal rifugio Tartaglione-Crispo, si
porta al torrentello che scende dall'ampio terrazzo compreso fra la
cima di Vazzeda (m. 3927) e la cima di val Bona (m. 3033), e lo
supera con l'ausilio di un ponticello in legno. |
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Poco oltre, raggiungiamo i
prati dell'alpe di Vazzeda inferiore (m. 1832), |
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che lasciamo però sulla
nostra destra, piegando subito a sinistra |
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e risalendo un ripido
crinale erboso. |
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Al termine del crinale,
ritroviamo il sentiero (sul quale si alternano, come segnavia, i
triangoli gialli, le bandierine rosso-bianco-rosse e quelle
bianco-blu-bianche), |
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che piega verso
nord-nord-ovest (cioè a destra), superando una fascia di rada
vegetazione, prima di approdare |
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all'alpe di Vazzeda
superiore (m. 2020), cui giungiamo passando attraverso una stretta
porta
nella roccia. Di fronte a noi si mostra l'elegante monte del Forno
(m. 3214), che presidia il vertice settentrionale della val Bona. |
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Qui, in corrispondenza di una baita, le strade dell'Alta Via della Valmalenco e del sentiero per
la bocchetta del Forno si dividono: un'indicazione su un grande
masso, infatti, ci informa che ci dobbiamo staccare, sulla destra,
dal sentiero che risale i prati dell'alpe, imboccandone uno |
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che, al cospetto della
severa parete nord del monte Disgrazia, |
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punta deciso verso la fascia
boschiva, cioè in direzione nord. |
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Entriamo, così, in una bella
macchia |
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di radi larici, mentre alle
nostre spalle è facilmente riconoscibile, sul versante orientale
della val Ventina, il Bocchel del Cane, fra il monte Sevenedo (m.
2561), a sinistra, e la punta Rosalba (m. 2808), a destra. |
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Presso una baita diroccata,
poi, troviamo segnalata la deviazione, sulla destra, che discende il
fianco sud-occidentale della valle del Muretto, tocca il fondovalle
e risale sul fianco opposto, intercettando il sentiero
Chiareggio-Passo del Muretto e raggiungendo l'alpe dell'Oro. |
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Ignoriamo
questa deviazione e proseguiamo, mentre la vegetazione si fa più
rada. fino ad intercettare, in sequenza, |
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due torrentelli, che
attraversiamo: in questo tratto dobbiamo prestare attenzione, perché
per due volte la traccia scarta a sinistra, effettuando qualche
serrato tornantino, ed è facile perderla, se non si sta attenti. |
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Alla fine, sempre procedendo
in direzione nord-ovest, sormontiamo le ultime placche rocciose che
ci separano dal solitario portale della val Bona, costituito dal
pian delle Marmotte. |
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Alle nostre spalle, il
panorama è dominato dall'affilato profilo del pizzo Scalino, che si
staglia là, sul fondo, a sinistra del monte Sevenedo. |
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Le indicazioni ci
suggeriscono dove varcare il torrente della valle, lasciandolo alla
nostra sinistra. Il passo viene dato a due ore di cammino da qui: ce
ne vogliono un po' meno, ma l'indicazione non è troppo lontana dal
vero. |
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Il sentiero prosegue a
ridosso del suo fianco settentrionale (quello di destra per chi
sale), mentre alzando lo sguardo, alla nostra sinistra e di fronte a
noi, possiamo riconoscere la cima di Val Bona (m. 3033), che chiude
la valle sul lato meridionale, ed il monte Rosso (m. 3088), sul lato
occidentale della sua testata. |
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Sempre rimanendo sul fianco
settentrionale, il sentiero guadagna quota |
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ed approda ad un secondo
pianoro, disseminato di numerosi massi, |
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fra i quali comincia a
districarsi con una certa fatica. |
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Mentre sulla nostra sinistra
la cima di val Bona mostra con maggiore ampiezza il suo fianco
roccioso, |
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davanti a noi compare la
sella su cui è collocato il passo, al termine di un largo canalone
occupato da sfasciumi. |
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I massi rendono piuttosto
faticosa la salita, e, quando superiamo l'ultima fascia di roccette,
abbiamo l'impressione di aver ormai raggiunto il passo. |
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In realtà questa fascia ci
permette di accedere ad un ultimo ed ampio corridoio, |
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al termine del quale, dopo
aver superato anche un nevaietto che persiste a stagione avanzata, |
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possiamo |
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attaccare la stretta porta
del passo (m. 2775). |
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La scritta "Cap. Forno", ben
in vista sul bastione roccioso settentrionale (alla nostra destra),
segnala che a circa mezzora di cammino è collocato il rifugio
omonimo (m. 2574), in territorio elvetico: |
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purtroppo dal passo non si
vede, perché è, letteralmente, appena dietro l'angolo, cioè in
basso, a destra, nascosto dallo speroncino roccioso. |
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Si vede bene, invece, la
lunga costiera che divide l'alta valle del Forno da quella d'Albigna,
e vi si individuano la punta Casnil, a destra (m. 3189) e lo Scalin,
a sinistra (m. 3164). Della vedretta, o ghiacciao, del Forno,
invece, si intravede solo un breve scorcio: il ghiacciaio, del
resto, è in fase di pronunciato ritiro, ed infatti non resta traccia
della sua lingua che un tempo occupava la valle laterale sulla quale
si affaccia il passo che abbiamo raggiunto. |
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Abbiamo raggiunto il passo
dopo circa tre ore e mezza di cammino (il dislivello è di circa 1160
metri): per chi aveese ancora qualche ora a disposizione,
l'escursione può proseguire alla volta del passo del Muretto,
sfruttando il breve ma impegnativo sentiero che si stacca verso nord
dal passo e rimane per un buon tratto sul crinale di confine
italo-svizzero, oppure, con una traversata assai più lunga ma più
tranquilla, scendendo al rifugio e proseguendo nella discesa fino a
raggiungere il punto in cui può tagliare, verso destra, in direzione
della valle del Muretto, risalendo alla quale guadagna il passo
omonimo, tornando infine a Chiareggio sulla comoda pista. |
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