ALTRE ESCURSIONI A PONTE IN VALTELLINA - CARTA DEL PERCORSO


Testata della Valle d'Arigna

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Ca' Pizzini-Bivacco Resnati
3 h e 30 min.
900
E
SINTESI. Lasciamo la ss 38 dello Stelvio circa 5 km dopo Sondrio (per chi procede in direzione di Bormio). Dobbiamo prestare attenzione al cartello marrone che annuncia Ponte in Valtellina: poco più avanti, sempre sulla destra, vediamo il cartello marrone che segnala lo svincolo per Carolo, Sazzo, Arigna e Briotti, al quale svoltiamo a destra e scendiamo al ponte il fiume Adda. Sul versante opposto andiamo a destra e ad un bivio a sinistra, iniziando a salire sul versante orobico. Raggiunto un doppio bivio, ignoriamo la strada che scende a Fontaniva e proseguiamo diritti (ignorando anche quella che sale a Briotti), percorrendo la stada che si addentra in Val d'Arigna, passando a destra e poco a monte rispetto al nucleo di San Matteo. Più avanti la strada attraversa il torrente Armisa, da destra a sinistra (per noi che saliamo) e termina alla centrale Falck dell'Armisa, in località Ca' Pizzini (m. 1041), dove si trova un parcheggio per lasciare l'automobile. Ci incamminiamo su un tratturo (chiuso al traffico dei veicoli non autorizzati) che sale poi ripido, con qualche tornante, a Pattini (m. 1275) ed ai prati della Foppa (m. 1360). Ad un bivio, seguiamo l'indicazione per i bivacchi Resnati e Corti e proseguiamo diritti fino alle baite Michelini (m. 1499), dove proseguiamo diritti seguendo l'indicazione del sentiero 266 che porta in un’ora e 40 minuti al bivacco Resnati, in 3 ore al bivacco Corti ed in 4 ore e 20 minuti al passo di Coca. Proseguiamo sul sentiero, ben segnalato (segnavia bianco-rossi), a mezza costa, dapprima verso sud-sud-est, poi verso sud-sud-ovest, fino a guadare un ramo secondario del torrente Armisa (m. 1522) e poi il torrente Armisa (m. 1572). Attraversato poi un tratto ingombro di fastidiosi ontani verdi siamo al bivio di quota 1600, siamo alla deviazione (segnalata) a sinistra per il bivacco Resnati, indicata dai segnavia rosso-blu (quelli giallo-rossi indirizzano a destra, sul sentiero 201 che sale al bivacco Corti). Procediamo dunque salendo diritti verso sud, con brevi serpentine, sul ripido vallone dello Scimur. Diritto sopra la nostra testa, a ridosso (sul lato destro) di un enorme roccione, vediamo già un puntino rosso, la nostra meta, il bivacco Resnati. Superiamo un torrente, una radura ed una valletta sassosa, e la traccia scompare. L'ultimo tratto è il più faticoso: procediamo sul lato sinistro di una valletta mentrela pendenza si accentua e procediamo fra sassi instabili e macereti, fino a raggiungere i 1940 metri di quota del bivacco Resnati, posto ai piedi della Vedretta del Marovin.


La testata della Valle d'Arigna

La Val d'Arigna appare, a chi ne raggiunga la sezione mediana, chiusa da muraglie imponenti di roccia e colate di ghiaccio (per la verità in rapido ritiro negli ultimi decenni). Si direbbe quindi che costituisca un'eccezione alla regola che vuole le valli orobiche di Valtellina capillarmente collegate con il versante della bergamasca tramite un sistema di passi che consentiva commerci e pellegrinaggi, retaggio di un legame storico che affondava le sue radici al Medioevo almeno. Non è così: il difficile passo di Coca, sulla testata della Val d'Arigna, ha assicurato anche in questa valle scambi e commerci, che interessavano anche il minerale di Ferro (l'attività estrattiva, come segnala il toponimo "Forni" presente qui come nelle vicine valli, fu, fino ad inizio Ottocento, economicamente assai significativa). A riprova di ciò registriamo la presenza, sul sentiero di salita al passo, di un Dosso del Mercato (m. 2179), che deve la sua denominazione al fatto che nei secoli scorsi era luogo d'incontro fra mercanti valtellinesi e bergamaschi.


Testata della Val d'Arigna e itinerario di salita al bivacco Corti

Nella "Guida alla Valtellina" edita nel 1884 (II edizione) dal CAI di Sondrio, a cura di Fabio Besta, leggiamo infatti: "Poco dopo i Forni un sentiero si alza sulla pendice occidentale della Valle e conduce in circa tre ore al sommo del ghiacciaio di Cocca (2640 m.), una volta assai frequentato, come lo prova la strada che vi conduceva, la quale in alcuni punti, fin verso il ghiacciaio, appare tuttora selciata. Gli abitanti della Vale d'Arigna dicono che per esso transitava il minerale di ferro. La discesa verso l'alpe Cocca (1955 m.) si fa lungo una china assai ripida, che suole nella prima parte essere ricoperta di neve. Dall'alpe Cocca in meno di tre ore si giunge a Bondione (938 m.), borgo sulla strada carozzabile della Valle Seriana."
Il passo è posto al culmine della Vedretta del Lupo. Ad est della vedretta si trova la Vedretta del Marovin, ai cui piedi è posto il bivacco Resnati. Vediamo come raggiungerlo.
L'escursione che sale al rifugio parte dalla centrale Falck dell'Armisa, che raggiungiamo così. D
obbiamo staccarci dalla ss 38 dello Stelvio circa 5 km dopo Sondrio (per chi procede in direzione di Bormio). Dobbiamo prestare attenzione al cartello marrone che annuncia Ponte in Valtellina: poco più avanti, sempre sulla destra, vediamo il cartello marrone che segnala lo svincolo per Carolo, Sazzo, Arigna e Briotti. Procediamo con velocità moderata, perché dobbiamo svoltare a destra proprio al cartello. Lasciata la strada statale, passiamo per Casacce, prendiamo a sinistra e scendiamo piegando a destra e superando su un ponte il fiume Adda. Sul versante opposto andiamo a destra e ad un bivio a sinistra, iniziando a salire sul versante orobico. La strada passa per Sazzo, dove si trova un famoso santuario dedicato a san Luigi, e prosegue passando vicino alle frazioni di Albareda e Tripolo. Raggiunto un doppio bivio, ignoriamo la strada che scende a Fontaniva e proseguiamo diritti (ignorando anche quella che sale a Briotti),
percorrendo la stada che si addentra in Val d'Arigna, passando a destra e poco a monte rispetto al nucleo di San Matteo. Più avanti la strada attraversa il torrente Armisa, da destra a sinistra (per noi che saliamo) e termina alla centrale Falck dell'Armisa, in località Ca' Pizzini (m. 1041), dove si trova un parcheggio per lasciare l'automobile.


Mappa sulla base di Google Earth

Ci incamminiamo su un tratturo (chiuso al traffico dei veicoli non autorizzati) che sale ripido, con qualche tornante, raggiungendo Pattini (m. 1275) ed i prati della Foppa (m. 1360). Qui si trova un bivio, ed un cartello che segnala la direzione per i bivacchi Resnati, Corti e il Rifugio Donati (a destra) e quella per il rifugio Baita Pesciöla (a sinistra). Andiamo dunque a destra, percorrendo una comoda pista che ci porta alla località Prataccio (m. 1458) ed alle Baite Michelini (m. 1499), dove intercettiamo la Gran Via delle Orobie.
I cartelli escursionistici segnalano subito un bivio: lasciamo il sentiero di sinistra (la Gran Via delle Orobie che sale in un’ora all’alpe Druet ed in un’ora e 40 minuti al rifugio Baita Pesciöla) e proseguiamo diritti (i cartelli segnalano il sentiero 266 che porta in un’ora e 40 minuti al bivacco Resnati, in 3 ore al bivacco Corti ed in 4 ore e 20 minuti al passo di Coca; segnalano anche, nella medesima direzione, la Gran Via delle Orobie che sale in 4 ore e 10 minuti al lago Reguzzo).
Proseguiamo sul sentiero, ben segnalato (segnavia bianco-rossi), a mezza costa, dapprima verso sud-sud-est, poi verso sud-sud-ovest, fino a guadare un ramo secondario del torrente Armisa (m. 1522) e poi il torrente Armisa (m. 1572). Attraversato poi un tratto ingombro di fastidiosi ontani verdi (malòs), dobbiamo prestare attenzione per non perdere, a 1600 metri circa, un secondo bivio: siamo alla deviazione (segnalata) a sinistra per il bivacco Resnati (dato ad un'ora), indicata dai segnavia rosso-blu (quelli giallo-rossi indirizzano a destra, sul sentiero 201 che sale al bivacco Corti).

Procediamo dunque salendo diritti verso sud, con brevi serpentine, sul ripido vallone dello Scimur. Passiamo a destra di una croce che ricorda due escursionisti Diritto sopra la nostra testa, a ridosso (sul lato destro) di un enorme roccione, vediamo già un puntino rosso, la nostra meta, il bivacco Resnati. Guadiamo un torrente e superiamo una radura, mentre la traccia di sentiero si fa più debole e scompare. Superata una valletta sassosa, saliamo su un pendio più ripido e vediamo, in alto alla nostra destra, una cascata, procedendo sempre diretti verso il bivacco. Siamo sul lato sinistro di una valletta e vediamo una reccia blu che ci indica la direzione. L'ultimo tratto è il più faticoso, perché la pendenza si accentua ulteriormente e procediamo fra sassi instabili e radi pascoli, fino a raggiungere i 1940 metri di quota del bivacco Resnati, posto ai piedi e sul lato destro della Vedretta del Marovin (da qualche decennio in rapida ritirata verso i più alti recessi ai piedi del pizzo di Coca). Siamo quindi al bivacco dopo circa 3 ore e mezza di cammino (il dislivello approssimativo in salita è di 900 metri).
Il bivacco, recentemente intitolato anche alla memoria di Narciso Tempesti, segretario del CAI di Biassono, è dotato di 8 brande con materassi e coperte, un fornello da campo e poche stoviglie.


Lo Scimur e la salita al bivacco

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