Apri qui una panoramica della parete nord del monte Disgrazia dalla Val Sissone (immagine del 2003)


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Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Chiareggio-Alpe Forbesina-Alpe Laresin-Val Sissone-Passo della Corna di Sissone di Dentro-Rifugio Del Grande-Camerini-Alpe Sissone-Chiareggio
6-7h
1020
EE
SINTESI. Da Sondrio saliamo in Valmalenco, passando per Chiesa e proseguendo per San Giuseppe e Chiareggio. Qui giunti, scendiamo al parcheggio presso la riva del Mallero (m. 1612) e, senza risalire in paese, ci incamminiamo seguendo la pista sterrata (indicazioni per il rifugio Del Grande Camerini e per l'alpe Forbesina) che si porta alla pineta di Pian del Lupo, la attraversa e giunge al ponte sul Mallero del Muretto. giungendo all'alpe Forbesina, dove intercettiamo il sentiero che proviene dal ponte sul Mallero del Muretto. Prendiamo a sinistra (sud-ovest), seguendo i triangoli gialli, in direzione della Val Sissone e raggiungiamo le baite dell'alpe Laresìn (m. 1710). Ignorata anche la deviazione che sale a destra nel bosco alla volta dell'alpe Sissone (sisùm de fò), proseguiamo verso sud-ovest, su un sentiero spesso faticoso perché disseminato di massi, che si addentra nella valle, lasciandosi alle spalle gli ultimi radi larici. Passiamo a valle di una pronunciata gola rocciosa, ben visibile alla nostra destra. ad un certo punto il tracciato devia a destra e risale il fianco della valle, seguendo una traccia molto incerta fra magri pascoli. Raggiungiamo così un piccolo pianoro e ci troviamo di fronte ad una cascata di portata limitata ma dal salto considerevole. Attraversato il torrentello, riprendiamo la salita, che si fa più ripida. Ora la traccia piega a destra, descrivendo un ampio arco, salendo gradualmente e superando un grosso e caratteristico masso biancastro. Procediamo ora in direzione nord-ovest. Oltrepassati alcuni valloncelli, puntiamo in direzione del crinale roccioso che scende dal fianco sud-orientale della cima di Vazzeda. Il sentiero raggiunge una ben visibile spaccatura nella roccia: si tratta del Passo della Corna di Sissone di dentro (m. 2438), che permette di passare dall'alpe Sissone di dentro all'alpe Sissone. La discesa all'alpe è facile e sfrutta, nel primo tratto, un bel sentiero scalinato. Segue una nuova traversata sostanzialmente pianeggiante, finché giungiamo al punto (m. 2290) in cui l'Alta Via intercetta il sentiero che sale direttamente dall'alpe Laresin all'alpe Sissone (segnavia rosso-bianco-rossi). Ora il sentiero piega a sinistra (nord-nord-ovest e nord), salendo ripido alla costiera ("i curnèli") che separa l'alpe Sissone dall'ampio terrazzo che si trova sotto la piccola vedretta di Vazzeda. Raggiunta la base del crinale roccioso, dobbiamo superarlo con qualche semplice passo di arrampicata (tratto attrezzato al buchelìgn). Dopo un'ultima breve salita siamo quindi al rifugio Del Grande-Camerini (m. 2580). Ridiscendiamo dal rifugio all'ampio anfiteatro dell'alpe Sissone, ripercorrendo il sentiero fino al cartello che segnala l'alpe Sissone. Qui lasciamo il percorso dell'Alta Via, che prosegue diritto, scendendo a sinistra lungo il sentiero 305, in direzione est-sud-est, non lontano dal versante meridionale del monte Mottuccio, fino alle baite diroccate dell'alpe Sissone (m. 2290). Seguendo attentamente traccia e segnavia bianco-rossi e rosso-bianco rossi su pietre e tronchi di larice, proseguiamo nella medesima direzione, con diversi tornantini, portandoci ai piedi dello spigolo del monte Mottuccio. Ci portiamo oltre lo spigolo ed i pascoli ora lasciano il posto alle roccette e ad un bosco di ontani. Sempre prestando molta attenzione alla traccia ed ai segnavia, pieghiamo leggermente a sinistra (nord) e ci affacciamo al versante meridionale di un ripido canalone, nel quale il sentiero, piegando a destra, si infila. La traccia, che impone di non allentare l'attenzione, scende ripida a ridosso della parete rocciosa del canalone, verso est, poi piega a sinistra, attraversando il centro del canalone e traversa fino ad attraversare un canalino detritico secondario. Ci portiamo così sul più tranquillo versante ricoperto da una fitta peccete. Qui il sentiero, piegando di nuovo a destra, ricomincia a scendere perdendo rapidamente quota con serrate serpentine. La discesa termina all'uscita dalla pecceta in corrispondenza dell'alpe Laresin (m. 1710), dove ci ricongiungiamo con il percorso dell'Alta Via della Valmalenco. Procedendo verso sinistra, ripercorriamo i passi dell'andata, passando per l'alpe Forbesina e per il ponte sul Mallero prima di tornare a Chiareggio sulla pista del Pian del Lupo.


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Valle straordinaria, la Val Sissone. Un quadretto alpino perfetto, se vista dal Pian del Lupo di Chiareggio: a sinistra la celeberrima parete nord del Disgrazia, mito indiscusso nell'immaginario alpinistico e pietra miliare nella storia dell'alpinismo, alla sua destra le pareti granitiche delle cime di Chiareggio, della punta Baroni e del monte Sissone, estrema propaggine del plutone della Val Masino che si affaccia all'Alta Valmalenco. Valle notissima presso gli appassionati della mineralogia, che vi possono trovare esemplari di varia e rara bellezza.


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Gli escursionisti non mancano, perché la valle è attraversata dalla terza tappa dell'Alta Via della Valmalenco, che proviene dalla Val Ventina e termina a Chiareggio. Se però vogliamo mettere in programma un'escursione che da Chiareggio si addentri nella valle per visitarla, possiamo sfruttare un bel percorso ad anello, che può "sconfinare" toccando il rifugio Del Grande-Camerini. Vediamo come.


Chiareggio

Fra le attrattive che offre, vi è anche quella di essere base per numerose ed interessanti escursioni. Ma c'è anche chi preferisce il relax di una meno faticosa passeggiata, optando per il classico giro dei Tre Ponti, un bell'anello che permette di scoprire gli angoli più suggestivi dell'ampia piana denominata Pian del Lupo.


Torrente Mallero e Val Sissone

Saliamo, dunque, a Chiareggio da Chiesa Valmalenco, imboccando la strada per San Giuseppe e Chiareggio (m. 1620). Raggiunta la frequentatissima località e lasciata l'automobile nel parcheggio che si trova al termine dell'abitato del paese, ci incamminiamo sulla pista sterrata che attraversa il Pian del Lupo (cattiva trasposizione in italiano di cià lla lòp, o ciàn de la lòp, vale a dire il piano della loppa, o lolla, materiale di scarto derivato dalla cottura del ferro: niente a che fare con i lupi, dunque!), seguendo le indicazioni per i rifugi Tartaglione-Crispo e Del Grande-Camerini.


Pian del Lupo e testata della Val Sissone

Durante il cammino, potremo gustare lo scenario superbo della testata della Val Sissone (val de sisùm) con le cime di Chiareggio al centro, ed ai lati, un po' defilati, la parete nord del monte Disgrazia (a sinistra) ed il monte Sissone (còrgn de sisùm, chiamato anche piz sisùm e, dai contrabbandieri, “el catapìz”, a destra).
La pista conduce al ramo del torrente Màllero che scende dalla valle del Muretto; il primo ponte ci permette di guadagnarne la riva opposta, dove, ignorati i cartelli per il rifugio Del Grande-Camerini e la bocchetta del Forno, restiamo sulla sinistra.


Pian del Lupo e monte Disgrazia

In breve la pista ci porta al maggengo di Forbesina (spesso indicato anche come alpeggio, m. 1656), dalle origini assai antiche. Se ne fa menzione, infatti, già in un documento del 1544, nel quale si parla di “alpis et montium de forvexina”. Maggengo assai frequentato, come testimonia una mappa del 1816 che riporta 34 abitazioni. Siamo all'ingresso della Val Sissone, e troviamo i triangoli gialli dell'Alta Via della Valmalenco, perché di qui passa la prima parte della sua terza tappa.
Ignorata la deviazione a destra per il rifugio Tartaglione-Crispo (sentiero che permette anche, per una via più breve rispetto all'alta via, di raggiungere il rifugio Del Grande-Camerini), raggiungiamo così la bucolica alpe Laresin (m. 1710).


Tramonto sul monte Disgrazia dall'imbocco della Val Sissone (immagine del 2003)

Lasciate alle spalle le baite dell'alpe, ignoriamo anche la deviazione che sale a destra nel bosco alla volta dell'alpe Sissone (sisùm de fò). Potrebbe costituire una significativa abbreviazione del percorso (un'ora almeno) ma, a causa di una frana, in alcuni tratti è decisamente malagevole. Proseguiamo scendendo leggermente ed affacciandoci al selvaggio scenario della piana della media Val Sissone, che reca i segni della ricorrente violenza dei torrenti che ha disseminato ovunque terreno alluvionale. Seguiamo quindi, rimanendo sul fondovalle, gli ormai famigliari triangoli gialli, il cui tracciato, su un terreno spesso faticoso perché disseminato di massi, si addentra nella valle, alternando brevi salite a tratti in piano, fra radi larici, che intuiamo essere sopravvissuti alle slavine che hanno interessato quello che un tempo deve essere stato un bucolico lariceto. Superiamo poi una pronunciata gola rocciosa, ben visibile alla nostra destra.


Alpe Laresin e Val Sissone

Diritte davanti ai nostri occhi sono invece facilmente riconoscibili le tre cime di Chiareggio, e precisamente, da sinistra, la cima meridionale (m. 3093, immediatamente a destra del passo di Mello (buchèl de san martìn - o martìgn -), fra val Sissone e val Cameraccio), la cima centrale (m. 3107) e la cima settentrionale (m. 3203). Quest'ultima, conosciuta anche come punta Baroni, non è soltanto la più elevata, ma anche senz'altro la più elegante, con il suo vertice conico dalle forme possenti ed armoniose e con il singolare e pronunciato spigolo orientale. La cima è dedicata alla memoria della guida alpina bergamasca Antonio Baroni, che proprio su queste montagne, alla fine dell'ottocento, ebbe modo di dimostrare tutto il suo valore.


Cima di Chiareggio Centrale e punta Baroni dal sentiero di Val Sissone

Ma non distraiamoci: non dobbiamo, infatti, perdere d'occhio i segnavia, perché la traccia va perdendosi. Attraversiamo una serie di torrentelli che possono talora avere una portata che crea qualche difficoltà. Raggiunta un'ampia spianata, dopo un centinaio di metri il percorso devia decisamente a destra, iniziando a descrivere un arco molto ampio, e risale il fianco settentrionale della valle (precisamente il pendio della morena laterale sinistra della Val Sissone), seguendo una traccia molto incerta fra magri pascoli. Raggiungiamo così un piccolo pianoro, l'alpe Sissone di Dentro, con il suo malinconico casello, e ci troviamo di fronte ad una cascata di portata limitata ma dal salto considerevole. Attraversato il torrentello verso destra, riprendiamo la salita, che si fa sempre più ripida (la traccia qui latita e dobbiamo seguire i segnavia), mettendo a dura prova muscoli e polmoni. Ci infiliamo così in un valloncello, che percorriamo per metà, per poi uscirne sulla sinistra. Guadagnato un secondo ripiano (o meglio, il più dolce declivio terminale del fianco della valle), ci troviamo di fronte ad uno spettacolo che ci ripaga ampiamente della fatica: le cime di Rosso (m. 3366, a sinistra nella foto sopra) e di Vazzeda (m. 3301) chiudono, con la loro muraglia rocciosa, il lato nord-occidentale della valle. Si tratta di cime che si pongono sul limite orientale del gruppo Masino-Bregaglia.


Torrentello sul percorso dell'Alta Via in Val Sissone

Il colore più chiaro della cima di Vazzeda è dovuto alla sua situazione singolare per cui (caso unico nel gruppo montuoso) alle rocce granitiche si sono sovrapposte rocce sedimentarie. Non è questo, peraltro, l'unico motivo di interesse mineralogico della val Sissone, che è una sorta di Eldorado per gli appassionati di mineralogia, che hanno potuto trovarvi, in decenni di ricerche fra la massa sterminata dei sassi, reperti mineralogici rari e pregiati. Se poi volgiamo lo sguardo a sinistra, vediamo che a nord-ovest della punta Baroni è apparso allo sguardo il monte Sissone (corgn de sisùm, chiamato anche piz sisùm e, dai contrabbandieri, “el catapìz”, m. 3330), dietro un lungo crinale morenico che ricorda quello della valle di Preda Rossa.


Parete settentrionale del monte Disgrazia dal sentiero dell'Alta Via (immagine del 2003)

Ma lo spettacolo destinato ad imprimersi con maggior forza nella memoria è senza dubbio quello che ci riserva il fianco meridionale della valle, dove si dispiega di fronte ai nostri occhi i tormentato e selvaggio scenario della vedretta settentrionale del monte Disgrazia (m. 3678: védrècia de la desgràcia, o vedrèscia de la desgràcia), segnata da grandi seracchi e crepacci. Quando i primi alpinisti inglesi vennero per conquistare la montagna da questo lato, si sentirono dire, dalla gente del posto, dopo la caduta fragorosa di qualche seracco a valle: desgiàscia, cioè si scioglie; questa è la più probabile spiegazione dell'origine del nome del monte, visto che la storia della sua conquista non è segnata da particolari eventi luttuosi.


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Ma è tempo di riprendere il cammino: ora la traccia piega a destra, salendo gradualmente e superando un grosso e caratteristico masso biancastro.
Oltrepassati alcuni valloncelli, fra i quali quello scavato dal torrente che scende dal ghiacciaio della Cima di Rosso con una portata che in qualche caso crea problemi, puntiamo in direzione del crinale roccioso che scende dal fianco sud-orientale della cima di Vazzeda. Il sentiero raggiunge una ben visibile spaccatura nella roccia: si tratta del Passo della Corna di Sissone di dentro (m. 2438), che permette di passare dall'alpe Sissone di dentro all'alpe Sissone.
Attraverso lo stretto intaglio della porta possiamo intravedere alcune delle grandi cime della testata della Valmalenco, e precisamente il Sasso d’Entova (sasa d’éntua, m. 3329), il pizzo Malenco (m. 3438) ed il pizzo delle Tre Mogge (piz di tremögi, m. 3441; le tre vette, nel loro insieme, erano chiamate, localmente, “tremögi”; la denominazione distinta deriva da un interesse alpinistico). Lo sguardo si apre quindi all'ampio circo terminale dell'alpe Sissone, dominato ancora, a sinistra, dalla cima di Vazzeda.
La discesa in direzione dell'alpe è facile e sfrutta, nel primo tratto, un bel sentiero scalinato, che serviva per agevolare il transito delle mandrie. Poi ci tocca una nuova traversata sostanzialmente pianeggiante, finché giungiamo al punto (m. 2290) in cui l'alta via intercetta il già citato sentiero che sale direttamente dall'alpe Laresin all'alpe Sissone (segnavia rosso-bianco-rossi).


Apri qui una panoramica dal rifugio Del Grande-Camerini

Ora il sentiero piega a sinistra, salendo ripido alla costiera ("i curnèli") che separa l'alpe Sissone dall'ampio terrazzo che si trova sotto la piccola vedretta di Vazzeda. Raggiunta la base del crinale roccioso, dobbiamo superarlo con qualche semplice passo di arrampicata. L'ultimo passaggio (chiamato "buchèlìgn" o bocchetta del Piattè di Vazzeda) richiede per la verità molta cautela e concentrazione, soprattutto se la roccia è bagnata: per fortuna è stato recentemente attrezzato con corde fisse. Sormontate le roccette del crinale, appare a sinistra la bandiera italiana, che preannuncia la presenza di un rifugio. Dobbiamo risalire per qualche decina di metri prima di raggiungerlo: si tratta del rifugio Del Grande-Camerini (m. 2580), che, lasciato per diverso tempo in condizioni di abbandono, è stato di recente riaperto, grazie all'iniziativa del CAI di Sovico (www.caisovico.it; tel.: 0342 556010).

Parete nord del Monte Disgrazia (immagine del 2008) vista dal rifugio Del Grande-Camerini

Dal rifugio si domina l'alta Valmalenco, da San Giuseppe (san giüsèf o giüsèp) a Chiareggio. Lo sguardo, a sinistra, è attirato dalla bella piramide del monte del Forno (m. 3214), alla cui sinistra è collocata la sella del Forno (m. 2775; “buchèl bas”, in passato, “la buchèta”, “buchèta del fùren” o “buchèta del fórn”, più recentemente), che permette di scendere, sul versante svizzero, alla Vedretta del Forno, raggiungendo, in breve, il rifugio del Forno, del Club Alpino Svizzero.


Apri qui una panoramica della parete nord del monte Disgrazia dal sentiero per l'alpe Sissone

Vediamo ora come tornare a Chiareggio con un percorso ad anello, che richiede attenzione, esperienza escursionistic e buone condizioni di visibilità e di terreno. In sentiero utilizzato non è insignificante, in quanto veniva utilizzato in passato per la salita dei capi di bestiame all'alpeggio di Sissone, ma, ormai inutilizzato da molti anni, risente del progressivo ineluttabile degrado.


Il versante roccioso del canalone principale

Il versante roccioso del canalone principale

Ridiscendiamo dal rifugio all'ampio anfiteatro dell'alpe Sissone, ripercorrendo il sentiero fino al cartello che segnala l'alpe Sissone. Qui lasciamo il percorso dell'Alta Via, che prosegue diritto, traversando a sinistra lungo il sentiero 305, in direzione est-sud-est, non lontano dal versante meridionale del monte Mottuccio, fino alle baite diroccate dell'alpe Sissone (m. 2290). Seguendo attentamente traccia e segnavia bianco-rossi e rosso-bianco rossi su pietre e tronchi di larice, proseguiamo nella medesima direzione, con diversi tornantini, portandoci ai piedi dello spigolo del monte Mottuccio.


Parete settentrionale del monte Disgrazia

Ci portiamo oltre lo spigolo ed i pascoli ora lasciano il posto alle roccette e ad un bosco di ontani. Sempre prestando molta attenzione alla traccia ed ai segnavia, pieghiamo leggermente a sinistra (nord) e ci affacciamo al versante meridionale del ripido canalone centrale, nel quale il sentiero, piegando a destra, si infila.


Il versante roccioso del canalone principale

Il canalone principale

La traccia, che impone di non allentare l'attenzione in diversi tratti scivolosi, scende ripida a ridosso di un torrentello e delle pareti rocciose del canalone, verso est, poi piega a sinistra, attraversando il centro del canalone e traversa fino ad attraversare un canalino detritico secondario. Ci portiamo così sul più tranquillo versante ricoperto da una fitta peccete.


Il sentiero Sissone-Laresin in pecceta

Il sentiero Sissone-Laresin in pecceta

Qui il sentiero, piegando di nuovo a destra, ricomincia a scendere perdendo rapidamente quota con serrate serpentine. La discesa termina all'uscita dalla pecceta in corrispondenza dell'alpe Laresin (m. 1710), dove ci ricongiungiamo con il percorso dell'Alta Via della Valmalenco. Procedendo verso sinistra, ripercorriamo i passi dell'andata, passando per l'alpe Forbesina e per il ponte sul Mallero prima di tornare a Chiareggio sulla pista del Pian del Lupo.


Chiareggio e la Val Sissone

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CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line


La discesa dall'alpe Sissone all'alpe Laresin, sulla base di Google Earth (fair use)

Mappa del percorso - elaborata su un particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere

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GALLERIA DI IMMAGINI (VAL SISSONE E TRAVERSATA DELLA III TAPPA)

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