Camminando o pedalando fra Teglio, prato Valentino, Verdomana, Dàlico e Castionetto di Chiuro
Nomen omen, dicevano i latini, cioè nel nome
c'è il destino di ciò che lo porta. Se così è,
allora non possiamo visitare la Valtellina senza fermarci a Teglio (Valtellina
significa, infatti, Valle Tellina), che, anche geograficamente, ne rappresenta
un po' il baricentro o, se preferite, l'ombelico. Oltre ad offrirci
numerosissimi spunti di interesse storico e gastronomico, il paese è
il punto di partenza di un anello di mountain-bike poco conosciuto,
ma di grandissimo interesse. Data la felice esposizione e la natura
solatia dei luoghi, lo si può percorrere anche ad autunno inoltrato,
e perfino all'inizio dell'inverno, finché non giunge la prima
neve a coprire, ristoratrice, il riposo delle montagne dell'ampio versante
retico. D'autunno, poi, i luoghi toccati regalano trame cromatiche che
stordiscono per il loro splendore.
Saliamo, dunque, a Teglio (lo possiamo fare da Chiuro, da Tresenda o
da San Giacomo) e qui lasciamo l'automobile. Seguendo le indicazioni,
lasciamo le case più alte del paese per attaccare la bella strada
che porta a Prato Valentino. La salita è piuttosto lunga, in
quanto si tratta di superare circa 800 metri di dislivello (da 900 a
poco più di 1700), ma abbordabile, in quanto non propone strappi
particolarmente impegnativi. Nella salita superiamo, in successione,
le baite di Pragianello (m. 1250) e Bollone (m. 1446). Se
non abbiamo troppo tempo o troppe energie e vogliamo abbreviare l'anello,
possiamo staccarci dalla strada al tornante destrorso che segue le baite
di Pragianello, là dove parte, a 1272 metri, una ripida strada
sterrata (in corrispondenza del cartello che indica, con riferimento
alla strada asfaltata, La Baita del Sole), che sale a Verdomana, di
cui parleremo poco oltre.
Al termine della strada asfaltata raggiungiamo il limite inferiore del
Prato Valentino, dove partono gli impianti di risalita che superano
la quota 2500. Ci accoglie la bella chiesetta dedicata al santo e, poco
sopra, l'ampio albergo-ristoro-rifugio Baita del Sole, dove possiamo
ricaricare le batterie provate dallo sforzo prodotto. È questo
il punto più alto dell'anello. Per la verità potremmo
proseguire, seguendo una strada sterrata che, per un buon tratto, non
propone pendenze severe. Volendo (o, se preferite, potendo) potremmo
addirittura salire fino al punto più alto delle piste di sci,
dove si trova un piccolo casello, sempre aperto, che funziona da bivacco.
Nell'ultimo tratto, però, la strada si impenna e la pendenza
rende molto difficile la pedalata. Nulla
vieta, ovviamente, che si conduca la bici negli ultimi duecento metri,
per poi utilizzarla nella discesa. Dal bivacco alla cima erbosa del
vicino monte Brione (da “braida”, “prato”, ma anche “luogo selvaggio”; m. 2542), il passo è veramente breve: la
raggiungiamo infatti in meno di una decina di minuti di cammino. Dalla
cima la vista è superba, in particolare, ad ovest, sulla vetta
di Rhon, sulla cima Vicima e sul pizzo Calino. Ulteriore variante: a
quota 2291 si stacca dalla gippabile, sulla destra (in corrispondenza
di una rete di contenimento per la pista di sci), un sentiero (siamo
sul Sentiero Italia), che compie una bella traversata del Canalone,
passa a monte delle baite di Méden e conduce al passo di Méden,
sul quale è posto il confine italo-svizzero. Solo per brevi tratti
il sentiero è percorribile in mountain-bike, ma lo sforzo di
accompagnare la bicicletta fino al passo è ripagato dallo scenario
che si apre sul lato opposto, quello della Val Poschiavina.
Ma torniamo al nostro anello. Ritemprate le forze a Prato Valentino,
ripercorriamo per un tratto, in discesa, la strada che sale da Teglio,
fino al primo tornante sinistrorso (poco dopo una fontana, a quota 1608);
qui ce ne stacchiamo, imboccando una strada sterrata che scende decisa
fino alla bellissima radura di Verdomana (m. 1521), dove, se la giornata
è bella, non possiamo non fermarci per abbeverare gli occhi al
tripudio di colori che l'autunno dispiega. Ad
ovest possiamo ammirare il lungo versante orientale della Costa di San
Gaetano, detto Viale della Formica. A sud le più alte cime orobiche
sembrano lì, a portata di mano. Se abbiamo esaurito le riserve
d'acqua, possiamo risalire per un breve tratto la strada sterrata che
si stacca a destra dalla nostra: troveremo una fresca fontana.
È tempo di ripartire: sul limite inferiore dei prati, in corrispondenza
di una croce, troviamo un bivio. Alla nostra sinistra giunge la strada,
già citata, che si stacca dalla strada principale Teglio-Prato
Valentino. Alla nostra destra la strada prosegue verso l'interno della
Val Rogna. Seguiamola in questa direzione. Su una pianta, un cartello
ci segnala che stiamo percorrendo un tratto del Sentiero del Sole, recentemente
tracciato sulla mezza costa retica, da Montagna in Valtellina e Teglio.
La valle, a dispetto del nome, non ha nulla di inquietante o pericoloso,
e la strada ci porta al torrentello che scende fino a Castionetto di
Chiuro. Qui dobbiamo scendere dalla bici, attraversare il corso d'acqua
e percorrere a piedi qualche centinaio di metri, fino ad una baita,
dove ritroviamo una comoda strada sterrata. A
questo punto può cominciare la discesa verso Castionetto, ma,
se abbiamo ancora sufficienti energie, vale la pena di spenderle per
visitare la graziosa chiesetta di San Gaetano. Per farlo ci conviene
ignorare la strada che scende ed imboccare un nuovo sentierino, poco
oltre la baita, raggiungendo un prato, attraversato il quale (seguendo
i segnavia bianco-rossi del Sentiero del Sole) ci ritroviamo sulla strada
che sale alla chiesetta (m. 1550). Qui una nuova fontana può
soccorrere l'arsura della nostra gola.
Ora raccontiamo, però, la discesa. Si parta dalla baita citata
o dalla chiesetta, non c'è alcun problema: basta seguire la strada
che, raggiunte le baite di Dàlico (m. 1384), prosegue, su fondo
asfaltato, fino alle prime case di Castionetto. Poco prima di queste
case, sulla nostra destra, non possiamo non notare l'altera mole della
Torre di Castionetto (m. 729), che, ovviamente, impone una visita. Tuffiamoci,
quindi, nella contrada Maffina e proseguiamo fino ad intercettare la
Strada Provinciale n. 10, detta "Dei Castelli", o anche "panoramica
Chiuro-Teglio".
Inizia così l'ultimo tratto dell'anello, di nuovo in salita:
dobbiamo, infatti, dirigerci verso sinistra e salire per circa 7 chilometri,
per superare gli oltre 300 metri di dislivello che ci separano da Teglio. Tuttavia
neppure questa strada propone strappi impegnativi, per cui la stanchezza
non ci impedirà di tornare, gloriosamente, all'automobile, con
gli occhi imbevuti di quella luce che una bella giornata trascorsa in
questi luoghi ha impresso nella nostra anima.
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