CARTE DEL PERCORSO 1, 2


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Fra Val di Sacco e Valle d'Avedo, nel cuore della Val Grosina più solitaria e selvaggia, si può disegnare un anello escursionistico tanto impegnativo quanto affascinante, che sfrutta i due passi alti della bocchetta di Lago Negro e di Vermolera e che propone molti tratti su terreno aspro ed impervio. Gli elementi per soddisfare anche gli escursionisti più esigenti ci sono tutti. L'anello, infatti, potrebbe essere anche chiamato "degli otto laghi", perché tocca, appunto, otto interessantissimi laghi e laghetti alpini. Tocca anche la panoramicissima cima del pizzo Ricolda, sul crinale fra Val di Sacco e Valle d'Avedo. L'ideale sarebbe poterlo percorrere i due giorni, ma i due bivacchi fruibili, entrambi in Val di Sacco (il bivacco di Pian del Lago ed il bivacco Duilio Strambini) renderebbero le due tappe troppo asimmetriche. Una seconda possibilità è di allungare la traversata salendo il primo giorno al rifugio incustodito Dosdé, che ormai funge da bivacco, al passo omonimo, in cima alla Valle d'Avedo. Oppure, in condizioni di buon allenamento, mettere in conto, nel pieno della stagine estiva e con buone condizioni meteorologiche, di camminare dall'alba al tramonto portando a termine l'anello in una sola giornata. Le buone condizioni meteorologiche sono essenziali non solo per garantire adeguate condizioni di terreno (i passaggi esposti di fatto non ci sono), ma anche e soprattutto per evitare di uscire dal percorso giusto, dal momento che la prima parte della traversata è in gran parte sprovvista di segnavia. Ma vediamo come ci si può orientare.


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Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Giornata unica: Malghera-Pian del Lago-Pizzo Ricolda-Passo di Lago Negro-Lago Negro-Laghi di Tres-Passo Vermolera-Malghera
9-10 h
1590
EE
Primo giorno: Malghera-Pian del Lago-Pizzo Ricolda-Passo di Lago Negro-Lago Negro-Rifugio Dosdè (o Federico in Dosdè)
6 h (7 h e 30 min)
1260
EE
Secondo giorno: (Rifugio Federico in Dosdè) Rifugio Dosdè-Lago negro-Laghi di Tres-Passo Vermolera-Malghera
(7-8h) 5-6h
(1250) 550
EE
SINTESI. Da Grosio, superata la chiesa di San Giuseppe e la successiva caratteristica “strecia de Ilda”, imbocchiamo, sulla sinistra (indicazioni per Ravoledo e Fusino) la carrozzabile della Val Grosina, che, superata la frazione di Ravoledo, dopo pochi tornanti, si addentra sul suo fianco orientale, passando per San Giacomo. Raggiunto il nucleo di Fusino, in corrispondenza dello spiazzo davanti alla chiesetta (m. 1203, il punto più comodo dove lasciare l’automobile: per proseguire in tutte le direzioni si deve inoltre acquistare un pass giornaliero), prendiamo a sinistra, imboccando la stretta stradina che porta al ponte sul torrente Roasco, poco a valle rispetto alla muraglia della diga di Fusino dell’AEM. Sul lato opporto la stradina piega leggermente a sinistra e comincia a salire su un ripido versante di prati e comincia un lungo traverso sul fianco della Val Grosina Occidentale, superando diversi nuclei e portando a Campo Pedruna. Nel tratto successivo la pendanza si fa molto severa e la stradina termina a Malghera (m. 1937), dove si trova il rifugio-ricovero omonimo, presso il santuario della Madonna del Muschio o della Neve. Ci incamminiamo sulla pista che si addentra in Val di Sacco (dir. nord), superando la sbarra e passando a lato della casera di Sacco (m. 2008). Qui, seguendo un cartello, lasciamo la pista e scendiamo a destra a guadare il torrente su un ponte, proseguendo a salire, su pista, sul lato opposto della valle (orientale), verso nord-est. La pista termina alla baita della località Mandrie Vecchie (caséra de màndri vègi). Poco prima della baita, sulla destra, parte un tratturo che recentemente si è sovrapposto all'antico sentiero per il Pian del Lago, e risale il versante erboso con diversi tornanti e strappi anche ripidi. Ignoriamo una deviazione segnalata a destra. Dopo un tornante a destra giungiamo ad un pianoro e dobbiamo stare attenti perché dobbiamo lasciare il tratturo per prendere un sentiero che se ne stacca sulla sinistra e nel primo tratto quasi non si vede. Ci sono però tre ometti che lo segnalano. Dopo pochi metri la traccia del sentiero si fa marcata, sale ad aggirare un dosso erboso e piegando a destra si porta alle soglie dello splendido ripiano di Pian del Lago (sigla S.I. su un masso a terra). Superiamo un torrentello e siamo subito in vista del solitario bivacco di Pian del Lago (Baitèl del Pian del Laach, m. 2320). Torniamo ora indietro dal bivacco per qualche decina di metri e prendiamo a destra (nord), traversando in direzione della piana gemella di Piansortivo (Lach di Pian Sertìf, m. 2360). Per farlo passiamo ai piedi di un dosso di roccette, passando poi a sinistra del laghetto di Pian Sortivo. Alla nostra sinistra il rudere di un baitello. Alla nostra destra si apre l'ampio vallone di sfasciumi compreso fra la cresta occidentale del pizzo Matto e quella del Dosso Sabbione, che termina ad un pronunciato corno roccioso. Davanto a noi, invece, due dossi erbosi. Su quello, meno pronunciato, di sinistra vediamo un grande ometto. Procediamo in quella direzione, senza però salire all'ometto, ma piegando a sinistra ed aggirando il dosso, dietro il quale si nasconde il rotondo lago Scalpellino (Lach del Scarpelìn, m. 2480), che si mostra alla nostra destra. Inizia da qui la parte più problematica della traversata, perché la salita ai passi di Ricolda e del lago Negro è servita da una traccia, peraltro debole, solo nel primo tratto, ed è segnalata solo da qualche ometto. L'orientamento, peraltro, in caso di buona visibilità, non è difficile. Sul lato sinistro del lago vediamo una debole traccia che sale verso sinistra (nord-ovest) sui pascoli, per breve tratto, iniziando poi una traversata su larga cengia erbosa verso ovest. Dopo un tratto in discesa, torniamo a salire leggermente passando a sinistra di alcuni salti rocciosi, fino ad approdare al ripiano di quota 2500 metri, dove vediamo un grande ometto. da qui pieghiamo a destra e cominciamo a salire in diagonale verso destra (nord-est), su facile terreno di roccette e magri pascoli, passando poco sotto una fascia di salti rocciosi. La pendenza si attenua gradualmente e raggiungiamo un piccolo corso d'acqua, che confluisce, più in basso, nel tondo laghetto non nominato sulla carta IGM (su altre carte è chiamato "lago Ricolda", localmente è conosciuto come "Lach di Piati Rosi"). Superato il piccolo corso d'acqua pieghiamo leggermente a sinistra e saliamo lungo un corridoio compreso fra due salti rocciosi, approdando da un'ampia conca a quota 2640 metri. Più in basso, davanti a noi, proprio sotto la verticale del puntuto Corno di Lago Negro (Curnìn de Lach Negru, m. 2927) e vediamo un'ampia conca nella quale distinguiamo sei microlaghetti, o pozze. Dobbiamo però ignorare la traccia che va ad est e si porta al ripiano dei laghetti, e salire stando più a sinistra (nord-est), sul versante di pietrame a ridosso del versante di rocce alla nostra sinistra. La salita ci porta di fronte ai roccioni che presidiano la base de Corno di Lago Negro. Qui giunti, pieghiamo a sinistra (nord-ovest), seguendo alcuni canalini ed una valletta che ci permette di passare fra alcune roccette e di raggiungere il sospirato crinale, in corrispondenza del passo di Ricolda (m. 2863), compreso fra il Corno di Lago Negro, ad est (alla nostra destra), ed il pizzo Ricolda, ad ovest (sinistra). Dobbiamo ora prendere a sinistra (ovest) seguendo il facile crinale che sale gradualmente al grande ometto (ben distinguibile già dal pian dei Laghi) in cima al pizzo Ricolda (m. 2962). Saliamo fra pietrame e poniamo piede sulla cima, godendo di un panorama assai ampio e ripagante. Proseguendo verso ovest, scendiamo lungo il facile crinale ad ovest del pizzo, appoggiandoci sul lato sinistro (il destro propone salti rocciosi) e raggiungendo dopo pochi minuti, il passo di Lago Negro (m. 2901). Qui giunti, scendiamo in alta Valle d'Avedo, cioè a destra (nord) seguendo un ripido canalino di pietrame che passa fra alcune roccette, e poi si allarga ad ampio versante. Con la dovuta attenzione perdiamo quota in direzione del centro della conca posta a sud del massiccio versante meridionale della cima di Saoseo (Sauseu, m. 3263), uno dei giganti di questo comprensorio. Giunti al centro della conce, pieghiamo a destra e scendiamo seguendo una valletta, dalla quale usciamo appena sopra le rive del grande Lago Negro.
Dobbiamo ora scegliere se salire per la notte al vicino (relativamente: calcoliamo ancora un'ora di cammino) ex-rifugio Dosdè al passo omonimo, oppure proseguire nell'anello scendendo dal lago alla piana dei laghi di Tres. Nel primo caso seguiamo i segnavia e lasciamo il lago salendo verso sinistra sul faticoso versante di sfasciumi, in direzione del fondo della Valle d'Avedo. Passiamo così a sinistra di due laghetti minori e sotto una balconata rocciosa sulla quale vediamo l'edificio in muratura del rifugio-bivacco. Lo oltrepassiamo, passando più in basso, fino a trovare la svolta a sinistra che ci fa salire al passo di Dosdé e finalmente al rifugio-bivacco Dosdé. Se, per qualunque motivo, il bivacco fosse chiuso teniamo presente che dal passo possiamo facilmente scendere in Val Cantone di Dosdé ragiungendo, in un'ora e mezza circa, il rifugio Federico in Dosdè.

Se invece scegliamo di portare a termine in una sola giornata l'anello, dobbiamo prendere a destra, seguendo le riva del lago che resta alla nostra sinistra e procedendo sul sentiero, ben segnalato, che scende lungo la Valle d'Avedo. Il ben segnalato sentiero scende lungo un gradino di soglia sulla destra della valle ed attraversa il desolato Pian del Frec'. Raggiunto un secondo gradino, questa volta sul suo lato di sinistra, scende ancora, fino alla bella piana che ospita i laghetti di Tres (m. 2186). Qui lasciamo il sentiero principale che scende verso Vermolera e, seguendo le indicazioni del Sentiero Italia, tagliamo la piana verso destra, portandoci al lato opposto (di destra, per noi). La debole traccia si districa in un fascia di macereti, supera alcuni roccioni lisci ed approda alla conca che ospita il bel lago di Venere. Procediamo sulla traccia seguendo attentamente i segnavia bianco-rossi e passiamo, con qualche saliscendi, a destra del lago di Venere. La rsalita riprende su un ripido versante di sfasciumi e strisce di pascolo, e ci porta ad un'ampia conca morenica a quota 2500 m. I segnavia ci indirizzano ad una seconda rampa: attacchiamo un ampio canalone che termina ad un'invitante sella. Abbiamo l'impressione che quella sia la nostra meta, il passo di Vermolera. Così non è: più o meno all'altezza di un roccione con un grande segnavia e di una china erbosa (poco sotto quota 2600), dobbiamo lasciare la direzione sud-sud-ovest, piegare a destra (direzione ovest) ed infilarci nell'imbuto di un ripido canalone laterale, che sembra chiudersi ad imbuto, ma più in alto di apre e diventa molto largo. La salita è molto faticosa, perché il pendio è ripido. Conviene stare sul lato di destra, dove il pietrame è più rado o quasi assente. Al termine della salita ci affacciamo ad un ripiano ingombro di massi e grandi blocchi. Guidati dai segnavia percorriamo un simulacro di sentiero che la supera e ci porta finalmente al ripiano del passo di Vermolera (m. 2732), presidiato a nord dal puntuto pizzo Matto (m. 2993). Attraversiamo il ripiano e ci affacciamo sul lato opposto, tornando a vedere la Val di Sacco. Sempre seguendo con attenzione i segnavia scendiamo fra placche e roccioni ad un versante di sfasciumi. Giunti nei pressi del suo bordo, cerchiamo con attenzione un sentiero che scende ripido su un versante morenico scosceso, piegando poi a sinistra e tagliandolo in diagonale verso sud. La traccia è stretta ed in alcuni punti rovinata da smottamenti, per cui dobbiamo procedere con attenzione. Al termine della diagonale tocchiamo un terreno più tranquillo. Pieghiamo a destra e proseguiamo la graduale discesa verso ovest-nord-ovest, restando a poca distanza dal versante meridionale che scende dal pizzo Matto. Ci infiliamo così in un ampio corridoio, procedendo a ridosso di un piccolo corso d'acqua. Seguendo i segnavia su paletti e pietre, più in basso traversiamo a sinistra tagliando verso sud-ovest. Attraversato un corridoio fra gobbe erbose, ci portiamo ad un secondo corrodio, un vallone più stretto, e scendiamo restando sul suo lato destro, affacciandoci all'ampio ripiano che ospita il Lago di Pian del Lago (m. 2316) ed il bivacco Pian del Lago, presso le sue rive. Dobbiamo proseguire verso ovst-nord-ovest, attraversando in piano i prati e scovando la partenza del marcato sentiero che inizia la discesa verso il fondovalle, con diverse svolte, verso sud-sud-ovest. Tagliamo così un ripido dosso e scendiamo ad intercettare una pista sterrata. Seguendola in discesa tocchiamo il fondo della Valle di Sacco, nei pressi di un ponte che ci porta dal versante orientale a quello occidentale. Qui ci ritroviamo sulla parte iniziale della pista che percorsa verso sinistra ci riporta a Malghera.


Apri qui una panoramica della Val di Sacco dal sentiero per il Pian del Lago

Saliamo da Grosio a Fusino (9 km da Grosio, m. 1203), posto nel punto in cui la valle ospita due invasi artificiali dell’AEM, appena a monte del punto in cui la val Grosina occidentale si congiunge con il solco principale della valle. Acquistato all'apposita macchinetta presso il parcheggio il ticket giornaliero, imbocchiamo la deviazione a sinistra per la val Malghera: si tratta di una strada dalla carreggiata piuttosto stretta, che ci porta nel cuore della valle, per poi risalire sul fianco settentrionale della val Grosina occidentale. Attraversati i diversi nuclei del versante settentrionale della valle, con un ultimo tratto dalle pendenza molto severe siamo al parcheggio di Malghera, ad 11,2 km da Fusino. Ci accolgono il ricovero Malghera ed il sorprendente santuario della Madonna della Misericordia (Madòna de la néf), o Madonna del Muschio, edificata nel 1888, dal nucleo di una cappella preesistente, eretta per ricordare il miracolo dell’apparizione della Vergine, sul muschio di una roccia, ad un pastore nel 1750. Qui possiamo lasciare l'automobile.


Val di Sacco

Imbocchiamo ora la pista sterrata alle spalle del santuario e, copo pochi metri, apriamo e scrupolosamente chiudiamo il cancello dell'alpe di Sacco. Proseguendo sulla pista, raggiungiamo in breve la Casera di Sacco (m. 2008), dove la pista termina. Qui il cartello con numerazione 260, che dà il bivacco Pian del Lago ad un'ora e 10 minuti, Lavazé a 2 ore e 20 minuti e Biancadino a 3 ore e 15 minuti, ci fa scendere sulla destra su una pista che passa accanto ad un enorme masso erratico e raggiunge il ponte che scavalca il ramo della Val di Sacco (Val de Sach) del torrente Roasco (siamo qui all'imbocco della valle). Qui troviamo una pista che sale con andamento moderato verso nord-nord-est, proponendo anche un breve quanto suggestivo tratto elegantemente lastricato. Sul fondo della valle spiccano due punte rocciose rivolte al cielo, la cima Saoseo a sinistra ed il corno di Lago Negro a destra.


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La pista termina alla baita della località Mandrie Vecchie (caséra de màndri vègi). Poco prima della baita, sulla destra, parte un tratturo che recentemente si è sovrapposto all'antico sentiero per il Pian del Lago, e risale il versante erboso con diversi tornanti e strappi anche ripidi. Ad una baita, siamo ad un bivio segnalato da cartelli: il sentiero 260 prosegue verso destra (Lavazé e Biancadino), mentre sul tratturo si va verso Pian del Lago, dato a 40 minuti, il passo di Vermulèra, dato a 2 ore, ed Eita, data a 4 ore e 45 minuti (sul cartello la sigla S.I. indica che si tratta di una tappa del Sentiero Italia). Proseguiamo, dunque, sul tratturo, in direzione nord-est.


Pian del Lago

Dopo un tornante a destra giungiamo ad un pianoro e dobbiamo stare attenti perché dobbiamo lasciare il tratturo (che effettua una traversata alta agli alpeggi della Val Grosina occidentale) per prendere un sentiero che se ne stacca sulla sinistra e nel primo tratto quasi non si vede. Ci sono però tre ometti che lo segnalano. Dopo pochi metri la traccia del sentiero si fa marcata, sale ad aggirare un dosso erboso e piegando a destra si porta alle soglie dello splendido ripiano di Pian del Lago (sigla S.I. su un masso a terra). Superiamo un torrentello e siamo subito in vista del solitario bivacco di Pian del Lago (Baitèl del Pian del Laach, m. 2320), sempre aperto ed utilissimo in caso di maltempo. Poco prima del bivacco un cartello del Sentiero Italia dà il Passo di Vermolera ad un'ora e mezza, i laghi di Tres a 2 ore e 50 minuti ed Eita a 4 ore e 10 minuti. Alle spalle del bivacco il placido lago di Pian del Lago, sorvegliato sul lato destro dal Sasso Farinaccio.


Mappa della salita a Pian Sortivo sulla base di Google Earth (fair use)

Non seguiamo, però, le indicazioni del Sentiero Italia, ma torniamo ora indietro dal bivacco per qualche decina di metri e prendiamo a destra (nord), traversando in direzione della piana gemella di Piansortivo (Lach di Pian Sertìf, m. 2360). Per farlo passiamo ai piedi di un dosso di roccette, passando poi a sinistra del laghetto di Pian Sortivo. Alla nostra sinistra il rudere di un baitello. Alla nostra destra si apre l'ampio vallone di sfasciumi compreso fra la cresta occidentale del pizzo Matto e quella del Dosso Sabbione, che termina ad un pronunciato corno roccioso. Davanto a noi, invece, due dossi erbosi. Su quello, meno pronunciato, di sinistra vediamo un grande ometto.


Apri qui una fotomappa della salita dal Pian del Lago al passo di Lago Negro

Procediamo in quella direzione, senza però salire all'ometto, ma piegando a sinistra ed aggirando il dosso, dietro il quale si nasconde il rotondo lago Scalpellino (Lach del Scarpelìn, m. 2480), che si mostra alla nostra destra. Inizia da qui la parte più problematica della traversata, perché la salita ai passi di Ricolda e del lago Negro è servita da una traccia, peraltro debole, solo nel primo tratto, ed è segnalata solo da qualche ometto. L'orientamento, peraltro, in caso di buona visibilità, non è difficile. Sul lato sinistro del lago vediamo una debole traccia che sale verso sinistra (nord-ovest) sui pascoli, per breve tratto, iniziando poi una traversata su larga cengia erbosa verso ovest. Dopo un tratto in discesa, torniamo a salire leggermente passando a sinistra di alcuni salti rocciosi, fino ad approdare al ripiano di quota 2500 metri, dove vediamo un grande ometto.

Mappa della salita da Pian Sortivo sulla base di Google Earth (fair use)

Qui giunti, potremmo puntare ad una salita diretta e diritta al crinale sfruttando un ripido pendio di sfasciumi ed un canalone che passa in mezzo a due banconate rocciose e ci f accedere al fianco meridionale ai piedi del pizzo Ricolda. La salita per questa via diretta sarebbe però davvero faticosissima, per cui è molto meglio arrivare alla cima per una via più larga. Giunti all'ometto, dunque, pieghiamo a destra e cominciamo a salire in diagonale verso destra (nord-est), su facile terreno di roccette e magri pascoli, passando poco sotto una fascia di salti rocciosi. La pendenza si attenua gradualmente e raggiungiamo un piccolo corso d'acqua, che confluisce, più in basso, nel tondo laghetto non nominato sulla carta IGM (su altre carte è chiamato "lago Ricolda", localmente è conosciuto come "Lach di Piati Rosi", perché riposa in una conca, a 2540 metri, circondato da roccioni rossatri, tonalità dominante, peraltro, in questo comprensorio). Il nostro giro lo taglia fuori, ma, volendo, avremmo potuto toccarlo lasciando la traccia su cengione, dal lago Scalpellino al pianoro di quota 2500, per salire a destra su ripido canalino intagliato fra i roccioni, circa 400 metri più avanti rispetto al lago Scalpellino.

Mappa della salita dal ripiano di quota 2550 al passo di Lago Negro sulla base di Google Earth (fair use)

Salendo ancora su ripido canalino oltre il lago Ricolda, saremmo giunti al punto in cui ci ha portato il racconto dell'escursione. Vediamo come proseguire. Superato il piccolo corso d'acqua che scende al lago Ricolda pieghiamo leggermente a sinistra e saliamo lungo un corridoio compreso fra due salti rocciosi, approdando da un'ampia conca a quota 2640 metri. Più in basso, davanti a noi, proprio sotto la verticale del puntuto Corno di Lago Negro (Curnìn de Lach Negru, m. 2927), la cima che maggiormente spicca sul crinale che separa la Valle di Sacco dalla Valle di Avedo, vediamo un'ampia conca nella quale distinguiamo sei micolaghetti, o pozze.


Cima Viola e cima di Lago Spalmo viste dal passo di Ricolda

Dobbiamo però ignorare la traccia che va ad est e si porta al ripiano dei laghetti, e salire stando più a sinistra (nord-est), sul versante di pietrame a ridosso del versante di rocce alla nostra sinistra. La salita ci porta di fronte ai roccioni che presidiano la base de Corno di Lago Negro. Qui giunti, pieghiamo a sinistra (nord-ovest), seguendo alcuni canalini ed una valletta che ci permette di passare fra alcune roccette e di raggiungere il sospirato crinale, in corrispondenza del passo di Ricolda (m. 2863), compreso fra il Corno di Lago Negro, ad est (alla nostra destra), ed il pizzo Ricolda, ad ovest (sinistra).


I pizzi Canciano e Scalino visti dalla cima del pizzo Ricolda

Bellissimo è il panorama che si apre a nord, con colpo d'occhio sul grnde lago Negro, più in basso, proprio davanti a noi, e sulla cima di Viola con il suo ghiacciaio, più a destra. Dobbiamo ora prendere a sinistra (ovest) seguendo il facile crinale che sale gradualmente al grande ometto (ben distinguibile già dal pian dei Laghi) in cima al pizzo Ricolda (m. 2962). Saliamo fra pietrame e poniamo piede sulla cima, godendo di un panorama assai ampio e ripagante. Siamo al punto più alto della traversata.


Corno di Campo e pizzo Paradisino visti dal pizzo Ricolda

Da qui possiamo godere di uno splendido panorama sulla Val di Sacco, che si apre sotto di noi, sulla cima Viola, su Dosso Sabbione e pizzo Matto, sulla vicina cima di Saoseo, oltre che sui lontanti gruppi del Bernina e del Paradisino.
Inizia da qui una discesa che ci porterà in Valle d'Avedo. Proseguendo verso ovest, scendiamo lungo il facile crinale ad ovest del pizzo, appoggiandoci sul lato sinistro (il destro propone salti rocciosi) e raggiungendo dopo pochi minuti, il passo di Lago Negro (m. 2901). Qui giunti, scendiamo in alta Valle d'Avedo, cioè a destra (nord) seguendo un ripido canalino di pietrame che passa fra alcune roccette, e poi si allarga ad ampio versante.


ll monte Disgrazia visto dal pizzo Ricolda

Con la dovuta attenzione perdiamo quota in direzione del centro della conca posta a sud del massiccio versante meridionale della cima di Saoseo (Sauseu, m. 3263), uno dei giganti di questo comprensorio. Giunti al centro della conce, pieghiamo a destra e scendiamo seguendo una valletta, dalla quale usciamo appena sopra le rive del grande Lago Negro, uno dei più belli della Val Grosina.


Il percorso dal pizzo Ricolda al lago Negro

Il lago, di origine morenica, a dispetto del nome mostra un aspetto di un blu intenso. Con i suoi 124.000 mq è il più grande lago della Val Grosina, ed in passato veniva chiamato anche "Lago Scuro". Lo specchio d’acqua, di un blu intenso, unito ai corrugati contrafforti della cima Viola, regala uno dei più affascinanti scorci di alta montagna del versante retico valtellinese. A stagione avanzata sulle sue rive si può trovare qualche pescatore che attende perso nei suoi pensieri che qualche pesce abbocchi. Solo a stagione avanzata, però, in quanto può capitare che anche nella seconda metà di luglio sia ricoperto di ghiaccio. Alla nostra destra (ovest) si eleva fiero il pizzo Ricolda, ed alla sua destra la grande mole del Sauseu, la cima di Saoseo (Sauseu, m. 3263, termine che deriva forse dal tedesco “see”, lago, o, secondo l’antica lezione “Sasseo”, da “sasso”), che chiude la valle.


Il lago Negro

Dobbiamo ora scegliere se salire per la notte al vicino (relativamente: calcoliamo ancora un'ora di cammino) ex-rifugio Dosdè al passo omonimo, oppure proseguire nell'anello scendendo dal lago alla piana dei laghi di Tres. Nel primo caso seguiamo i segnavia e lasciamo il lago salendo verso sinistra sul faticoso versante di sfasciumi, in direzione del fondo della Valle d'Avedo. Passiamo così a sinistra di due laghetti minori e sotto una balconata rocciosa sulla quale vediamo l'edificio in muratura del rifugio-bivacco, che dispone di 12 posti letto.


Apri qui una fotomappa dell'ultimo tratto di salita al rifugio ed al passo di Dosdé

Lo oltrepassiamo, passando più in basso, fino a trovare la svolta a sinistra che ci fa salire al passo di Dosdé e finalmente al rifugio-bivacco. Il rifugio, o capanna di Dosdè ("Capàna Dusdé"), del CAI di Bormio. Interessante la storia di questa struttura, costruita nel 1890 dalla sezione di Milano del CAI, con una spesa complessiva di 2200 lire, grazie all’interessamento dell’alpinista cavalier Antonio Cederna, presidente della sezione valtellinese del CAI e poi di quella milanese.


Apri qui una panoramica sulla Valle d'Avedo dal passo e dalla capanna di Dosdé

Fu ristrutturata nel 1955 e poi, a cura del CAI di Bormio che l’aveva acquistata, nel 1982. Attualmente è sempre aperta, e quindi funziona come bivacco, ma è sempre bene informarsi sulle condizioni di apertura presso il CAI di Bormio. (tel. 0342 903300). Vi troviamo 12 posti letto, materassi e coperte, un tavolo, panche, un fornello, una bombola di gas, stoviglie ed una cassetta di pronto soccorso. Si può trovare acqua di fusione sulla morena attraversata dal percorso di salita al passo.
Se, per qualunque motivo, il bivacco fosse chiuso teniamo presente che dal passo possiamo facilmente scendere in Val Cantone di Dosdé raggiungendo, in un'ora e mezza circa, il rifugio Federico in Dosdè.


La discesa dal passo di Dosdé in Val Cantone di Dosdé

Seguendo gli abbondanti segnavia e gli ometti, nella prima parte della discesa dal passo ci muoviamo con tutta la dovuta attenzione fra blocchi, nevaietti e sfasciumi, poi raggiungiamo una più tranquilla traccia che scende gradualmente fra magri pascoli e pietrame. Siamo sul lato di sinistra (per noi) della valle e ne assecondiamo l'andamento volgendo gradualmente a destra. Raggiunto il punto mediano della passiamo da sinistra a destra del torrente che corre al suo centro, raggiungendo la malandata Baita del Pastori (m. 2361). Qui ignoriamo la deviaizone a destra per il bivacco Caldarini e seguendo le indicazioni di un cartello proseguiamo sul largo sentiero che scende gradualmente a destra del torrente, verso nord.
A quota 2225 un ponte ci riporta sul lato sinistro della valle e procediamo in direzione dell'alpe Dosdè. Alla nostra destra, leggermente rialzato, il rifugio Federico in Dosdè, al quale possiamo portarci per pernottare.


Il rifugio Federico in Dosdè (clicca qui per ingrandire)

Se, invece, abbiamo sufficiente tempo ed energie per concludere l'anello in una sola giornata (ma calcoliamo ancora 5 ore buone di cammino) seguiamo il ben segnalato sentiero che scende dall'alta alla media Valle di Avedo. Il sentiero si tiene a destra del lago, descrivendo un ampio arco di cerchio. Procedendo verso sud-est raggiunge un secondo gradino, per il quale si affaccia ad un ampio e desolato pianoro, al quale scende con qualche serpentina. Percorriamo, stando a destra del torrentello, un lungo corridoio glaciale con la caratteristica forma ad U.


Il percorso che dal passo di lago Negro porta al lago Negro

Siamo sempre nel regno della solitudine. Si tratta del pian del Fréc', che presenta tutte le caratteristiche degli scenari di alta quota, dove i pascoli sempre più magri cedono il passo ai massi ed agli sfasciumi. Ci assale, forse, un profondo senso di desolazione, perché l’impressione è che qui non sia più luogo per uomini, ma per spiriti senza quiete. Rabbrividiamo, e paghiamo il giusto tributo al nome della piana (piana del Freddo). Solo i segnavia bianco-rossi ci parlano di qualcosa di umano.
La piana ha comunque un andamento assai tranquillo. Alla nostra sinistra si impone l'aspro versante sud-occidentale della cima Viola (m. 3374), che da qui appare come un modesto corno che chiude a sinistra il fianco del massiccio.
A destra è invece il massiccio e caotico versante del Dosso Sabbione a restituire una sensazione velatamente opprimente.


Il Pian del Frec'

Il sentiero più avanti si porta a sinistra del torrentello e, dopo una breve salita, raggiunge il bordo della piana e si affaccia ad un'altra ampia conca, quella che ospita i laghetti di Tres (m. 2186, "lach di Trés", m. 2186, chiamati in passato anche "Laghi di Avedo"), posti poco a sud delle baite omonime. Al suo ingresso, ci riportiamo a destra del torrente, che qui defluisce dal più grande dei laghetti. I laghi di Tres, a dispetto del nome, sono due e, nelle belle giornate, raccolgono i colori dei versanti circostanti regalando suggestivi giochi cromatici. Per la verità è probabile che un tempo effettivamente ci fosse un terzo laghetto, oggi interrato, ed allora i conti tornerebbero. Di questo comunque non si preoccupano i pescatori che amano salire fin qui per pescare nelle loro tranquille acque.


Laghi di Tres, sovrastati dal Pizzo Matto e dal Dosso Sabbione

La piana, baricentro della valle, è gentile e bucolica, ma lo scenario comincia a mutare, e la valle comincia a mostrare un aspetto più arcigno. Alla nostra sinistra (sud) è vegliata dal Sasso Campana, mentre ad est si profilano le tre puntute cime del Pizzo Matto. Alla sua destra il cupolone del Dosso Sabbione. A destra (nord), infine, incombe il poderoso versante meridionale del signore della valle, la cima Viola (m. 3374), che qui mostra un volto davvero impressionante, la sua parete meridionale, una parete di durissimo gneiss che precipita per seicento metri sul pianoro del lago Spalmo.


Apri qui una fotomappa della traversata della piana di Tres

Sotto questo versante scende un ripido declivio di magri pascoli e terreno franoso. Si intuisce, alla sua sommità, una conca, che ospita l’invisibile lago Spalmo (lach Spalm, m. 2515), uno specchio d’acqua dal singolare colore grigio lattiginoso (per la grande quantità di terriccio in sospensione), ai piedi della cima di Lago Spalmo (scima del Lach Spalm) e della sua piccola vedretta (vedregia di Scimi del Lach Spalm). Un lago invisibile perché ben pochi si avventurano alla conca che lo ospita, in quanto non c’è sentiero che vi conduca e per raggiungerla bisogna risalire il ripido e faticosissimo versante. Se il lago è per questo “invisibile”, non lo sono le sue acque, che defluiscono a valle lungo una valletta intagliata proprio in questo versante, né lo è il suo nome, che si è riverberato sulle cime assai frequentate soprattutto dagli scialpinisti (che vi salgono però dal versante della Val Viola Bormina).


La piana di Tres

Nei pressi della baita più grande di Tres un cartello segnala che il Sentiero Italia si stacca qui, prendendo a sinistra e salendo al passo di Vermolera, da quello che sale al passo di Dosdè. Qui lasciamo il sentiero principale che sale al passo ed al rifugio di Dosdè e, seguendo le indicazioni del Sentiero Italia, tagliamo la piana verso sinistra, portandoci al lato opposto (di sinistra, per noi). La traccia si districa in un fascia di macereti, supera alcuni roccioni lisci ed approda alla conca che ospita il bel lago di Venere.


Salita al passo di Vermolera dalla piana del lago di Venere

Procediamo sulla traccia seguendo attentamente i segnavia bianco-rossi e passiamo, con qualche saliscendi, a destra del lago di Venere. La rsalita riprende su un ripido versante di sfasciumi e strisce di pascolo, e ci porta ad un'ampia conca morenica a quota 2500 m. I segnavia ci indirizzano ad una seconda rampa: attacchiamo un ampio canalone che termina ad un'invitante sella.

Il lago di Venere

Abbiamo l'impressione che quella sia la nostra meta, il passo di Vermolera. Così non è: più o meno all'altezza di un roccione con un grande segnavia e di una china erbosa (poco sotto quota 2600), dobbiamo lasciare la direzione sud-sud-ovest, piegare a destra (direzione ovest) ed infilarci nell'imbuto di un ripido canalone laterale, che sembra chiudersi ad imbuto, ma più in alto di apre e diventa molto largo.


Apri qui una fotomappa della salita dal lago di Venere al passo di Vermolera

La salita è molto faticosa, perché il pendio è ripido. Conviene stare sul lato di destra, dove il pietrame è più rado o quasi assente. Al termine della salita ci affacciamo ad un ripiano ingombro di massi e grandi blocchi. Guidati dai segnavia percorriamo un simulacro di sentiero che la supera e ci porta finalmente al ripiano del passo di Vermolera (m. 2732), presidiato a nord dal puntuto pizzo Matto (m. 2993).


Discesa dal passo di Vermolera

Attraversiamo il ripiano e ci affacciamo sul lato opposto, tornando a vedere la Val di Sacco. Sempre seguendo con attenzione i segnavia scendiamo fra placche e roccioni ad un versante di sfasciumi. Giunti nei pressi del suo bordo, cerchiamo con attenzione un sentiero che scende ripido su un versante morenico scosceso, piegando poi a sinistra e tagliandolo in diagonale verso sud. La traccia è stretta ed in alcuni punti rovinata da smottamenti, per cui dobbiamo procedere con attenzione.
Al termine della diagonale tocchiamo un terreno più tranquillo. Pieghiamo a destra e proseguiamo la graduale discesa verso ovest-nord-ovest, restando a poca distanza dal versante meridionale che scende dal pizzo Matto.
Ci infiliamo così in un ampio corridoio, procedendo a ridosso di un piccolo corso d'acqua.


Pian del Lago

Seguendo i segnavia su paletti e pietre, più in basso traversiamo a sinistra tagliando verso sud-ovest. Attraversato un corridoio fra gobbe erbose, ci portiamo ad un secondo corrodio, un vallone più stretto, e scendiamo restando sul suo lato destro, affacciandoci all'ampio ripiano che ospita il Lago di Pian del Lago (m. 2316) ed il bivacco Pian del Lago, presso le sue rive. Ci ricongiungiamo così al primo tratto di salita dell'anello.


Val di Sacco

Dobbiamo proseguire verso ovest-nord-ovest, attraversando in piano i prati e scovando sul bordo dell'alpeggio la partenza del marcato sentiero che piega a sinistra ed inizia la discesa verso il fondovalle, con diverse svolte, verso sud-sud-ovest. Tagliamo così un ripido dosso e scendiamo ad intercettare una pista sterrata presso la conca che ospita la baita della località Mandrie Vecchie (caséra de màndri vègi). Ora la pista in discesa fino a raggiungere il fondo della Valle di Sacco, nei pressi di un ponte che ci porta dal versante orientale a quello occidentale. Qui dopo una breve salita ci ritroviamo alla Casera di Sacco (m. 2008), dove parte la pista che percorsa verso sinistra scende a Malghera, dove si chiude l'anello.


Santuario della Madonna del Muschio o della Neve a Malghera

Sarà, infine, interesante leggere la relazione che l'alpinista e naturalista Bruno Galli Valerio offre della traversata da Malghera ad Eita per il passo di Ricolda (in "Punte e passi", a cura di Luisa Angelici ed Antonio Boscacci, edito dal CAI di Sondio nel 1998): "9 agosto [1899]. Il cielo è limpido. Solo giù in fondo alla valle si vedono alcuni nuvoloni. Risaliamo la valle di Sacco, verdeggiante di nuvoloni. Lassù, sotto il pizzo di Ricolda, si vede una bocchettina. E' il passo di Ricolda (2931 m.), che ci condurrà in Val Vermolera e alla capanna Dosdé. ... Appaiono alcuni laghetti. Uno fra gli altri è di un bel turchino e ha come sfondo le roccie a campanile e la cima della Sperella. E' il lago dello Scalpellino (2482 m.). In tre ore, siamo al passo di Ricolda. Il cielo s'è annuvolato, le nebbie ingombrano la valle. Le nuvole si squarciano, laggiù, in fondo alla Val Vermolera, appare il grande e bel lago Nero, di una tinta azzurro cupo. Un raggio di sole lo illumina e le sue acque mandano nell'aria mille scintille. Scendiamo per gande fin presso alle sue rive. Sul passo opposto si vede la capanna Dosdé (2850 m.)... Scendiamo senza inconvenienti ... in Val Vermolera. Pascoli verdeggianti, boschi di pini, cascate magnifiche, laghi tranquilli si susseguono senza posa fino ad Eita. Poche valli presentano un aspetto tanto artistico... Su di un poggio sta la chiesa e il rifugio di Eita (1723 m.), che raggiungiamo dopo tre ore di marcia. Il panorama è deliziosamente bello: di sotto e intorno, i pascoli e i boschi, di dietro si rizzano le pareti nere dl Maurigno. Una splendida cascata spumeggia poco lontano."

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

Mappa del percorso - elaborata su un particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere

GALLERIA DI IMMAGINI

   

APPENDICE: Viene qui di seguito riportata la relazione di Paolo Pero, professore di Storia Naturale al Liceo
“G. Piazzi” di Sondrio, sui laghi Negro, di Tres e Venere (nella raccolta “I laghi alpini valtellinesi”, Padova , 1894).












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