Camminando attorno al monte di Morbegno
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Il Pitalone è il monte di Morbegno. In realtà non è niente più di un poggio boscoso, al quale culmina, a 1334 metri, il versante orobico che sovrasta Morbegno. Immediatamente a monte del Pitalone, sul lungo crinale che separa la Valle del Bitto di Albaredo dalla bassa Valtellina, si trova un'ampio catino di prati. Di qui il nome, assai poco poetico, per la verità: Pitalùn, grosso pitale, vaso da notte. I morbegnesi si sono permessi questa confidenza con un monte che evidentemente sentono come loro (ma è stata avanzata anche l'ipotesi che il nome derivi dall'onomatopeico "pitt", cioè "gallina").
Al di là della prosaicità del nome, i luoghi si prestano ad interessanti camminate, soprattutto nelle mezze stagioni, regalando angoli gentili e scorci interessanti. Non si direbbe che l'immaginazione popolare li abbia legati alla presenza di inquietanti streghe, annidate sul versante scosceso immediatamente a nord del Pitalone. Qui si trova una sorgente di acqua calda, l'acqua di Cofana, in una radura desolata che si credeva luogo del sabba delle streghe, le streghe di Cofana.
Punto di partenza e di arrivo è il maggengo di Faido (Faìì, termine che significa, etimologicamente, "faggeto") di sopra, sul versante orobico di Talamona. Possiamo salirvi in automobile (previo acquisto del pass di transito, perché la strada è chiusa al traffico dei veicoli non autorizzati) svoltando a destra per Talamona al terzo ed ultimo svincolo utile (per chi proviene da Morbegno) e salendo diritti, su una strada che resta a destra del torrente Roncaiola, raggiunge il cimitero e sale diritta, sempre restando a destra del torrente, fino ad un bivio contrassegnato dal cartello "per tutte le direzioni montane", dove prendiamo a destra. La strada (transitabile previo acquisto del pass giornaliero di transito) passa per i nuclei di Cevo e di Ronco, poi, dopo alcuni tornanti, ci porta a Faido di Sotto (m. 786), proseguendo per Faido di Sopra (m. 976).
Qui parcheggiamo ed imbocchiamo la pista sterrata che prosegue verso l'alpe Luniga (Lünìga, m. 1289). Dopo alcuni tornanti, passiamo per un luogo di sosta con una croce in legno. Poco sopra, ad un tornante dx troviamo un largo sentiero che se ne stacca sulla sinistra, e lo ignoriamo, portandoci al pannello del Parco delle Orobie. Ci affacciamo così alla parte bassa dei prati dell'alpe. La pista si restringe e termina appena sotto una baita, lasciando il posto ad un sentiero che sale ad intercettarne uno più largo, al quale prendiamo a destra, seguendo un cartello su un abete, che segnala la partenza del sentiero per il Cabrèl ed il monte Pitalone (il sentiero viene anche indicato come sentiero del monte Pisello). Si tratta di un sentierino poco marcato ma sempre visibile, segnalato da alcuni segnavia bianco-rossi, che traversa in direzione ovest, passando per alcuni ruderi di baita della località Cabrèl (il bosco si è ripreso i prati che nei secoli passati le circondavano). Pur avendo un fondo sempre buono, propone tratti esposti, per cui non si deve perdere la necessaria attenzione.
Nell'ultimo tratto il sentiero supera una fascia di vegetazione disordinata, con i segni di un incendio che ha colpito questa zona. Poi esce all'aperto sul limite orientale dei prati del monte Pitalone (m. 1334). Dobbiamo ora prestare un po' di attenzione per afferrare il sentiero che percorre per intero il crinale che da Arzo sale fino al monte Baitridana. Attraversiamo dunque i prati e cerchiamo la traccia che passa a sinistra (per noi) del poggio boscoso del Pitalone (un segno rosso su una pianta ci aiuta), proseguendo nella discesa verso ovest.
Il sentiero diventa ben visibile, e scende fino ad una vasca in cemento. Qui ignoriamo un sentiero che si stacca sul lato sinistro e proseguiamo diritti nella discesa, in un bosco di betulle, fino a raggiungere la parte alta dei prati dell'alpe Pitalone.
Poco oltre i prati del Faido di Arzo la strada prosegue per un buon tratto oltre la sbarra, in direzione del Faido di Talamona, poi si interrompe ad una baita solitaria, prima di raggiungere il solco della valle del torrente Ranciga, lasciando il posto ad un sentiero. Lo seguiamo nella facile traversata quasi in piano che, superata la val Ranciga, termina alla parte alta (lato occidentale) di Faido di Sopra. Qui giunti, in breve torniamo all'automobile, chiudendo un anello che richiede circa 3 ore di cammino (il dislivello in altezza è approssimativamente di 360 metri).
CARTA DEL PERCORSO SULLA BASE DI © GOOGLE MAP (FAIR USE) CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line |
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