Fra Val Torreggio (Val del Turéc') e versante retico medio-valtellinese
GALLERIA DI IMMAGINI ; CARTA DEL PERCORSO - ALTRE ESCURSIONI A TORRE DI S. MARIA
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cima del monte Canale
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Parcheggio al bivio Arcoglio-Piasci-Alpe di Arcoglio inferiore-Alpe Canale-Bocchetta del Valdone-Monte Canale-Colma di Arcoglio-Alpe Arcoglio inferiore-Parcheggio |
7 h |
1440 |
EE |
SINTESI. Da Torre di Santa Maria acquistato il pass di transito saliamo lungo la carozzabile per gli alpeggi, parcheggiando al bivio Arcoglio-Piasci. Ci incamminiamo sulla pista che sale all'alpe di Arcoglio Inferiore (m. 1976), dove lasciamo l'Alta Via della Valmalenco procedendo sulla pista verso sinistra e raggiungendo il nucleo meridionale delle baite dell'alpe. Qui ad un bivio lasciamo a destra i segnavia della variante dell'Alta Via e prendiamo a sinistra, su sentiero che con andamento quasi pianeggiante verso est attraversa un vallone, supera un ampio dosso boscoso e raggiunge l'alpe Canale (m. 1900), proseguendo poi verso sud e sud est, in leggera discesa. Oltrepassato un capanno di osservazione ed una porta comincia a piegare a destra (sud-ovest), salendo fra roccette e balze erbose (rari segnavia rosso-bianco-rossi) con traccia debole e discontinua. Superato un dosso passa alto sopra le baite dell'alpe Valdone e piegando a destra sale con un ultimo ripido tratto alla bocchetta di Valdone (m. 2176), in cima alla valle omonima. Attacchiamo poi il ripido versante alla nostra destra, salendo verso nord sul crinale del monte Canale. La pendenza si fa via via meno severa, fino alla cima (m. 2510). Ridiscesa ad una pianetta a quota 2420, troviamo qualche segnavia e pieghiamo a destra, tagliando su debole sentiero il ripido versante e guadagnando il crinale che scende verso nord-ovest dalla cima. Lo seguiamo fino ad una sella che si affaccia sul bacino di Arcoglio. Scendendo a destra, su blocchi, intercettiamo il sentiero che scende dalla vicina Colma di Arcoglio (m.2313) e procede verso nord. Con facile discesa passiamo da un casello e da una croce di legno, tornando al nucleo meridionale dell'alpe di Arcoglio, quindi a quello settentrionale ed al parcheggio. |
Il monte Canale (o monte Erbea, o Erbera, come veniva chiamato in passato) presidia da tempo immemore il fianco sud-occidentale delal Valmalenco e costituisce uno splendido balcone panoramico sull'intera valle ma anche, sul lato opposto, sull'intera catena orobica. L'accesso è facile e può avvenire per diversi itinerari. Due di questi, combinati ad anello, costituiscono un'escursione remunerativa e ricca di suggestioni panoramiche.
Monte Canale e monte Disgrazia
Punto di partenza ed arrivo è l'alpe di Arcoglio. Per salirvi sfruttiamo la carozzabile Torre S. Maria-Piasci (il pass di transito è acquistabile a Torre di S. Maria). Nel primo tratto, superata la chiesetta di San Giuseppe, sale verso sud, proponendo poi una sequenza di tornanti dx-sx-dx-sx, cui segue un nuovo tratto verso sud che passa per la località dei Pizzi. Una nuova sequenza di tornanti dx-sx-dx-sx-dx-sx-dx introduce all’ultimo lungo traverso, questa volta in direzione nord-ovest (attenzione, soprattutto nella sequenza di tornanti, ad alcuni tratti alquanto ripidi, che possono risultare insidiosi in presenza di ghiaccio o di neve). La pista, dopo aver attraversato il solco della valle del torrente Arcoglio, termina all’alpeggio dei Piasci, dove si trova il rifugio Cometti. Ben prima del suo termine e del solco della valle, però, si trova una deviazione a sinistra per l’alpe di Arcoglio inferiore. Nei pressi della deviazione vi è anche una piazzola nella quale è possibile (ma non probabile nel cuore della stagione estiva o nei giorni festivi) lasciare l’automobile. Inizia da qui (oppure dal rifugio Cometti, se preferiamo portarci fino ai Piasci, come sopra descritto), cioè da una quota approssimativa di 1700 metri,l'anello del monte Canale.
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Seguiamo una sterrata e, dopo un buon tratto di salita, nel bosco, con pochi tornanti, usciamo all'aperto; con ultimo ripido strappo, raggiungiamo quindi le baite dell’alpe di Arcoglio inferiore (Arcói bas, m. 1976 nella parte alta). L’alpeggio è diviso in due nuclei di baite: il tratturo raggiunge quello settentrionale (sul lato di destra, per noi, del solco di un ramo del torrente Arcoglio). Da queste baite parte, alla nostra destra (segnalazione con bolli bianco-rossi e triangoli gialli) la salita verso l’alpe di Arcoglio superiore, lo splendido lago di Arcoglio ed il Sasso Bianco. Si tratta della prima tappa dell’Alta Via della Valmalenco.
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Noi prendiamo, invece, a sinistra, seguendo un tratturo e superando su un ponticello il torrentello che ci separa dal nucleo meridionale dell'alpeggio, chiamato "Arcói de Triangia" perché proprietà del Consorzio di Triangia. Una volta raggiunto quest’ultimo, saliamo in direzione del ben visibile e lungo baitone dell’alpe. Salendo fra le baite, vediamo, alla nostra sinistra, la deviazione per l’alpe Canale. La seguiamo ed imbocchiamo un sentiero che procede verso est, attraversando un vallone ed entrando nel bosco. L'andamento piega gradualmente, prendendo gradualmente verso nord-est, raggiungendo il filo del dosso che scende verso nord dal monte Canale. Poi piega gradualmente a destra ed assume un andamento sud-est, scende leggermente, propone un tornantino sx, scende ancora e dopo un tornante dx esce dal bosco agli ampi prati dell'alpe Canale (Canàl, m. 1900). Le numerose baite sono disposte in bell'ordine nel cuore dei prati, dai quali si gode di un eccellente panorama sulla testata della Valmalenco.
L'alpe Canale
Sul lato opposto dei prati il sentiero riparte, scendendo leggermente. Lo raggiunge, salendo da sinistra, il sentiero che sale dai Prati Fontani. Il sentiero piega leggermente a destra, passada una prima porta con un roccione a sinistra e, poco più avanti, a monte di un capanno-postazione di osservazione installata dai cacciatori, in corrispondenza di una seconda con un roccione sul lato sinistro. Comincia poi a riprendere quota, piegando a destra e raggiungendo il largo filo di un ampio dosso. Qui viene raggiunto dal sentiero che sale da sinistra, cioè dal versante settentrionale della Val Valdone, alla quale ci siamo affacciati.
La testata della Valmalenco dal sentiero Canale-Valdone
La traccia si fa molto labile, saliamo fra balze erbose, radi larici e roccioni, in direzione ovest-sud-ovest. Ci aiuta qualche segno rosso e qualche segnavia sbiadito, bianco-rosso e rosso-bianco-rosso, che scorgiamo sui sassi qua e là. Stiamo tagliando un tipido versante erboso, la traccia si fa più continua e passiamo a destra di un larice solitario ed a sinistra di un casello diroccato. I segnavia rosso-bianco-rossi sul lato destro del sentiero si susseguono. Ci raggiunge un secondo sentiero, da sinistra.
Apri qui una fotomappa della traversata dall'alpe Canale alla bocchetta del Valdone
Aggirato un dosso, vediamo, in basso, alla nostra sinistra, le baite dell'alpe Valdone. Un sentiero scende alle baite, per poi risalire verso la bocchetta di Valdone, ma noi procediamo per via più diretta restando alti rispetto alle baite. Ci affacciamo, così, al ripido canalino terminale che porta alla bocchetta di Valdone (Buchèl del Valdùn, m. 2176).
Sentiero Canale-Valdone
Sul lato opposto si apre il versante retico a monte di Castione. Un largo canalone scende con pendenza modesta verso la pista che porta all'alpe Morscendo (o Marscenzo). Noi però dobbiamo subito attaccare il ripido versante meridionale del monte Canale, che sta alla nostra destra.
Verso la bocchetta di Valdone
Inizia, dunque, la salita al monte Canale, in direzione
nord, su debole traccia di sentiero, seguendo il confine fra i comuni
di Castione e Torre S. Maria (non troviamo segnavia, se non una freccia
proprio all’inizio della salita e segnali bianco-rossi nell’ultimo
tratto prima della cima). Il punto più faticoso è proprio
il primo, perché ha la pendenza maggiore; in qualche punto dobbiamo
mettere le mani a terra, ma, a parte la fatica, non ci sono particolari
problemi. Raggiungiamo, così, una prima pianetta, a quota 2280
metri: da qui si riprende a salire con andamento leggermente meno ripido.
A quota 2315 troviamo una più modesta pianetta, che precede un
ulteriore tratto di salita su terreno disseminato di massi, in direzione
di un ben visibile sasso a forma di spuntone. Splendido, sulla nostra
sinistra, il colpo d’occhio sui Corni Bruciati
e, alla loro destra, sul monte Disgrazia, che si mostra, da qui, nell’insolito
profilo di un massiccio torrione.
Raggiunto l’ometto a forma di spuntone, ne troviamo un secondo,
poco oltre, che ci introduce ad un modesto avvallamento erboso, a quota
2340, in corrispondenza di un canalone che sale da sinistra. Poco sopra,
a quota 2390, troviamo un secondo modesto avvallamento. Ad una pianetta
posta a 2420 metri circa incontriamo il primo di una serie di segnavia
bianco-rossi: qui giunge, infatti, dalla nostra sinistra una debolissima
traccia di sentiero che si stacca dal crinale nord-occidentale del monte
Canale, salendo dalla bocchetta che separa l'alpe Morscenzo dall'ampia
conca che sovrasta l'alpe d'Arcoglio: ci servirà per il ritorno.
Poco sopra, a quota 2480 metri circa, la traccia di sentiero lascia
il crinale verso destra e taglia, rimanendo leggermente più bassa,
il fianco erboso del monte, appoggiandosi al versante orientale, mentre
quello occidentale è un po' esposto. Raggiungiamo, quindi, un’ultima
sella, che segue l'anticima meridionale quotata 2503 metri (che abbiamo
aggirato stando più bassi: si tratta, come già detto,
del punto più alto del territorio del comune di Castione) e precede
l’ultimo tratto di leggera salita ai 2522 metri della cima, su
terreno rappresentato da terriccio smosso. Raggiunta la vetta,
dove troviamo un modesto ometto, non abbiamo che da contemplare l’eccellente
panorama che da qui possiamo dominare.
Apri qui una fotomappa del gruppo Canale-Arcoglio-Sasso Bianco
Nella Guida alla Valtellina edita, a cura del CAI di Sondrio, nel 1873,
leggiamo: “Il suo panorama supera in bellezza e in estensione,
è facile immaginarlo, quello del Rolla. La Disgrazia, col sottoposto
ghiacciaio di Cassandra, da qui appare veramente imponente; da qui la
Valmalenco si vede tutta e forma il fondo verde d’un quadro grandioso
contornato di ghiacciai e di cime superbe.” Ecco una rassegna
delle cime che possiamo distinguere nella meritata sosta che segue quasi
due ore di cammino (se siamo partiti dall’alpe Poverzone, superando
circa 630 metri di dislivello).
Partiamo da sinistra (ovest): sul fondo si distingue il profilo largo
e regolare della cima del Desenigo, o monte Spluga, sull’angolo
sud-occidentale
della Val Masino (m. 2845); procedendo verso destra, si riconoscono,
più vicini e quasi gemelli, i due Corni Bruciati, sul lato orientale
della medesima Val Masino (m. 3114 e 3097). Alla loro destra si mostra
l’imponente versante sud-orientale del monte Disgrazia (m. 3678),
dal quale scende, ormai ridotto ad esile lingua, il ghiacciaio della
Cassandra. Poi, più modesto ma riconoscibile per la forma affilata
e regolare, il pizzo Rachele (m. 2998), che si affaccia sulla Val Ventina,
in alta Valmalenco. E ancora, più difficili da distinguere, la
cima del Duca (m. 2953) ed il monte Braccia (còrgn de bracia, m. 2909), fra Vasl Ventina
e vallone di Sassersa. Alle loro spalle, sul fondo, il monte del Forno
(m. 3214), sull’angolo di nord-ovest della Valle del Muretto.
Segue la caratteristica triade del pizzo Tre Mogge (m. 3441, riconoscibile
per le chiare rocce calcaree della cima), pizzo Malenco (m. 3438) e
della Sassa d’Entova (m. 3329). Alle loro spalle inizia la teoria
delle cime della testata della Valmalenco: il pizzo Gluschaint (3594),
le caratteristiche cime gemelle della Sella occidentale ed orientale
(m. 3564), i meno pronunciati pizzi Gemelli (m. 3501) e pizzo Sella
(m. 3511), i giganti della testata, pizzo Roseg (da “rösa” o “rosa”, massa di ghiaccio, m. 3936), monte Scerscen
(m. 3971), pizzo Bernina (m. 4050), Cresta Güzza (m. 3869), pizzo
Argient (m. 3945), pizzo Zupò (m. 3996), chiudendo con il pizzo
Palù (m. 3906). Chiude la testata della Valmalenco, più
defilato, sulla destra, il pizzo Veruna (m. 3453).
Procedendo verso nord-est, ecco l’inconfondibile piramide del
pizzo Scalino (m. 3323), seguita dalla punta Painale (m. 3248) e dalla
vetta di Ron (m. 3136), sulla cresta di confine fra l’alta Val
di Togno (Val Painale) e la Val Fontana. Poi lo sguardo è proiettato
lontano, ad est, e raggiunge il gruppo dell’Adamello. Infine,
a sud-est e a sud, possiamo ammirare tutte le cime della catena orobica
orientale e centrale. Un panorama davvero eccellente, che ripaga ampiamente
della fatica sostenuta.
Il monte Canale
È interessante, infine, leggere il racconto dell’escursione ai monti Rolla e Canale effettuata (dall’opposto versante retico) da Bruno Galli Valerio, naturalista ed alpinista che molto amò queste montagna, il 25 agosto 1908: “Le ore che precedono l'alba sono per me fra le più tristi. Salendo da Sondrio a Triangia, alle tre e mezzo del mattino, nonostante il cielo splendido, ho la malinconia nell'anima. Quanti anni sono passati dalla mia ultima ascensione al Rolla, fatta in una giornata freddissima di dicembre, affondando nella neve fino alla cintola. Il mio compagno di allora, l'amico Antonio Facetti, doveva morire qualche anno più tardi al Monte Rosa (agosto 1903). Poco sopra Moroni, un viottolo sassoso mi conduce ai simpatici valloni che stanno ad oriente del lago di Triangia. Fa giorno. Le creste grigie del gruppo dell'Adamello si disegnano nettamente sul cielo arancione. Dalla parte opposta si rizza la cima dello Spluga. Tutt'intorno vi sono splendide eriche in fiore, enormi grappoli rossi di Berberis, bacche scarlatte di Vaccinium sitis ideae. Un saltimpalo ritto su una pietra, mi guarda curiosamente. Il mio pensiero va a colui la cui scomparsa ha lasciato un vuoto sì grande nella mia vita e a cui eran tanto cari i dintorni del lago di Triangia. E risalgo per un bel bosco di pini, fra boscaglie di nocciuola. Fra le piante si vedono apparire le cime delle Alpi Orobie, la valle del Liri e il Legnone. Alle sette, arrivo al pascolo di Ciasturba. Risuona un allegro tintinnio di campanelle. Una ragazzina, in alto sulle coste erbose, con una mandria di pecore, canta a squarciagola. Mi inerpico per coste ripide coperte di lamponi e di eriche in fiore. Arrivo a un altro pascolo il cui sfondo è chiuso, verso oriente, dal gruppo Scalino-Painale. I prati sono smaltati di splendide genziane pratensi (Gentiana pratensis), dalle larghe corolle violette. La ragazzina colle pecore continua a cantare e, alla mia volta, mi metto a fischiettare la "Matchicha", la simpatica melodia che s'è diffusa su tutta la terra e che mi ricorda le belle cavalcate tunisine. Ma il cielo, poco a poco, si copre. Il vento si leva. Bianche nebbie salgon dalle valli ed involgon le cime. Superata l'ultima costa tocco la cresta orientale del Rolla e appaiono davanti a me Disgrazia e Corni Bruciati. Alle nove, raggiungo la cima, il cui panorama si estende fino a un lembo del lago di Como. Giù sotto, il triste spettacolo del bosco di Castione bruciato. Lasciata la cima alle dieci e dieci arrivo in venti minuti, seguendo la cresta nord, sulla Bocchetta del Valdone (2181 m.). Dall'alpe di Morscenzo sale il tintinnio delle campanelle delle vacche. Sulle pendici del Monte Canale, i contadini battono le falci.
Cima del monte Canale
Attacco la cresta nord-ovest del Canale, prima di roccia calcarea a flora ricchissima, poi di granito a povera flora e infine completamente coperto di erba. Delle coturnici volano via. Il tempo ridiventa bello. Alle dieci e dieci, tocco la prima punta e giù sotto appare l'alpe d'Arcoglio. Seguendo sempre la cresta, mi porto alla seconda e alla terza cima alle undici e venti. Il panorama è analogo a quello che si gode dal Rolla. Si vede lontano la capanna di Corna Rossa, così utile per l'alpinista se i vandali non l'avessero più volte rovinata. Spingendomi un po' in giù sulla cresta nord, vedo i paesi di Chiesa e di Primolo, in Val Malenco. A mezzogiorno e mezzo, scendo lungo le pendici di sud-est fino a un comodo sentiero che mi conduce a un'eccellente sorgente d'acqua, vivamente desiderata dal lago di Triangia in poi. Il sentiero scende ripido verso la chiesa dei Cagnoletti che si vede giù in fondo alla valle. Tocco i primi castagneti, le vigne, la strada della Val Malenco che mi riconduce a Sondrio per le quattro pomeridiane”. (B. Galli Valerio, Punte e Passi, traduzione dal francese di Luisa Angelici ed Antonio Boscacci, ed. CAI di Sondrio, 1998).
Apri qui una panoramica dalla colma di Arcoglio
Resta ora da percorrere la seconda parte dell'anello, che riconduce all'alpe di Arcoglio inferiore passando per la colma di Arcoglio. Ridiscesi alla pianetta di quota 2420, dove abbiamo trovato i segnavia bianco-rossi, pieghiamo a destra seguendo una debolissima traccia di sentiero, che traversa il ripido versante erboso e porta alla cresta che dal monte Canale scende verso nord-ovest. La seguiamo scendendo fra facili roccette e seguendo un sentiero che porta alla larga sella che separa la media Valtellina dall'alto bacino di Arcoglio. Raggiunto il limite orientale della sella, ci troviamo di fronte ad un antipatico spuntone roccioso che si frappone fra noi e la Colma d'Arcoglio (Cólma d'Arcói, m. 2313). Potremmo aggirarlo sulla sinistra su debole traccia esposta; se vogliamo evitare l'esposizione, insidiosa soprattutto con terreno bagnato, possiamo appoggiarci al versante immediatamente a vella della sella sul lato del bacino di Arcoglio, scendendo fra scorbutivi blocchi, in diagonale, fino ad intercettare il marcato sentiero che scende dalla Colma d'Arcoglio.
Discesa dalla Colma d'Arcoglio
Lo seguiamo nella discesa del bacino di Arcoglio, procedendo quasi diritti in direzione nord, su traccia discontinua, guidati da qualche segnavia rosso-bianco-rosso. Raggiungiamo così un poggio erboso ed un crinale che scendiamo guidati da alcuni grandi ometti. raggiunti un baitello ed una croce in legno, ci affacciamo all'ampia spianata dell'alpe di Arcoglio, alla quale scendiamo facilmente. Ci ritroviamo così al bivio dell'andata e prendendo a sinistra ci portiamo al tratturo che procede alle baite settentrionali dell'alpe di Arcoglio. La successiva discesa ci riporta all'automobile.
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
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