CARTE DEL PERCORSO - GALLERIA DI IMMAGINI


Apri qui una fotomappa del versante e monte di Baruffini

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Pra' Campo-Pian Cavallino-Passo Portone-Alpe Schiazzera-Sovo-Alpe Ghiaccia-Pra' Campo
7-8 h
1020
EE
Variante: Pra' Campo-Pian Cavallino-Cippo n. 13-Alpe Schiazzera-Sovo-Alpe Ghiaccia-Pra' Campo
7-8 h
1040
EE
SINTESI. A Tirano lasciamo la ss 38 dello Stelvio prendendo, al semaforo di Via Milano, a sinistra (se proveniamo da Sondrio) e seguendo le indicazioni per Baruffini. Imbocchiamo così la larga carrozzabile che dopo alcuni tornanti sale a Baruffini (m. 798), passando a sinistra della chiesa parrocchiale di S. Pietro Martire. Proseguiamo raggiungendo la frazione di Case Alte dove, ad un bivio, andiamo a destra, imboccando la strada che sale verso Pra’ Baruzzo e Pra’ Campo. Ad un lungo traverso a destra ne segue uno a sinistra, poi una sequenza di tornanti dx-sx-dx-sx-dx-sx porta a Pra’ Baruzzo (m. 1440). Proseguiamo e dopo una nuova sequenza di tornanti dx-sx-dx-sx usciamo dalla pecceta sul limite basso dei prati di Pra’ Campo (m. 1761). Ci accoglie il grande edificio dell’ex-caserma della Guardia di Finanza costruita per contrastare il contrabbando che, soprattutto nel periodo fra le due guerre mondiali il secolo scorso ma ancora negli anni cinquanta e sessanta rappresentava per molte famiglie, soprattutto di Baruffini, una fonte importante di reddito. Il confine con la Valle di Poschiavo elvetica è infatti vicino, ed i contrabbandieri, con i loro carichi di caffè e sigarette, dovevano cercare gli itinerari meno scontati per eludere gli appostamenti ed i pattugliamenti dei finanzieri. Parcheggiata l’automobile, consultiamo alcuni cartelli escursionistici che chiariscono le idee. Ignoriamo il sentiero di destra (il 204, che traversa in 40 minuti all’alpe Ghiaccia: ci servirà al ritorno) e quello di sinistra, che in 20 minuti traversa alle Zocche; proseguiamo sul sentiero 220, che porta in 40 minuti al Pian Cavallino ed in 3 ore a San Romerio. Proseguiamo dunque salendo verso sinistra, fin quasi al limite alto dei prati, dove un marcato sentiero prende a sinistra e comincia a salire verso ovest in una splendida pecceta. Dopo una doppia coppia di tornanti dx-sx-dx-sx, giungiamo ad un bivio: il sentiero di sinistra prosegue in piano, poi volge a destra e sale al Pian Cavallin o Cavallino (m. 1938; radura con cartello, croce in legno e cippo di confine n. 10, perché da qui passa il confine italo-elvetico). Il sentiero di destra sale invece restando sul filo del largo dosso e sale, fra larici e macereti, verso nord-nord-est. Lo seguiamo e ad un secondo bivio stiamo a destra, raggiungendo il confine segnato dal cippo n. 11, seminascosto fra l’erba, a quota 2160 metri. Qui tagliamo quasi in piano a sinistra ed in breve ci ricongiungiamo con il sentiero che abbiamo lasciato al bivio precedente. Lo seguiamo salendo verso nord, fra macereti, e tagliando il versante appena sotto la Costa di San Giovanni. Alcuni paletti in legno con segnavia ci accompagnano. Raggiunto il dosso di quota 2200 la traccia si fa più debole. Proseguiamo sempre diritti, verso nord, salendo in diagonale lungo il versante abbastanza ripido. Superato un vallone, pieghiamo a sinistra e saliamo sul filo di un dosso, a quota 2351. Qui pieghiamo a destra e lo seguiamo salendo verso nord. La metà è il passo Portone, posto sul crinale alto sopra la nostra testa, ma non è facile capire dove. Per individuarlo dobbiamo prendere come riferimento il pizzo Banderuola (o pizzo Ometto, m. 1795), che chiude il versante a sinistra. Seguiamo il crinale che scende verso destra: nella parte più bassa distingueremo tre sellette, che si affacciano su un versante di roccette. Alla loro destra, un po’ più alta, vediamo una quarta selletta, alla quale sale una striscia di pascolo. Quest’ultima è la sella del passo.  Salendo ancora la situazione si fa più chiara: le tre sellette si trovano sulla verticale di una conca occupata da sfasciumi, chiamata appunto Ganda Plana: la vediamo alla nostra sinistra. Il passo resta invece un po’ a sinistra della nostra verticale. Si trova inoltre a destra di una crestina erbosa che scende dalla quota 2668 sul crinale. Saliamo ancora seguendo il dosso a destra della Ganda Plana e ci portiamo ai piedi del ripido crinale sotto il passo. Lo possiamo raggiungere portandoci a sinistra, sul filo della crestina erbosa sotto la quota 2668, salendo fin quasi al crinale e poi tagliando quasi in piano a destra. Oppure possiamo salire sull’altro lato, aggirando da destra alcune roccette sotto il passo. Procediamo in ogni caso con prudenza ed attenzione. Alla fine siamo ai 2633 metri del passo Portone o Banderola. Sul passo troviamo il cippo di confine n. 18 ed un cartello (sentiero 230) che dà il lago Schiazzera a 25 minuti, il rifugio Schizzera ad un'ora e 15 minuti e Vervio a 4 ore e 25 minuti. Ci affacciamo così alla Val Saiento, che ci mostra subito le sue perle migliori, i laghetti di Schiazzera e, alla loro destra, l’elegante profilo conico del monte Masuccio. Scendiamo tranquillamente su buon sentiero, che nel primo tratto perde rapidamente quota verso est, poi piega a destra ed inanella alcuni tornanti, su un ripido versante. Un traverso a sinistra ci porta nei pressi del laghetto che si trova quasi a ridosso ed a sud del maggiore dei laghi di Schiazzera (m. 2391). Piegando a destra lasciamo a sinistra il laghetto ed intercettiamo la stradella di origine militare che fa il giro della parte alta dell’intera Val Saiento. La seguiamo scendendo gradualmente verso destra (est), sul lato sinistro di una valletta, a sinistra del torrentello che esce dal terzo di laghetti di Schiazzera, il Lach Brodeg,  a sud rispetto agli altri. Oltrepassato il cocuzzolo di quota 2377, alla nostra destra, pieghiamo a sinistra e ci affacciamo al Pian Fusino, che ospita il laghetto di Pian Fusino (m. 2261). Passiamo a destra del laghetto e pieghiamo bruscamente a destra (sud), avvicinandoci al torrentello. Le seguiamo per un tratto la riva sinistra, poi su un ponticello ci portiamo alla riva destra. Vediamo davanti a noi il baitone dell’alpe Schiazzera ed il rifugio Schiazzera (m. 2077), al quale possiamo scendere facilmente procedendo verso est, se vogliamo far tappa qui per la notte, considerato che siamo in cammino da circa 5-6 ore e che ne servono ancora 3 per tornare a Pra’ Campo.  Se invece vogliamo chiudere l’anello in una sola giornata, facciamo riferimento al bivio che troviamo subito dopo il ponticello. Troviamo i cartelli del sentiero 201 (Sentiero Italia), e precisamente della quarta tappa del Sentiero Italia Lombardia nord 4, che da Tirano sale fin qui terminando al rifugio Schiazzera. Ne dobbiamo ora seguire un buon tratto a rovescio. Prendiamo quindi a destra, lasciando il sentiero per il rifugio Schiazzera, ed iniziamo a salire gradualmente su una pista anch’essa tracciata per fini militari durante la Prima Guerra Mondiale. Si affaccia al fondovalle del Terziere Superiore di Valtellina, a monte di Tirano e Vervio, e prosegue verso sud, passando a monte di un salto roccioso. Un cartello del sentiero 201 (S.I.) dà Sovo ad un'ora e Baruffini ad un'ora e mezza. Raggiunta quota 2240 metri, iniziamo a scendere e dopo una coppia di tornanti sx-dx continuiamo a scendere verso sud, superando due avvallamenti che scendono dalle pendici orientali del monte Masuccio. A quota 2020 metri il sentiero piega a sinistra e per buon tratto inverte la direzione scendendo verso nord, poi a quota 1963 propone una rapida sequenza di tornanti dx-sx-dx e torna ad assumere l’andamento sud, raggiungendo l’alpe Sovo (m. 1727). Qui piega a destra, attraversa un vallone e scende all’alpe Ghiaccia (m. 1686). Qui lasciamo il Sentiero Italia che scende diritto (sentiero 201, S.I.; un cartello con una targhetta della Via Alpina dà Pra' Baruzzo a 30 minuti e Baruffini ad un'ora e 45 minuti) ed imbocchiamo il sentiero di destra (204), che traversa a Pra' Campo. Procediamo diritti guadagnando gradualmente quota, verso ovest, tagliando un versante ripido e raggiungendo il centro di un vallone a quota 1746. Poi pieghiamo a sinistra (sud-ovest) e cominciamo a scendere tagliando un versante occupato da corpi franosi. Traversiamo ancora verso sud-ovest, tornando in una splendida pecceta, dalla quale usciamo a Pra' Campo, dove l'anello si chiude. VARIANTE. Se vogliamo evitare l’ostica salita al passo Portone, possiamo scavalcare il crinale fra Valle di Poschiavo e Val Saiento più a sud, in corrispondenza del cippo n. 13. Anche questa traversata è impegnativa, ma leggermente meno problematica ed anche leggermente più breve. Se optiamo per questa variante giunti al cippo di confine n. 11 non prendiamo a sinistra, ma proseguiamo salendo diritti verso nord-nord-est e tenendoci più o meno al centro del largo dosso, fra larici e macereti, fino a raggiungere il cippo di confine n. 12. Il bosco si dirada e procediamo piegando leggermente a sinistra (nord) e salendo a vita in direzione del crinale. Scegliamo la via meno ripida e con qualche fatica raggiungiamo il crinale a quota 2648, in corrispondenza del cippo di confine n 13. Ci affacciamo all’ampia conca di sfasciumi che si stende ad ovest del monte Masuccio. Scendiamo ora a vista sul versante di sfasciumi, procedendo verso nord e piegando a destra. Pieghiamo subito ancora a sinistra e siamo sul fondo del ripiano, che attraversiamo muovendoci con attenzione fra le pietraie, verso nord. Ci affacciamo così al piccolo salto che separa il ripiano dall’alta Val Saiento e lo superiamo infilandoci in un canalino sul lato destro. Superiamo qualche blocco e mettiamo piede sui pascoli di Val Saiento. Passiamo a sinistra del Lach Brodeg, scavalchiamo un dosso erboso ed intercettiamo il sentiero che scende dal passo Portone, in vista dei laghetti di Schiazzera. Seguendolo verso destra scendiamo come sopra descritto all'alpe ed al rifugio Schiazzera.


Monte Masuccio visto dall'alpe Schiazzera

Il monte Masuccio (m. 2816) è il monte di Tirano. Da Tirano, per la verità, la cima resta nascosta dal vassallo Torrione Tirano (m. 2737).  È dalla Val Saiento che il Masuccio mostra perentoriamente la sua forma più bella, quella di un cono quasi perfetto. In una giornata, se siamo buoni camminatori, o in due, se preferiamo sfruttare come punto di appoggio il rifugio Schiazzera, sulla soglia dell’alta Val Saiento, possiamo percorrere una bella escursione ad anello intorno al Masuccio. Escursione che richiede però buona esperienza escursionistica, buona visibilità e terreno asciutto, perché in alcuni tratti si rischia di perdere la traccia e la salita al passo Portone avviene su terreno non facile. L’escursione si snoda di qua e di là del confine italo-elvetico, che scende dalla quota 2648 (cippo 13) sulla cresta ad ovest del Masuccio. Punto di partenza ed arrivo sono i prati di Pra’ Campo (m. 1761), a monte di Tirano e Baruffini. Possiamo salire fin lì in automobile, in questo modo.


Pra' Campo

Pra' Campo

A Tirano lasciamo la ss 38 dello Stelvio prendendo, al semaforo di Via Milano, a sinistra (se proveniamo da Sondrio) e seguendo le indicazioni per Baruffini. Imbocchiamo così la larga carrozzabile che dopo alcuni tornanti sale a Baruffini (m. 798), passando a sinistra della chiesa parrocchiale di S. Pietro Martire. Proseguiamo raggiungendo la frazione di Case Alte dove, ad un bivio, andiamo a destra, imboccando la strada che sale verso Pra’ Baruzzo e Pra’ Campo. Ad un lungo traverso a destra ne segue uno a sinistra, poi una sequenza di tornanti dx-sx-dx-sx-dx-sx porta a Pra’ Baruzzo (m. 1440). Proseguiamo e dopo una nuova sequenza di tornanti dx-sx-dx-sx usciamo dalla pecceta sul limite basso dei prati di Pra’ Campo (m. 1761). Ci accoglie il grande edificio dell’ex-caserma della Guardia di Finanza costruita per contrastare il contrabbando che, soprattutto nel periodo fra le due guerre mondiali il secolo scorso ma ancora negli anni cinquanta e sessanta rappresentava per molte famiglie, soprattutto di Baruffini, una fonte importante di reddito. Il confine con la Valle di Poschiavo elvetica è infatti vicino, ed i contrabbandieri, con i loro carichi di caffè e sigarette, dovevano cercare gli itinerari meno scontati per eludere gli appostamenti ed i pattugliamenti dei finanzieri.


Pian Cavallino

Cippo di confine n. 10

Panorama da Pian Cavallino

Parcheggiata l’automobile, consultiamo alcuni cartelli escursionistici che chiariscono le idee. Ignoriamo il sentiero di destra (il 204, che traversa in 40 minuti all’alpe Ghiaccia: ci servirà al ritorno) e quello di sinistra, che in 20 minuti traversa alle Zocche; proseguiamo sul sentiero 220, che porta in 40 minuti al Pian Cavallino ed in 3 ore a San Romerio. Proseguiamo dunque salendo verso sinistra, fin quasi al limite alto dei prati, dove un marcato sentiero prende a sinistra e comincia a salire verso ovest in una splendida pecceta. Dopo una doppia coppia di tornanti dx-sx-dx-sx, giungiamo ad un bivio: il sentiero di sinistra prosegue in piano, poi volge a destra e sale al Pian Cavallin o Cavallino (m. 1938; radura con cartello, croce in legno e cippo di confine n. 10, perché da qui passa il confine italo-elvetico).


Salendo verso il passo Portone

Passo Portone (sella al centro dell'immagine)

Il sentiero di destra sale invece restando sul filo del largo dosso e sale, fra larici e macereti, verso nord-nord-est. Lo seguiamo e ad un secondo bivio stiamo a destra, raggiungendo il confine segnato dal cippo n. 11, seminascosto fra l’erba, a quota 2160 metri. Qui tagliamo quasi in piano a sinistra ed in breve ci ricongiungiamo con il sentiero che abbiamo lasciato al bivio precedente. Lo seguiamo salendo verso nord, fra macereti, e tagliando il versante appena sotto la Costa di San Giovanni. Alcuni paletti in legno con segnavia ci accompagnano. Raggiunto il dosso di quota 2200 la traccia si fa più debole.


La Valle di Poschiavo e la Valtellina viste dal passo Portone

Proseguiamo sempre diritti, verso nord, salendo in diagonale lungo il versante abbastanza ripido. Superato un vallone, pieghiamo a sinistra e saliamo sul filo di un dosso, a quota 2351. Qui pieghiamo a destra e lo seguiamo salendo verso nord. La metà è il passo Portone, posto sul crinale alto sopra la nostra testa, ma non è facile capire dove. Per individuarlo dobbiamo prendere come riferimento il pizzo Banderuola (o pizzo Ometto, m. 1795), che chiude il versante a sinistra. Seguiamo il crinale che scende verso destra: nella parte più bassa distingueremo tre sellette, che si affacciano su un versante di roccette. Alla loro destra, un po’ più alta, vediamo una quarta selletta, alla quale sale una striscia di pascolo. Quest’ultima è la sella del passo.  Salendo ancora la situazione si fa più chiara: le tre sellette si trovano sulla verticale di una conca occupata da sfasciumi, chiamata appunto Ganda Plana: la vediamo alla nostra sinistra. Il passo resta invece un po’ a sinistra della nostra verticale. Si trova inoltre a destra di una crestina erbosa che scende dalla quota 2668 sul crinale. Saliamo ancora seguendo il dosso a destra della Ganda Plana e ci portiamo ai piedi del ripido crinale sotto il passo.


Apri qui una panoramica a 360 gradi dal passo Portone

Lo possiamo raggiungere portandoci a sinistra, sul filo della crestina erbosa sotto la quota 2668, salendo fin quasi al crinale e poi tagliando quasi in piano a destra. Oppure possiamo salire sull’altro lato, aggirando da destra alcune roccette sotto il passo. Procediamo in ogni caso con prudenza ed attenzione. Alla fine siamo ai 2633 metri del passo Portone o Banderola, un tempo assai frequentato dai contrabbandieri, oggi percorso solo da qualche escursionista alla ricerca di percorsi un po’ fuori dal consueto. Sul passo troviamo il cippo di confine n. 18 ed un cartello (sentiero 230) che dà il lago Schiazzera a 25 minuti, il rifugio Schizzera ad un'ora e 15 minuti e Vervio a 4 ore e 25 minuti.
Ci affacciamo così alla Val Saiento, che ci mostra subito le sue perle migliori, i laghetti di Schiazzera e, alla loro destra, l’elegante profilo conico del monte Masuccio. Scendiamo tranquillamente su buon sentiero, che nel primo tratto perde rapidamente quota verso est, poi piega a destra ed inanella alcuni tornanti, su un ripido versante. Un traverso a sinistra ci porta nei pressi del laghetto che si trova quasi a ridosso ed a sud del maggiore dei laghi di Schiazzera (m. 2391).


Apri qui una panoramica su laghi di Schiazzera e monte Masuccio

Siamo ormai nel cuore di una delle più affascinanti valli del versante retico del Terziere Superiore. La Val Saiento (val de saént) è la prima laterale settentrionale che dal versante retico scende al fondo della valle dell’Adda dopo Tirano. È una valle particolarissima, per diversi motivi. Innanzitutto è un caso non frequente di doppione toponomastico: ne esiste un’altra, di egual nome, a poca distanza, ed è la prima laterale occidentale della Valle di Poschiavo, in territorio elvetico. Poi è una valle di particolare bellezza, poco frequentata ma non deserta né desolata, impreziosita dal sistema dei tre laghetti di Schiazzera. In fine, e soprattutto, ha una forma inconsueta, che suggerisce la figura della spirale: fatto centro idealmente sulla vetta del monte Masuccio, il monte di Tirano che ne costituisce il vertice o l’origine, la valle descrive, infatti, una spirale discendente, con un ampio arco di cerchio in senso orario. Contornando, infatti, l’enorme conca a nord del Masuccio, che richiama singolarmente un vulcano, il crinale della valle assume via via l’andamento sud, sud-ovest, ovest, nord-ovest e nord, per poi piegare gradualmente ad est e costituire la testata vera e propria della valle, con le tre cime di Schiazzera ed il monte Campiano a dominare lo scenario. Infine il crinale piega gradualmente a sud-est e sud, tornando alla direzione oroginaria ed addolcendosi, per terminare nel cocuzzolo erboso del Monte della Croce.


Apri qui una panoramica sul lago di Schiazzera

La spirale è figura archetipica, cioè richiama, nella simbologia di culture diverse ed anche molto lontane (si pensi, ad esempio, alla salita del monte del Purgatorio operata da Dante e Virgilio), il tema del cammino di liberazione e di elevazione al cielo. Infatti essa dice insieme elevazione e ritorno all’origine, cioè esprime geometricamente il principio dell’epistrophé neoplatonica, del ritorno alla fonte, alla scaturigine prima, all’origine dell’essere. Alla luce di ciò la Val Saiento rappresenterebbe la forma più perfetta di un ideale cammino di elevazione, che dalle falde montuose a monte di Lovero sale su su fino alla cima del Masuccio.


La Val Saiento

Ecco, dunque, una valle che invita ai passi dell’andare ed a quelli de pensare.
Con accenti felici Ivan Fassin, ne “Il conglomerato del diavolo – Fantasticheria alpine” (L’officina del Libro, Sondrio, 1991) descrive suggestioni e pensieri che si legano con l’accesso a questa valle così particolare: “L'approccio è, veramente, poco pellegrinale: si sale in macchina per una carrabile stretta e sassosa, ma non molto ripida, fin sotto il ciglione di Schiazzera. Perché infatti il percorso si snoda a partire da questo lato della montagna, e si inoltra nella valle a chiocciola per compiere un giro completo fino alla base della vera e propria vetta. Si sale dunque oltre la barriera di rocce su un breve tratto di mulattiera selciata, ci si inoltra nel pianoro, passando accanto ai ruderi della vecchia caserma della Guardia di Finanza, poi si sale di balza in balza entro un orizzonte limitato dalla barriera dei monti all'esterno, e ombreggiato dal cono della vetta dall'altra parte.
Quasi subito si scorge un grande conoide di massi che scende dalla cima, anzi da un imbuto sovrastante, con cui forma una sorta di gigantesca clessidra, simbolo del tempo inesorabile. In alto infatti gli agenti atmosferici sfaldano la roccia friabile, che lentamente si sbriciola e giù per un canale stretto scende ad ingrandire l'ammasso sottostante.
Sui diversi ripiani che costituiscono il fondo della valletta sono distribuiti alcuni laghetti, al centro di altrettanti piccoli circhi glaciali.


Laghetti di Schiazzera

Più avanti, volgendo a sud, si deve superare un'altra balza di rocce rotte per entrare nel circo più alto, sotto la vetta. Fin qui l'orizzonte non è mai stato ampio, il cammino si è svolto sempre dentro la valle ritorta; d'improvviso si supera il livello delle barriere e l'orizzonte si apre sulle Retiche e sull'Adamello, vastissimo.
Lungo il percorso si incontrano molte altre "cose", non tutte enumerabili qui: la baita dell'alpe Schiazzera, rudimentale, ma non priva di confort; la strada militare che entra nella valle venendo dalla direzione di Baruffini, percorre poi uno strano tortuoso tracciato seguendo approssimativamente la curva di livello dei 2400 mt. di quota. Su un'altura (mt. 2425 ca.), arrotondata dall'antico ghiacciaio, tra il laghetto di
Pian Fusino e il lago Schiazzera, non lontano da dove la strada militare fa una svolta per tornare sull'altro versante della valle, un cumulo di sassi, quasi un altare primordiale, consente di traguardare la cima sita a sud-est, e osservare il gioco del sole che d'autunno e d'inverno s'affatica per superare il cono della vetta.
Sulla cima, alta sulla valle e sui circhi che l'attorniano formando una grande spira, piace pensare si sia soffermato S. Michele, prima di scendere a posarsi sulla cupola della Basilica della Madonna di Tirano.” Il riferimento di Fassin è alla battaglia di Tirano del 1620, nella quale le truppe delle Tre Leghe Grigie, calate in Valtellina per soffocare la ribellione dei nobili cattolici che avevano fatto strage dei protestanti, furono sconfitte e costrette temporaneamente a sgomberarla, anche grazie, si disse ben presto, ad un intervento miracoloso del capo dell’esercito celeste, l’arcangelo Michele, sceso dal cielo a dar vita alla statua posta in cima al Santuario della Madonna di Tirano e a dar manforte ai ribelli valtellinesi.
Vediamo ora come proseguire. Piegando a destra lasciamo a sinistra il laghetto ed intercettiamo la stradella di origine militare che fa il giro della parte alta dell’intera Val Saiento. La seguiamo scendendo gradualmente verso destra (est), sul lato sinistro di una valletta, a sinistra del torrentello che esce dal terzo di laghetti di Schiazzera, il Lach Brodeg,  a sud rispetto agli altri. Oltrepassato il cocuzzolo di quota 2377, alla nostra destra, pieghiamo a sinistra e ci affacciamo al Pian Fusino, che ospita il laghetto di Pian Fusino (m. 2261). Passiamo a destra del laghetto e pieghiamo bruscamente a destra (sud), avvicinandoci al torrentello. Le seguiamo per un tratto la riva sinistra, poi su un ponticello ci portiamo alla riva destra. Vediamo davanti a noi il baitone dell’alpe Schiazzera ed il rifugio Schiazzera (m- 2077), al quale possiamo scendere facilmente procedendo verso est, se vogliamo far tappa qui per la notte, considerato che siamo in cammino da circa 5-6 ore e che ne servono ancora 3 per tornare a Pra’ Campo.  


Rifugio Alpe Schiazzera

Se invece vogliamo chiudere l’anello in una sola giornata, facciamo riferimento al bivio che troviamo subito dopo il ponticello. Troviamo i cartelli del sentiero 201 (Sentiero Italia), e precisamente della quarta tappa del Sentiero Italia Lombardia nord 4, che da Tirano sale fin qui terminando al rifugio Schiazzera. Ne dobbiamo ora seguire un buon tratto a rovescio. Prendiamo quindi a destra, lasciando il sentiero per il rifugio Schiazzera, ed iniziamo a salire gradualmente su una pista anch’essa tracciata per fini militari durante la Prima Guerra Mondiale.
Si affaccia al fondovalle del Terziere Superiore di Valtellina, a monte di Tirano e Vervio, e prosegue verso sud, passando a monte di un salto roccioso. Un cartello del sentiero 201 (S.I.) dà Sovo ad un'ora e Baruffini ad un'ora e mezza. Raggiunta quota 2240 metri, iniziamo a scendere e dopo una coppia di tornanti sx-dx continuiamo a scendere verso sud, superando due avvallamenti che scendono dalle pendici orientali del monte Masuccio. A quota 2020 metri il sentiero piega a sinistra e per buon tratto inverte la direzione scendendo verso nord, poi a quota 1963 propone una rapida sequenza di tornanti dx-sx-dx e torna ad assumere l’andamento sud, raggiungendo l’alpe Sovo (m. 1727). Qui piega a destra, attraversa un vallone e scende all’alpe Ghiaccia (m. 1686).


L'alpe Schiazzera

Qui lasciamo il Sentiero Italia che scende diritto (sentiero 201, S.I.; un cartello con una targhetta della Via Alpina dà Pra' Baruzzo a 30 minuti e Baruffini ad un'ora e 45 minuti) ed imbocchiamo il sentiero di destra (204), che traversa a Pra' Campo. Procediamo diritti guadagnando gradualmente quota, verso ovest, tagliando un versante ripido e raggiungendo il centro di un vallone a quota 1746. Poi pieghiamo a sinistra (sud-ovest) e cominciamo a scendere tagliando un versante occupato da corpi franosi. Traversiamo ancora verso sud-ovest, tornando in una splendida pecceta, dalla quale usciamo a Pra' Campo, dove l'anello si chiude.


Il rifugio Alpe Schiazzera

VARIANTE. Se vogliamo evitare l’ostica salita al passo Portone, possiamo scavalcare il crinale fra Valle di Poschiavo e Val Saiento più a sud, in corrispondenza del cippo n. 13. Anche questa traversata è impegnativa, ma leggermente meno problematica ed anche leggermente più breve. Se optiamo per questa variante giunti al cippo di confine n. 11 non prendiamo a sinistra, ma proseguiamo salendo diritti verso nord-nord-est e tenendoci più o meno al centro del largo dosso, fra larici e macereti, fino a raggiungere il cippo di confine n. 12. Il bosco si dirada e procediamo piegando leggermente a sinistra (nord) e salendo a vita in direzione del crinale. Scegliamo la via meno ripida e con qualche fatica raggiungiamo il crinale a quota 2648, in corrispondenza del cippo di confine n 13.


Panorama occidentale dal cippo di confine n. 13

Ottimo il panorama, soprattutto verso ovest, dove lo sguardo raggiunge il lago di Poschiavo e la testata della Valmalenco. Ci affacciamo all’ampia conca di sfasciumi che si stende ad ovest del monte Masuccio. Scendiamo ora a vista sul versante di sfasciumi, procedendo verso nord e piegando a destra. Pieghiamo subito ancora a sinistra e siamo sul fondo del ripiano, che attraversiamo muovendoci con attenzione fra le pietraie, verso nord. Ci affacciamo così al piccolo salto che separa il ripiano dall’alta Val Saiento e lo superiamo infilandoci in un canalino sul lato destro. Superiamo qualche blocco e mettiamo piede sui pascoli di Val Saiento. Passiamo a sinistra del Lach Brodeg, scavalchiamo un dosso erboso ed intercettiamo il sentiero che scende dal passo Portone, in vista dei laghetti di Schiazzera. Seguendolo verso destra scendiamo come sopra descritto all'alpe ed al rifugio Schiazzera.


Il cippo di confine n. 13

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