La Valle del Monte

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Alpe Campaccio-Lago del Monte-Grasso dell'Agnello-Alpe Campaccio
6 h
780
E
SINTESI. Da Livigno dobbiamo imboccare la strada per il passo della Forcola ed il confine svizzero. Lasciate alle spalle le ultime baite di Livigno, prestiamo attenzione ai cartelli: quando vediamo quello che dà il passo a 6 km, proseguiamo per breve tratto fino a trovare, sulla nostra sinistra, l’ampio parcheggio del park siglato P7 (area di sosta attrezzata per picnic). Lasciamo qui l’automobile e percorriamo un breve tratto sulla statale per il passo della Forcola, in direzione del passo, finché vediamo, alla nostra destra, un cartello escursionistico. Attraversata la strada, siamo al punto di partenza di una pista sterrata chiusa al traffico dei veicoli non autorizzati. Dopo un breve tratto, siamo, infatti, alla baita della parte bassa dell’alpe Campaccio (m. 1950). Cominciamo, ora, a salire, inanellando una lunga serie di tornanti sx-dx, fino a trovare, dopo un tornante, sx, un bivio, al quale andiamo a sinistra. Superato un torrente secondario, a quota 2160 la pista supera su un ponte quello principale. Sul lato opposto della valle lascia il posto ad una larga mulattiera, che sale con andamento ben più deciso, inanellando una lunga serie di tornanti, su un ampio costolone di magri pascoli, e scavalcando due volte un torrentello, prima di superare la piccola edicola che ospita un crocifisso, sul ciglio di un roccione all’ingresso della piana che ospita il lago del Monte. Dopo un ultimo tratto siamo di fronte al il Lago del Monte; sul lato opposto, alla base del costone di roccette e sfasciumi, il Baitèl dal Mont (m. 2615). Al cartello escursionistico di fronte al lago imbocchiamo la traccia di sentiero che risale un cordone morenico che si trova a sinistra (per chi si affaccia ad esso salendo dal fondovalle) del lago, cioè a sud. La salita, segnalata da ometti e da segnavia rosso-bianco-rossi, si sviluppa con qualche tornante sul versante non ripido della morena, fino alle soglie di una bocchetta presidiata da un piccolo nevaio. Oltre il nevaio, troviamo alcuni grandi ometti, molto utili quando si tratta di scendere. La bocchetta si affaccia ad un piccolo ripiano, a quota 2690 metri circa. Il sentiero prosegue prendendo verso destra e riprendendo a salire, a ridosso di un versante che scende abbastanza ripido ad un’ampia conca di pascoli. Qualche passaggio un po’ esposto richiede attenzione. Dopo una breve traversata, eccoci ad un ripiano erboso, la selletta quotata 2714 metri, dove troviamo due cartelli escursionistici. Proseguiamo sul sentiero che stiamo percorrendo (sentieri 104 e 103) scendendo in un’ora e mezza al Baitel Grasso Agnelli o, nel medesimo tempo, al passo della Forcola. Seguiamo il sentiero che procede diritto per un breve tratto, verso sud-ovest, poi piega a sinistra e comincia a scendere in direzione sud inanellando una lunga serie di tornantini sul filo di un dosso, poi piega leggermente a destra e supera due vallette, portandosi al confine italo-svizzero. Perdiamo ancora quota zigzagando e passando per il cippo di confine n. 6. Poi il sentiero va un po' a sinistra e continua a scendere sul versante italiano, sempre in direzione sud, fino a raggiungere, a quota 2465, la Colma, all'imbocco dell'elvetica Val Stretta, alla nostra destra. Qui (cippo di confine n. 7) i sentieri 103 e 104 si separano: mentre il 104 procede diritto, a mezza costa, verso sud, e porta al passo della Forcola, il 103 prende a sinistra e prosegue nella discesa traversando verso est-sud-est. Lo seguiamo fino a raggiungere il fondovalle in corrispondenza del Baitèl del Gras degli Agnelli, posto a 2099 metri nei pressi della strada statale per il passo della Forcola, in corrispondenza del park P9. A questo punto non abbiamo alternative: percorrendo quest’ultima in discesa (di oltre 6 chilometri e mezzo) possiamo tornare al P7, dove abbiamo lasciato l’automobile (un tratto di questa discesa può essere effettuato su pista sterrata).


Valle del Monte

Se la permanenza a Livigno nel periodo di punta dell’estate genera forte tipiche di allergia per la ressa e l’affollamento, la terapia è semplice: scegliere una meta escursionistica che garantisca un sicuro effetto di diradamento della folla e nel contempo l’incontro con un ambiente suggestivo e panoramicamente inconsueto. Una meta che risponda a questi requisiti è il lago del Monte (nel linguaggio locale, semplicemente, “al làch”), posto, a 2601 metri di altezza, su un ripiano alto sul lato meridionale della Valle del Monte (val dal mónt), che confluisce nella principale valle di Livigno appena a nord rispetto alla Valle della Forcola.
La Valle del Monte è denominata dai bormini “val de campàcc”, perché vi posseggono l’ampio alpeggio di Campaccio (àlp de campàcc, per i livignaschi alp dal mónt), già attestato da documenti cinquecenteschi, che si estende, per oltre 712 ettari, da una quota di 1950 metri alla quota ragguardevole di 2800 metri. Una valle, dunque, storicamente legata alle due comunità, che veiniva chiamata in passato (come ricaviamo da alcune carte topografiche) valle Ambie o valle Abrie.
La salita al lago è un’escursione di medio impegno, che comporta un dislivello di 650 metri, superabile in u paio d’ore; sulle sue rive si trova anche il simpatico Baitèl dal Mónt, costruito fra il 1974 ed il 1977 con il contributo di volontari del Moto Club Trela Pass di Livigno. La piccola struttura (16 metri quadrati in tutto) è sempre aperta, e l’ultima domenica di luglio diventa il ritrovo di una festa popolare che riscuote parecchio successo. Raggiungere le amene rive del lago è già di per sé una soddisfazione che ripaga ampiamente per gli sforzi della salita; chi volesse di più, può portarsi con un piccolo sforzo aggiuntivo alla sella ad ovest del lago e di qui alla vicina e facile cima del monte Ganda. Ma se davvero si vuole ammirare un panorama di prim’ordine, vale la pena di spendere un supplemento di energia (diciamo un’ora ed un quarto dal lago) per portarsi alla cime del monte Breva, o pizzo la Stretta, che sovrasta ad occidente il lago e che regala un colpo d’occhio superbo sul versante settentrionale del Gruppo del Bernina, per molti escursionisti sicuramente inedito. Dopo quest’ampia presentazione, vediamo come muoverci.
Da Livigno dobbiamo imboccare la strada per il passo della Forcola ed il confine svizzero. Lasciate alle spalle le ultime baite di Livigno, prestiamo attenzione ai cartelli: quando vediamo quello che dà il passo a 6 km, proseguiamo per breve tratto fino a trovare, sulla nostra sinistra, l’ampio parcheggio del park siglato P7 (area di sosta attrezzata per picnic).
Lasciamo qui l’automobile e percorriamo un breve tratto sulla statale per il passo della Forcola, in direzione del passo, finché vediamo, alla nostra destra, un cartello escursionistico. Attraversata la strada, siamo al punto di partenza di una pista sterrata chiusa al traffico dei veicoli non autorizzati. Il cartello, con numerazione 191, dà il Tröi da li Tea a 20 minuti ed il Lach dal Mont a 2 ore e 20 minuti. Troviamo anche un cartello che segnala l’alpe Campaccio. Dopo un breve tratto, siamo, infatti, alla baita della parte bassa dell’alpe (m. 1950), ed un secondo cartello ci informa che essa appartiene al comune di Bormio. Poco più avanti, superato su un ponticello il torrente della Valle del Monte (rin del campacc’), eccoci ed un bivio: prendendo a destra siamo in 5 minuti alla località denominata Tea (la caratteristica baita in legno di Livigno) da li S’ctéblìna (Stebline sulla carta IGM, gruppo di baite poste poco a nord del punto in cui il torrente della Valle del Monte si immette nella parte superiore del corso dello Spöl (àcqua grànda), il torrente principale che percorre la Valle di Livigno. A noi interessa, però, la pista di sinistra (sentiero 151), che in 2 ore e 10 minuti porta al Lach dal Mont. Il cartello segnala anche, a 50 minuti, la Chèseira dal Mont, cioè la casera dell’alpe del Monte o Campaccio; noi, però, seguendo il percorso più breve, non passeremo da essa.
Cominciamo, ora, a salire, inanellando una lunga serie di tornanti sx-dx, fino a trovare, dopo un tornante, sx, un bivio: la pista di destra continua a salire decisa, mentre quella di sinistra procede in leggera salita. I segnavia rosso-bianco-rossi ci mandano a sinistra (la pista di destra porta alla casera dell’alpe Campaccio, di cui abbiamo appena detto, e di qui, poi, si deve ridiscendere sul fondovalle per intercettare la pista che ora andiamo ad imboccare, il che, appunto, allunga il percorso). Stiamo, dunque, sulla sinistra, circondati da alcuni grandi pini mughi e cembri, che conferiscono al paesaggio un aspetto non consueto per le valli di Valtellina. Descrivendo un ampio arco verso destra, ci portiamo al guado di un ramo secondario del torrente della valle. Più avanti la pista si avvicina al corso del torrente principale e, oltrepassato un casello dell’acqua, lo scavalca su un ponte in legno, a 2160 metri. È qui che da destra una mulattiera che scende dalla casera dell’alpe si congiunge con il nostro percorso.
Dal bivio fin qui la pista ci ha proposto un andamento decisamente rilassante: sul lato opposto della valle lascia il posto ad una larga mulattiera, che sale con andamento ben più deciso, inanellando una lunga serie di tornanti, su un ampio costolone di magri pascoli. Alle nostre spalle possiamo, ora, vedere il baitone della casera dell’alpe Campaccio (o Cascina del Monte, secondo quella duplice denominazione di cui abbiamo detto, m. 2213). Diritto davanti a noi, invece, il solco principale della valle, dal quale ci allontaniamo gradualmente, chiuso, sul fondo, dalla cupola rosseggiante del monte Garone (curioso esempio di errore di trascrizione sulla carta IGM, dall’originale “gerone”, giustificato dalla grande distesa di sfasciumi di cui è costituita la cima). La mulattiera si porta nei pressi di una piccola gola di rocce candide, nella quale scorre il torrente emissario del Lago del Monte, quindi scarta a sinistra e comincia la sequenza di tornanti. Dopo il primo tornante dx vediamo, alla nostra sinistra, a protezione della mulattiera una bella palizzata in legno che sostiene il versante a rischio di smottamento. Dopo alcuni tornanti, la mulattiera si porta al torrente emissario e lo supera da sinistra a destra; poco sopra, lo riattraversa in direzione opposta, iniziando una nuova serie di serrati tornanti, che guadagnano quota sul filo di un costolone erboso. L’andamento è sempre abbastanza deciso, ma la pendenza non è eccessiva e, soprattutto, è costante. Quando la fatica comincia a farsi sentire, ecco, alta, davanti a noi, la piccola edicola che ospita un crocifisso, sul ciglio di un roccione all’ingresso della piana che ospita il lago ed il ricovero.
C’è ancora da versante un po’ di sudore, prima di imboccare l’ultimo traverso che, con largo giro, porta proprio nei pressi del punto in cui dal Lago del Monte esce il piccolo emissario. Ecco, finalmente, il Lago del Monte; sul lato opposto, alla base del costone di roccette e sfasciumi, il Baitèl dal Mont. Un cartello escursionistico (numerazione 104 e 105) segnala che alla nostra sinistra parte il sentiero per il Baitel Grasso Agnelli (2 ore e 30 minuti, facile) o per il passo della Forcola (2 ore e 30, facile), mentre prendendo a destra possiamo compiere un largo giro che, passando per il Baite dal Lach, riporta, in un’ora e mezza, all’alpe Campaccio. A questo punto tocca a noi decidere come proseguire l’escursione. Ecco due proposte che non sono segnalate dal cartello, con il primo tratto in comune.
Visitato il baitello, torniamo al cartello escursionistico ed imbocchiamo la traccia di sentiero che risale un cordone morenico che si trova a sinistra (per chi si affaccia ad esso salendo dal fondovalle) del lago, cioè a sud. Prima di cominciare a salire, però, guardiamo alla cima più alta che si innalza, restando un po’, in secondo piano, sulla verticale del lago: è, quella, la cima del monte Breva, o pizzo la Stretta (m. 3102), la seconda meta che andiamo ad illustrare. È già visibile dal cartello escursionistico il suo duplice volto: il versante di destra propone un severo salto roccioso, mentre quello di destra è costituito da uno scivolo di detriti rossastri che sale da un nevaietto. La prima meta, invece, la possiamo osservare, sempre dai cartelli, guardando a sinistra: vediamo un lungo e facile crinale che culmina ad una cima poco pronunciata, il monte Ganda (dòs de la ganda, m. 2791). Osservando il versante che scende fino ai pascoli presso le rive del lago, non facciamo fatica a capire la ragione di questo nome.


Panorama dal sentiero

Cominciamo, dunque, a salire, non senza frequenti pause, per osservare, guardando a destra, la forma ed i colori del Lago del Monte, che possiamo, appunto, apprezzare solo da una posizione rialzata. Il lago si mostra, soprattutto nel secondo pomeriggio, di un colore blu molto cupo, caratteristico e molto bello, soprattutto per il contrasto con il verde vivo dei pascoli che lo coronano sul lato opposto al nostro, cioè a nord. Sembra un grande e profondo occhio, dall’espressione intensa. La salita, segnalata da ometti e da segnavia rosso-bianco-rossi, si sviluppa con qualche tornante sul versante non ripido della morena, fino alle soglie di una bocchetta presidiata da un piccolo nevaio. Oltre il nevaio, troviamo alcuni grandi ometti, molto utili quando si tratta di scendere.


Apri qui una fotomappa del sentiero

La bocchetta si affaccia ad un piccolo ripiano, a quota 2690 metri circa. Alla nostra destra alcune roccette poco invitanti; a destra, invece, un invitante crinale erboso che sale gradualmente, con qualche selletta, fino alla facile cima del monte Ganda (piz de la Ganda, m. 2791), superando, prima, l’arrotondata quota 2740 ed una successiva selletta. È questa la prima possibile meta dell’escursione: la raggiungiamo facilmente con mezzora o poco più di cammino dal lago, ed offre un panorama ampio ed interessante, soprattutto sulle cime della testata della Valle di Campo e della Val Nera, in primo piano, a sud, con il monte Vago (m. 3059), lo slanciato pizzo Paradisino (m. 3303) e la punta di Val Nera (m. 3180). Attrae lo sguardo però, il gruppo del Bernina, ad ovest.
Torniamo al pianoro di quota 2690: il sentiero prosegue prendendo verso destra e riprendendo a salire, a ridosso di un versante che scende abbastanza ripido ad un’ampia conca di pascoli. Qualche passaggio un po’ esposto richiede attenzione, soprattutto per il terriccio che è sempre un’insidia sottovalutata. Dopo una breve traversata, eccoci ad un ripiano erboso, la selletta quotata 2714 metri (Dòs de la Breva), dove troviamo due cartelli escursionistici. Il sentiero 105, nella direzione dalla quale proveniamo, porta in 30 minuti al Lago del Monte ed in 2 ore all’alpe Campaccio, mentre proseguendo sul sentiero che stiamo percorrendo (sentieri 104 e 103) scendiamo in un’ora e mezza al Baitel Grasso Agnelli o, nel medesimo tempo, al passo della Forcola.


Passo della Forcola dal sentiero

La seconda possibilità può essere sfruttata per chiudere l’escursione con un bell’anello, anche se un po’ lungo. Se, dunque, non vogliamo tornare all'alpe Campaccio per la medesima via di salita procediamo così. Seguiamo il sentiero che procede diritto per un breve tratto, verso sud-ovest, poi piega a sinistra e comincia a scendere in direzione sud inanellando una lunga serie di tornantini sul filo di un dosso, poi piega leggermente a destra e supera due vallette, portandosi al confine italo-svizzero. Perdiamo ancora quota zigzagando e passando per il cippo di confine n. 6. Poi il sentiero va un po' a sinistra e continua a scendere sul versante italiano, sempre in direzione sud, fino a raggiungere, a quota 2465, la Colma, all'imbocco dell'elvetica Valle del Fieno, alla nostra destra.
In passato questa valle costituiva un importante corridoio di transito dall'Engadina al Livignasco, e fu scenario di una tragedia nel dicembre del 1892, nella quale tre giovani falegnami bormini furono travolti da una bufera di neve e precipitati in un burrone. Tornavano dall'Engadina, dove lavoravano, verso Bormio, per trascorrere a casa le feste natalizie. Uno solo, un Andreola, si salvò, mentre gli altri due, un Rini di 16 anni ed un Pedrana di 23, rimasero uccisi.


La Valle della Forcola

Alla Stretta (cippo di confine n. 7) i sentieri 103 e 104 si separano: mentre il 104 procede diritto, a mezza costa, verso sud, e porta al passo della Forcola, il 103 prende a sinistra e prosegue nella discesa traversando verso est-sud-est. Lo seguiamo, percorrendo il medesimo itinerario dei tre sfortunati giovani, fino a raggiungere il fondovalle in corrispondenza del Baitèl del Gras degli Agnelli, posto a 2099 metri nei pressi della strada statale per il passo della Forcola, in corrispondenza del park P9. A questo punto non abbiamo alternative: percorrendo quest’ultima in discesa (di oltre 6 chilometri e mezzo) possiamo tornare al P7, dove abbiamo lasciato l’automobile (un tratto di questa discesa può essere effettuato su pista sterrata). Questo anello richiede circa 6 ore di cammino (il dislivello in salita è di 780 metri).

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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