I pizzi Ferrè e Tambò, la Motta di Campodolcino e la pista per Fraciscio

CAMPODOLCINO-MOTTA DI CAMPODOLCINO-FRACISCIO-CAMPODOLCINO

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Campodolcino-Alpe Fontana- Motta di Campodolcino-Fraciscio-Campodolcino
3 h e 30 min.
650
E
SINTESI. Alla seconda rotonda di Chiavenna prendiamo a sinistra (indicazioni per il passo dello Spluga e, superato S. Giacomo-Filippo e il santuario di Gallivaggio, raggiungiamo Campodolcino. Appena oltre la chiesa parrocchiale lasciamo la ss 36 dello Spluga andando a destra (strada per Fraciscio). Percorso un breve tratto, alla prima svolta a destra della strada vediamo, sulla sinistra, il bel ponte in pietra comunemente detto “Romano”. Davanti al ponte c’è una piazzola alla quale possiamo parcheggiare l’automobile, iniziando la camminata dai 1102 metri circa della frazione Acero (Asée). Passiamo per il ponte e sul lato opposto ignoriamo la deviazione a destra per Fraciscio, proseguendo diritti. Dopo un lungo traverso ed una salita ripida in un corridoio fra roccioni raggiungiamo l'alpe Fontana (m. 1483). Il sentiero oltrepassa le baite e si avvicina al bosco di conifere che delimita sulla destra l’alpe. Presso una cappelletta dedicata alla Madonna, una coppia di cartelli segnala che prendendo a sinistra (ramo principale) ci portiamo in 10 minuti a Pian del Lanzo ed in 35 minuti a Madesimo, mentre andando a destra saliamo in 40 minuti alla Motta. Andiamo a destra, salendo in pecceta con alcuni tornanti. Ad un nuovo bivio prendiamo a sinistra e cominciamo a percorrere un sentierino che attraversa un’ampia conca di pascolo in direzione del ben visibile complesso della Casa Alpina della Motta. Superate un paio di baite, ci approssimiamo alla piccola rocca sovrastata dal complesso turistico. Il sentierino, non molto visibile, piega ora a destra ed approda, dopo un ultimo strappo, alla chiesetta di S. Ermagora della Casa Alpina della Motta (m. 1725). Qui imbocchiamo la pista che procede quasi in piano verso sud (i direzione opposta rispetto a Madesimo), fino ad un bivio al quale prendiamo a destra (cartello che indica Fraciscio e sbarra), ininziando una ripida discesa su una pista. Passiamo a valle dei prati con le baite del Monte e cominciamo ad inanellare alcuni tornanti, fino ad un nuovo bivio. Anche qui non proseguiamo diritti ma, seguendo un cartello, procediamo sulla pista che si stacca sulla destra e che prosegue decisa nella discesa. Più in basso passiamo a valle di una nuova fascia di prati, con le baite del maggengo di Monte dell’Avo (m. 1558).  La pista propone ancora alcuni tornanti, poi esce all’aperto in vista delle case alte di Fraciscio e termina la discesa confluendo nella carrozzabile che sale dal paese verso la frazione di Soste. Scendiamo verso destra e dopo una sequenza di tornanti sx-dx-sx, prestiamo attenzione, sul lato destro, alla partenza, segnalata da un cartello, della mulattiera che per via più diretta, rispetto alla strada, scende a Campodolcino. La imbocchiamo entrando ben presto in una bella pecceta e scendendo verso nord-ovest, appena a monte delle gole che caratterizzano l’ultima parte del corso del torrente Rabbiosa. La mulattiera piega poi a sinistra (ovest), proponendo più di un colpo d’occhio suggestivo sulle forre scavate dall’impeto del torrente. Al termine intercettiamo la mulattiera che abbiamo percorso salendo da Campodolcino alla Motta e, dopo pochi metri verso sinistra, ci riportiamo al cosiddetto ponte romano, oltrepassato il quale ci riportiamo all’automobile.

Il cosiddetto “Sentiero delle Scale” rappresenta un’interessante percorso escursionistico che porta dal nucleo di Campodolcino a Scalcoggia ed a Medesimo, oppure, in una variante di maggiore interesse, alle sue frazioni alte della Motta, di solito attribuite a Madesimo perché poste a monte di questo paese, in realtà nel territorio del comune di Campodolcino.
Un percorso di peculiare interesse storico, dal momento che rappresenta una variante alla storica via del Cardinello, percorso più basso, e quindi si innesta in una delle arterie di maggiore importanza nello storico sistema di comunicazione fra la pianura lombarda ed i paesi di lingua tedesca. La sua importanza è testimoniata anche dalla decisione del Comune di Chiavenna, in data 1226, di allargarne la sede a tre braccia (2 metri), in modo che fosse praticabile da carri a due ruote trainati da buoi. Lo scopo era quello di “affermare la sua influenza sull’alta valle del Liro, sul “prato di Madesimo”, sugli Andossi e sugli alpeggi dell’Emet”, come si legge nella bella guida di Marino Baratti e Guglielmo Scaramellini “Percorsi storici di Valchiavenna” (Chiavenna, 1995). In realtà questo progetto non fu mai posto in atto e su questa “strada” non passò mai alcun carro (possiamo facilmente rendercene contro percorrendola), anche se non dovettero mancare i mercanti che la percorsero.
Oggi restano pochi segni degli antichi traffici: la salita da Campodolcino a Medesimo o alla Motta avviene, quindi, nel silenzio tranquillo interrotto solo dall’incrocio con qualche escursionista alla ricerca di percorsi doc.

Se desideriamo unirci a questi intenditori della camminata, portiamoci all’imbocco dello svincolo dalla ss 36, sulla destra (per chi sale da Chiavenna verso lo Spluga) della strada che sale a Fraciscio, immediatamente dopo il piazzale della chiesa parrocchiale di Campodolcino. Percorso un breve tratto, alla prima svolta a destra della strada vediamo, sulla sinistra, il bel ponte in pietra comunemente detto “Romano” (anche se risale ad epoca posteriore), posto allo sbocco della val Rabbiosa. Davanti al ponte c’è una piazzola alla quale possiamo parcheggiare l’automobile, iniziando la camminata dai 1102 metri circa della frazione Acero (Asée).
Alcuni cartelli indicano il percorso per il Belvedere, la via Spluga ed il sentiero per la Motta (data ad un’ora e 45 minuti) o per Madesimo (un’ora e 40 minuti), quello, appunto, che ci interessa. Superato il ponte, imbocchiamo il sentiero che quasi subito si biforca: prendendo a destra si sale a Fraciscio (cartello), mentre andando diritti si va verso la Motta o Medesimo (secondo cartello, sempre con numerazione 2, anche se quella ufficiale è la 22). Il sentiero inizia ora una lunga traversata nel fresco ed ombroso bosco dell’Ongéra, che di tanto in tanto regala, alla nostra sinistra, un bel colpo d’occhio su Starleggia e sulla soglia della piana di San Sisto. Dopo un tratto quasi pianeggiante, si sale con andamento moderato. Poi la salita si fa più decisa, ed alle nostre spalle di tanto in tanto si apre un ampio scorcio su Campodolcino. Eccoci, poi, alla parte più suggestiva della traversata, il tratto che affronta il solco severo della Valle delle Scale, dalla quale scende l’Acqua di Scal.
Dopo una ripida scalinata, attraversiamo, da destra a sinistra, il modesto corso d’acqua del vallone, mentre alla nostra sinistra non manchiamo di notare, poco più in alto, un orrido dirupo che precipita dal piano dell’alpe Fontana. Ci infiliamo, quindi, in un ampio corridoio e torniamo a destra del corso d’acqua, prima di affacciarci al limite meridionale dell’ampio ed ondulato pianoro dell’alpe Fontana (m. 1483), insediamento permanente fino a qualche decennio fa. A queste baite, dall’aspetto non proprio dimesso, anche se cadente, ci accompagnano gentilmente i due muretti a secco che delimitano il sentiero, mentre alla nostra sinistra si apre un bel colpo d’occhio sulla valle di Starleggia e sul pizzo Quadro. Accanto al sentiero una grande vasca di raccolta dell’acqua sembra in qualche modo legata al nome dell’alpeggio. Il fascino di questo luogo tanto appartato quanto bello è arricchito da un’interessante popolazione floriostica: con un po’ di attenzione vi si possono trovare alcune rare specie di orchidee.
Il sentiero si avvicina, quindi, al bel bosco di conifere che delimita sulla destra l’alpe, e si biforca. Presso una cappelletta dedicata alla Madonna, una coppia di cartelli segnala che prendendo a sinistra (ramo principale) ci portiamo in 10 minuti a Pian del Lanzo ed in 35 minuti a Madesimo, mentre andando a destra saliamo in 40 minuti alla Motta.
Prendendo a destra al bivio dell'alpe Fontana, siamo subito nel cuore di un bel bosco di conifere, che risaliamo con diversi tornanti, passando anche presso una seconda cappelletta, sorvegliata da alti e snelli abeti. Alla fine, giunti sul limite della pecceta, intercettiamo un più largo sentiero, ed un cartello della Comunità Montana Val Chiavenna ci informa che prendendo a destra possiamo traversare in 40 minuti a Fraciscio (ma il sentiero, detto del Cagarèl, è al momento, 2016, inagibile, e comunque richiede attenzione perché propone passaggi esposti). Noi, invece, prendiamo a sinistra e cominciamo a percorrere un sentierino che attraversa un’ampia conca di pascolo in direzione del ben visibile complesso della Casa Alpina della Motta. Superate un paio di baite, ci approssimiamo alla piccola rocca sovrastata dal complesso turistico. Volgendo a destra lo sguardo, restiamo sorpresi dalla statua dorata della Madonna d’Europa, che fa capolino dalla sommità di un lungo declivio di pascoli. Alle sue spalle, il pizzo Groppera, famoso anche per gli impianti di risalita che rendono Medesimo una delle più note località sciistiche della Provincia di Sondrio. Il sentierino, non molto visibile, piega ora a destra ed approda, dopo un ultimo strappo, alla chiesetta di S. Ermagora della Casa Alpina della Motta (m. 1725). Siamo in cammino da poco meno di due ore ed il dislivello in salita superato è di circa 620 metri. Qui giunge anche, da Scalcoggia, una strada asfaltata (chiusa al traffico): percorrendola in discesa, possiamo iniziare il ritorno sfruttando, a rovescio, la prima opzione sopra raccontata, che passa per il belvedere di Pian del Lanzo e ci riporta all’alpe Fontana.


Casa Alpina di Motta

Chi volesse prolungare l’escursione con un giro più ampio e tornare a Campodolcino per la Val Rabbiosa e Fraciscio può invece sfruttare la recente pista ciclabile che dalla Motta di Campodolcino scende direttamente al paese noto per aver dato i natali a San Luigi Guanella.
Per farlo dalla Casa Alpina della Motta di Sotto deve imboccare la pista che procede verso sud, quasi in piano, tagliando l’ampia fascia di pascoli sul versante occidentale del pizzo Groppera. Duecento metri più in alto, alla nostra sinistra, nascosta dalle balze erbose, si trova la grande statua della Madonna d’Europa (m. 1927). Dopo un buon tratto e due semicurve, raggiungiamo un bivio: mentre la pista sterrata prosegue diritta e porta alle baite del Monte (m. 1760), da essa si stacca, sulla destra, una pista minore che scende ripida. Un cartello segnala che questa seconda pista porta a Fraciscio.


La Val Rabbiosa ed il pizzo Stella

Superata la sbarra che si trova alla sua partenza, scendiamo passando a valle dei prati con le baite del Monte, e cominciamo ad inanellare alcuni tornanti, fino ad un nuovo bivio. Anche qui non proseguiamo diritti ma, seguendo un cartello, procediamo sulla pista che si stacca sulla destra e che prosegue decisa nella discesa. Ci affacciamo al versante settentrionale della Val Rabbiosa ed a tratti vediamo davanti a noi, ed est, oltre la linea di abeti e larici, l’elegante profilo del pizzo Stella. Alla sua sinistra il panorama è chiuso dai salti del versante meridionale del pizzo Groppera. La pista alterna tratti con fondo sterrato ad altri in cemento. Un tratto, protetto da corrimano, è particolarmente ripido e sicuramente non agevole per i bikers. Più in basso passiamo a valle di una nuova fascia di prati, con le baite del maggengo di Monte dell’Avo (m. 1558).  La pista propone ancora alcuni tornanti, poi esce all’aperto in vista delle case alte di Fraciscio e termina la discesa confluendo nella carrozzabile che sale dal paese verso la frazione di Soste.


La pista che scende a Fraciscio

La seguiamo scendendo verso destra. Al primo tornante sx passiamo a lato del cimitero del paese e scendiamo ancora fino a trovare, al successivo tornante dx, la stradina che se ne stacca a sinistra e sale alla chiesa di San Rocco (m. 1334), che vale la pena di visitare. Una recente statua in granito sul sagrato antistante raffigura la figura di San Luigi Guanella, che qui nacque il 19 dicembre 1842. Il paese conserva ancora parte del sapore antico, anche se oggi vive soprattutto come località di villeggiatura estiva ed invernale.


Il pizzo Stella

Torniamo sulla strada principale e riprendiamo la discesa. Dopo una sequenza di tornanti sx-dx-sx, prestiamo attenzione, sul lato destro, alla partenza, segnalata da un cartello, della mulattiera che per via più diretta, rispetto alla strada, scende a Campodolcino. La imbocchiamo entrando ben presto in una bella pecceta e scendendo verso nord-ovest, appena a monte delle gole che caratterizzano l’ultima parte del corso del torrente Rabbiosa. La mulattiera piega poi a sinistra (ovest), proponendo più di un colpo d’occhio suggestivo sulle forre scavate dall’impeto del torrente che si mostra all’altezza del proprio nome. Al termine intercettiamo la mulattiera che abbiamo percorso salendo da Campodolcino alla Motta e, dopo pochi metri verso sinistra, ci riportiamo al cosiddetto ponte romano, oltrepassato il quale ci riportiamo all’automobile, chiudendo l’anello escursionistico.


Fraciscio

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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