Apri qui una fotomappa della traversata alpe dell'Oro-alpe Fora

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Chiareggio-Alpe dell'Oro-Alpe Fora-Chiareggio
4 h
630
E
Chiareggio-Alpe dell'Oro-Alpe Fora-Rif. Longoni-Alpe Fora-Chiareggio
6 h
1000
E
SINTESI. Saliamo in Valmalenco da Sondrio e proseguiamo, oltre Chiesa Valmalenco, sulla strada per San Giuseppe e Chiareggio (m. 1612). Qui giunti, parcheggiamo appena possibile ed attraversiamo il paese. Giunti al suo limite occidentale, ad un bivio andiamo a destra, procedendo su strada, larga e comoda, che sale in una bella pineta con diversi tornanti, nei cui pressi si trovano anche alcune aree di sosta attrezzata. Dopo circa un'ora di cammino, procedendo verso nord-ovest usciamo dalla pineta e, lasciata a sinistra la strada del Muretto, prendiamo a destra (segnalazione per il rifugio Longoni) e guadagniamo il terrazzo dell'alpe dell'Oro (m. 2010). Attraversiamo i prati dell'alpe passando a valle delle baite a ridosso della pietraia ed imbocchiamo la pista che traversa verso est, entrando in una bella pineta e salendo ad una prima radura. Attraversata la parte bassa dei prati, la pista riprende a salire in pineta ed attraversa un corpo franoso, per poi uscire alla parte bassa di una nuova fascia di prati (m. 1883). Qui la pista piega a sinistra e sale ripida per terminare allo splendido terrazzo di prati del piano dell'Oro. Noi, però, la lasciamo seguendo il sentiero segnalato che se ne stacca sulla destra, procedendo in piano in una pineta. Superata una valletta, proseguiamo in piano nella rada boscaglia, sempre verso est. Tagliata una fascia di prati ed una valletta, rientriamo nella pineta ed in leggera discesa passiamo a valle della balconata rocciosa che sostiene il piano dell'Oro. Superata una nuova valletta ed una rada boscaglia, usciamo ad una ripida fascia di prati, che tagliamo in leggera discesa, per rientrare poi nella boscaglia. Attraversate in piano due vallette, proseguiamo sempre diritti in pineta, per poi uscirne ed attraversare un ripido vallone erboso. Rientrati in pineta, ci affacciamo all'ampio solco della Val Nevasco, che tragliamo procedendo in piano fra radure e brevi macchie, superando i suoi due torrentelli. Al primo guado vediamo un sentiero che si stacca salendo verso sinistra: anche questo traversa all'alpe Fora, ma restiamo sul sentiero che prosegue in piano. Ci portiamo così ai piedi di uno speroncino di roccette quotato 2170 metri, e, sempre in piano e nella boscaglia, tagliamo il dosso che ci separa dall'ampio anfiteatro della Val Forasca. Usciamo al bordo alto di un ampio terrazzo di prati. Poco sotto, le baite dell'alpe Fora (m. 2053), alle quali scendiamo facilmente, procedendo su debole traccia, in leggera discesa, intercettando il più marcato sentiero che da Chiareggio sale al rifugio Longoni (si tratta del primo tratto della quarta tappa dell'Alta Via della Valmalenco, di cui abbiamo percorso una variante). Ignorato il sentiero che prosegue diritto verso il centro della valle, percorriamo verso destra (sud), cioè a rovescio, l'Alta Via (triangoli gialli), scendendo lungo la striscia di prati che, stando sul lato destro, ci porta al limite alto di una nuova pineta. Il sentiero, ben marcato e segnalato, vi si immerge, proseguendo spedito, in direzione sud, nella discesa verso il fondovalle, con una lunga serie di tornanti. Il sentiero piega poi leggermente a destra (sud-ovest e prosegue nella spedita discesa, fino ad uscire alla parte alta dei prati della località di Corti (o La Corte, m. 1638). Attraversato il torrente Nevasco, scendiamo su una stradella fra le baite, passando a lato del Museo Mineralogico all'aperto e confluendo nella carrozzabile all'ingresso orientale di Chiareggio. Seguendola, rientriamo in Chiareggio ed attraversiamo il paese fino al parcheggio al quale abbiamo lasciato l'automobile.
Appendice: teniamo conto che l'anello può essere allungato di un'ora e mezza circa salendo al rifugio Longoni: per farlo, raggiunta l'alpe Fora, come sopra descritto, seguiamo l'Alta Via della Valmalenco (triangoli gialli) salendo verso sinistra, fino all'ampio anfiteatro dei Piani di Fora (m. 2300), segnato dalle splendide cascate, per poi percorrerlo in leggera salita, passando a sinistra di un microlaghetto. Un'ultima rampa di rocce rotte e sfasciumi ci porta ad un trivio; qui proseguiamo diritti e giungiamo subito al balcone roccioso sul quale riposa il rifugio Longoni (m. 2450). Ridiscesi all'alpe Fora per il medesimo percorso, torniamo a Chiareggio come sopra descritto.


Chiareggio

Sull'ampio versante a sud del monte dell'Oro e della punta o Sassa di Fora, a monte di Chiareggio, la perla dell'alta Valmalenco, si stendono alcuni alpeggi fra i quali corre un sentiero che traversa dalla Valle del Muretto alla Val Forasco. Si tratta di una variante del primo tratto della quarta tappa dell'Alta Via della Valmalenco, da Chiareggio al rifugio Lago Palù, e consente un interessante quanto poco noto anello escursionistico che da Chiareggio sale alla Valle del Muretto, la lascia traversando all'alpe dell'Oro ed all'alpe Fora, per ridiscendere infine a Chiareggio.
Da Chiesa in Valmalenco imbocchiamo la strada che sale a San Giuseppe (san giüsèf o giüsèp) e prosegue per Chiareggio (cirècc, cirécc o ciarécc; in un documento del 1544 “gieregio”; in una mappa del 1816 risultava costituito dalla chiesetta di S. Anna, dall’Osteria del Bosco, dal baitone di fronte alla chiesa e da sei piccole costruzioni lungo il Mallero -màler-; m. 1612).


Alpe dell'Oro

Sul limite occidentale del paese la strada che lo attraversa porta ad un bivio: proseguendo diritti ci dirigiamo verso la pineta di Pian del Lupo (cattiva trasposizione in italiano di cià lla lòp, o ciàn de la lòp, vale a dire il piano della loppa, o lolla, materiale di scarto derivato dalla cottura del ferro: niente a che fare con i lupi, dunque!), mentre prendendo a destra saliamo alla volta dell'alpe dell'Oro e della valle del Muretto (o val Muretto), che, insieme alla val Ventina (val de la venténa) ed alla Val Sissone (val de sisùm) costituisce l'estrema propaggine dell'alta Valmalenco. Scegliamo, seguendo le chiare indicazioni di un grande cartello, questa seconda possibilità, dopo aver parcheggiato l'automobile in uno dei parcheggi disponibili nel paese o nei suoi pressi. La strada, larga e comoda, sale in una bella pineta con diversi tornanti, nei cui pressi si trovano anche alcune aree di sosta attrezzata.  
La maggior parte del suo tracciato è sostenuto, nel versante verso valle, da un muretto ben tenuto. Alcune soste ci permettono di ammirare buona parte della testata della val Sissone, dal monte omonimo, a destra (m. 3330), all'impressionante parete nord del monte Disgrazia (m. 3678), alla cui sinistra si distingue il pizzo Cassandra (piz Casàndra o Casèndra, m. 3226).


Alpe Fora

Dopo circa un'ora di cammino usciamo dalla pineta, lasciamo la strada del Muretto e, prendendo a destra (segnalazione per il rifugio Longoni) guadagniamo il bellissimo terrazzo dell'alpe dell'Oro (m. 2010), le cui baite raggiungono il limite di un versante franoso ai piedi del massiccio versante meridionale del Monte dell'Oro. L'alpe, chiamata localmente alp de l'oor, curt de l’òor o munt de l'oor, è attestata in un documento del 1544, con la denominazione Alpis de loro. In una mappa del 1816 risultava costituita da 22 baite
Il toponimo "Oro", in genere, deriva non dalla del prezioso metallo, ma dalla radice "or", che significa "bordo", "ciglio". Ma in questo caso le cose forse stanno diversamente. Il Romegialli scrive ne "Storia della Valtellina e delle già contee di Bormio e Chiavenna" (Sondrio, 1834): "Vi è la pirite marziale con molto oro in Valle Malenco"; effettivamente in valle del Muretto, al monte dell'Oro ed ai laghetti di Chiesa (Valmalenco), secondo quanto riferisce Ercole Bassi, l'oro, almeno nell'ottocento, veniva estratto. E sempre il Bassi riporta il racconto popolare che parla di un tale svizzero, il quale, nella seconda metà dell'ottocento, venne per tre o quattro estati a fare scavi in un luogo molto elevato e quasi sempre coperto da neve del monte dell'Oro, valicando, al ritorno, il passo del Muretto carico d'oro. Quando la cosa si riseppe, vi fu una piccola caccia all'oro, ma nessuno altro riuscì mai a trovare tracce del prezioso metallo. Venne bensì trovato un buco, ad una quota superiore ai 2400 metri, ma, appunto, senza traccia dell'oro favoleggiato. Ed allora, riflettendo su queste notizie in apparenza contraddittorie, capisci che quando c'è di mezzo l'oro occorre procedere... con i piedi di piombo.


Scendendo dall'alpe Fora

E' doveroso aggiungere che la fama del Monte dell'Oro è legata anche ad una leggenda che lo vuole popolato da pericolosi cunfinàa, anime che dopo la morte vengono respinte da cielo ma sono anche poco gradite all'inferno, tanto da essere condannate a vagare in eterno fra desolate pietraie, passando le notti a frantumare massi a colpi di mazza. Il fianco destro (per chi sale, cioè nord-orientale) della valle del Muretto, occupato dall'impressionante versante orientale del monte dell'Oro (m. 3154), sarebbe luogo di espiazione eterna per tre confinati, che talora scagliano sui viandanti che salgono al Muretto i massi che hanno frantumato. Per fortuna il versante meridionale del monte non pare sia di loro competenza, per cui chi vi transita non dovrebbe correre pericolo alcuno.
Quel che è certo è che l'alpe dell'Oro costituisce un eccellente belvedere dal quale ammirare la parete nord del monte Disgrazia, con il severo e tormentato ghiacciaio. Non è questa, però, l'unica cima degna di essere osservata con attenzione: alla sua sinistra si distinguono, oltre al citato pizzo Cassandra, il pizzo Ventina ("piz de la venténa", immediatamente a destra dell'omonimo passo) ed il pizzo Rachele; alla sua destra, invece, sono ben visibili le cime di Vazzeda (m. 3301) e di Val Bona (m. 3033), che delimitano il piccolo ghiacciaio di Vazzeda, e l'elegante monte del Forno (fùren, o fórn, ma anche munt rus, m. 3214), a destra dell'omonimo valico.


Scendendo dall'alpe Fora verso Chiareggio

Attraversiamo i prati dell'alpe passando a valle delle baite a ridosso della pietraia ed imbocchiamo la pista che traversa verso est, entrando in una bella pineta e salendo ad una prima radura. Attraversata la parte bassa dei prati, la pista riprende a salire in pineta ed attraversa un corpo franoso, per poi uscire alla parte bassa di una fascia di prati compresa nel sistema di alpeggi complessivamente denominati "monte dell'Oro". Qui la pista piega a sinistra e sale ripida per terminare allo splendido terrazzo di prati del piano dell'Oro. Noi, però, la lasciamo seguendo il sentiero segnalato che se ne stacca sulla destra, procedendo in piano in una pineta. Superata una valletta, proseguiamo in piano nella rada boscaglia, sempre verso est. Tagliata una fascia di prati ed una valletta, rientriamo nella pineta ed in leggera discesa passiamo a valle della balconata rocciosa che sostiene il piano dell'Oro. Superata una nuova valletta ed una rada boscaglia, usciamo ad una ripida fascia di prati, che tagliamo in leggera discesa, per rientrare poi nella boscaglia. Attraversate in piano due vallette, proseguiamo sempre diritti in pineta, per poi uscirne ed attraversare un ripido vallone erboso. Rientrati in pineta, ci affacciamo all'ampio solco della Val Nevasco, che tragliamo procedendo in piano fra radure e brevi macchie, superando i suoi due torrentelli. Al primo guado vediamo un sentiero che si stacca salendo verso sinistra: anche questo traversa all'alpe Fora, ma restiamo sul sentiero che prosegue in piano.


Apri qui una fotomappa della traversata alpe dell'Oro-alpe Fora

Ci portiamo così ai piedi di uno speroncino di roccette quotato 2170 metri, e, sempre in piano e nella boscaglia, tagliamo il dosso che ci separa dall'ampio anfiteatro della Val Forasca. Usciamo al bordo alto di un ampio terrazzo di prati. Poco sotto, le baite dell'alpe Fora (Alp de Fura de dint, m. 2053, che, insieme a l'Alp de Fura de fò comprendeva, nel 1816, ben 27 baite), alle quali scendiamo facilmente, procedendo su debole traccia, in leggera discesa, intercettando il più marcato sentiero che da Chiareggio sale al rifugio Longoni (si tratta del primo tratto della quarta tappa dell'Alta Via della Valmalenco, di cui abbiamo percorso una variante).


Località Corti a Chiareggio

Ignorato il sentiero che prosegue diritto verso il centro della valle, percorriamo verso destra (sud), cioè a rovescio, l'Alta Via (triangoli gialli), scendendo lungo la striscia di prati che, stando sul lato destro, ci porta al limite alto di una nuova pineta. Il sentiero, ben marcato e segnalato, vi si immerge, proseguendo spedito, in direzione sud, nella discesa verso il fondovalle, con una lunga serie di tornanti. Il sentiero piega poi leggermente a destra (sud-ovest e prosegue nella spedita discesa, fino ad uscire alla parte alta dei prati della località di Corti (o La Corte, m. 1638). Attraversato il torrente Nevasco, scendiamo su una stradella fra le baite, passando a lato del Museo Mineralogico all'aperto e confluendo nella carrozzabile all'ingresso orientale di Chiareggio. Seguendola, rientriamo in Chiareggio ed attraversiamo il paese fino al parcheggio al quale abbiamo lasciato l'automobile.


Apri qui una fotomappa degli accessi al rifugio Longoni

Appendice: teniamo conto che l'anello può essere allungato di un'ora e mezza circa salendo al rifugio Longoni.
Raggiunte come sopra descirtto le baote dell'alpe Fora (m. 2053), intercettiamo poco più avanti il sentiero della IV Tappa dell'Alta Via della Valmalenco. Ignorata la traccia che scende ad intercettare la pista per l'alpe Bracciascia, proseguiamo a sinistra salendo su una ripida china, al termine della quale ci affacciamo al vallone del torrente Forasco, che scorre alla nostra destra. Lo tagliamo in leggera salitafino al cartello che segnala a sinistra la deviazione per il passo di Tremoggia,dato a 2 ore e 20.


Il Lach di Ciàz

La ignoriamo e seguiamo il cartello che dà il rifugio Longoni a 30 minuti. Superato su un ponte in legno il torrente Forasco, ci affacciamo ai Piani di Fora (Ciaz de Fura de sot), splendido ed ampio terrazzo, delimitato a nord da enormi blocchi e da belle cascate, ai piedi degli occhieggianti pizzi Tremoggie a Malenco. Pieghiamo a destra e passiamo a sinistra del baitello quotato 2283 metri ed a lato di un piano torboso di quota 2300 metri. Più avanti passiamo a sinistra del laghetto chiamato localmente "laghèt" o "làch (lèch) di ciàz"; invece della corretta trasposizione in italiano di "lago dei Piazzi" (o meglio ancora "Lago dei Piani"), si trova in alcuni testi, lago Rosso o lago di Zocca. Fa piacere, in questo luogo gentile, sostare per passare in rassegna le cime che abbiamo incontrato più da vicino durante la terza tappa. L'alpe è chiusa, a monte, da alcune cascate, che scendono dagli scuri gradoni rocciosi.


Il rifugio Longoni

L'alta via prosegue verso sud-est: attraversato il torrente Foraschetto, dobbiamo superare, con una salita non severa, una fascia di rocce rotte, prima di raggiungere un trivio: i cartelli ci indicano che scendendo a destra raggiungiamo la strada per San Giuseppe (san giüsèf o giüsèp), salendo a sinistra ci dirigiamo verso il passo di Tremoggia. Noi, però, proseguiamo diritti, raggiungendo, dopo pochi minuti, la bandiera italiana, che precede di poco il rifugio Longoni (m. 2450).


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CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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