Dal rifugio Alpe Piazza al rifugio Beniamino (variante bassa)
GALLERIA DI IMMAGINI- CARTE DEL PERCORSO
5BIS. RIFUGIO ALPE PIAZZA-RIFUGIO BENIAMINO (O IL PIRATA)
La sesta giornata della Gran Via delle Orobie occidentali, o Sentiero Andrea Paniga, nella sua variante bassa, prevede la traversata dal rifugio Alpe Piazza al rifugio Beniamino o al rifugio Il Pirata, in Val Lunga (Val Tartano), dove la variante bassa si ricongiunge con il tracciato alto. Una traversata che prevede la discesa dalla bocchetta del Pisello (o passo del Culino) in Val Corta, lungo un ripido versante boscoso che impone di non perdere il sentiero, poco battuto e quindi a tratti poco visibile. Si richiedono, quindi, buona esperienza escursionistica, capacità di orientamento ed almeno discrete condizioni di visibilità.
Un gruppo di cartelli, posto a valle del primo baitello sopra il sentiero, segnala che stiamo procedendo sulla Gran Via delle Orobie, percorrendo la quale raggiungiamo l'alpe Lago ed il rifugio Alpe Lago in 40 minuti, l'alpe Orta in 3 ore e 10 minuti ed il passo di San Marco in 4 ore; nella direzione dalla quale proveniamo ritroviamo i riferimento ai sentieri per Cornelli-Corte Grande e Cornelli-Egolo-Albaredo; sulla nostra sinistra, infine, si stacca un sentiero che sale al crinale ed effettua una traversata al versante orobico valtellinese, sopra Talamona, portando all'alpe Pedroria in 30 minuti, alla boccheta del Pisello in un'ora e 20 minuti ed alla Val Budria in 2 ore e 50 minuti. Si tratta del sentiero intitolato dal FAI (Delegazione di Sondrio), nel settembre del 2013, all'architetto Stefano Tirinzoni, che ne è stato benemerito capo delegazione.
Dopo una breve discesa, superiamo un corpo franoso e raggiungiamo le baite dell’alpe Pedroria (m. 1929).
Presso le baite dell'alpe troviamo alcuni cartelli. Il primo cartello, della GVO, dà, nella direzione dalla quale proveniamo, l’Alpe Piazza a 20 minuti ed il passo di S. Marco a 4 ore e 20 minuti. Il secondo cartello, relativo al sentiero 162, segnala il sentiero che, alla nostra sinistra, scende all’alpe Madrera in un’ora ed a Cornello in un’ora e 30 minuti. Il terzo cartello, infine, anch’esso della GVO, indica il sentiero che prosegue passando fra le baite e salendo alla nostra destra: il passo del Pisello (in realtà bocchetta del Pisello) è dato a 50 minuti, la Val Budria a 2 ore e 20 minuti e la Val di Lemma a 3 ore e 10 minuti. Tenendo presente che dalla bocchetta del Pisello alla cima occorrono una decina di minuti, possiamo calcolare ancora un’ora circa di cammino.
Cominciamo, ora, a salire, seguendo il sentiero, a monte delle baite, guadagnando una conca superiore e puntando al largo canalone che si trova proprio davanti a noi e sale al crinale a destra del monte Culino (“cülign”, toponimo che deriva da "aquilino"; il monte è anche chiamato in Val Tartano "Piz Salinèr"). La traccia si perde un po’ e, nella prima parte della salita sul canalone di magri pascoli e sfasciumi, non c’è percorso obbligato: seguendo alcuni ometti, prendiamo un sentierino che sale zig-zagando, in direzione est-sud-est, sul lato di sinistra del canalone, tenendosi sotto alcune formazioni rocciose alla nostra sinistra, per poi intercettare una traccia più marcata che sale da destra. Proseguiamo nella salita, con pendenza abbastanza marcata, in direzione di un piccolo smottamento, al quale il sentiero, ad una quota di 2100 metri circa, volge a sinistra (nord-est), portandosi fino al punto nel quale taglia il largo crinale erboso che scende dal monte Culino verso ovest-nord-ovest.
Dopo circa 4 ore di cammino (il dislivello approssimativo in salita è di 1210 metri), eccoci, finalmente, alla vetta, estremamente panoramica. A nord, da sinistra, si propongono le cime della Costiera dei Cech, seguite dal gruppo del Masino, che si propone nella sua integrale bellezza, con i pizzi Porcellizzo (m. 3075), Badile (m. 3308), Cengalo (m. 3367) e del Ferro (occ. m. 3267, centr. 3289 ed or. m. 3234), le cime di Zocca (m. 3174) e di Castello (m. 3386), la punta Rasica (m. 3305), i pizzi Torrone (occ. m. 3349, cent m. 3290, or. m. 3333), il monte Sissone (m. 3330) ed il monte Disgrazia (m. 3678), che si erge, maestoso, alle spalle del più modesto e vicino monte Piscino.
Segue la testata della Valmalenco, che propone, da sinistra, il pizzo Gluschaint (m. 3594), le gobbe gemelle della Sella (m. 3584 e 3564) e la punta di Sella (m. 3511), il pizzo Roseg (m. 3936), il pizzo Scerscen (m. 3971) il pizzo Bernina (m. 4049), i pizzi Argient (m. 3945) e pizzo Zupò (m. 3995), la triplice innevata cima del pizzo Palù (m. 3823, 3906 e 3882), ed il più modesto pizzo Varuna (m. 3453). Proseguendo verso destra, si scorge il gruppo dello Scalino, con il pizzo Scalino (m. 3323), la punta Painale (m. 3248) e la vetta di Ron (m. 3136). Più a destra, il pizzo Combolo (m. 2900) chiude la sequenza delle cime visibili: il fianco orientale della Val di Tartano, infatti, impedisce di vedere il gruppo dell’Adamello e di intravedere le cime delle Orobie centrali.
In compenso, il colpo d’occhio su buona parte della Val di Tartano, ad est e a sud, è fra i più completi e suggestivi: si mostrano, da sinistra, tutte le cime più significative della Val Corta, i pizzi Torrenzuolo e del Gerlo, il monte Seleron, la cima Vallocci, la cima delle Cadelle ed il monte Valegino; il monte Gavet, il monte Moro ed il pizzo della Scala separano Val Lunga e Val Corta; segue la Val di Lemma, ramo orientale dell’alta Val Corta, divisa a metà dal pizzo del Vallone; ed ancora, il pizzo Foppone, che si innalza, puntuto, dietro il suo caratteristico avamposto boscoso, e, alle sue spalle, l’arrotondato monte Tartano; alla sua destra, un ampio scorcio della Val Bùdria, ramo occidentale della Val Corta, con il minuscolo pizzo del Vento, la cima quotata 2319 e, appena visibile, sull’angolo di sud-ovest, il monte Azzarini (o monte Fioraro); ad ovest, infine, vediamo, in primo piano, la cima gemella del monte Culino (“cülign”, toponimo che deriva da "aquilino"), poi, buona parte del versante occidentale della Val Gerola, dietro al quale fa capolino l’inconfondibile corno del monte Legnone, che delimita, sulla sinistra, lo stupendo quadretto dell’alto Lario, che chiude questo giro d’orizzonte a 360 gradi.
Ridiscesi alla bocchetta del Pisello, dobbiamo affrontare la parte più ostica della traversata, la discesa in Val Corta per un lungo e ripido dosso boscoso a destra (sud) della Valle Brusada. Nel primo tratto procediamo in terreno aperto, con qualche segnavia che ci aiuta a seguire una traccia di sentiero poco marcata. Scendiamo leggermente verso destra, in direzione del baitone del Freger (m. 2098).
Procediamo scendendo diritti, attraversando alcuni barèk, cioè bassi muretti a secco che delimitavano porzioni di pascolo. Raggiunta una fascia di ontani, stiamo attenti a seguire la traccia che, piegando leggermente a sinistra, la taglia per uscirne ad una stretta fascia di prati, dove ci accoglie la Baita Puàa (m. 1890).
Ora seguiamo in discesa la striscia di pascolo, fino al punto in cui viene divisa in due lembi dalla pecceta. Seguendo il lembo di sinistra e poi piegando a destra scendiamo ad una fascia più ampia dove troviamo la Baita Culino (m. 1789). Scendiamo al limite dei prati sulla verticale della baita e cerchiamo la ripartenza del sentiero che piega leggermente a sinistra e prosegue la discesa nella pecceta.
Dopo qualche minuto di discesa il sentiero piega a destra e si avvicina al vallone che delimita il dosso e lo attraversa da sinistra a destra, portandosi sul dosso appena a nord della Valle della Bratta. Il sentiero ora si destreggia fra piccole radure, scendendo in diagonale verso destra ed uscendo dalla rada macchia alla parte alta dei prati sopra il nucleo della Bratta (m. 1402).
Scesi alle baite, seguiamo il sentiero verso sinistra scendendo alla pista di Val Corta, sulla quale proseguiamo nella discesa verso nord fino alle case di Biorca (m. 1160), dalle quali per un ripido sentierino o per la carrozzabile saliamo a Tartano (m. 1210), poco sopra la chiesa parrocchiale di San Barnaba. Inizia l'ultima e più noiosa parte della tappa, che prevede la salita ai rifugi Beniamino o Il Pirata in Val Lunga.
Non si può che seguire la carrozzabile di Val Lunga, che troviamo prendendo a destra al termine della salita da Biorca. La carrozzabile passa per i nuclei di Valle, Rondelli, Piana, Pila e S. Antonio, prima di giungere in vista del nucleo di Arale.
Presso il solco terminale della Val Comunello lasciamo la pista principale salendo su una pista secondaria verso sinistra, per poi piegare a destra, attraversare il torrente Comunello (o Cuminello) e raggiungendo infine le baite di Arale (m. 1490), dove si trovano i rifugi Beniamino ed Il Pirata, dove possiamo pernottare.
CARTE DEL PERCORSO SULLA BASE DI © GOOGLE-MAP (FAIR USE)
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