In Val Sissone
Su TouTube: Alta Via della Valmalenco 3: Rif. Gerli-Porro o Ventina-Chiareggio
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line APRI QUI UNA MAPPA ELABORATA SULLA BASE DI GOOGLE MAP; Apri qui una galleria di immagini
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La
terza tappa, insieme alla quinta, è quella che riserva le maggiori emozioni,
perché gli scenari che apre improvvisamente al nostro sguardo sono semplicemente
grandiosi, e mettono in seria difficoltà il povero cronista, che fatica
non poco a trovare aggettivi adeguati ad evocarne l'impatto di forte suggestione
visiva. Partiamo dai rifugi Gerli-Porro e Ventina (o, se abbiamo preferito scendere in paese, da Chiareggio). Scendendo dai rifugi, troviamo, dopo un breve tratto, un tornante sinistrorso, seguito subito da uno destrorso. Fra i due tornanti è facilmente individuabile un sentiero che si stacca sulla sinistra dal tratturo. Una scritta su un masso ci indica che si tratta del sentiero che porta all'alpe Forbesina (o Forbicina). Il sentiero scende verso il fondovalle e ne percorre il lato destro. Ad un certo punto si può seguire una deviazione a sinistra, che varca il torrente Ventina e si addentra nel primo tratto del lato sud-orientale della val Sissone, fino ad un ponte sul ramo del torrente Màllero che scende dalla valle, ponte che ci permette di passare sul lato opposto, proseguendo nel percorso dell'alta via. E' però preferibile ignorare la deviazione e proseguire fino all'alpe Forbesina (m. 1640), che si raggiunge valicato il Màllero, per poi dirigersi a sinistra, verso l'interno della valle, sul suo lato nord-occidentale. Ignorata la deviazione a destra per il rifugio Tartaglione-Crispo (sentiero che permette anche, per una via più breve rispetto all'alta via, di raggiungere il rifugio Del Grande-Camerini), raggiungiamo così la bucolica alpe Laresin (m. 1710, vedi foto sopra). |
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Ignorata
anche la deviazione che sale a destra nel bosco alla volta dell'alpe Sissone,
seguiamo gli ormai famigliari triangoli gialli, il cui tracciato, su un
terreno spesso faticoso perché disseminato di massi, si addentra nella valle,
lasciandosi alle spalle gli ultimi radi larici. Superiamo così una pronunciata
gola rocciosa, ben visibile alla nostra destra. Diritte davanti ai nostri occhi sono invece facilmente riconoscibili le tre cime di Chiareggio (vedi foto a destra), e precisamente, da sinistra, la cima meridionale (m. 3093, immediatamente a destra del passo di Mello, fra val Sissone e val Cameraccio), la cima centrale (m. 3107) e la cima settentrionale (m. 3203). Quest'ultima, conosciuta anche come punta Baroni, non è soltanto la più elevata, ma anche senz'altro la più elegante, con il suo vertice conico dalle forme possenti ed armoniose e con il singolare e pronunciato spigolo orientale. La cima è dedicata alla memoria della guida alpina bergamasca Antonio Baroni, che proprio su queste montagne, alla fine dell'ottocento, ebbe modo di dimostrare tutto il suo valore. |
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Ma
non distraiamoci: non dobbiamo, infatti, perdere d'occhio i segnavia, perché
ad un certo punto il tracciato devia a destra e risale il fianco della valle,
seguendo una traccia molto incerta fra magri pascoli. Raggiungiamo così
un piccolo pianoro e ci troviamo di fronte ad una cascata di portata limitata
ma dal salto considerevole. Attraversato il torrentello, riprendiamo la
salita, che si fa sempre più ripida, mettendo a dura prova muscoli e polmoni. Guadagnato un secondo ripiano (o meglio, il più dolce declivio terminale del fianco della valle), ci troviamo di fronte ad uno spettacolo che ci ripaga ampiamente della fatica: le cime di Rosso (m. 3366, a sinistra nella foto sopra) e di Vazzeda (m. 3301) chiudono, con la loro muraglia rocciosa, il lato nord-occidentale della valle. Si tratta di cime che si pongono sul limite orientale del gruppo Masino-Bregaglia. Il colore più chiaro della cima di Vazzeda è dovuto alla sua situazione singolare per cui (caso unico nel gruppo montuoso) alle rocce granitiche si sono sovrapposte rocce sedimentarie. Non è questo, peraltro, l'unico motivo di interesse mineralogico della val Sissone, che è una sorta di Eldorado per gli appassionati di mineralogia, che hanno potuto trovarvi, in decenni di ricerche fra la massa sterminata dei sassi, reperti mineralogici rari e pregiati. |
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Ma lo spettacolo destinato ad imprimersi con maggior forza nella memoria è senza dubbio quello che ci riserva il fianco meridionale della valle, dove si dispiega di fronte ai nostri occhi i tormentato e selvaggio scenario della vedretta settentrionale del monte Disgrazia (m. 3678), segnata da grandi seracchi e crepacci. Quando i primi alpinisti inglesi vennero per conquistare la montagna da questo lato, si sentirono dire, dalla gente del posto, dopo la caduta fragorosa di qualche seracco a valle: desgiàscia, cioè si scioglie; questa è la più probabile spiegazione dell'origine del nome del monte, visto che la storia della sua conquista non è segnata da particolari eventi luttuosi. |
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Il sentiero raggiunge una ben visibile spaccatura nella roccia: si tratta
del Passo della Corna di Sissone di dentro (m. 2438), che permette di
passare dall'alpe Sissone di dentro all'alpe Sissone. |
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Lo
sguardo si apre quindi all'ampio circo terminale dell'alpe Sissone, dominato
ancora, a sinistra, dalla cima di Vazzeda. |
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Raggiunta
la base del crinale roccioso, dobbiamo superarlo con qualche semplice
passo di arrampicata. |
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L'ultimo tratto di questa terza tappa è interamente in discesa: seguendo infatti le indicazioni poste su un grande masso poco sotto il rifugio, seguiamo nel primo tratto la direzione che punta direttamente al fondovalle, per poi piegare a sinistra e, ignorata la deviazione a destra che scende direttamente al rifugio Tartaglione-Crispo (segnavia bianco-rossi; attenzione a seguirli per non perdersi nel bosco), iniziare una lunga diagonale che, superati alcuni valloncelli, conduce al limite superiore di un bel bosco di larici, dove il sentiero piega a destra (est). |
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Attraversata
l'alpe e raggiunto il suo limite inferiore, scendiamo attraverso un largo
corridoio, in direzione all'alpe Vazzeda inferiore (m. 1832). |
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TRAVERSATA DELLA III TAPPA DELL'ALTA VIA DELLA VALMALENCO |
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