< Alta Via della Valmalenco 1 - Torre - Bosio

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Musci-Pra' Fedugno-Alpe Arcoglio inferiore e Superiore-Lago di Arcoglio-Sasso Bianco-Colma di Zana-Rif. Bosio
6 h
1650
E
Piazzola al bivio Piasci-Arcoglio inf.- Alpe Arcoglio inferiore e Superiore-Lago di Arcoglio-Sasso Bianco-Colma di Zana-Rif. Bosio
5 h
820
E
SINTESI. Da Torre di S. Maria, seguendo l'indicazione per i rifugi alpini, saliamo su carozzabile al bivio Arcoglio-Piasci, presso il quale possiamo parcheggiare l'automobile (se non disponiamo del permesso di transito, parcheggiamo ai 1000 metri dei Musci, al quarto tornante sx dopo la località S. Giuseppe, dove un cartello segnala la partenza di un sentiero che sale nei boschi fino a Pra' Fedugno e taglia la pista presso questo parcheggio). Dal bivio ci incamminiamo sulla pista di sinistra, per l'alpe di Arcoglio inferiore (m. 1976). Usciti dal bosco in vista delle prime baite, gettiamo l'occhio sulla destra, dove parte, segnalato, in sentierino che sale ripido il versante dei prati (direzione nord), per giungere alla sommità di una sorta di poggio e piegare a sinistra (direzione ovest). Salendo ancora su traccia piuttosto ripida, ci affacciamo all'alpe di Arcoglio superiore, a guardia della quale è posta una bella chiesetta, isolata, sulla destra (m. 2123). Si tratta della "Gésa de arcói", con annessa abitazione del parroco, dedicata al Sacro Cuore di Gesù ed inaugurata domenica 16 agosto 1931 dal parroco di Torre don Giovanni Mitta. La costruzione si avvalse dell'opera di volontariato degli abitanti di Torre che portarono fin qui a dorso di mulo o a spalla il materiale necessario.Sempre seguendo i triangoli gialli proseguiamo nella salita verso sud-ovest, superando l'ultimo gradino roccioso e raggiungendo la conca del laghetto di Arcoglio (m. 2234). Lasciato il laghetto alla nostra sinistra, cerchiamo i segnavia che ci indirizzano ad una traccia di sentiero a tratti poco visibile e ci fanno descrivere un ampio arco verso sud-ovest, che ci porta sul crinale fra l'alpe di Arcoglio e l'alpe Colina, in corrispondenza di una piccola sella erbosa. La traccia prosegue verso destra salendo sul fianco del Sasso Bianco e raggiungendone facilmente la cima (m. 2490). Dalla cima del Sasso Bianco scendiamo verso nord-ovest, passiamo poco a destra della Colma di Zana (m. 2417), che si affaccia sull'alpe Colina (versante retico sopra Postalesio). Iniziamo a salire a poca distanza dal crinale, in direzione ovest-nord-ovest, fra pietraie e rari pascoli seguiamo per un buon tratto, in leggera salita, il crinale, poi ce ne stacchiamo scendendo ad una conca, per poi risalire ad una piccola sella posta a destra di una cima costituita da rocce rotte. Oltre la sella scendiamo ad una più ampia conca, raggiunta la quale dobbiamo per l'ultima volta intraprendere una salita, fino ad una porta (m. 2500 circa) che ci permette di superare il crinale che scende dal monte Caldenno (m. 2669), alla nostra sinistra. Scendiamo fra pietraie e magri pascoli, verso nord-ovest e poi nord, fino ad intercettare la traccia che scende, alla nostra sinistra, dal passo di Caldenno. Pieghiamo a destra e raggiungiamo il Pian delle Pecore, dove è collocata una grande baita. L'ulteriore discesa, in direzione nord-est, ci permette di superare gli ultimi cento metri, raggiungendo il rifugio Bosio, a 2086 metri.

Alta Via della Valmalenco, cioè una lunga traversata, in otto giorni, dell'intera compagine montuosa della valle, che interessa il gruppo del Disgrazia, quello del Bernina e quello dello Scalino, con un percorso che, dalla seconda tappa, si mantiene quasi sempre al di sopra della quota dei 2000 metri.
Un percorso che si è affermato di diritto fra quelli classici nel cuore delle Alpi Retiche, un'esperienza alla portata di tutti (purché ci sia un'adeguata preparazione fisica), da vivere anche scaglionata in diversi periodi, perché le singole tappe possono essere percorse autonomamente.
L'alta via descrive un arco molto ampio (ha uno sviluppo di oltre 100 km), che parte da Torre S. Maria ed arriva a Caspoggio.


Saliamo dunque a Torre e lasciamo la bella chiesa vedi foto sopra) alla nostra destra; seguendo le indicazioni per i rifugi alpini, imbocchiamo, sulla sinistra, la stradina che ci porta alla località Piasci.
Qui si trova l'indicazione del punto di partenza del sentiero (quel triangolo giallo che accompagna, come una guida che rallegra sempre lo sguardo, l'intero itinerario), che, con una traccia non sempre marcata, ma ben visibile, sale ripido nel bosco e, oltrepassata una bella cappelletta, raggiunge l'alpe di Pra' Fedugno, a 1607 metri. Dall'alpe un sentiero più marcato sale ad intercettare la strada sterrata che porta alla località Piasci, dove si trova il rifugio Cometti (m. 1720, vedi foto sotto).








Volendo si può salire da Torre anche seguendo questa strada, assai meno ripida, ma anche molto più lunga.

 

 

 

 

 

 

Dai Piasci, seguendo il sentiero segnalato che parte proprio nei pressi del rifugio Cometti, si prosegue in direzione dell'alpe di Arcoglio inferiore, verso sud-ovest (la si può raggiungere anche seguendo a ritroso la strada sterrata, fino ad un bivio, al quale si prende a destra, in salita, fino a raggiungere una piazzola, dalla quale parte un tratturo che sale, molto ripido, all'alpe).

 


Da qui si sale, in breve, all'alpe di Arcoglio superiore, a guardia della quale è posta una bella chiesetta (m. 2123), oltre la quale si disegnano, lontane, le cime della testata della valle, con le quali l'alta via ci permetterà di avere un incontro più ravvicinato.
 

 

 

Lo scenario dell'alpe è assai gentile, ed anche se percorreremo il sentiero fuori stagione troveremo probabilmente qualche presenza che non ci farà sentire troppo soli.
Sempre seguendo i triangoli gialli proseguiamo nella salita, guadagnando l'ultimo gradino roccioso
dove ci attende la prima sorpresa del nostro itinerario: inatteso, appare il bellissimo laghetto di Arcoglio (m. 2234), adagiato su un balcone che fronteggia, sul lato opposto della valle, il gruppo Scalino-Painale.
Di fronte al nostro sguardo

è visibile l'intero percorso che dovremo compiere durante l'ottava ed ultima tappa, dal rifugio Cristina a Caspoggio.

 

 

 

 

Lasciato il laghetto alla nostra sinistra, cerchiamo i segnavia che ci indirizzano ad una traccia di sentiero a tratti poco visibile.
I segnavia ci fanno compiere un ampio arco
che ci porta sul crinale fra l'alpe di Arcoglio e l'alpe Colina, in corrispondenza di una piccola sella erbosa.
La traccia prosegue verso destra salendo sul fianco del Sasso Bianco e raggiungendone facilmente la cima.

 



E' però possibile seguire un itinerario più breve, che si stacca da quello segnalato per guadagnare facilmente bocchetta posta sul crinale che separa l'alpe di Arcoglio dalla Val Torreggio (Val del Turéc'). La bocchetta p facilmente individuabile perché si trova subito a destra del Sasso Bianco, cima che a sua volta si riconosce facilmente per il colore delle rocce che la costituiscono.
Il laghetto rimane ancora ben visibile allo sguardo, mentre ci dirigiamo verso sinistra, puntando alla cima arrotondata del Sasso Bianco (m. 2490), che si raggiunge senza problemi seguendone il crinale sud-orientale.







L'immagine invernale della cima (vedi foto sotto) non permette di comprendere il motivo della sua denominazione.

Se però lo raggiungiamo quando la neve ha abbandonato la sua morsa sulle rocce, ne potremo ammirare il colore biancastro.
Dietro il piccolo ometto posto sulla cima si staglia la severa e sassosa Val Airale (Val di Rai), prolungamento della Val Torreggio (Val del Turéc'); sul crinale che la separa dalla valle di Preda Rossa si riconosce il passo di Corna Rossa, sul quale è posto il rifugio desio, ora pericolante.
Dalla cima possiamo dominare
anche l'intera testata della Valmalenco, e l'intera catena orobica.

 

La singolarità di questo monte non finisce qui: pochi metri sotto la vetta si può vedere una singolare cavità, detta "truna", legata a diverse leggende popolari.
Si tratta di una spaccatura nella roccia biancastra, che sembra penetrare nelle viscere della montagna e di cui l'occhio non riesce a raggiungere il fondo.
Non c'è da stupirsi, dunque, se nella fantasia popolare ha suscitato credenze leggendarie.

 

Se, infine, guardiamo ad ovest,
potremo ammitare il monte Disgrazia; alla sua sinistra
 





potremo seguire il disegno del crinale che separa la Val Torreggio (Val del Turéc'), nella quale dovremo scendere, dall'alta alpe Colina, sul versante retico della media Valtellina.

Una variante di questa prima tappa dell'alta via sale proprio da quest'alpe, che si raggiunge facilmente con una carrozzabile che da Sondrio sale a  Triangia e prosegue fino all'alpe.
Dall'alpe, invece, il sentiero è meno evidente: con un po' di attenzione, però, si può intercettare, nella parte alta del crinale, la traccia che, con una diagonale verso destra, sale alla bocchetta denominata Colma di Zana (m. 2417), che immette nella Val Torreggio (Val del Turéc').
Alla medesima bocchetta scende il nostro itinerario: lasciata, infatti, la cima del Sasso Bianco ci dirigiamo verso nord-ovest, passiamo poco a destra della bocchetta.
Ci aspetteremmo di intraprendere subito una decisa discesa nella Val Torreggio (Val del Turéc'), il cui fianco settentrionale di dispiega di fronte al nostro sguardo: il declivio del fianco meridionale, sul quale ci troviamo, è infatti assai dolce, e le balze di pascoli e roccette,
costellate di diversi laghetti, sembrano invitare a scendere.


Invece ci attende una traversata piuttosto lunga, che ci farà raggiungere il rifugio Bosio solo dopo aver descritto un ampio arco.
Dalla colma di Zana seguiamo per un buon tratto, in leggera salita, il crinale, poi ce ne stacchiamo scendendo ad una conca, per poi risalire ad una piccola sella posta a destra di una cima costituita da rocce rotte.
Oltre la sella ci attende una nuova discesa ad una più ampia conca, raggiunta la quale dobbiamo per un'ultima volta intraprendere una salita, che ci conduce ad una porta che ci permette di superare il crinale che scende dal monte Caldenno (m. 2669).

 
Questi saliscendi ci impongono il superamento di un dislivello in salita di circa centocinquanta metri. La porta, infatti, è collocata quasi alla medesima altezza della cima del Sasso Bianco.
Oltre la porta inizia l'ultima discesa, inizialmente su un terreno disseminato di grandi massi: stanchi come siamo, questo supplemento di attenzione e di tormento per i nostri piedi non ci rallegra di certo!

 



 

Poi i massi lasciano il posto ai magri pascoli (vedi foto a sinistra), che ci permettono una discesa più riposante.
Il tracciato tende all'inizio leggermente a sinistra, per poi piegare a destra, superare un torrentello ed intercettare il sentiero che scende dal passo di Caldenno, che congiunge la Val Torreggio (Val del Turéc') alla valle di Postalesio.
Raggiungiamo così un bel pianoro dove è collocata una grande baita.


L'ulteriore discesa ci permette di superare gli ultimi cento metri, raggiungendo il piano dell'alta Val Torreggio (Val del Turéc'), dove, in uno scenario ingentilito da radi larici e dai meandri di un quieto torrente, si trova il rifugio Bosio, a 2086 metri.
Qui, dopo circa 8 ore di cammino ed un dislivello in salita di oltre 1600 metri, termina la prima tappa dell'alta via. Per il resoconto sulla seconda, apri la relativa presentazione.


Questa prima e lunga tappa può essere effettuata con un'interessante variante, non segnalata, che ha il duplice pregio di permetterci un incontro con il bellissimo laghetto di Zana e di farci risparmiare tre quarti d'ora circa di cammino.
Dalla colma di Zana, invece di proseguire sul crinale, possiamo scendere sul facile declivio di balze e roccette, fino a raggiungere la quota di circa 2260-2280 metri. Se guardiamo con attenzione, troveremo alcuni triangoli e bolli rossi, che ci permettono di individuare una traccia di sentiero discontinua, che piega a sinistra e, con un tracciato pressoché pianeggiante, ci porta al laghetto di Zana, nascosto in una conca della valle omonima.



I luoghi che attraversiamo sono dolci e riposanti.
Di fronte a noi, se la giornata è buona, si disegna l'imponente scenario del rosseggiante versante di sud-est del monte Disgrazia, occupato, in parte, dal ghiacciaio della Cassandra.





Un po' più a destra ed in primo piano, ecco i severi corni di Airale (m. 2614), che sembrano incombere sull'alpe omonima, posta a poca distanza dal rifugio Bosio.





Seguendo i triangoli rossi oltre il laghetto di Zana, scendiamo in breve al pianoro sopra citato, dove si trova la grande baita e dove incontriamo il sentiero dell'alta Via che scende dall'ultimo vallone meridionale dell'alta Val Torreggio (Val del Turéc').

 
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