Niente di ufficiale, niente di istituzionalizzato. Solo un’idea, una proposta di Alta Via della Valle del Bitto di Albaredo scandita in quattro giornate, per incontrare da vicino una valle luminosa, ricca di colori e suggestioni storiche e paesaggistiche. Quattro giornate, con partenza e ritorno ad Albaredo per San Marco, per toccare luoghi assai noti agli appassionati dell’escursionismo e dello sci-alpinismo, ma anche luoghi quasi ignoti, dove non è improbabile camminare per un’intera giornata senza incontrare persona alcuna. Quattro giorni per una traversata alta a portata di escursionista esperto, fra i luoghi di uno dei più celebri formaggi grassi dell’arco alpino, luoghi che hanno conservato un forte radicamento ad un passato che è ancora presenza vivente nelle comunità che li abitano permanentemente. Quattro giorni da gustare, confidando nel bel tempo, e ricordare, confidando nel potere consolatorio che le giornate più belle conservano intatto anche nei momenti più tristi del cammino della vita.


Apri qui una panoramica sulla Valle del Bitto di Albaredo dalla Casera Melzi

ALTA VIA DELLA VALLE DEL BITTO DI ALBAREDO - 4 - DAL RIFUGIO RONCHI DI BEMA AD ALBAREDO PER SAN MARCO

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Rifugio Ronchi di Bema-Casera Melzi-Ponte sul Bitto-Dosso Chierico-Madonna delle Grazie-Albaredo per San Marco
5-6 h
500
E
SINTESI. Bema, proseguendo verso il limite alto di nord-ovest del paese (indicazione per il rifugio Ronchi (m. 1170), dove proseguiamo sulla sterrata pista che tocca Prato Martino (m. 1289), Pratolungo (m. 1349), l’alpe Garzino (m. 1353) e l'alpe Melzi (m. 1467), dove troviamo tre cartelli. Seguiamo la direzione indicata dal cartello del sentiero 134, che dà il Dosso Chierico ad un’ora e 10 minuti, la Madonna delle Grazie ad un’ora e 50 minuti ed Albaredo per San Marco a 2 ore e 10 minuti. Per imboccarlo dobbiamo scendere sotto la pista alla fascia di prati con alcune baite, procedendo verso il limite del bosco, dove si trovano alcuni muretti a secco, circondati da abeti. Pochi metri di prato ancora, e siamo nel bosco, dove dobbiamo prestare attenzione a non perdere il sentiero, comunque marcato, che inizia a perdere quota, nel primo tratto verso nord, poi, piegando a destra, verso sud-est, inanellando una lunga sequenza di tornanti in una fiabesca pecceta. Il sentiero diventa una larga mulattiera, sostenuta in diversi punti da muretti a secco ed in altri elegantemente scalinata, e ci porta in prossimità del fondovalle, dove, dopo una serrata serie di tornantini, piega bruscamente a destra (sud) e scavalca su un ponticello il roccioso solco terminale della Valle di Reggio. Il sentiero prosegue in piano verso sud, per un buon tratto, fino a raggiungere lo spiazzo sul fondovalle dove si trova il ponte che, a quota 1081, scavalca il torrente Bitto. Sul lato opposto il sentiero piega a sinistra e sale diritto verso nord, fino ad intercettare un più marcato sentiero che dal Dosso Chierico scende al fondovalle più a monte. Seguiamo ora questo sentiero salendo diritti verso sinistra (nord), fino ad intercettare la Via Priula al Dosso Chierico. Ci troviamo al nucleo di baite più basse di questa splendido maggengo, arroccato sulla parte terminale del lungo Dosso della Motta, al centro della Valle del Bitto di Albaredo (m. 1097). Seguiamo ora la Via Priula, che qui è una larga stradella, rientrando nella pecceta e scendendo verso est. Dopo una coppia di tornanti sx-dx, la Via Priula prosegue per un tratto diritta, poi piega a destra e si porta al ponte posto poco a valle della confluenza della Valle di Lago e della Val Pedena, di cui abbiamo attraversato gli alpeggi nella seconda giornata dell’Alta Via. La Via Pirula prosegue poi fino al ponte che scavalca la Valle Piazza, e comincia a salire con una sequenza di tornanti sx-dx-sx-dx-sx, in un tratto sostenuto da bei muri. Un successivo tratto diritto ci porta al sagrato dell’incantevole chiesetta della Madonna delle Grazie (m. 1157). La stradella prosegue in leggera salita fino ad intercettare la Strada Provinciale per il Passo di San Marco. Sul lato opposto della carreggiata riprende, correndo alta rispetto alla provinciale, e traversa a nord fino al ponticello sulla Val Fregera. Scendendo ancora sulla Via Priula, passiamo per il ponticello della Val Priasca, presidiato da una cappelletta che si dice edificata per la scampata minaccia di un grande masso erratico scagliato contro il paese da oscure streghe nei tempi passati. Si dice che il masso sia miracolosamente rimasto incollato al versante roccioso, ed in effetti lo vediamo ancora lì, a lato della cappelletta. La stradella si affaccia poi ai prati sopra Albaredo (m. 910). Dopo un breve tratto, la lasciamo imboccando la mulattiera che scende alla sua sinistra, tagliando una fascia di prati, e terminando agli edifici dell’uscita meridionale di Albaredo.


La Valle del Bitto di Albaredo vista dalla Casera Melzi

L'ultima giornata dell'Alta Via della Valle del Bitto di Albaredo ci fa tornare da Bema ad Albaredo. Se abbiamo pernottato a Bema, dobbiamo salire lungo la carrozzabile sul lato est del dosso (o, per via più breve, seguendo la mulattiera che sale diritta lungo i prati), a rifugio Ronchi (m. 1170). Se abbiamo dormito qui, invece da qui partiamo. Dal rifugio proseguiamo sulla pista sterrata che taglia a mezza costa il fianco orientale del dosso di Bema, passando per Prato Martino (m. 1289) e Pratolungo (m. 1349), prima di raggiungere l’alpe Garzino (m. 1353).
La pista prosegue superando il baitone di quota 1488 e raggiungendo la casera della solare alpe Melzi (m. 1467), posta in una splendida posizione, dalla quale si domina la Valle del Bitto di Albaredo. 
Qui troviamo tre cartelli: il primo dà, nella direzione dalla quale proveniamo, Prato Martino a 45 minuti ed i Ronchi ad un’ora e 15 minuti; il secondo indica la direzione per scendere alla Valle di Albaredo ed effettuare la traversata al Dosso Chierico (dato ad un’ora e 20 minuti) e ad Albaredo (dato a 2 ore e 10 minuti); il terzo indica la direzione per salire alla baita Aguc (che però non viene indicata; viene menzionata l’alpe di Vesenda alta, data a 50 minuti). Nei pressi del cartello c’è anche un larice monumentale, indicato da un cartello, che ne indica anche la circonferenza (320 cm) e l’altezza (m 23).


La mulattiera che scende dall'alpe Melzi al fondovalle

Seguiamo la direzione indicata dal cartello del sentiero 134, che dà il Dosso Chierico ad un’ora e 10 minuti, la Madonna delle Grazie ad un’ora e 50 minuti ed Albaredo per San Marco a 2 ore e 10 minuti. È il sentiero che ci riporta ad Albaredo, dove la quarta tappa dell’Alta Via della Valle del Bitto termina. Per imboccarlo dobbiamo scendere sotto la pista alla fascia di prati con alcune baite, procedendo verso il limite del bosco, dove si trovano alcuni muretti a secco, circondati da abeti.
Pochi metri di prato ancora, e siamo nel bosco, dove dobbiamo prestare attenzione a non perdere il sentiero, comunque marcato, che inizia a perdere quota, nel primo tratto verso nord, poi, piegando a destra, verso sud-est, inanellando una lunga sequenza di tornanti in una fiabesca pecceta. Il sentiero diventa una larga mulattiera, sostenuta in diversi punti da muretti a secco ed in altri elegantemente scalinata, e ci porta in prossimità del fondovalle, dove, dopo una serrata serie di tornantini, piega bruscamente a destra (sud) e scavalca su un ponticello il roccioso solco terminale della Valle di Reggio. Il sentiero prosegue in piano verso sud, per un buon tratto, fino a raggiungere lo spiazzo sul fondovalle dove si trova il ponte che, a quota 1081, scavalca il torrente Bitto.


Apri qui una panoramica sul Dosso Chierico

Sul lato opposto il sentiero piega a sinistra e sale diritto verso nord, fino ad intercettare un più marcato sentiero che dal Dosso Chierico scende al fondovalle più a monte. Seguiamo ora questo sentiero salendo diritti verso sinistra (nord), fino ad intercettare la Via Priula al Dosso Chierico. Ci troviamo al nucleo di baite più basse di questa splendido maggengo, arroccato sulla parte terminale del lungo Dosso della Motta, al centro della Valle del Bitto di Albaredo (m. 1097).
Seguiamo ora la Via Priula, che qui è una larga stradella, rientrando nella pecceta e scendendo verso est. Dopo una coppia di tornanti sx-dx, la Via Priula prosegue per un tratto diritta, poi piega a destra e si porta al ponte posto poco a valle della confluenza della Valle di Lago e della Val Pedena, di cui abbiamo attraversato gli alpeggi nella seconda giornata dell’Alta Via. La Via Pirula prosegue poi fino al ponte che scavalca la Valle Piazza, e comincia a salire con una sequenza di tornanti sx-dx-sx-dx-sx, in un tratto sostenuto da bei muri. Un successivo tratto diritto ci porta al sagrato dell’incantevole chiesetta della Madonna delle Grazie (m. 1157).


La Via Priula presso la chiesetta della Madonna delle Grazie

La stradella prosegue in leggera salita fino ad intercettare la Strada Provinciale per il Passo di San Marco. Sul lato opposto della carreggiata riprende, correndo alta rispetto alla provinciale, e traversa a nord fino al ponticello sulla Val Fregera. Scendendo ancora sulla Via Priula, passiamo per il ponticello della Val Priasca, presidiato da una cappelletta che si dice edificata per la scampata minaccia di un grande masso erratico scagliato contro il paese da oscure streghe nei tempi passati. Si dice che il masso sia miracolosamente rimasto incollato al versante roccioso, ed in effetti lo vediamo ancora lì, a lato della cappelletta.
La stradella si affaccia poi ai prati sopra Albaredo (m. 910). Dopo un breve tratto, la lasciamo imboccando la mulattiera che scende alla sua sinistra, tagliando una fascia di prati, e terminando agli edifici dell’uscita meridionale di Albaredo. Qui termina, dov’era cominciata quattro giorni prima, la splendida traversata alta che ci ha permesso di toccare gran parte dei luoghi più significativi di questa incantevole valle orobica.


Albaredo per San Marco

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