CARTA DEL PERCORSO - GALLERIA DI IMMAGINI - ALTRE ESCURSIONI A FORCOLA

Apri qui una panoramica dei sentieri per l'alpe Piazzo

ALPE PIAZZO - ANELLO ZOCCA-DASSOLA - ANELLO PIAZZO-ZOCCA

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Campo Tartano-Casera Piazzo-Baita Bassetta
2 h e 30 min.
860
E
Campo Tartano-Casera Piazzo-Baita Bassetta-Casera Dàssola-Campo Tartano
4 h e 30 min.
900
E
Campo Tartano-Casera Piazzo-Baita Bassetta-Baita Piana-Mulattiera di Val Vicima-Foppa-Campo Tartano
5 h e 30 min.
920
EE
SINTESI. Usciti dalla seconda galleria di Paniga (per chi proviene da Milano) della nuova ss 38 scavalchiamo il fiume Adda su un ponte ed alla successiva rotonda impegniamo la seconda uscita (indicazioni per la Val Tartano), percorrendo per breve tratto la Strada Pedemontana Provinciale Orobica e lasciandola al primo svincolo a destra per iniziare a salire sulla Strada Provinciale 11 della Val Tartano. La salita sull’impressionante versante occidentale del Crap del Mezzodì inanella 10 tornanti, poi supera una breve galleria scavata nella roccia e ci porta alle soglie della Val Tartano. Dopo due ultimi tornanti siamo a Campo Tartano (m. 1040). Passiamo a sinistra della chiesa parrocchiale di S. Agostino e proseguiamo passando a destra del cimitero. Subito dopo lasciamo la strada provinciale salendo a sinistra al parcheggio in località Ca’ (m. 1060). Parcheggiamo qui e ridiscendiamo alla strada provinciale percorrendola verso sinistra, cioè in direzione di Tartano. Passiamo così appena sotto la frazione di Somvalle, avamposto del comune di Forcola in bassa Val Tartano. Poco oltre, laddove la strada accenna ad una curva a sinistra, troviamo, sul lato sinistro, la partenza della stretta pista agro-silvo-pastorale per la Casera Piazzo e segnalata da una serie di cartelli, in parte discordanti (l’alpe Piazzo viene data a 2 ore e ad un’ora e mezza, mentre c’è accordo sui tempi di salita alla Cima Zocca, stimati in 3 ore e 30 minuti di cammino). Un cartello con la sigla AV (Alta Via della Val Tartano) segnala il sentiero n. 160. Iniziamo a salire sulla pista e subito siamo ad una coppia di ponti. Stiamo al ponte di destra, cioè sulla pista, che sale ripida verso sinistra intercettando ad un poggio con una baita un sentiero che sale direttamente da Somvalle. Superato un cartello di divieto assoluto di transito ai mezzi non autorizzati, restiamo sulla pista che sale ora verso destra, con andamento molto ripido. Passiamo così a sinistra di una baita e proseguiamo diritti, per un buon tratto, verso sud-est. A quota 1250 metri circa la pista comincia a proporre alcuni tornanti, conservando un andamento molto ripido, nella cornice di uno splendido bosco di betulle. Compaiono poi i primi faggi, contrappuntati da qualche rado abete. Ai Curnelecc’, a quota 1421 metri siamo ad un bivio, segnalato da cartelli: mentre il sentiero 160 (Alta Via) lascia la pista salendo verso sinistra e portando in un’ora all’alpe D’Assola (o Dassola) ed in 2 ore alla Cima Zocca, la pista prosegue diritta salendo in 45 minuti all’alpe Piazzo ed in un’ora e 15 minuti all’alpe Zocca. Restiamo sulla pista che attenua appena la pendenza, portandoci subito al solco della Val Folfolera. Procediamo per un tratto accompagnati da fitti faggi ed abeti che conferiscono al bosco un aspetto fiabesco, dal quale ci strappa solo un più prosaico casello dell’acqua. Segnavia non se ne vedono, ma è ovviamente impossibile perdere la pista, che sale con qualche tornante verso est. un’apertura del bosco ci regala un primo splendido colpo d’occhio su bassa Valtellina ed alto Lario. Ci faremo l’abitudine più in alto. Il bosco poi si dirada e lascia il posto ad un’aspra fascia di roccioni, nei quali la pista è intagliata. Sono ora i pini che ci accompagnano al cancello posto sul limite inferiore dell’alpe Zocca. Oltre il cancello, la pista, delimitata da un muretto a secco, porta ala coppia delle baite più basse dell’alpe Piazzo. La pista qui piega a sinistra e procede fra prati, pini, larici ed abeti. Dopo il successivo tornante dx sale al modesto ripiano di prati che ospita la Casera Piazzo (m. 1732), che viene raggiunta da un ramo che se ne stacca sulla destra. Torniamo sulla pista principale e saliamo fino ad un bivio, al quale ignoriamo la pista che prosegue diritta quasi in piano e restiamo sulla pista che sale alla sua destra, proponendo quasi subito un tornante dx. Poco più avanti una coppia di baite ben ristrutturate. Qui la pista piega a sinistra e si porta in vista di un ripetitore posto sul crinale che si affaccia sulla Valtellina. Prima di raggiungerlo pieghiamo a destra e, dopo un successivo tornante sx, passiamo davanti alla solitaria baita Tirlo (m. 1836). Ottimo da qui il colpo d’occhio, a nord, sulla Valle di Spluga e sulla Costiera dei Cech orientale. Oltre la baita la pista inanella una sequenza di tornanti dx-sx-dx e si porta alla Baita Bassetta (Basèta, m. 1900), affiancata da uno stallone aperto per il ricovero del bestiame. Qui può terminale, dopo circa 2 ore e mezza di cammino, l’escursione, con il facile ritorno per la medesima via di salita.
L’anello Piazzo-Dassola. Per percorrerlo ridiscendiamo passando per la baita Tirlo fino al bivio appena sopra la Casera Piazzo. Qui lasciamo la pista principale, che scende alla casera, e prendiamo a destra, percorrendo una pista più stretta che traversa in piano verso nord. In breve la pista lascia il posto ad un sentiero che traversa in una splendida pecceta (ma probabilmente in futuro lo sostituirà) e che porta ad un cancelletto in legno, oltre il quale la traccia si fa più stretta ed a tratti sporca, anche se sempre visibile. Procediamo, sempre diritti, sostanzialmente in piano, fra abeti, larici ed ontani, superando una valletta. Alla nostra sinistra intravvediamo i prati dell’alpe Dàssola. Il sentiero si fa più largo e scende con un tratto scalinato (la zona è umida ed ombrosa, attenzione a non scivolare), fino ad un paletto in legno oltre il quale usciamo dal bosco ai prati dell’alpe. Un po’ più in alto, sul lato opposto di una valletta, vediamo vediamo le due baite della Casera Dàssola (o d'Assola, m. 1737), circondate da un recinto in legno. Non saliamo verso la casera, ma scendiamo in diagonale verso il centro della valletta (che poi è la parte alta della Valle Dàssola). Guardando con attenzione vedremo sul tronco di un larice un cartello rosso-bianco-rosso con l’indicazione AV e 160. Ci innestiamo così sul sentiero che più in basso, al bivio di quota 1421, abbiamo lasciamo. Si tratta di un sentiero in questo tratto ben segnalato da segnavia bianco rossi. Possiamo seguirlo per breve tratto in salita, portandoci a visitare alcuni larici monumentali segnalati da un cartello. Poi riprendiamo la discesa, seguendo con attenzione i segnavia. La traccia ci porta al torrentello Dàssola. Passando alla sua sinistra lo seguiamo per un tratto, poi ce ne allontaniamo verso sinistra, traversando fra larici ed ontani. I segnavia ci aiutano parecchio, ed è essenziale non perdere il sentiero,perché scendendo diritti si finisce su paurosi salti di roccia. Prendiamo dunque a sinistra e la traccia si fa più marcata, procedendo in piano verso est, in una bella pecceta. Oltrepassato un cancelletto in legno, ci attende qualche tratto un po’ esposto (i pochi metri di un tratto con parziale smottamento su un ripido valloncello va percorso con attenzione). Superato un vallone procediamo con qualche saliscendi fra splendidi e fitti abeti, fino al ciglio su un picco, dal quale si vede Campo Tartano. Qui il sentiero lascia la pecceta e scende verso sud-est, in un altrettanto splendido bosco di faggi, con diversi tornanti. In autunno qui è un vero tripudio di colori. Dopo una buona serie di tornanti il sentiero confluisce nella pista che abbiamo percorso salendo, al menzionato bivio del Curnelecc’, a quota 1421 metri. Inizia ora la parte meno esaltante dell’escursione, perché la discesa sulla ripida pista, con fondo sdrucciolevole di antipatici sassetti, mette a dura prova la nostra pazienza. Per fortuna non ci si mette molto a tornare alla strada provinciale ed al parcheggio dove abbiamo lasciato l’automobile.
L'anello, quello Piazzo-Zocca evita il ritorno per questa via, ma è più lungo e complesso. Torniamo alla Baita Bassetta. Qui la pista non termina, ma prosegue traversando in direzione sud-est, in falsopiano e leggera salita. Circondati da larici che via via si diradano, tagliamo un ripido versante e passiamo appena sotto la coppia di baite denomina Baita Nuova (m. 1885). Superata una valletta raggiungiamo un cancello, oltrepassato il quale la pista si porta ad una valletta con una sorgente, e qui termina. Sul lato opposto troviamo un sentierino che, oltrepassato un cancelletto in legno, taglia un ripido versante con abeti e larici. Lo percorriamo con molta attenzione, fino ad uscire dal bosco sul limite dell’ampia fascia di prati dell’alpe Zocca. Tagliando in piano i prati raggiungiamo la Baita Piana (m. 1886). Seguendo una debole traccia scendiamo poi in diagonale leggermente verso destra e lasciano alla nostra sinistra, un po’ più in alto, la Casera di Zocca (m. 1906). Scendiamo verso sud-est attraversando una breve macchia di larici e raggiungendo la parte alta di una nuova fascia di prati, dove si trova la Baita Pescegallo (m. 1813). Scendendo dalla baita diritti, sulla sua verticale, verso la densa pecceta troveremo la partenza del marcato sentiero che scende in Val Vicima, con diversi tornanti, verso ovest, piegando a sinistra (sud) nell’ultimo tratto. Il sentiero esce dalla peccetta intercettando la mulattiera di Val Vicima (127), in corrispondenza di una coppia di baite a quota 1580 metri circa. Seguiamo ora la mulattiera verso destra, passando un po’ alti ed a destra delle Baite Vicima (m. 1515) e scendendo con alcuni tornanti in una fascia di ontani fino al torrente della Valle di Zocca. Oltrepassato il torrente la mulattiera inizia una traversata, verso ovest, in leggera discesa, tagliando l’aspro versante settentrionale della bassa Val Vicima (la Sàsa), passando per una cappellletta e raggiungendo un’incantevole pianetta, la Foppa. Da qui la mulattiera si affaccia sulla Val Tartano ed inizia una ripida discesa con diversi tornanti, portandosi a monte dei prati di Cosaggio. Qui piega a destra e prosegue scendendo per buon tratto diritta verso nord-ovest. Dopo pochi tornanti riprende l’andamento diritto e confluisce nell’antica mulattiera di valle, utilizzata per salire da Campo Tartano a Tartano. La seguiamo procedendo diritti, in graduale discesa, con un tratto intagliato nella viva roccia, a picco sulla strada provinciale che corre pochi metri più in basso. La mulattiera ci porta alla coppia di ponticelli che abbiamo incontrato nella prima parte della salita sulla pista. Intercettata la pista, in breve ridiscendiamo alla strada provinciale della Val Tartano ed in pochi minuti ci riportiamo al parcheggio dove recuperiamo l’automobile.


La Casera Piazzo ed il Pizzo

Sul ripido versante che scende ad ovest della cima di Zocca o d’Assola (m. 2166), precipitando nel profondo solco della bassa Val Tartano, la fame di pascoli, che segnava i tempi stentati quanto idealizzati della vita contadina di qualche generazione fa, ha costellato i modesti ripiani di baite ed alpeggi che l’escursionista desideroso di mete un po’ fuori mano può annotare nel suo calendario. Una stretta pista agro-silvo-pastorale si è sostituita al sentiero che da Somvalle salita alla Casera Piazzo (m. 1732) ed alla baita Bassetta (Basèta, m. 1900), posta sul crinale che separa la Val Tartano dalla Valtellina, in una splendida posizione panoramica dalla quale si domina bassa Valtellina ed alto Lario.
Per imboccarla dobbiamo salire in automobile a Campo Tartano. Usciti dalla seconda galleria di Paniga (per chi proviene da Milano) della nuova ss 38 scavalchiamo il fiume Adda su un ponte ed alla successiva rotonda impegniamo la seconda uscita (indicazioni per la Val Tartano), percorrendo per breve tratto la Strada Pedemontana Provinciale Orobica e lasciandola al primo svincolo a destra per iniziare a salire sulla Strada Provinciale 11 della Val Tartano. La salita sull’impressionante versante occidentale del Crap del Mezzodì inanella 10 tornanti, poi supera una breve galleria scavata nella roccia e ci porta alle soglie della Val Tartano. Dopo due ultimi tornanti siamo a Campo Tartano (m. 1040). Passiamo a sinistra della chiesa parrocchiale di S. Agostino e proseguiamo passando a destra del cimitero. Subito dopo lasciamo la strada provinciale salendo a sinistra al parcheggio in località Ca’ (m. 1060). Parcheggiamo qui e ridiscendiamo alla strada provinciale percorrendola verso sinistra, cioè in direzione di Tartano.


Pista per la Casera Piazzo

Passiamo così appena sotto la frazione di Somvalle, avamposto del comune di Forcola in bassa Val Tartano. Poco oltre, laddove la strada accenna ad una curva a sinistra, troviamo, sul lato sinistro, la partenza della stretta pista agro-silvo-pastorale per la Casera Piazzo e segnalata da una serie di cartelli, in parte discordanti (l’alpe Piazzo viene data a 2 ore e ad un’ora e mezza, mentre c’è accordo sui tempi di salita alla Cima Zocca, stimati in 3 ore e 30 minuti di cammino). Un cartello con la sigla AV (Alta Via della Val Tartano) segnala il sentiero n. 160.
Iniziamo a salire sulla pista e subito siamo ad una coppia di ponti. Stiamo al ponte di destra, cioè sulla pista, che sale ripida verso sinistra intercettando ad un poggio con una baita un sentiero che sale direttamente da Somvalle. Superato un cartello di divieto assoluto di transito ai mezzi non autorizzati, restiamo sulla pista che sale ora verso destra, con andamento molto ripido. Passiamo così a sinistra di una baita e proseguiamo diritti, per un buon tratto, verso sud-est. A quota 1250 metri circa la pista comincia a proporre alcuni tornanti, conservando un andamento molto ripido, nella cornice di uno splendido bosco di betulle. Compaiono poi i primi faggi, contrappuntati da qualche rado abete.


Apri qui una panoramica dalla Casera Piazzo

Ai Curnelecc’, a quota 1421 metri siamo ad un bivio, segnalato da cartelli: mentre il sentiero 160 (Alta Via) lascia la pista salendo verso sinistra e portando in un’ora all’alpe D’Assola (o Dassola) ed in 2 ore alla Cima Zocca, la pista prosegue diritta salendo in 45 minuti all’alpe Piazzo ed in un’ora e 15 minuti all’alpe Zocca. Restiamo sulla pista che attenua appena la pendenza, portandoci subito al solco della Val Folfolera. Procediamo per un tratto accompagnati da fitti faggi ed abeti che conferiscono al bosco un aspetto fiabesco, dal quale ci strappa solo un più prosaico casello dell’acqua. Segnavia non se ne vedono, ma è ovviamente impossibile perdere la pista, che sale con qualche tornante verso est. un’apertura del bosco ci regala un primo splendido colpo d’occhio su bassa Valtellina ed alto Lario. Ci faremo l’abitudine più in alto. Il bosco poi si dirada e lascia il posto ad un’aspra fascia di roccioni, nei quali la pista è intagliata. Sono ora i pini che ci accompagnano al cancello posto sul limite inferiore dell’alpe Zocca. Oltre il cancello, la pista, delimitata da un muretto a secco, porta ala coppia delle baite più basse dell’alpe Piazzo. La pista qui piega a sinistra e procede fra prati, pini, larici ed abeti. Dopo il successivo tornante dx sale al modesto ripiano di prati che ospita la Casera Piazzo (m. 1732), che viene raggiunta da un ramo che se ne stacca sulla destra.


La Casera Piazzo

Ci accoglie un lenzuolo con la scritta “Welcome to alpe Piazz”, dove in quattro parole si mischiano tre lingue, inglese, italiano e dialetto. Ci accoglie anche una bandiera italiana posta sul baitone della casera, affiancato da piccole baite. Da qui non ce ne accorgiamo, ma i prati, che sotto il ripiano si fanno ripidi, sono sospesi su impressionanti salti di roccia. Il panorama è davvero interessante. Ad est domina la cima del Pizzo (m. 2286), che sovrasta l’alpe Zocca. Alla sua destra lo sguardo domina tutta la Val Vicima, sul cui lato destro spiccano la bella piramide rocciosa del pizzo del Gerlo ed il più vicino pizzo Torrenzuolo. Proseguendo verso destra vediamo Tartano e la sua valle, che si biforca nella Val Lunga, a sinistra, e nella Val Corta, a destra, a sua volta divisa in Val di Lemma e Val Budria. Ad ovest dominiamo il versante occidentale della Val Tartano, oltre il qualche occhieggia l’inconfondibile corno del monte Legnone. Più a destra lo sguardo raggiunge la bassa Valtellina ed il limite settentrionale del lago di Como. Ma ciò che più colpisce di questo splendido luogo è il profondissimo silenzio che solo di rado viene violato. Unica pecca, la carenza d’acqua, di cui dobbiamo tenere conto.


La Baita Tirlo

L’escursione potrebbe concludersi qui, ma vale la pena di aggiungere una quarantina di minuti di cammino per salire alle baite più alte dell’alpe Piazzo. Per farlo torniamo sulla pista principale e saliamo fino ad un bivio, al quale ignoriamo la pista che prosegue diritta quasi in piano e restiamo sulla pista che sale alla sua destra, proponendo quasi subito un tornante dx. Saliamo fra radi abeti e larici fino ad un imponente accumulo di sassi che formano una specie di muraglia sulla destra della pista. Si tratta evidentemente dei sassi ricavati dal disgaggio dei pascoli. Poco più avanti una coppia di baite ben ristrutturate. Qui la pista piega a sinistra e si porta in vista di un ripetitore posto sul crinale che si affaccia sulla Valtellina. Prima di raggiungerlo pieghiamo a destra e, dopo un successivo tornante sx, passiamo davanti alla solitaria baita Tirlo (m. 1836). Ottimo da qui il colpo d’occhio, a nord, sulla Valle di Spluga e sulla Costiera dei Cech orientale. Oltre la baita la pista inanella una sequenza di tornanti dx-sx-dx e si porta alla Baita Bassetta (Basèta, m. 1900), affiancata da uno stallone aperto per il ricovero del bestiame. Qui un cartello segnala che telefonando a Franco, al numero 335 5783019 chi vuole pernottarvi può procurarsi le chiavi. Il luogo è davvero splendido, ed il panorama analogo rispetto a quello della Casera Piazzo, con l’aggiunta di un bel colpo d’occhio sulla Costiera dei Cech occidentale. Qui può terminale, dopo circa 2 ore e mezza di cammino, l’escursione, con il facile ritorno per la medesima via di salita.


La Baita Bassetta

Se abbiamo però abbastanza tempo a disposizione, possiamo tornare a Campo per due differenti vie, che disegnano altrettanto interessanti anelli, passando cioè per l’alpe D’Assola (o Dàssola), a nord, o l’alpe Zocca, a sud. Vediamole entrambe.


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L’anello Piazzo-Dassola è più semplice. Per percorrerlo ridiscendiamo passando per la baita Tirlo fino al bivio appena sopra la Casera Piazzo. Qui lasciamo la pista principale, che scende alla casera, e prendiamo a destra, percorrendo una pista più stretta che traversa in piano verso nord. In breve la pista lascia il posto ad un sentiero che traversa in una splendida pecceta (ma probabilmente in futuro lo sostituirà) e che porta ad un cancelletto in legno, oltre il quale la traccia si fa più stretta ed a tratti sporca, anche se sempre visibile. Procediamo, sempre diritti, sostanzialmente in piano, fra abeti, larici ed ontani, superando una valletta. Alla nostra sinistra intravvediamo i prati dell’alpe Dàssola. Il sentiero si fa più largo e scende con un tratto scalinato (la zona è umida ed ombrosa, attenzione a non scivolare), fino ad un paletto in legno oltre il quale usciamo dal bosco ai prati dell’alpe. Un po’ più in alto, sul lato opposto di una valletta, vediamo vediamo le due baite della Casera Dàssola (o d'Assola, m. 1737), circondate da un recinto in legno.


Alpe d'Assola e cima di Zocca

Non saliamo verso la casera, ma scendiamo in diagonale verso il centro della valletta (che poi è la parte alta della Valle Dàssola). Guardando con attenzione vedremo sul tronco di un larice un cartello rosso-bianco-rosso con l’indicazione AV e 160. Ci innestiamo così sul sentiero che più in basso, al bivio di quota 1421, abbiamo lasciamo. Si tratta di un sentiero in questo tratto ben segnalato da segnavia bianco rossi. Possiamo seguirlo per breve tratto in salita, portandoci a visitare alcuni larici monumentali segnalati da un cartello. Poi riprendiamo la discesa, seguendo con attenzione i segnavia. La traccia ci porta al torrentello Dàssola. Passando alla sua sinistra lo seguiamo per un tratto, poi ce ne allontaniamo verso sinistra, traversando fra larici ed ontani. I segnavia ci aiutano parecchio, ed è essenziale non perdere il sentiero,perché scendendo diritti si finisce su paurosi salti di roccia. Prendiamo dunque a sinistra e la traccia si fa più marcata, procedendo in piano verso est, in una bella pecceta. Oltrepassato un cancelletto in legno, ci attende qualche tratto un po’ esposto (i pochi metri di un tratto con parziale smottamento su un ripido valloncello va percorso con attenzione). Superato un vallone procediamo con qualche saliscendi fra splendidi e fitti abeti, fino al ciglio su un picco, dal quale si vede Campo Tartano. Qui il sentiero lascia la pecceta e scende verso sud-est, in un altrettanto splendido bosco di faggi, con diversi tornanti. In autunno qui è un vero tripudio di colori. Dopo una buona serie di tornanti il sentiero confluisce nella pista che abbiamo percorso salendo, al menzionato bivio del Curnelecc’, a quota 1421 metri. Inizia ora la parte meno esaltante dell’escursione, perché la discesa sulla ripida pista, con fondo sdrucciolevole di antipatici sassetti, mette a dura prova la nostra pazienza. Per fortuna non ci si mette molto a tornare alla strada provinciale ed al parcheggio dove abbiamo lasciato l’automobile.


L'alpe Dàssola

Il secondo possibile anello, quello Piazzo-Zocca, evita il ritorno per questa via, ma è più lungo e complesso. Vediamo come percorrerlo. Torniamo alla Baita Bassetta. Qui la pista non termina, ma prosegue traversando in direzione sud-est, in falsopiano e leggera salita. Circondati da larici che via via si diradano, tagliamo un ripido versante e passiamo appena sotto la coppia di baite denomina Baita Nuova (m. 1885). Superata una valletta raggiungiamo un cancello, oltrepassato il quale la pista si porta ad una valletta con una sorgente, e qui termina. Sul lato opposto troviamo un sentierino che, oltrepassato un cancelletto in legno, taglia un ripido versante con abeti e larici. Lo percorriamo con molta attenzione, fino ad uscire dal bosco sul limite dell’ampia fascia di prati dell’alpe Zocca. Tagliando in piano i prati raggiungiamo la Baita Piana (m. 1886). Seguendo una debole traccia scendiamo poi in diagonale leggermente verso destra e lasciano alla nostra sinistra, un po’ più in alto, la Casera di Zocca (m. 1906).


La pista che traversa dalla Baita Bassetta all'alpe Zocca

Scendiamo verso sud-est attraversando una breve macchia di larici e raggiungendo la parte alta di una nuova fascia di prati, dove si trova la Baita Pescegallo (m. 1813). Scendendo dalla baita diritti, sulla sua verticale, verso la densa pecceta troveremo la partenza del marcato sentiero che scende in Val Vicima, con diversi tornanti, verso ovest, piegando a sinistra (sud) nell’ultimo tratto. Il sentiero esce dalla peccetta intercettando la mulattiera di Val Vicima (127), in corrispondenza di una coppia di baite a quota 1580 metri circa. Seguiamo ora la mulattiera verso destra, passando un po’ alti ed a destra delle Baite Vicima (m. 1515) e scendendo con alcuni tornanti in una fascia di ontani fino al torrente della Valle di Zocca. Oltrepassato il torrente la mulattiera inizia una traversata, verso ovest, in leggera discesa, tagliando l’aspro versante settentrionale della bassa Val Vicima (la Sàsa), passando per una cappellletta e raggiungendo un’incantevole pianetta, la Foppa.


Bassa Valtellina ed alto Lario viste dalla Baita Pescegallo

Da qui la mulattiera si affaccia sulla Val Tartano ed inizia una ripida discesa con diversi tornanti, portandosi a monte dei prati di Cosaggio. Qui piega a destra e prosegue scendendo per buon tratto diritta verso nord-ovest. Dopo pochi tornanti riprende l’andamento diritto e confluisce nell’antica mulattiera di valle, utilizzata per salire da Campo Tartano a Tartano. La seguiamo procedendo diritti, in graduale discesa, con un tratto intagliato nella viva roccia, a picco sulla strada provinciale che corre pochi metri più in basso. La mulattiera ci porta alla coppia di ponticelli che abbiamo incontrato nella prima parte della salita sulla pista. Intercettata la pista, in breve ridiscendiamo alla strada provinciale della Val Tartano ed in pochi minuti ci riportiamo al parcheggio dove recuperiamo l’automobile.


Apri qui una fotomappa della seconda parte dell'anello Piazzo-Zocca

CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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