CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line

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L'alpe Granda
si stende sulla sommità del crinale che separa la Val Masino
dalla piana di Ardenno, ed ospita
il rifugio omonimo.
Si tratta del rifugio Alpe Granda, la cui vecchia sede ha dovuto subire le vicissitudini di due incendi,
e che passa il testimone ad una nuovo edificio, che sta per essere completato e che è collocato sempre all'alpe Granda, ma sul lato opposto, cioè quello di nord-est, dei suoi prati, in una posizione panoramicamente molto migliore e più vicina alle principali vie d'accesso ed alle direttrici escursionistiche che passano per l'alpe (prima fra tutte quella del Sentiero Italia).
Il miglioramento non è solo nella posizione: il nuovo rifugio, infatti, è più ampio, capiente e bello rispetto al precedente. Interamente costruito in legno,
si inserisce perfettamente nella cornice ambientale che lo circonda, di abeti e larici, tanto che, dal punto di vista estetico, non conta molti rivali nella Provincia di Sondrio.
Le novità non finiscono qui: è in corso di completamento una pista carrozzabile che, salendo dai prati di Erbolo, sopra Ardenno, giunge a toccare la pista che da Buglio sale ai maggenghi di Our di fondo e di cima, per poi proseguire fino al limite dell'alpe. Si tratta di una pista che non mancherà di fare la gioia dei cultori della mountain-bike, che potranno sfruttarla per raggiungere l'alpe ed effettuare anelli di grande interesse e soddisfazione.
Le direttrici di accesso al rifugio sono quattro, una (la più breve e comoda) da Buglio, due da Ardenno ed un'ultima dalla località Valbiore, poco prima della valle di Sasso Bisòlo, in Val Masino.
La salita da Buglio parte dal maggengo di Our di Cima. Per raggiungerlo, stacchiamoci dalla ss. 38 dello Stelvio all'altezza di Ardenno o, anche, di Villapinta. Nel primo caso, raggiungiamo l'inizio del paese e, senza salire verso la piazza principale, svoltiamo a destra per imboccare la provinciale Valeriana, che seguiamo fino a Villapinta. Nel secondo, dopo un tratto diritto, intercettiamo direttamente la Valeriana e la percorriamo per un breve tratto in salita verso sinistra. In entrambi i casi, giungiamo allo svincolo per Buglio: una strada raggiunge il paese superando alcune frazioni basse, correndo lungo il fianco orientale della val Primaverta e portandosi, nel tratto finale, sul lato opposto, fino al limite inferiore del paese.
Entrati in paese, ci dirigiamo verso la chiesa parrocchiale, ma, prima di raggiungere il piazzale antistante, deviamo a destra, seguendo le indicazioni per i maggenghi.
Troviamo subito un bivio, al quale, seguendo le indicazioni per Our, prendiamo a sinistra, risalendo lungo alcune strette vie del paese, fino a raggiungerne la parte alta, dove, dopo una curva a sinistra, imbocchiamo la strada per Our. Si tratta di un tracciato che, dopo la località Oldino, presenta un fondo in cemento. Ignorata una deviazione a destra (si tratta di una pista che si inoltra sul fianco occidentale della val Primaverta), proseguiamo con un lungo traverso a sinistra,
poi, con qualche tornante, raggiungendo prima le baite di Our di fondo,
poi quelle di Our di cima. In un tornante destrorso, nel tratto fra i due maggenghi, la pista tocca anche la nuova strada sterrata Erbolo-Granda, che dovrebbe essere terminata entro il 2003.
La salita termina in una piazzola riservata alle manovre, a quota 1400 circa: è bene lasciare quindi l'automobile un po' sotto, all'altezza dell'ultimo tornante destrorso. Ad Our di cima, dopo una breve salita fra le baite occidentali, troviamo il cartello che indica la partenza della mulattiera per Granda, la quale inizia ad effettuare, verso sinistra, un lungo traverso, con una pendenza costante e non severa.
Ben presto, la mulattiera intercetta la pista sterrata che sale dai prati di Erbolo (anzi, per la precisione si deve dire che la pista si sovrappone al tracciato della mulattiera).
Chi conosceva la mulattiera, faticherà un po' a riconoscere i luoghi noti.
La deviazione a destra per l'alpe Merla e per Scermendone, ad esempio, prima era a lato della mulattiera, ora si trova, sempre segnalata da cartelli ben visibili, un po' più in alto. In circa quaranta minuti di cammino
raggiungiamo, a m.1660,
il limite dell'alpe, presso il punto di arrivo di una teleferica (che taglia anche la pista: attenzione!),
una baita isolata
ed un grande larice solitario.
La pista, meno marcata, prosegue poi verso sinistra, in direzione della poco evidente cima di Granda (m. 1706), oltre la quale, scendendo per un tratto, si giunge alla vecchia sede del rifugio. Noi, invece, dobbiamo
dirigerci
a destra,
raggiungendo un fontanone e seguendo le indicazioni, che troviamo su alcuni cartelli,
per Scermendone.
Il rifugio è lì vicino, ma non lo scorgiamo ancora, perché è nascosto da una macchia di abeti.
Camminando in direzione nord-est, in leggera salita, ce lo vediamo comparire improvvisamente
davanti
agli occhi.
Da Ardenno ci sono due possibili itinerari di accesso al rifugio.
Il primo e più facile passa per i prati di Erbolo, dai quali parte la pista sterrata già menzionata, che porta direttamente all'alpe Granda. Per raggiungere i prati, portiamoci alla piazza centrale di Ardenno, per poi proseguire, con una curva a destra, lungo la via Visconti-Venosta, fino a trovare sulla sinistra, presso una casa di colore rosso, la partenza della strada per Gaggio. Attraversate le frazioni alte di Ardenno, Calgheroli e Cavallari, suparata la località Motta, dopo circa 3 km raggiungiamo il bel terrazzo di Gaggio (m. 570), dove la strada lascia il posto ad una pista.
Questa, superata la località di san Giuseppe (m. 645),
si inoltra nel cuore del fosso del Gaggio, passando proprio sul ciglio dell'impressionante dirupo e raggiungendo il lato occidentale del torrente, nei pressi di un nuovo ponte che porta ai maggenghi sopra Buglio. Invece di imboccare il ponte, proseguiamo con un secco tornante sulla sinistra, che ci allontana dal cuore ombroso della valle e ci riporta alla più luminosa fascia dei boschi di castagno sopra Gaggio. Dopo pochi tornanti, raggiungiamo la bella località di san Rocco (m. 841),
continuando a salire fino a raggiungere
le baite dei prati di Erbolo (m. 1174).
Portiamoci, ora,
al limite superiore dei prati: sulla destra vedremo partire la pista per Granda.
Nel primo tratto essa attraversa il cuore devastato del versante montuoso fra Ardenno e Buglio, dove i segni del rovinoso incendio del 1998 sono ancora terribilmente evidenti.
 In questo triste scenario (reso ancora più mesto dalla considerazione che ci vorranno decenni perchè la ferita si chiuda), effettuiamo un lungo traverso, con pendenza moderata, verso nord-est,
poi, dopo un breve tratto con pendenza più accentuata, troviamo un paio di tornanti e giungiamo a toccare la strada che da Buglio sale ad Our, nel tratto compreso fra Our di fondo ed Our di cima, poco sotto i 1300 metri.
Un tornante a sinistra ci riporta alla direzione di nord-ovest e,
dopo un paio di nuovi tornanti, troviamo la mulattiera che sale da Our di cima. Resta da percorrere l'ultimo tratto, dove la pista entra nel cuore di una bellissima pineta, prima di raggiungere il limite dell'alpe. Percorrere la pista a piedi richiede circa un'ora e mezza, per superare 500 metri di dislivello.
C'è una seconda più lunga ma, per gli escursionisti esperti, più interessante possibilità di salire da Ardenno al rifugio, passando per il lungo crinale che scende dall'alpe ai prati di Lotto. Raggiungiamo i prati staccandoci dalla ss. 404 della Val Masino, dopo i primi tornanti, quando troviamo il primo svincolo a destra (indicazione per Biolo e Lotto). Giunti in vista della chiesa di Biolo (m. 608),
non proseguiamo verso il paese, ma ci stacchiamo sulla destra dalla strada, salendo, su una strada più stretta,
alla frazione di Piazzalunga (m. 676),
ottimo terrazzo panoramico sulla Media Valtellina.
Qui la strada, dopo due secchi tornanti, piega a sinistra, passa sotto un piccolo bacino idroelettrico,
 intercetta, ad un tornante destrorso, la strada che sale dalla Pioda (nucleo di case a monte di Biolo) e comincia a salire verso Lotto, che raggiungiamo dopo alcuni tornanti ed un ultimo traverso verso destra.
Lasciata l'automobile nella piazzola di fronte alla casa dei guardiani del bacino idroelettrico (m. 960), torniamo indietro per un tratto e imbocchiamo la strada sterrata che si stacca sulla destra da quella asfaltata,
fiancheggiando per un tratto il lato meridionale del bacino.
Ad un bivio, prendiamo a destra,
raggiungendo in breve
le baite più alte, dei prati (m. 978), in una posizione molto panoramica.
Davanti a noi, si erge lo sperone boscoso che dovremo risalire e che culmina nel Sas del Tìi.
Dietro l'ultima baita partono due sentieri:
prendiamo quello di destra, fino alla sorgente del Poz Feràa,
dove un cartello ci indirizza ad un sentiero che parte verso sinistra
e, intercettato un sentierino che sale anch'esso dall'ultima baita (ma è più difficile da trovare), piega a destra, cominciando a salire sul ripido crinale che conduce al Sas del Tìi. Troviamo subito, sul cammino (m. 1030 circa), un grande faggio, che, per le sue dimensioni, è stato inserito fra i 133 alberi monumentali della Provincia di Sondrio (ha una circonferenza di 345 cm ed un'altezza di 18 m).
Subito dopo, superiamo alcune facili roccette ed entriamo
in una bella
macchia di faggi,
con un'ottima visuale sulla valle di Spluga,
prima di raggiungere
una più noiosa fascia di ginestre (il sentiero viene tenuto pulito, ma attenzione a non perdere la traccia, che si porta sulla destra del largo crinale).
Dopo diversi ripidi tornantini, guadagnamo finalmente la sommità del dosso, al Sas del Tìi, e la pendenza si addolcisce improvvisamente, permettendoci di tirare il fiato (m. 1280).
Poco oltre, sul limite di una fascia di alberi feriti dall'incendio del 1998, chi ha spirito di osservazione noterà una freccia incisa sul tronco di un albero, che indica la patenza, sulla sinistra, di un sentiero per il prato Tabiate.
Noi restiamo sul cinale, che qui è abbastanza largo, uscendo dalla macchia ed affrontando, fra quota 1300 e quota 1400 circa, una fascia di rocce
che, pur non richiedendo passi di arrampicata,
comporta un certo impegno
per non perdere la traccia di sentiero
e per scegliere
la direttrice più agevole di salita. Un primo gruppo di roccette viene superato sulla sinistra, un secondo salendo dal centro. La vegetazione disordinata, anch'essa esito del catastrofico incendio, non agevola il cammino: è opportuno munirsi di una tuta che eviti di lasciare scoperte le gambe.
Sormontate le roccette, passiamo per il punto più stretto del crinale, e per un tratto i due versanti strapiombanti, a sinistra quello sulla Val Masino, a destra quello sulla piana di Ardenno, sono separati da una linea molto stretta, che il sentiero percorre. Poi il crinale torna ad allargarsi
e, guardando in basso, a sinistra, vediamo il prato Tabiate. Un sentiero si stacca dal crinale e scende al prato, ma non è facile trovarlo.
L'ultimo tratto della salita avviene all'ombra di una bella pineta, nella quale entriamo a quota 1500 circa. Un punto in cui il bosco si chiude può essere aggirato sulla destra.
Alla fine, a quota 1630 circa, usciamo dal bosco in corrispondenza del limite sud-occidentale dell'alpe, nei pressi del vecchio edificio del rifugio.
Salendo su alcune balze erbose, ci portiamo
alla cima di Granda (1706), il punto più alto dell'alpe,
dal quale si apre un bellissimo panorama sulle cime di Val Masino (scorgiamo, in val Porcellizzo, le cime dalla punta Barbacan al monte Porcellizzo, poi la verticale cima di Cavalcorto, più a destra i pizzi del Ferro, infine la cima di Zocca). Altrettanto bello è il panorama sulle Orobie centro-orientali, con la val di Tartano in primo piano.
Ma lo scenario più suggestivo è quello che si apre in direzione della valle di Preda Rossa: le cime di Arcanzo, degli Alli e di Averta, a sinistra, ed il boscoso pizzo Mercantelli, a destra, incorniciano il monte Disgrazia.
A sinistra delle cime di val Masino, infine, la selvaggia e cupa costiera Cavislone-Lobbia.
Proseguiamo verso il limite opposto dell'alpe, superando
alcune baite e scendendo fino ad un fontanone, dove troviamo alcuni cartelli. Salendo verso il punto di partenza del sentiero per Scermendone troviamo, alla fine, il rifugio, dopo un cammino di circa due ore e mezza, che ci ha permesso di superare 720 metri di dislivello.
Ecco, infine, l'itinerario per raggiungere il rifugio dalla Val Masino. Raggiunta Cataeggio,
saliamo a Filorera e stacchiamoci dalla ss. 404 sulla destra, seguendo le indicazioni per il rifugio Ponti.
Percorriamo, così, la strada per la valle di Sasso Bisòlo, fino alle cave di granito ed all'impressionante frana di Valbiore, che la interrompe. Lasciamo qui, a 1280 metri circa, l'automobile, e percorriamo per un tratto la nuova pista che, oltrepassato un ponte, sale sul versante opposto della valle (il destro, per noi che saliamo)). Dopo il primo tornante sinistrorso,
vediamo, sulla destra, un cartello che indica il rifugio Granda: lì parte un sentiero che punta a destra (per raggiungerlo, dobbiamo salire di qualche metro su terriccio instabile), effettuando un lungo traverso in direzione sud-ovest, in gran parte all'ombra di un fitto e bellissimo bosco, fino a sbucare ai prati delle baite Taiada (m. 1494). Risaliamo, ora, i ripidi prati, fino a trovare, sul limite superiore, il sentiero che rientra nel bosco e sale deciso verso l'alpe Granda, sbucando non lontano dal fontanone con i cartelli. Da qui al rifugio bastano pochi minuti di ulteriore cammino. Quest'ultima possibilità richiede un cammino di circa un'ora e mezza, per superare 500 metri di dislivello.

Molteplici sono le possibilità escursionistiche che hanno come basse il rifugio. Ecco le principali.
- al Rifugio Scotti (m.1500): scendiamo alle baite Taiada (attenzione: non è facile trovare la partenza del sentiero nel bosco, e non è il caso di scendere a vista; prendiamo quindi come punto di riferimento il fontanone, puntiamo da lì al limite del bosco, sul lato della Val Masino, e cerchiamo la traccia proseguendo verso sinistra), e da qui, con sentiero che parte a destra delle baite più basse, alla pista Valbiore-Sasso Bisòlo, che percorriamo poi in salita; oltrepassata una galleria, nella quale serve una torcia, superiamo su un ponte il torrente che scende rabbioso dall'alpe e saliamo ad intercettare il vecchio tracciato della strada asfaltata, che, percorsa per un tratto, ci porta al rifugio, dopo circa un'ora e quaranta minuti.

- al bivacco Scermendone, al lago omonimo ed al rifugio Bosio: si raggiunge l'alpe Scermendone imboccando una pista che parte in prossimità del rifugio, in direzione nord-est, entra subito in un bellissimo bosco di conifere, intercetta, presso una croce di legno, il sentiero che sale dall'alpe Merla
e compie una lunga traversata verso nord-est,
con due soli secchi tornantini, per poi salire a Scermendone (staccandoci dalla pista, sulla sinistra, dopo il secondo tornantino raggiungiamo il limite sud-occidentale dell'alpe;
percorrendo tutta la pista, invece, saliamo al limite opposto, di nord-est, appena prima della chiesetta di san Quirico, m. 2131);
percorsa l'intera alpe Scermendone,
luminoso e panoramico balcone sulla valle di Preda Rossa
e sulle cime di Val Masino,

si trova il bivacco omonimo, subito dopo la chiesetta di san Quirico; dietro il bivacco, sulla sinistra, parte un largo sentiero che percorre il lato destro (per noi) della misteriosa e bellissima val Terzana, superando l'alpe Piano di Spini e raggiungendo il laghetto, a quota 2339, dopo circa due ore e mezza di cammino, necessarie per superare 660 metri di dislivello; dal laghetto al passo di Scermendone (m. 2595) bastano altri tre quarti d'ora di cammino, ed il passo è assai interessante, perchè permette di scendere in alta valle di Postalesio, salendo poi al passo di Caldenno (m. 2517), dal quale si scende, infine, in Val Torreggio (Val del Turéc'), al rifugio Bosio, a 2086 metri. La traversata rifugio Alpe Granda- rifugio Bosio richiede circa 5 ore di cammino, per superare un dislivello di circa 1000 metri.

- al rifugio Ponti (m. 2559): portiamoci al limite nord-orientale dell'alpe Scermendone, seguendo il percorso sopra descritto, e, invece di percorrere il sentiero che si addentra in Val Terzana, imbocchiamo quello, vicino al primo, sulla sua sinistra, che scende all'alpe di Scermendone basso; qui, senza deviare a sinistra (dove si trova il sentiero che scende a Sasso Bisolo), attraversiamo i prati in direzione del ponticello che ci permette di superare il torrente; troviamo, sull'altro lato, il sentiero che taglia il fianco sud-occidentale del Sasso Arso, passando del cuore di un grande corpo franoso, per poi raggiungere il limite inferiore della piana di Preda Rossa; dalla piana, seguendo le indicazioni, saliamo facilmente al rifugio Ponti, che raggiungiamo dopo circa quattro ore di cammino (dislivello in salita: 1150 metri circa).

- alle alpi Merla, Verdel ed Oligna: si tratta di un'eccellente passeggiata per chi non ama gli sforzi eccessivi, e nel contempo vuole gustare scenari di incomparabile bellezza, fra boschi fitti di conifere dove tutto sembra essere rimasto veramente intatto. Basta imboccare, dal rifugio, il sentiero che parte pochi metri sotto, in direzione est, raggiungendo in una ventina di minuti l'alpe Merla (m. 1734), dove si trova una baita isolata con una bandiera italiana; dall'alpe si può scegliere di salire ad intercettare il sentiero per Scermendone, di scendere ad intercettare la pista per Our di cima, oppure di proseguire con una traversata pianeggiante verso l'alpe gemella di Verdel, su un ottimo sentiero dal fondo regolare e riposante, che conduce, dopo circa mezzora, ai 1716 metri dell'alpe (da cui si può scendere ai maggenghi di Calec, Mele e il Prà, sopra Buglio); proseguendo la traversata verso est, con un sentiero più irregolare, varchiamo il cuore selvaggio dell'alta valle della Laresa e ragiungiamo l'alpeggio di Oligna (m. 1701), dopo altri quaranta minuti di cammino (da Oligna si scende a Sessa e da qui, prendendo a destra, al Calec, prendendo a sinistra a Gaggio di Monastero).
- Al Pizzo Mercatelli (m.2070): il pizzo sovrasta, con la sua cima boscosa, il rifugio, ma non lo si può raggiungere con un percorso diretto; è necessario salire al limite sud-occidentale di Scermendone (vedi le indicazioni sopra), piegando, quindi, a sinistra e trovando un sentierino che corre lungo lo stretto crinale, tenendosi sul versante della media Valtellina (ma in un punto un po' esposto è utile appoggiarsi al versante opposto);
con qualche cautela, percorriamo il crinale fino ad un'ultima conca erbosa, che precede la facile salita alla sommità del pizzo, molto panoramico, dove troviamo una bandierina di metallo; il tempo necessario è di circa un'ora e mezza, ed il dislivello è di 400 metri.

- alla cima di Vignone (m. 2608) ed al pizzo Bello (m. 2743): si tratta dell'arrotondata e facile cima nella quale culmina il lungo crinale che separa la Val Masino dalla media Valtellina, e dell'elegante e panoramicissimo pizzo posto ad est della cima; per raggiungerli, basta portarsi al limite nord-orientale dell'alpe Scermendone, proseguendo, senza percorso obbligato, a salire sul crinale erboso; superato il primo tratto, dove la pendenza è più impegnativa, proseguiamo con un andamento più dolce, fino alla piccola e suggestiva croce dell'Olmo (m. 2342); raggiungiamo, poi, oltrepassato un piccolo specchio d'acqua, il punto in cui parte un sentiero che scende, sulla destra, all'alpe Barìc; ignorato il sentiero, continuiamo a salire fino alla cima, molto panoramica, che raggiungiamo dopo circa tre ore di cammino (dislivello: 920 metri); se, invece, scendiamo all'alpe Baric (m. 2261) e proseguiamo verso le baite più alte, cioè verso la conca nella quale termina, a nord-est, l'alta val Vignone, giungiamo in vista di un'evidente sella che separa il pizzo Bello, a destra, dalla cima quotata 2643 metri, sinistra; saliti alla sella, senza percorso obbligato, possiamo percorrere il crinale occidentale del pizzo Bello, fino alla cima (con un po' di cautela in qualche passaggio): in questo caso sono necessarie quattro ore e mezza di cammino, ed il dislivello è di 1280 metri circa.

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