Camminare fra alpeggi e maggenghi non significa solamente scegliere opportunità magari meno note per soddisfare il proprio amore per l’escursione, ma anche incontrare una civiltà. Meglio, i segni di una civiltà, segni oggi più incerti, consegnati spesso a solitudine ed abbandono. Qui parla il tempo, e racconta, per chi vuole ascoltarne la tenue voce, di fatiche e di orizzonti lontani da quelli che abitano la nostra quotidianità. Nella parte orientale della Costiera dei Cech l’incontro con questa civiltà non suscita, però, un senso di particolare desolazione. Il rapporto fra uomo e montagna sembra ancora esistere, ed è un rapporto di antica sapienza, un’antica alleanza che non si è ancora sciolta.
Proviamo a delineare un’escursione che, in una giornata, partendo da Poira di Dentro, ci porti a toccare i luoghi nei quali quest’alleanza sembra ancora viva. Si tratta di un’escursione interamente compresa nel territorio di Civo, singolare comune privo di un vero e proprio baricentro, e costituto da uno splendido arcipelago di borghi e frazioni, con una densità di storia e di testimonianze della civiltà rurale che non possono non stupire profondamente.
Per salire a Poira di Dentro, o Poira di Civo, stacchiamoci, sulla sinistra, dalla ss. 38 all’altezza del primo semaforo all’ingresso di Morbegno (per chi provenga da Milano), seguendo le indicazioni per la Costiera dei Cech. Dopo una rotonda, raggiungeremo così il ponte sull’Adda, attraversato il quale dobbiamo prendere a destra, iniziando la salita alla volta di Dazio. Dopo 5 chilometri, raggiungeremo la splendida piana che ospita il piccolo comune. La strada descrive una curva a sinistra, aggira sul lato orientale il centro di Dazio e prosegue in direzione sud-ovest. Ignorata, sulla destra, la deviazione che sale a Cadelpicco, Cadelsasso e Caspano, proseguiamo seguendo le indicazioni per Serone, Roncaglia e Poira.
 
 Oltrepassata la frazione di Vallate, giungiamo così al centro amministrativo del comune di Civo, che non è a Civo, ma a Serone. Qui dobbiamo prendere a destra, seguendo le indicazioni per Caspano e Poira. Oltrepassiamo, salendo verso nord-est, la frazione di Naguarido e, prima di giungere a Chempo, dobbiamo lasciare la strada, che prosegue per Caspano, staccandocene sulla sinistra (indicazioni per Roncaglia e Poira). A questo punto non dobbiamo più effettuare deviazioni: seguendo la strada fino alla sua conclusione, ci ritroviamo sul lato orientale della piana di Poira, a Poira di Dentro, a 5 km da Serone. La strada termina al piazzale della chiesetta (m. 1077), dove possiamo lasciare l’automobile (se, però, disponiamo di due autoveicoli, per rendere più breve l’escursione possiamo lasciarne uno a Caspano: questo ci eviterà, al ritorno, di dover percorrere a piedi il tratto Caspano-Poira).
Incamminiamoci, ora, sulla pista di destra, seguendo le indicazioni per la Croce di Ledino (e non quelle per il bivacco Bottani-Cornaggia, che segnalano una pista più a sinistra). La pista attraversa una splendida pineta, e comincia a salire in direzione nord-est, verso i maggenghi di Careggio (m. 1153) e Ledin, o Ledino (m. 1232), attraversando anche il torrentello che scende dall’alpe Visogno (a monte della quale è posto il bivacco Bottani-Cornaggia).
 
Si tratta di luoghi molto ameni e gentili, che danno l’impressione di una montagna curata e viva. La pista, che in alcuni tratti ha un fondo in cemento, termina alla parte alta dei prati di Ledino, dopo essere passata a sinistra di un agriturismo.
All’inizio dell’ultimo tratto, pianeggiante e delimitato dalla rete di recinzione dei prati dell’agriturismo, parte, segnalato, il sentiero che se ne stacca sulla sinistra, si immerge nel bosco e sale verso l’alpeggio di Pesc (Peccio, sulla carta IGM), in Val Toate (si trova anche la scritta “Croce”, perché dall’alpeggio, prendendo a destra, si guadagna il crinale fra la Val Toate e la Val Visogno, sul quale, in posizione ben visibile, campeggia la croce di Ledino).
Noi dobbiamo, però, procedere per via diversa, e proseguire nel tratto pianeggiante sino al termine della pista, poco oltre il punto in cui parte il sentiero per Pesc. La pista lascia il posto ad un sentierino, che entra in un bosco ombroso e si avvicina, procedendo verso nord, al cuore della Val Toate. Giungiamo, così, al punto del facile guado del torrente Toate (o, con nome antico, Tovate), a circa 1325 metri, proseguendo, poi, sul boscoso versante opposto della valle, dove il sentiero assume la direzione nord-est ed attraversa un torrentello che confluisce, più in basso, nel Toate. Dopo un tratto di pendenza assai moderata, raggiungiamo la solitaria baita Busnardi (m. 1333),
che conserva una singolare imponenza, a monte di una bella fascia di prati. Appena prima della baita, dal sentierino si stacca sulla destra da quello principale, e porta ai prati: attraversandoli in diagonale verso sinistra, raggiungiamo un gruppo di baite dove possiamo intercettare il sentiero che scende a Caspano.
Restando sul sentiero principale, dobbiamo prestare attenzione, perché, oltre la baita, non è facile individuarne la traccia, che sale per un tratto, prima di proporre un nuovo tratto quasi pianeggiante, dove troviamo un cartello che segnala un bivio, indicando che veniamo da Ledino e dai Prati Ciresa, e stiamo proseguendo in direzione di Prà Mezzo, Fontanili e Gone (o Gonchi, come riportano le cartine, o anche, con termine dialettale, Gun).
 
Possiamo, però, scegliere una terza possibilità, quella di lasciare il sentiero principale e scendere verso destra, su traccia segnalata da bolli rossi, approdando
ai prati già citati, dai quali la discesa prosegue fino a Caspano. Può essere, questa, una soluzione per ridurre di circa la metà l’escursione, tornando poi da Caspano a Poira. In questo caso, però, si presti attenzione ai bolli rossi, perché il sentiero non è sempre evidente.
Dal gruppo di baite si scende dapprima verso sinistra, fino ad una baita posta sul limite di una radura a forma di conca, e poi si piega a destra, rientrando nel bosco, per uscirne, dopo una nuova svolta a sinistra, alla parte alta dei prati di Criagno (m. 1174).
Scesi di qui alla baita che si trova leggermente alla nostra destra, si prosegue verso sinistra, tornando a scendere nel bosco, con diversi tornanti,
 fino a due baite solitarie. Qui si trova un bivio, al quale dobbiamo prendere a sinistra (oltrepassando un cancelletto in legno).
L’ultimo tratto del sentiero si snoda nella cornice di un bosco di castagni, attraversando anche una fascia di muretti a secco che testimoniano come anche il bosco fosse una componente essenziale nell’economia contadina del passato. Anche qui l’attenzione ai bolli si impone, per evitare inutili e faticose diversioni. Alla fine ci ritroviamo nella parte alta di Caspano (m. 875), in una zona che ci regala un bel colpo d’occhio panoramico su uno dei più nobili ed antichi borghi dell’arcipelago rurale di Civo. Il ritorno a Poira avviene seguendo la strada che scende verso Serone, che lasciamo, sulla destra, per imboccare la deviazione, segnalata, che sale verso Roncaglia e Poira.
Ma torniamo al cartello nel cuore della pineta, poco oltre la baita Busnardi: se, invece di scendere sulla destra, proseguiamo sul sentiero principali, approdiamo ai prati di Posci (Pusc), a 1445 metri. Il luogo è bellissimo: la fascia di prati, con qualche rudere di baita, si stende, in orizzontale, ai piedi di splendidi boschi.
La solitudine regna sovrana, ma non ammanta i prati di un velo di malinconia, quanto piuttosto di un’aura di incantata sospensione.
Portiamoci al limite orientale dei prati: il panorama è ampio, lo sguardo raggiunge, a nord-est (sulla sinistra), i pizzi Torrone, nel gruppo del Masino, seguiti dal monte Arcanzo, dalla cima degli Alli e dalla punta della Remoluzza, sulla costiera che, in Val Masino, separa la Val di Mello dalla Valle di Preda Rossa. Poi, si impone l’inconfondibile e regale profilo del monte Disgrazia. Alla sua destra, i Corni Bruciati e, cima più modesta, ma riconoscibile, il pizzo Bello. Fra le due cime si riconosce il passo di Scermendone, che chiude la Val Terzana, la più orientale fra le laterali della Val Masino. Ancora più a destra, il versante retico medio-valtellinese fugge, in lontananza, mostrando il monte Canale ed il monte Rolla, sopra Sondrio. Sul fondo, ad est, il gruppo dell’Adamello chiude l’orizzonte. Verso sud-est e sud, la teoria della catena orobica, in una sequenza serrata di cime che solo l’occhio esperto riconosce, con in primo piano la bassa Val di Tartano.
Sul limite orientale dei prati troviamo un sentierino che si immerge nel solco ombroso della valle di S. Martino, portandoci al facile guado del torrentello che la solca. Pochi passi sul versante opposto, e siamo sul limite occidentale di una nuova fascia di prati, in corrispondenza di una grande baita semidiroccata. Si tratta dell’alpeggio di Fontanili (Funtanin), a 1375 metri. Seguendo una traccia di sentiero che corre sulla parte alta dei prati, vicino al limite della fascia di boschi, ci portiamo alla parte più alta dell’alpeggio,
dove troviamo, a quota 1418, le baite più alte. I prati, a nord-est, terminano sulla soglia di una splendida pineta, nella quale possiamo addentrarci per un buon tratto, seguendo una traccia di sentiero con andamento quasi pianeggiante. Il luogo è incantevole.
Torniamo, poi, sui nostri passi,
alle baite di quota 1375,
 
dalle quali scendiamo alle baite di Pra’ Mezzo.
Poco sotto una cappelletta con una simpatica campanella, troviamo, a quota 1240 metri circa, presso una baita, un cartello, che indica la partenza del sentiero per Rigorso (Regurs).
Abbiamo due possibilità: proseguire nella discesa, fino ai Gonchi (Gun, o Gone, m. 1178), dove troviamo una pista sterrata che scende fino al cimitero di Caspano, oppure, allungando l’escursione, imboccare, il sentiero per Rigorso, che punta in direzione nord.
 
Vediamo questa seconda opzione.
Dopo un primo tratto tranquillo, nel cuore di un bel bosco, il sentiero, segnalato da bolli rossi, si affaccia sul solco della val Portola. In questo tratto ci vuole un po’ di prudenza, soprattutto se c’è neve o ghiaccio. Guadato il torrentello del vallone, percorriamo un tratto sul versante opposto, prima di raggiungere il limite inferiore dei prati di Felegücc. Portiamoci ora, con una traversata in piano, alle due baite più basse di quota 1229, che vediamo davanti a noi, sul lato opposto dei prati e sul limite del bosco.
Qui, seguendo le indicazioni, imbocchiamo il sentiero (che nel primo tratto richiede un po’ di attenzione per essere individuato, mentre poi diventa ben visibile e marcato) che scende in un bel bosco, raggiungendo i prati alti del maggengo di Rigorso.
Bel maggengo, davvero, non solo per la posizione panoramica, ma anche per la suggestiva presenza di un enorme masso erratico (m. 1035), che non si sa davvero come sia potuto finire qui.
Dalla baita più bassa di Rigorso, la Müiaca, parte, anch’esso segnalato con un cartello e bolli rossi, un sentiero che, dopo un lungo tratto in un bosco tranquillo, si affaccia sul selvaggio versante meridionale della bassa valle di Spluga, l’ultima laterale di sud-ovest della Val Masino. Il sentiero scende, con tratti impegnativi, serviti da corde fisse, fino alla pista sterrata
 la quale, a sua volta, conduce a Ceresolo (m. 1040), sempre in valle di Spluga.
Noi, però scegliamo una soluzione assai più comoda e facile: scendiamo alla pista sterrata che giunge appena sotto le baite e, percorrendola in discesa, riattraversiamo l’impressionante solco della val Portola, prima di intercettare la già citata pista sterrata che scende dai Gonchi. Questa pista, attraversata la valle di S. Martino, raggiunge il cimitero di Caspano (nei cui pressi si trova la chiesetta di S. Antonio),
dal quale, in breve, proseguendo nella discesa,
siamo alla parte alta del paese dal passato illustre,
legato soprattutto alla nobile famiglia dei Parravicini.
 
Il ritorno a Poira di Civo avviene per la via sopra raccontata. Teniamo però presente questa interessante variante: raggiunta la deviazione per Roncaglia,
invece di proseguire sulla strada per Poira,
portiamoci alla parte alta di Roncaglia, dove parte un sentierino che conduce alla pineta di Poira. L’intero giro degli alpeggi di Civo, da Poira a Rigorso, richiede circa 5-6 ore, anche se il dislivello in altezza da superare non è eccessivo (circa 600 metri).

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