SU YOUTUBE: MONTE PISELLO


Apri qui una fotomappa del versante orientale della Valle del Bitto di Albaredo

PARCHEGGIO SULLA PISTA PER I CORNELLI - RIFUGIO ALPE PIAZZA - SENTIERO S. TIRINZONI - MONTE PISELLO

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Deviazione per Baitridana-Monte Pisello
3 h
1000
E
SINTESI. Saliamo da Morbegno fino ad Albaredo e proseguiamo fino a trovare, dopo il secondo tornante dx, una stradina che si stacca dalla Provinciale per San Marco sulla sinistra. La imbocchiamo fino ad un parcheggio. Saliamo per il marcato sentiero presso il parcheggio, che sale a Corte Grassa e Corte Grande, raggiungendo un sentiero che, percorso verso destra, porta al rifugio Alpe Piazza (m. 1835). Alla piccola baita che precede il rifugio lasciamo il sentiero principale e prendiamo a sinistra, salendo per un tratto in direzione nord, fra radi larici, su un sentierino con segnavia bianco-rossi, per piegare, poi, a destra,  salendo in direzione del crinale e puntando ad un primo calecc. (edificio costituito dal solo abbozzo delle mura perimetrali). Raggiunto il crinale, proseguiamo salendo sui prati in terreno aperto, verso destra, fino a raggiungere un secondo calecc', dove si trova un segnavia bianco-rosso e l’indicazione GVO. Ad un successivo bivio prendiamo a sinistra, ci affacciamo al versante orobico sopra Talamona e traversioamo all'alpe Pedroria. Seguendo i carteli, saliamo alle spalle delle baite, seguendo un dosso, più in alto pieghiamo a sinistra, tagliamo il dosso, pieghiamo a destra e ci portiamo sotto una bocchetta del Culino che si affaccia sulla Val Tartano. Raggiunta la bocchetta, saliamo a sinistra, su facile crinale, alla cima del monte Pisello.


Apri qui una fotomappa del percorso di salita alla bocchetta che introduce all'alpe Pedroria

Il monte Pisello è un po' il monte di Talamona, e deve il suo nome non alla presenza di piantagioni di legumi, ma all'italianizzazione del termine dialettale "alpesèl", cioè piccola alpe: infatti, ai piedi di entrambi i suoi versanti, quello che dà su Talamona e quello che guarda alla Val Corta, nei pressi di Tartano, si stendono due alpi dall'estensione non molto ampia. La sua cima è facilmente raggiungibile sfruttando due itinerari, ed è, durante il mese di luglio, meta di un piccolo pellegrinaggio della parrocchia di Talamona, con la celebrazione della messa su un altare posto in occasione del giubileo dell'anno 2000.


Apri qui una panoramica dai Cornelli

Nonostante non sia nel territorio del comune di Albaredo (albarée), il più breve e semplice itinerario per salire alla cima parte proprio da esso, e precisamente dall'alpe Baitridana. Per raggiungerla dobbiamo salire, partendo dalla piazza S. Antonio di Morbegno, la Valle del Bitto di Albaredo, fino ad Albaredo, per poi proseguire sulla strada per il passo di San Marco. Oltrepassato il paese, dopo un tornante sinistrorso, troveremo una prima deviazione a destra, che conduce alla chiesetta della Madonna delle Grazie, al sentiero dei Misteri, al dosso Chierico ed alla via Priula. La ignoriamo e proseguiamo, affrontanto un tornante destrorso, uno sinistrorso ed un nuovo tornante destrorso. Quando incontriamo il cartello che segnala il km 15 sulla strada provinciale 8 per S. Marco, prestiamo attenzione, sulla nostra sinistra, alla deviazione per Baitridana, l'alpe Piazza ed il ridugio Alpe Piazza, segnalata da una serie di cartelli, che annunciano che mancano ancora 3 km al rifugio Alpe Lago.


Apri qui una panoramica su alpe Baitridana, alpe Piazza e monte Lago

Qui di cartelli, per la verità, ce ne sono diversi, e ci segnalano che la stradina asfaltata che sale ci porta verso il rifugio Alpe Piazza, il bivacco Legüi, la quota 2000 ed il monte Lago. Il cartello relativo al sentiero 132 dà la Corte Grande a 40 minuti, i Cornelli ad un'ora e 10 minuti ed il rifugio Alpe Piazza ad un'ora e 20 minuti. Un cartello della Comunità Montana di Morbegno, infine, dà il monte Lago a 2 ore e 30 minuti.


Apri qui una fotomappa della salita dai Cornelli alla bocchetta del Pisello

Chi volesse effettuare una bella salita in mountain-bike, può sfruttare questa pista, che, dopo un tornante destrorso ed uno sinistrorso, conduce ad un parcheggio, oltre il quale il transito dei veicoli non autorizzati è vietato (ma si può acquistare il permesso). Proseguendo, si effettua, su fondo sterrato, un lungo traverso in direzione nord, attraversando il solco della val Fregera e raggiungendo il limite orientale dei maggenghi di Egolo. Poi si incontra un tornante destrorso, uno sinistrorso ed un ultimo destrorso, prima dell'ultimo traverso in direzione sud-est e sud, che ci porta al termine della pista, in località Cornelli (m. 1739). La località è molto panoramica: lo sguardo raggiunge l'alto Lario.


Apri qui una panoramica del monte Lago

Se invece saliamo a piedi, lasciamo l ’automobile su uno slargo del ciglio della strada per san Marco, imboccando a piedi la stradina. Troviamo subito, a 1380 metri circa, una bella mulattiera che si stacca, sulla destra, dalla stradina e sale alle baite di Scöccia, della Corte Grassa e della Corte Grande. Il percorso è segnalato da segnavia rosso-bianco-rossi. Nel primo tratto attraversa un bosco di faggi e pini silvestri, per uscire ai prati della Scöccia, dove, oltre alle baite, troviamo anche una fontana (m. 1450). Salendo ancora, approdiamo ai prati della Corte Grassa (m.1500), che, come testimonia il nome, si sono dimostrati sempre un maggengo generoso per gli armentiche di qui hanni transitato, nei secoli, prima di salire agli alpeggi più alti di Baitridana, dell'alpe Piazza e dell'alpe Lago. Salendo, prendiamo a destra, fino ad incontrare un bivio, al quale prendiamo a sinistra, fino alle baite più alte della Corte Grande (m. 1600). Si tratta di maggenghi estremamente panoramici, per cui non potremo resistere alla tentazione di gettare un ampio sguardo sul versante occidentale della Val Gerola, sulla costiera dei Cech, sulla bassa Valtellina e sulla piana di Novate Mezzola.
Dopo un tratto pianeggiante, ad un nuovo bivio prendiamo ancora a sinistra e, oltrepassata una fontana, affrontiamo l'ultimo tratto prima dei Cornelli, che sale in una bella pecceta. Il sentiero esce alle baite dei Cornelli, oltrepassate le quali ci ritroviamo nei pressi del piccolo slargo al quale termina la pista sterrata.
Imbocchiamo, ora, il sentiero che, passando a monte delle baite dei Cornelli, si dirige verso est, in direzione degli splendidi ed ampi alpeggi di Baitridana e dell'alpe Piazza. Giungiamo, ben presto, ad un bivio, segnalato da diversi cartelli: il sentierino che si stacca sulla sinistra sale alla Pozza Rossa (piccola pozza in un'incantevole radura fra i larici del crinale), data a 15 minuti; proseguendo nella direzione che stiamo tenendo, cioè sul sentiero 132, raggiungiamo in 10 minuti Baitridana ed in 20 l'alpe Piazza; nella direzione dalla quale proveniamo, infine, sono segnalati i due sentieri numero 132 (che scende in 10 minuti alla Corte Grande, in 20 alla Corte Grassa ed in 40 minuti a Scöccia) e 149 (che porta in 30 minuti ad Egolo, in 50 minuti al Dosso Comune ed in un'ora e 20 minuti ad Albaredo). Ignorata la deviazione a sinistra per la Pozza Rossa, proseguiamo fino ad un ultimo boschetto, dal quale usciamo sul limite dell'ampia alpe Piazza.


Apri qui una fotomappa della traversata dai Cornelli al sentiero Tirinzoni

Un gruppo di cartelli, posto a valle del primo baitello sopra il sentiero, segnala che stiamo procedendo sulla Gran Via delle Orobie, percorrendo la quale raggiungiamo l'alpe Lago ed il rifugio Alpe Lago in 40 minuti, l'alpe Orta in 3 ore e 10 minuti ed il passo di San Marco in 4 ore; nella direzione dalla quale proveniamo ritroviamo i riferimento ai sentieri per Cornelli-Corte Grande e Cornelli-Egolo-Albaredo; sulla nostra sinistra, infine, si stacca un sentiero che sale al crinale ed effettua una traversata al versante orobico valtellinese, sopra Talamona, portando all'alpe Pedroria in 30 minuti, alla boccheta del Pisello in un'ora e 20 minuti ed alla Val Budria in 2 ore e 50 minuti. Si tratta del sentiero intitolato dal FAI (Delegazione di Sondrio), nel settembre del 2013, all'architetto Stefano Tirinzoni, che ne è stato benemerito capo delegazione.
Dunque, alla piccola baita che precede il rifugio alpe Piazza lasciamo il sentiero principale e prendiamo a sinistra, salendo per un tratto in direzione nord, fra radi larici, su un sentierino con segnavia bianco-rossi, per piegare, poi, a destra,  salendo in direzione del crinale e puntando ad un primo calecc. (edificio costituito dal solo abbozzo delle mura perimetrali).
Raggiunto il crinale, proseguiamo salendo sui prati in terreno aperto, verso destra, fino a raggiungere un secondo calecc', dove si trova un segnavia bianco-rosso e l’indicazione GVO (Gran Via delle Orobie): stiamo, infatti, percorrendo la variante bassa di questo sentiero, nella sezione che dal rifugio Alpe Piazza traversa all’alpe Pedroria, sale alla bocchetta del Pisello e scende in Val Budria, cioè in alta Val di Tartano (discesa, peraltro, assai difficile per problemi di orientamento), ed i riferimenti alla GVO ci accompagneranno da qui fino alla bocchetta del Pisello. Oltre il calecc, vediamo un ampio corridoio erboso, panoramicissimo, al termine del quale partono due sentierini. Il sentierino di destra si immerge nel bosco e, dopo un traverso in direzione sud-ovest, ci porta sul limite alto dell’alpe Piazza. A noi interessa, invece, il sentierino di sinistra, che ci porta ad un corridoio il quale si appoggia sul versante orobico valtellinese. Usciti dal corridoio, vediamo, davanti a noi, l’alpe Pedroria, il più alto degli alpeggi sul versante orobico sopra Talamona, ai piedi del monte Culino (“cülign”, toponimo che deriva da "aquilino"), alla cui sinistra distinguiamo il monte Pisello. Guardando a nord possiamo godere di un ottimo colpo d’occhio sul gruppo del Masino-Disgrazia, incorniciato da alcuni larici.


Apri qui una fotomappa della salita dal Sentiero Tirinzoni alla bocchetta del Culino o del Pisello

Dopo una breve discesa, superiamo un corpo franoso e raggiungiamo le baite dell’alpe Pedroria (m. 1929).
Questi luoghi sono legati all'architetto Stefano Tirinzoni, che molto collaborò con il FAI. Oggi il FAI si sta impegnando a valorizzare, tutelare e potenziare queste montagne, tutelando la biodiversità degli habitat naturalistici.


Dall'alpe Piazza all'alpe Pedroria, sulla base di Google Earth (fai use)

Presso le baite dell'alpe troviamo alcuni cartelli. Il primo cartello, della GVO, dà, nella direzione dalla quale proveniamo, l’Alpe Piazza a 20 minuti ed il passo di S. Marco a 4 ore e 20 minuti. Il secondo cartello, relativo al sentiero 162, segnala il sentiero che, alla nostra sinistra, scende all’alpe Madrera in un’ora ed a Cornello in un’ora e 30 minuti. Il terzo cartello, infine, anch’esso della GVO, indica il sentiero che prosegue passando fra le baite e salendo alla nostra destra: il passo del Pisello (in realtà bocchetta del Pisello) è dato a 50 minuti, la Val Budria a 2 ore e 20 minuti e la Val di Lemma a 3 ore e 10 minuti. Tenendo presente che dalla bocchetta del Pisello alla cima occorrono una decina di minuti, possiamo calcolare ancora un’ora circa di cammino.


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Cominciamo, ora, a salire, seguendo il sentiero, a monte delle baite, guadagnando una conca superiore e puntando al largo canalone che si trova proprio davanti a noi e sale al crinale a destra del monte Culino (“cülign”, toponimo che deriva da "aquilino"; il monte è anche chiamato in Val Tartano "Piz Salinèr"). La traccia si perde un po’ e, nella prima parte della salita sul canalone di magri pascoli e sfasciumi, non c’è percorso obbligato: seguendo alcuni ometti, prendiamo un sentierino che sale zig-zagando, in direzione est-sud-est, sul lato di sinistra del canalone, tenendosi sotto alcune formazioni rocciose alla nostra sinistra, per poi intercettare una traccia più marcata che sale da destra. Proseguiamo nella salita, con pendenza abbastanza marcata, in direzione di un piccolo smottamento, al quale il sentiero, ad una quota di 2100 metri circa, volge a sinistra (nord-est), portandosi fino al punto nel quale taglia il largo crinale erboso che scende dal monte Culino verso ovest-nord-ovest.


Gruppo del Masino dal sentiero

Oltrepassato il crinale, proseguiamo nella salita in diagonale, piegando leggermente a destra (est-nord-est), fino a raggiungere l’intaglio della bocchetta del Culino (m. 2220). Ci affacciamo, così, ai pascoli alti ed inselvatichiti della Val Budria: sotto di noi, infatti, si stendono gli ampi prati del Frager. I segnavia accompagnano la discesa al Frager, cioè la prosecuzione del percorso dlel’Alta Via (ma poi, è bene ribadirlo, non è facile orientarsi nella successiva discesa al fondovalle). Noi, invece, prendiamo a sinistra ed attacchiamo, seguendo un sentiero ben visibile, il breve tratto di crinale erboso che ci separa dalla cima del monte Pisello.
La
cima del monte Pisello (la "Crus" o, in Val Tartano, il "Piz Fregèr", 2272 m) è ormai prossima, e la raggiungiamo facilmente, trovando un altare ed una croce, circondati interamente da un recinto in legno, con una porta che consente l'accesso.


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Dopo circa 4 ore di cammino (il dislivello approssimativo in salita è di 1210 metri), eccoci, finalmente, alla vetta, estremamente panoramica. A nord, da sinistra, si propongono le cime della Costiera dei Cech, seguite dal gruppo del Masino, che si propone nella sua integrale bellezza, con i pizzi Porcellizzo (m. 3075), Badile (m. 3308), Cengalo (m. 3367) e del Ferro (occ. m. 3267, centr. 3289 ed or. m. 3234), le cime di Zocca (m. 3174) e di Castello (m. 3386), la punta Rasica (m. 3305), i pizzi Torrone (occ. m. 3349, cent m. 3290, or. m. 3333), il monte Sissone (m. 3330) ed il monte Disgrazia (m. 3678), che si erge, maestoso, alle spalle del più modesto e vicino monte Piscino. Segue la testata della Valmalenco, che propone, da sinistra, il pizzo Gluschaint (m. 3594), le gobbe gemelle della Sella (m. 3584 e 3564) e la punta di Sella (m. 3511), il pizzo Roseg (m. 3936), il pizzo Scerscen (m. 3971) il pizzo Bernina (m. 4049), i pizzi Argient (m. 3945) e pizzo Zupò (m. 3995), la triplice innevata cima del pizzo Palù (m. 3823, 3906 e 3882), ed il più modesto pizzo Varuna (m. 3453). Proseguendo verso destra, si scorge il gruppo dello Scalino, con il pizzo Scalino (m. 3323), la punta Painale (m. 3248) e la vetta di Ron (m. 3136). Più a destra, il pizzo Combolo (m. 2900) chiude la sequenza delle cime visibili: il fianco orientale della Val di Tartano, infatti, impedisce di vedere il gruppo dell’Adamello e di intravedere le cime delle Orobie centrali.
In compenso, il colpo d’occhio su buona parte della Val di Tartano, ad est e a sud, è fra i più completi e suggestivi: si mostrano, da sinistra, tutte le cime più significative della Val Corta, i pizzi Torrenzuolo e del Gerlo, il monte Seleron, la cima Vallocci, la cima delle Cadelle ed il monte Valegino; il monte Gavet, il monte Moro ed il pizzo della Scala separano Val Lunga e Val Corta; segue la Val di Lemma, ramo orientale dell’alta Val Corta, divisa a metà dal pizzo del Vallone; ed ancora, il pizzo Foppone, che si innalza, puntuto, dietro il suo caratteristico avamposto boscoso, e, alle sue spalle, l’arrotondato monte Tartano; alla sua destra, un ampio scorcio della Val Bùdria, ramo occidentale della Val Corta, con il minuscolo pizzo del Vento, la cima quotata 2319 e, appena visibile, sull’angolo di sud-ovest, il monte Azzarini (o monte Fioraro); ad ovest, infine, vediamo, in primo piano, la cima gemella del monte Culino (“cülign”, toponimo che deriva da "aquilino"), poi, buona parte del versante occidentale della Val Gerola, dietro al quale fa capolino l’inconfondibile corno del monte Legnone, che delimita, sulla sinistra, lo stupendo quadretto dell’alto Lario, che chiude questo giro d’orizzonte a 360 gradi.
Il ritorno può avvenire per la medesima via di salita, oppure sfruttando il versante meridionale per la facile discesa alla bocchetta del Pisello, di quota 2220. Qui prendiamo a sinistra, scendendo, con una diagonale a destra, poi a sinistra (i segnavia bianco-rossi della Gran Via delle Orobie ci guidano in questa discesa), raggiungendo le baite del Fregèr (m. 2101); qui cerchiamo, sulla sinistra, il sentiero che prende a nord-nord-est, effettuando la traversata che si conclude al bivio sopra menzionato, congiungendosi con il sentiero che abbiamo utilizzato salendo alla bocchetta di quota 2126. Vediamo, ora, di ricapitolare come effettuare la discesa per la medesima via di salita, dal momento che il rischio di perdersi non è remoto. Ridiscendiamo per il versante settentrionale, fino allo stretto corridoio fra roccioni cui giunge la bocchetta di quota 2126.
Possiamo, ora, concederci un fuori-programma di una quarantina di minuti, proseguendo sul crinale fino al passo del Pisello. Il sentirono attraversa il corridoio sul lato destro, poi passa a lato di un grande ometto (qui
giunge dal versante della Val Tartano il secondo canalone erboso, quello di destra, cui abbiamo fatto menzione sopra: è piuttosto ripido, ma praticabile), raggiunge un avvallamento ed una singolarissima conca che si restringe ad un vero e proprio buco nel mezzo del crinale. Passiamo a sinistra di questa conca e proseguiamo tagliando il versante che si affaccia sulla Val di Tartano, fino ad immergerci nella fascia di ontani e a scendere ai 1979 metri del passo. Purtroppo, come già detto, la discesa dal passo su entrambi i versanti è molto difficile, perché i sentieri che portano all’alpe Madrera, sopra Talamona, ed all’alpe Pisello sono in pessime condizioni.


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Torniamo, quindi, sul crinale e scendiamo per il canalone erboso utilizzato salendo; dopo una diagonale a destra, ci riportiamo alla baita di quota 1970. Proseguiamo, passando a destra di un graziosissimo poggio erboso; subito dopo pieghiamo a sinistra e scendiamo il ripido canalino erboso a destra delle roccette che stanno alla base del poggio, puntando un corridoio fra ontani che vediamo, più in basso, davanti a noi.


Apri qui una panoramica dal sentiero per il monte Pisello

Attraversato il corridoio, prendiamo a destra e ripassiamo presso il masso davanti alla fonte inaridita ed al gruppo di massi. Procedendo, ritroviamo il bivio al quale giunge il sentiero dal Frager; qui prendiamo a sinistra. La traccia, dopo un breve tratto verso sinistra (sembra tornare verso il passo del Pisello), inverte bruscamente la direzione, e volge a destra, scendendo al dossetto a monte del quale si trovano gli abeti che spiccano per la loro altezza. Poi pieghiamo a sinistra e scendiamo ancora: attenzione però, perché quando il sentiero assume un andamento pianeggiante, dobbiamo lasciarlo sulla destra, seguendo la traccia che continua a scendere in direzione opposta.
Mantenendo la medesima direzione, raggiungiamo il baitone e la baita del Pisello (m. 1860). Passando fra i due ruderi, ci affacciamo alla parte bassa dei prati, prendendo come riferimento i due abeti più avanzati sulla soglia del bosco, leggermente a destra: scendendo più o meno a metà fra questi ed un più piccolo abete che resta alla loro sinistra, più alto, ritroviamo la partenza del sentiero che entra nel bosco dirigendosi per un breve tratto a destra, poi piegando a sinistra. A questo punto è quasi impossibile perdersi. Pieghiamo poi leggermente a destra, scendendo diritti, poi ancora a sinistra, per un lungo tratto (passiamo anche a sinistra di un segnavia rosso-bianco-rosso su un piccolo albero, che probabilmente ci è sfuggito salendo).
Pieghiamo ancora leggermente a destra e, con discesa diretta ripassiamo dal baitello di quota 1725. La discesa prosegue con tornanti più ampi e la traccia si fa più marcata. Dopo una radura, passiamo a sinistra di una bella pianetta.
La successiva discesa sembra portarci in direzione del centro della valle alla nostra sinistra, di cui vediamo, quando il bosco si apre un po’, gli impressionanti roccioni. Il sentiero, però, scarta verso destra e prosegue quasi parallela alla valle; proseguendo, ci troviamo al punto in cui la mulattiera passa quasi tangente ai prati della Tagliata. La successiva tranquilla discesa ci porta ad intercettare il sentiero che dalla Foppa porta alla Ca’ Bona; prendendo a sinistra, torniamo alla Foppa e di qui ridiscendiamo all’automobile.


Dall'alpe Pedroria al monte Pisello, sulla base di Google Earth (fair use)

ALPE MADRERA - ALPE PEDRORIA - MONTE PISELLO


Baita all'alpe Madrera

Punti di partenza ed arrivo
Tempo necessario
Dislivello in altezza
in m.
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti)
Tempietto degli Alpini di Talamona-San Giorgio-Chignöl-Alpe Madrera-Alpe Pedroria-Monte Pisello
6-7 h
1730
E
Crocette-Chignöl-Alpe Madrera-Alpe Pedroria-Monte Pisello
5-6 h
1430
E
Carozzabile per il Grum (la Bianca)-Pista sterrata-Alpe Madrera-Alpe Pedroria-Monte Pisello
4-5 h
1100
E

SINTESI. Lasciata la ss 38 dello Stelvio all'ultimo svincolo utile per Talamona (destra, per chi proviene da MIlano), procediamo diritti fino al cimitero ed alla chiesa di S. Antonio, voliamo a sinistra, poi subito a destra e di nuovo subito a sinistra ad un bivio, salendo ancora a destra del torrente Roncaiola, fino al cartello di tutte le direzioni per i monti; ad un successivo bivio, prendiamo a sinistra, salendo al Tempietto degli Alpini (località S. Gregorio m. 531), al quale parcheggiamo. Proseguiamo sulla carozzabile, superando su un ponte il torrente Roncaiola, subito dopo il quale lasciamo la carozzabile per salire su un tratturo in cemento, fino alla partenza di una mulattiera segnalata, che sale a San Giorgio. Qui proseguiamo salendo su una stradella, fino al suo termine, in località Crocette (piazzola), a 820 metri. Qui possiamo salire anche in automobile (seguendo la carozzabile per la Bianca, parcheggiando al terzo sinistra sx e imboccando a piedi la stradella a destra). Imbocchiamo ora il sentiero che parte sulla sinistra della stradella appena prima della piazzola (indicazioni per il monte Pisello). Saliamo in un fitto bosco di ontani e betulle, sempre verso sud est, a sinistra (est) del solco della Val Valena (o Valleno). Dopo un buon tratto di salita, il sentiero si biforca: lasciamo la traccia che sale diritta e pieghiamo a destra, attraversando il vallone della Val Valena. Sul lato opposto, dove ritroviamo il sentierino che con uno strappo di riporta nello scenario più tranquillo del bosco, dove riprendiamo la salita verso sud-est, passando per la bella radura che ospita la coppia di baite del Chignöl. Dal limite alto della radura riparte il sentiero, sempre segnalato (bandierine rosso-bianco-rosse), e si riporta in prossimità della sassosa Val Valena, lasciandola però sempre a sinistra, poi diventa una larga mulattiera e piega verso destra (sud-ovest), salendo ad intercettare una pista sterrata. Sul lato opposto ritroviamo il sentiero e riprendiamo a seguirlo salendo, fino ad intercettare più in alto una nuova pista che seguiamo verso destra, fino al punto in cui termina (per ora, 2012). Qui un cartello che segnala, a monte, la partenza di un sentierino che sale all'alpe Pedroria (sentiero 162). Imbocchiamo il sentierino e procediamo verso sinistra, quasi in piano, passando per un rudere di baita immerso nel bosco e raggiungendo il limite occidentale di un'ampia radura che ospita la Baita di Bgianc (m. 1297). A monte della baita il sentiero riprende e, superata una breve fascia di bosco, raggiunge il limite basso dei prati dell'alpe Madrera (m. 1370), dove ci accolgono diverse baite. Ci portiamo quindi al baitone della Curt Granda, una stalla per il ricovero del bestiame. Saliamo verso il limite alto dei prati, portandoci sul limite di destra (m. 1490), dove vediamo segnalata la partenza di un sentiero che lascia l’alpe verso destra, verso sud. Dopo una breve traversata, il sentiero, raggiunte alcune baite, prende a salire ripido. Alla fine, raggiungiamo il limite inferiore dell’alpe Pedroria (m. 1929), dal quale saliamo sempre sul sentiero alle baite dell'alpe.
VARIANTE: Da San Gregorio proseguiamo sulla carozzabile per Grum-La Bianca, fino ad un tornante sx prima dela Bianca (il Grum), presso il quale parcheggiamo (ad una quota approssimativa di 1180 metri) per imboccare la pista sterrata che procede verso ovest, fino a trovare la deviazione a sinistra per l'alpe Madrera, alla quale saliamo passando per la baita di Bgianc. Dall'alpe Madrera poi saliamo all'alpe Pedroria ed al monte Pisello come sopra descritto.
Dall'alpe Pedroria seguendo i carteli ed i segnavia, saliamo alle spalle delle baite, seguendo un dosso, più in alto pieghiamo a sinistra, tagliamo il dosso, pieghiamo a destra e ci portiamo sotto una bocchetta del Culino che si affaccia sulla Val Tartano. Raggiunta la bocchetta, saliamo a sinistra, su facile crinale, alla cima del monte Pisello (m. 2277).


Apri qui una fotomappa del versante orobico sopra Talamona

Vediamo, ora, come salire al monte Pisello partendo dagli alpeggi sopra Talamona. Tempi e dislivello aumentano considerevolmente. per questo illustriamo tre possibilità, dalla più lunga alla più breve.


San Giorgio

Talamona per antichissima tradizione ha sempre alimentato la schiera di quanti si sono dedicati al lavoro del boscaiolo, esportando la loro esperienza in molti paesi del mondo. A riprova di ciò proprio i monti del versante orobico sopra Talamona sono lo scenario della caratteristica manifestazione delle Olimpiadi del Boscaiolo. Boschi bellissimi, contrappuntati da maggenghi ed alpeggi ancora in buona parte ben tenuti salvaguardati dall'assedio del bosco che sempre attende la disattenzione dell'uomo per riprendersi ogni lembo di pascolo. Scenari ideali per tranquille escursioni nella cornice di boschi ancora animati da arcane magie.
Fra queste escursioni non può mancare la visita al più importante di questi alpeggi, come testimonia il nome stesso, l'alpe Madrera, posta quasi al centro del versante, nella parte alta del dosso boscoso compreso fra Val Valena ad est e val Roncaiola ad ovest, su una lunga fascia di prati compresa fra i 1300 ed i 1450 metri circa (la stessa alpe più alta, l'alpe Pedroria, ai piedi del Pesél, il monte Pisello, il monte di Talamona, faceva parte del sistema degli alpeggi di Madrera).


Sentiero Crocette-Chignöl

Punto di partenza è la chiesetta di San Gregorio, più nota come Tempietto degli Alpini, uno dei tanti sacrari disseminati in Valtellina e Valchiavenna per tener vivo il senso di identità e di devozione, in una parola l'anima del corpo degli Alpini. Lasciata la ss 38 dello Stelvio all'ultimo svincolo utile per Talamona (destra, per chi proviene da MIlano), procediamo diritti fino al cimitero ed alla chiesa di S. Antonio, voliamo a sinistra, poi subito a destra e di nuovo subito a sinistra ad un bivio, salendo ancora a destra del torrente Roncaiola, fino al cartello di tutte le direzioni per i monti; ad un successivo bivio, prendiamo a sinistra, salendo al Tempietto degli Alpini (località S. Gregorio m. 531), al quale parcheggiamo.
Saliamo ancora, fino al punto nel quale la strada supera il torrente Roncaiola sul Ponte dei Frati, piega a sinistra ed inizia a salire verso i maggenghi della Bianca. Qui vediamo un tratturo con fondo in cemento che se ne stacca sulla destra ed un vecchio cartello giallo della Comunità Montana di Morbegno che indica nella medesima direzione San Giorgio e l'alpe Olza (data a due ore e mezza). Saliamo lungo il tratturo, tagliando una fascia di prati. Superata una fontanella, passiamo per una baita con un dipinto che raffigura una Madonna con Bambino in mezzo a San Giuseppe e Sant'Antonio.


Baite del Chignöl

Raggiungiamo così la partenza di una bella mulattiera con fondo lastricato in pietre. Su un lato una piccola edicola celebra la Madonna del Boscaiolo. Dopo una breve salita nel bosco, usciamo alla chiesetta di San Giorgio (m. 760), circondata da poche baite. Antica e radicata è la devozione dei Talamonesi per questo santo e questo luogo. Forse perché anche qui, come in tanti luoghi densi di ombre e mistero, un tempo remotissimo, planavano minacciosi draghi. Un luogo che conserva un legame arcano anche con la Costiera dei Cech, che se ne sta sull'altro lato della valle: da qui si dice che se ne vedano tutte le chiese. A San Giorgio giunge anche una stradella che si stacca dalla carozzabile per la Bianca al terzo tornante sx (possiamo sfruttarla per salire fin qui in automobile: la imbocchiamo e proseguiamo fino alla piazzola dove termina (località Crocette, m. 820).
Qui imbocchiamo la mulattiera che sale diritta verso sud-est (ignoriamo quella che piega a destra e traversa ad ovest, attraversando il torrente Valena). Saliamo in un fitto bosco di ontani e betulle, sempre verso sud est, a sinistra (est) del solco della Val Valena (o Valleno). Dopo un buon tratto di salita, il sentiero si biforca: lasciamo la traccia che sale diritta e pieghiamo a destra, attraversando il vallone della Val Valena, in un luogo piuttosto selvaggio e desolato, disseminati da grandi massi. Con un po' di attenzione ci portiamo sul lato opposto, dove ritroviamo il sentierino che con uno strappo di riporta nello scenario più tranquillo del bosco, dove riprendiamo la salita verso sud-est, passando per la bella radura che ospita la coppia di baite del Chignöl.


Panorama dalla baita di Bgianc

Dal limite alto della radura, dove troviamo una graziosa coppia di funghi porcini intagliata nel legno, riprendiamo a salire. Il sentiero, sempre segnalato (bandierine rosso-bianco-rosse), si riporta in prossimità della sassosa Val Valena, lasciandola però sempre a sinistra, poi diventa una larga mulattiera e piega verso destra (sud-ovest), salendo ad intercettare una pista sterrata. Sul lato opposto ritroviamo il sentiero e riprendiamo a seguirlo salendo, fino ad intercettare più in alto una nuova pista che si stacca molto più ad est dalla carozzabile che da San Gregorio sale ai maggenghi del Grum e della Bianca.
La seguiamo verso destra, fino al punto in cui termina (per orra, 2012). Qui un cartello che segnala, a monte, la partenza di un sentierino che sale all'alpe Pedroria, data ad un'ora e mezza (sentiero 162). Imbocchiamo il sentierino e procediamo verso sinistra, quasi in piano, passando per un rudere di baita immerso nel bosco e raggiungendo il limite occidentale di un'ampia radura che ospita l'incantevole Baita di Bgianc (m. 1297).


Baita di Bgianc

A monte della baita il sentiero riprende e, superata una breve fascia di bosco, raggiunge il limite basso dei prati dell'alpe Madrera (m. 1370), dove ci accolgono diverse baite. Ci portiamo quindi al baitone della Curt Granda, una stalla per il ricovero del bestiame edificata nel 1938, affiancata da una graziosa baita con l'affresco di una Madonna sulla facciata.
L'alpeggio è estremamente panoramico. Si domina, guardando a nord, l'intero gruppo del Masino, che propone, da sinistra, la testata della Val Porcellizzo, con i celebri pizzi Badile e Cengalo, seguita dalle cime della Val di Mello, pizzi del Ferro, cime di Zocca e Castello, pizzi Torrone, monte Sissone e, primo fra tutti per mole ed eleganza, il monte Disgrazia.


La stalla all'alpe Madrera

Saliamo verso il limite alto dei prati, portandoci sul limite di destra (m. 1490), dove vediamo segnalata la partenza di un sentiero che lascia l’alpe verso destra, verso sud. Dopo una breve traversata, il sentiero, raggiunte alcune baite, prende a salire ripido; qualche sosta ci permette di gustare l’ottimo panorama della Val Masino e, di nuovo, il monte Disgrazia. Anche la costiera dei Cech si mostra in tutta la sua ampiezza. Alla fine, raggiungiamo il limite inferiore dell’alpe Pedroria (m. 1929), dalla quale possiamo proseguire, secondo il percorso sopra descritto, per la cima.


Apri qui una fotomappa del sentiero dall'alpe Pedroria al monte Pisello

Questi luoghi sono legati all'architetto Stefano Tirinzoni, che molto collaborò con il FAI. Oggi il FAI si sta impegnando a valorizzare, tutelare e potenziare queste montagne, tutelando la biodiversità degli habitat naturalistici.
Presso le baite dell'alpe troviamo alcuni cartelli. Il primo cartello, della GVO, dà, nella direzione dalla quale proveniamo, l’Alpe Piazza a 20 minuti ed il passo di S. Marco a 4 ore e 20 minuti. Il secondo cartello, relativo al sentiero 162, segnala il sentiero che, alla nostra sinistra, scende all’alpe Madrera in un’ora ed a Cornello in un’ora e 30 minuti. Il terzo cartello, infine, anch’esso della GVO, indica il sentiero che prosegue passando fra le baite e salendo alla nostra destra: il passo del Pisello (in realtà bocchetta del Pisello) è dato a 50 minuti, la Val Budria a 2 ore e 20 minuti e la Val di Lemma a 3 ore e 10 minuti. Tenendo presente che dalla bocchetta del Pisello alla cima occorrono una decina di minuti, possiamo calcolare ancora un’ora circa di cammino.


Apri qui una panoramica dall'alpe Pedroria

Cominciamo, ora, a salire, seguendo il sentiero, a monte delle baite, guadagnando una conca superiore e puntando al largo canalone che si trova proprio davanti a noi e sale al crinale a destra del monte Culino (“cülign”, toponimo che deriva da "aquilino"; il monte è anche chiamato in Val Tartano "Piz Salinèr"). La traccia si perde un po’ e, nella prima parte della salita sul canalone di magri pascoli e sfasciumi, non c’è percorso obbligato: seguendo alcuni ometti, prendiamo un sentierino che sale zig-zagando, in direzione est-sud-est, sul lato di sinistra del canalone, tenendosi sotto alcune formazioni rocciose alla nostra sinistra, per poi intercettare una traccia più marcata che sale da destra. Proseguiamo nella salita, con pendenza abbastanza marcata, in direzione di un piccolo smottamento, al quale il sentiero, ad una quota di 2100 metri circa, volge a sinistra (nord-est), portandosi fino al punto nel quale taglia il largo crinale erboso che scende dal monte Culino verso ovest-nord-ovest.


Gruppo del Masino dal sentiero

Oltrepassato il crinale, proseguiamo nella salita in diagonale, piegando leggermente a destra (est-nord-est), fino a raggiungere l’intaglio della bocchetta del Culino (m. 2220). Ci affacciamo, così, ai pascoli alti ed inselvatichiti della Val Budria: sotto di noi, infatti, si stendono gli ampi prati del Frager. I segnavia accompagnano la discesa al Frager, cioè la prosecuzione del percorso dlel’Alta Via (ma poi, è bene ribadirlo, non è facile orientarsi nella successiva discesa al fondovalle). Noi, invece, prendiamo a sinistra ed attacchiamo, seguendo un sentiero ben visibile, il breve tratto di crinale erboso che ci separa dalla cima del monte Pisello.
La
cima del monte Pisello (la "Crus" o, in Val Tartano, il "Piz Fregèr", 2272 m) è ormai prossima, e la raggiungiamo facilmente, trovando un altare ed una croce, circondati interamente da un recinto in legno, con una porta che consente l'accesso.


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Dopo circa 4 ore di cammino (il dislivello approssimativo in salita è di 1210 metri), eccoci, finalmente, alla vetta, estremamente panoramica. A nord, da sinistra, si propongono le cime della Costiera dei Cech, seguite dal gruppo del Masino, che si propone nella sua integrale bellezza, con i pizzi Porcellizzo (m. 3075), Badile (m. 3308), Cengalo (m. 3367) e del Ferro (occ. m. 3267, centr. 3289 ed or. m. 3234), le cime di Zocca (m. 3174) e di Castello (m. 3386), la punta Rasica (m. 3305), i pizzi Torrone (occ. m. 3349, cent m. 3290, or. m. 3333), il monte Sissone (m. 3330) ed il monte Disgrazia (m. 3678), che si erge, maestoso, alle spalle del più modesto e vicino monte Piscino. Segue la testata della Valmalenco, che propone, da sinistra, il pizzo Gluschaint (m. 3594), le gobbe gemelle della Sella (m. 3584 e 3564) e la punta di Sella (m. 3511), il pizzo Roseg (m. 3936), il pizzo Scerscen (m. 3971) il pizzo Bernina (m. 4049), i pizzi Argient (m. 3945) e pizzo Zupò (m. 3995), la triplice innevata cima del pizzo Palù (m. 3823, 3906 e 3882), ed il più modesto pizzo Varuna (m. 3453). Proseguendo verso destra, si scorge il gruppo dello Scalino, con il pizzo Scalino (m. 3323), la punta Painale (m. 3248) e la vetta di Ron (m. 3136). Più a destra, il pizzo Combolo (m. 2900) chiude la sequenza delle cime visibili: il fianco orientale della Val di Tartano, infatti, impedisce di vedere il gruppo dell’Adamello e di intravedere le cime delle Orobie centrali.
In compenso, il colpo d’occhio su buona parte della Val di Tartano, ad est e a sud, è fra i più completi e suggestivi: si mostrano, da sinistra, tutte le cime più significative della Val Corta, i pizzi Torrenzuolo e del Gerlo, il monte Seleron, la cima Vallocci, la cima delle Cadelle ed il monte Valegino; il monte Gavet, il monte Moro ed il pizzo della Scala separano Val Lunga e Val Corta; segue la Val di Lemma, ramo orientale dell’alta Val Corta, divisa a metà dal pizzo del Vallone; ed ancora, il pizzo Foppone, che si innalza, puntuto, dietro il suo caratteristico avamposto boscoso, e, alle sue spalle, l’arrotondato monte Tartano; alla sua destra, un ampio scorcio della Val Bùdria, ramo occidentale della Val Corta, con il minuscolo pizzo del Vento, la cima quotata 2319 e, appena visibile, sull’angolo di sud-ovest, il monte Azzarini (o monte Fioraro); ad ovest, infine, vediamo, in primo piano, la cima gemella del monte Culino (“cülign”, toponimo che deriva da "aquilino"), poi, buona parte del versante occidentale della Val Gerola, dietro al quale fa capolino l’inconfondibile corno del monte Legnone, che delimita, sulla sinistra, lo stupendo quadretto dell’alto Lario, che chiude questo giro d’orizzonte a 360 gradi.
Il ritorno può avvenire per la medesima via di salita
.


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Una variante, per concludere: possiamo portarci con l'automobile al tornante sx sotto la Bianca (il Grum), presso il quale parcheggiamo (ad una quota approssimativa di 1180 metri) per imboccare la pista sterrata che procede verso ovest, fino a trovare la deviazione a sinistra per l'alpe Madrera, alla quale saliamo passando per la baita di Bgianc. Dall'alpe Madrera poi saliamo all'alpe Pedroria ed al monte Pisello come sopra descritto.


CARTA DEL PERCORSO SULLA BASE DI © GOOGLE-MAP (FAIR USE)

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